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Autore: sweetharry    03/09/2012    18 recensioni
Quest’anno mi ha cambiata, lui mi ha cambiata. Mi ha fatto conoscere l’amore, facendomelo respirare a pieni polmoni. Mi ha insegnato che nella vita si va avanti. Mi ha insegnato quanto si tenga ad una persona a tal punto di fare tutto per lei, anche rischiare la vita. Mi ha insegnato quanto un’amicizia sia forte e duratura anche a distanza di anni, e che questa può tramutarsi in qualcosa di ancora più bello come l’amore.
Se ero felice? Eccome se lo ero.
Se lo amavo? Ogni giorno di più.
Se lo avrei continuato ad amare? Sempre.
Se sarei rimasta con lui per il resto della vita? “Finché morte non ci separi”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Odiavo gennaio. Lo odiavo davvero, soprattutto se sei agli inizi.
Soprattutto se a Doncaster nevica da una settimana e se esci diventi un ghiacciolo vivente.
Soprattutto se sei incinta.
Soprattutto se potresti partorire da un giorno all’altro. E questo pensiero mi tormentava.
Il dottore mi ha detto che avrei partorito intorno al quindici gennaio, e fortunatamente stavamo ancora all’otto.
Capodanno è passato benissimo, tra risate e balli di tutti i tipi, tra i regali e le pietanze deliziose di mia madre.
Il nuovo anno era iniziato da pochissimo giorni, ed io dovevo partorire. Bel modo per iniziare, vero? Ma avevo come la sensazione che sarebbe stato un anno stupendo.
Io ed Harry ci saremmo sposati verso aprile, e fremevo dalla voglia di vederlo in abito elegante mentre infilava la fede al mio dito.
Mio dio, non aspettavo altro.
I miei pensieri furono interrotti da un tonfo sordo e da una risata. Alzai immediatamente la testa dal libro quando vidi Zayn sopra a Niall, quest’ultimo aveva un panino al burro d’arachidi spiaccicato sulla faccia, e Louis che rideva indicandoli proprio a pochi passi da loro.
- Cos’è successo? – mi affrettai a domanda, trattenendo una risata.
- Z-Zayn è… è… è caduto! – Louis faceva fatica a parlare in quanto si teneva la pancia per il troppo ridere.
Il moro sbuffò alzandosi da Niall, che prontamente addentò il panino.
- Niall ti è finito in faccia. – commentai disgustata.
- Mica sono sporco! – rispose passandosi sulla faccia il tovagliolo che gli porsi, dopodiché i due uscirono continuando a discutere sulla caduta.
Due secondi dopo, scese Harry, perfetto come sempre.
Mi venne vicino, baciandomi, e il sapore di menta mi inebriò la bocca. Amavo quel sapore, amavo il suo.
- Muoviti Harry, siamo in ritardo e non voglio perdere il posto di lavoro! – si lamentò Louis, infilandosi il giubbotto.
- Louis io non voglio venire. –
Ci risiamo. Alzai gli occhi al cielo, sorridendo, e prendendogli il viso tra le mani. Lo sentii quasi tremare.
- Harry, amore, ascoltami. – iniziai, cercando di essere il più sicura possibile. – Il dottore ha detto che partorirò il quindici, siamo all’otto, mancano  ancora un po’ di giorni! –
- Si ma mi sento terribilmente in ansia a sapere che sei a casa da sola e che potresti partorire da un momento all’altro! – mi abbracciò, affondando la testa tra i miei boccoli. Risi appena.
- Harry non fare il cretino e andiamo. Te l’ha detto anche Sam che partorirà il quindici, di che ti preoccupi? – Louis porse la sciarpa al riccio, che se l’arrotolò intorno al collo insicuro.
- Mi preoccupo che la mia fidanzata, anzi, quasi moglie, - a quelle parole il mio stomaco si arrotolò. – Sia da sola a casa, incinta, e che potrebbe succedere qualcosa! –
- Harry, chiamo Tiffany, sta tranquillo! – lo rassicurai.
Lo vidi un po’ titubante, dopodiché annuii leggermente, lasciandomi un bacio a fior di labbra e dirigendosi alla porta.
- Qualunque cosa devi chiamarmi immediatamente, ok? – mi carezzò il viso. Annuii sorridente, finché non osservai con lo sguardo Louis trascinare Harry in macchina e partire. Restai un momento a fissare l’asfalto e i bordi di essa ricoperti di neve, fino a che il freddo non mi costrinse a rientrare.
Harry aveva la paura tremenda, da quando è iniziato gennaio, che potessi partorire quando lui non c’era e avere problemi. Ma nonostante i continui rimproveri di Louis e le mie continue rassicurazioni, non si decideva a cambiare idea. Il che lo rendeva preoccupato, ansioso, e a lavoro stava quasi sempre seduto sulla sedia a massaggiarsi le tempie. O almeno, così mi aveva raccontato Louis.
Scossi la testa, andando in cucina e prendendo il telefono, digitando il numero di Tiffany.
- Pronto? –
- Hey Tiff, sono Sam. – sorrisi.
- Hey! Qualche problema? – la sua voce era tranquilla e rassicurante.
- No, no. Volevo chiederti se ti andava di vedere un film o, che ne so, fare qualcos’altro. Francesca è con Liam. – mi sedetti sul divano, mangiando i cubetti di frutta preparati il giorno prima da Eleanor. Era venuta a pranzo ed erano avanzati questi, li adoravo. Accesi la tv ed iniziai a fare zapping.
- Non posso Sam, i miei genitori mi hanno chiesto di restare a casa per aiutarli a sistemare delle cose in cantina. Dicono che passo troppo tempo a divertirmi. – rise. – Ti dispiace? –
- No figurati, ammazzerò il tempo incollandomi alla tv. Ciao Tiff. – e attaccai, iniziando a mangiucchiare la frutta, soffermandomi su un telefilm che non avevo mai visto.
Non che fossi un appassionata di televisione, anzi, non la guardavo mai, ma come si dice: in casi estremi, estremi rimedi.
Guardai un po’ la televisione, finché verso l’ora di pranzo, quando iniziò ad intravedersi qualche raggio di sole, uscii per una passeggiata.
L’aria fredda di gennaio rendeva le mie gote rosee e il naso leggermente arrossato.
Camminai per Doncaster senza una meta precisa, fin quando non vidi un piccolo parco in lontananza e decisi di andarci.
Amavo i parchi, amavo tutto quel verde e amavo la quiete che, qualche volta, regnava al suo interno.
Mi sedetti su una panchina, assaporando l’aria gelida e ascoltando il fruscio delle foglie smosse dal lieve vento invernale.
Poggiai una mano sulla panchina, quando mi accorsi che proprio poggiato lì c’era un libro, dalla copertina gialla e nera.
Aggrottai la fronte prendendolo tra le mani e osservandolo. Era un giallo, forse qualcuno lo aveva dimenticato.
- Credo che quello sia mio. – sentii una voce acuta, ma non troppo. Alzai velocemente lo sguardo e vidi davanti a me un bambino, aveva più o meno una decina d’anni.
Sorrisi e glielo porsi. – Ti piace leggere? –
Il bambino annuì con foga. – Si, mi piacciono i gialli dove ci sono i detective e la polizia che devono scoprire gli assassini! –
Risi lievemente. Era un bambino davvero carino, occhi color nocciola e capelli biondi, o perlomeno quelle poche ciocche che uscivano dal berretto di lana.
- A te piace leggere? – mi domandò.
- Oh si, si mi piace tanto. – sorrisi. – Come ti chiami? –
- Phil. –
- Io sono Sam, piacere. – gli porsi la mano, che afferrò titubante.
- Che nome buffo che hai! – la sua risata cristallina mi invase la mente.
- Bè in verità mi chiamo Samantha, ma mi piace farmi chiamare Sam. –
- Phil! – una voce ovattata richiamò il bambino. Mi affacciai dietro la figura minuta e intravidi una signora richiamarlo, forse la mamma.
- Io devo andare, è stato un piacere conoscerti, ciao Sam! – Phil corse dalla mamma, che prontamente gli afferrò la manina e si incamminarono fuori dal parco.
Sorrisi tra me e me. Fra qualche anno ci sarei stata io al loro posto.
Abbassai lo sguardo e regalai una leggera carezza alla mia pancia, coperta dal cappotto.
Decisi di tornare a casa, il freddo mi stava congelando le ossa. Odiavo gennaio, ma lo avevo già detto, vero?
 
 
 
 
Il calore della casa mi fece riprendere subito. Amavo quella casa, era sempre calda al punto giusto.
Camminai spaesata per il salotto, quando all’improvviso sentii fame.
Stupide voglie da donna incinta. Avrò preso un chilo ogni mese.
Andai in cucina, prendendo un cornetto portato da Niall stamattina e un succo di frutta, ed iniziai a mangiare. I cornetti erano la cosa più buona del mondo, secondo me.
Finii il tutto in meno di due minuti, e quasi mi feci paura. Portai il bicchiere al lavandino ed iniziai a lavarlo, quando poi muovendomi un po’ con i piedi sentii dell’acqua per terra.
Abbassai la testa e notai una pozza d’acqua sul pavimento, davanti al lavandino.
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Quando lo avrebbero aggiustato quel maledetto lavandino?!
Feci per prendere dei tovaglioli, quando una fitta acuta al basso ventre mi fece stringere gli occhi e piegarmi leggermente in avanti. Durò un istante, ma mi fece quasi piangere dal dolore. Quando riaprì gli occhi, sbadatamente andarono a finire sul cavallo dei miei jeans.
Completamente bagnato.
Feci due più due.
Oh santo dio!
Improvvisamente il mio ventre fu invaso da fitte acute, che quasi mi impedivano di respirare. Mi abbassai e mi accasciai sul pavimento, facendomi scappare qualche urlo per il dolore. Portai una mano sulla pancia e strinsi il lembo del maglione tra le mie mani e quasi le unghie non mi lacerarono la pelle della mano, mentre gli occhi mi si inumidirono appena.
Dopo qualche tempo sembrò calmarsi tutto ed iniziai a respirare affannosamente, finché non riuscii a ragionare.
Il telefono. Dovevo chiamare Louis.
Mi aggrappai alla sedia tirandomi su, e non appena fui stabile ed in equilibrio il dolore lancinante ritornò, facendomi urlare.
Strinsi i pugni ed afferrai il telefono al volo, accasciandomi contro il muro della cucina. Composi il numero di Louis, soffermandomi quando le fitte si facevano più intense e doloranti.
Portai il telefono all’orecchio e pregai perché rispondesse subito.
Uno squillo, due squilli, tre squilli.
- Sam? Tutto bene? –
Stavo per rispondere, ma una fitta acuta mi prese in contropiede facendomi stringere ancora di più gli occhi. Quando fu tutto finito ansimai pesantemente.
- L-Louis. – respirai affondo. – Si sono rotte le acque, corri! –
- Oh porca puttana! – sentii urlare, dopodiché attaccò.
Buttai il telefono a terra e posai le mani sulla pancia, poggiando la testa all’indietro, contro il muro. Respirai affondo e mi contorsi quando le fitte si impadronivano del mio ventre.
Mi sentivo morire, il cuore mi batteva all’impazzata, volevo piangere, avevo paura, una paura terribile.
Nemmeno cinque minuti dopo che la porta si spalancò ed entrarono Francesca e Liam. Quest’ultimo mi prese il braccio e cercò di farmi alzare, mentre Francesca mi teneva la schiena.
Un’altra fitta, un altro urlo.
- Louis ci ha avvertito, resisti Sam ora ti porteremo in ospedale! – cercò di calmarmi, ma era nel panico, la sua voce tremava e quasi le venne da piangere nel vedermi in quello stato. Nel frattempo Liam mi stava sostenendo in piedi, sussurrandomi un “resisti” quando vedeva la mia faccia contorcersi in una smorfia di dolore. Francesca continuava ad accarezzarmi i capelli, e imprecava contro Louis perché non arrivava.
Quasi a volerlo farlo apposta, la porta si spalancò per la seconda volta, facendo entrare Louis, Zayn, Tiffany e Niall.
- Oddio Sam! – Louis mi prese per l’altro braccio, sostenendomi. – Zayn prendi la macchina! –
Un dolore lancinante alla schiena mi fece piegare leggermente in avanti, urlando, e fu in quel momento che i miei occhi cristallini ne incontrarono due color smeraldo, leggermente arrossati.
- H-Harry – sussurrai, aggrappandomi al suo collo.
- Chiamate una cazzo di ambulanza! – urlò il riccio, mentre mi prendeva in braccio.
- Non c’è tempo, portiamola in ospedale, deve partorire santo dio! – Louis si portò una mano nei capelli mentre uscì fuori ad aspettare che Zayn parcheggiasse la macchina davanti casa.
Niall aveva gli occhi sgranati, non sapeva cosa dire e cosa fare, si limitò a mettersi una mano sul volto per ricacciare indietro alcune lacrime, per poi andare con Liam e Francesca fuori.
Harry mi continuava a tenere saldamente al suo petto, mentre entrava in macchina e sbatteva la portiera.
- Francesca chiama i suoi genitori! – urlò Louis alla macchina dietro al nostra, quella contenente Zayn, Liam, Francesca e Tiffany.
Niall era accanto a Louis e cercava di mantenere la calma, ma nessuno lo era in quel momento.
- Sam, resisti, siamo quasi arrivati. – Urlò Louis.
Iniziai a respirare affannosamente, il cuore mi batteva forte. Strinsi il maglione di Harry quando sentii l’ennesimo dolore, lo stesso che ormai sentivo da quasi venti minuti, e urlai stringendo i denti.
- Respira piano, respira piano. – continuò Harry, congiungendo la sua fronte con la mia. – Siamo quasi arrivati, dio Sam. – Mi baciò il naso e mi strinse a sé.
Capii che stava piangendo quando una sua lacrima gocciolò sulla mia fronte. Mi strinsi di più al suo petto, sentendo il battito frenetico del suo cuore rimbombarmi nelle orecchie.
La sua mano tremava sulla mia ma non si ostinava a lasciarla, sebbene facesse fatica a stringerla a causa sei tremolii.
Louis frenò bruscamente davanti all’ospedale, e un paio di paramedici lì davanti corsero ad aiutarci.
Harry uscì dall’auto, sempre tenendomi in braccio. La barella non tardò ad arrivare e mi posò su di essa, mentre le mie urla risuonavano nel vento freddo di gennaio.
Un’altra macchina si affiancò a quella di Louis, e ne uscirono il resto dei ragazzi che ci affiancarono.
I medici iniziarono a correre verso l’ospedale, premendomi una mascherina sulla bocca che mi avrebbe aiutata a respirare meglio.
In tutto quell’arco di tempo, la mano di Harry raccoglieva e stringeva la mia, sempre.
Nel corridoio i medici e infermiere si attaccarono al muro per lasciar passare la barella, e i ragazzi che camminavano frettolosamente dietro ad essa.
- Ragazzo dobbiamo entrare, devi lasciarla. – disse il medico che ci raggiunse uscendo dalla sala parto.
- Non voglio lasciarla, devo stare con lei! – urlò Harry, stringendo ancora di più la mia mano.
Louis si affrettò a prendergli le braccia e a tirarlo via, lasciando la mia mano. Mi girai a guardarlo: fissai i suoi occhi arrossati che mi guardavano in preda al panico. Allungai una mano verso la sua figura lontana, quando le porte della sala si chiusero e il viso di Harry sparì.
Tenevo le mani sulla pancia, mentre la barella si accostava vicino ad un letto e mi fecero salire lì sopra.
Il dolore ritornò e lasciai che un mio urlo riecheggiasse nella sala piena di macchinari.
Le infermiere mi tolsero i pantaloni e l’intimo, e mi afferrarono le mani. Il dottore entrò in sala, con i guanti e il camice, e si mise davanti a me.
- Ok tesoro, ora devi spingere con tutte le tue forze ok? Non aver paura. – mi disse l’ostetrica al mio fianco.
Il mio cuore iniziò a battere più forte. Non volevo partorire naturalmente, no, era contro ogni cosa!
- Io non voglio partorire naturalmente, fatemi il cesareo! – riuscii a dire, prima di urlare ancora.
- Non c’è tempo, il travaglio è già iniziato! Avanti tesoro spingi! – mi intimò l’ostetrica.
Non c’erano possibilità, dovevo farlo. Iniziai a spingere come mi avevano detto, e mi lasciai andare in urli che non pensavo riuscissi a generare. Ad ogni spinta corrispondeva un urlo più forte, più acuto, una lacrima in più.
- Bravissima! Riesco a vederlo. Avanti Sam ancora qualche spinta! – disse il dottore, mentre si preparava a prendere la testa del bambino.
Respirai affannosamente prima di spingere ed urlare per l’ennesima volta.
Per un secondo mi balenarono in testa la figura di Harry, il suo sorriso, i suoi occhi, la sua risata. Per un attimo ricordai tutto quello che mi aveva fatto passare e provare in un anno. Il nostro amore più grande di ogni altra cosa immaginabile esistente in questa terra. E questa bambina ne era la prova, e doveva nascere, per mostrarlo al resto del mondo.
Continuai a spingere, una spinta più forte dell’altra mentre il sudore scendeva come acqua sulla mia fronte e i capelli bagnati ricadevano sulla mia faccia. Un dolore che ben presto si trasformò in gioia.

 
 

HARRY

 
 
- Perché cazzo sta urlando così tanto?! – urlai esasperato, mettendomi le mani fra i capelli. Gli urli di Sam riecheggiavano nel corridoio, facendo preoccupare tutti. Ma io, io ero nel panico. Ero preoccupato, arrabbiato, sconvolto. Il cuore sembrava uscirmi dalla cassa toracica, e i suoi urli di dolore che mi entravano nelle orecchie mi facevano uscire pazzo. Stava soffrendo, ed io non ero con lei, per quegli stronzi che non mi hanno fatto entrare. Dovevo starle accanto, stringerle la mano, sussurrarle che andrà tutto bene. E invece no, ero qui a sentirmi morire dentro.
- Credo stia partorendo naturalmente. – sussurrò Tiffany, continuando a massaggiare il palmo della mano di Zayn, che guardava un punto fisso davanti a sé.
Francesca aveva  la testa poggiata sulla spalla di Liam, che le accarezzava i capelli per tranquillizzarla. Louis aveva la testa abbassata, sorretta dalle mani, quasi come non volesse sentire quegli urli, mentre Niall tamburellava il piede, ansioso com’era.
Io invece ero in piedi, che facevo avanti ed indietro per il corridoio affondando le mani nei ricci, quasi come a volermeli spaccare.
Istintivamente tirai un pugno al muro, facendomi lievemente sanguinare una nocca. Ma poco importava, io dovevo stare con lei.
Un rumore di tacchi in preda ad una corsa riempirono il corridoio, e tutti ci girammo verso le persone che stavano correndo verso di noi. Riconobbi mia madre e mia sorella, con al fianco i genitori di Sam.
Mia madre mi venne ad abbracciare, stringendomi al suo petto e mi lasciai cadere qualche lacrima, mentre la madre di Sam si strinse alle braccia del marito.
- La mia bambina… - sussurrò, piangendo. – Da quanto è lì dentro? –
- Mezz’ora. – parlò Francesca, che nel frattempo si era alzata e le era andata a canto, sfregandole una mano dietro la schiena.
Un ennesimo urlo di Sam riecheggiò nel corridoio. Era più forte degli altri, più intenso, più doloroso e mi colpì al petto come un pugnale.
Ci guardammo in faccia, tutti, non sapendo cosa dire e cosa fare.
Solo quando un pianto stridulo prese il posto degli urli, sorridemmo tutti.
Lasciai cadere le lacrime ed iniziai a singhiozzare, abbracciando Louis che sorrideva, anche lui con le lacrime agli occhi.
Tiffany e Francesca quasi non urlavano, i nostri genitori non erano da meno.
Sentimmo la porta aprirsi e il dottore che si faceva avanti verso di noi, togliendosi i guanti e la maschera.
Ci si piazzò davanti sorridendo, scrutando i nostri volti felici, e bagnati dalle lacrime.
- Chi è il padre? – chiese.
Deglutii per mandare via il nodo alla gola, e mi avvicinai di qualche passo, mormorando un “io”.
- Bene. – mi sorrise. – Vuoi vedere tua figlia? –
 

 
 
 

SAM

 
Riuscivo a malapena a tenere gli occhi aperti. La testa buttata sul cuscino e i capelli bagnati dal sudore mi facevano capire quanto fossi sfinita.
Il cuore aveva iniziato a battere regolarmente, il respiro era ritornato normale, anzi, forse più lento, e i dolori erano terminati.
Quando, qualche minuto prima, avevo sentito quel pianto cristallino mi venne da piangere. Quando vidi quel piccolo esserino nelle mani del dottore quasi non ebbi una stretta al cuore. Era bellissima, ed era mia.
Sorrisi involontariamente, alzando appena un angolo della bocca.
Quando vidi l’infermiera avvicinarsi al mio lettino, tenendo la bambina avvolta in una coperta, mi tirai su ritrovando immediatamente le forze e allargai le braccia per prenderla.
Ed eccola lì, piccola com’era quasi spariva nell’enorme coperta gialla che le avevano messo intorno. Era bellissima.
Sorrisi, e una lacrima mi rigò il volto. Il frutto del nostro amore era la cosa più bella del mondo.
La fissai al lungo, scrutandone tutti i suoi particolari, ogni minima cosa, e quando ebbi finito quasi urlai dalla gioia.
Perché si, i miei desideri erano stati esauditi.
Le lacrime scesero più forte, vedendo quanto la piccolina assomigliasse ad Harry: occhi verdi comi i cuoi, stessa forma, stesso colore. Bocca come la sua, e potei vedere quando l’apriva che le si formavano delle piccole fossette sulle guance. I pochi capelli che aveva in testa erano riccioluti, solo che erano biondo cenere, proprio come il colore dei miei capelli. I lineamenti del suo viso erano i miei, così come lo era il naso.
- Piccolina, sono la tua mamma. – le sussurrai. – Sono la tua mamma… - le poggiai le labbra sulla fronte, cullandola appena e chiudendo gli occhi. Le sue manine mi tastavano il petto e i suoi piccoli versi erano melodia per le mie orecchie.
D’un tratto la porta si aprì, e alzai immediatamente la testa, quando una bocca si impadronì della mia e delle braccia possenti mi attirarono al suo petto.
- Amore mio, amore mio. – continuava a sussurrarmi, con la testa nascosta nell’incavo del mio collo. – Stavo morendo, lo giuro, mi sentivo morire a saperti qui dentro da sola. – Sentii il caldo delle sue lacrime scendermi per tutta la schiena.
- Harry sono qui, sto bene. – gli sorrisi, accarezzandogli la guancia. – Piuttosto, guarda qui chi c’è. –
I suoi occhi passarono dai miei a quelli della bambina, e la sua faccia d’un tratto si incupì, fino a trasformarsi dopo in un sorriso bellissimo.
- Fai ciao a papà! – dissi alla piccolina, mimando il gesto con la mano.
Harry si avvicinò alla bambina, prendendola in braccio. La piccola sorrise nel vederlo, e a quel punto notai che davvero aveva delle piccole fossette sulle guance.
- Sono il tuo papà. – sussurrò, fissandola negli occhi. Guardai la scena di Harry stringerla al petto e strofinare il suo naso con quello della bambina, e sorrisi istintivamente.
- Ti somiglia terribilmente. – annunciai, sorridendo. Harry si arrestò un attimo, e dopo averla fissata sorrise.
- E’ vero, ma somiglia anche alla mamma. – Si girò verso di me, sorridendomi, e avvicinando il suo volto al mio, soffermandosi a guardare i miei occhi.
- Ti amo, Sam, ogni giorno di più. – sussurrò sulle mie labbra, prima di unirle alle mie in un bacio passionale e pieno d’amore. Ci staccammo, ed Harry si sdraiò accanto a me, iniziando a giocare con nostra figlia. La bambina rideva, lui rideva. Le faceva il solletico, la baciava, ed io osservavo tutto attentamente.
Ed eccole lì, le persone più importanti della mia vita.
Quest’anno mi ha cambiata, lui mi ha cambiata. Mi ha fatto conoscere l’amore, facendomelo respirare a pieni polmoni. Mi ha insegnato che nella vita si va avanti. Mi ha insegnato quanto si tenga ad una persona a tal punto di fare tutto per lei, anche rischiare la vita. Mi ha insegnato quanto un’amicizia sia forte e duratura anche a distanza di anni, e che questa può tramutarsi in qualcosa di ancora più bello come l’amore.
Se ero felice? Eccome se lo ero.
Se lo amavo? Ogni giorno di più.
Se lo avrei continuato ad amare? Sempre.
Se sarei rimasta con lui per il resto della vita? “Finché morte non ci separi”.

 
 
 
 
 
Oddio piango.
Vi giuro l’ultima frase mi ha fatto uscire una lacrima.
Ahhhhhhhhhh questo capitolo è pieno di emozioni, sensazioni, kujhygtrf.
Sam partorisce, Harry è felice, tutti vissero felici e contenti.
Ho cercato di raccontare tutte le emozioni che ogni singolo personaggio prova, soffermandomi di più su Sam e Harry.
Quindi il nostro Styles è diventato papà.
Mhmhmmmm! E la bambina assomiglia tutta a lui kjhygtrf
UNA BABY STYLES *-*
La bambina è un amore (andate più sotto che ho postato le foto) e il nome della bambina si saprà nell’epilogo che metterò domani o nei giorni seguenti :)
Recensite. Ditemi cosa vi pare di questo capitolo, voglio vedere proprio cosa ne pensate jhgtrfed.
Dio mi dispiace che questa fan fiction stia per terminare, era la mia prima e ci ero particolarmente affezionata.
Maaaa.. *rullo di tamburi* nell’epilogo posterò il nuovo link della mia nuova fan fiction! :D
Quindi non sparite! Questo è l’ultimo capitolo ma… Nell’epilogo ci sarà una sorrrrpresina.
Quindi mi raccomando leggetelo perché finisce in un modo sublime <3 AHAHAHAHAH.
I ringraziamenti e tutto il resto li farò appunto nel capitolo precedente :)
Grazie mille a tutte quelle che hanno recensito lo scorso capitolo, 21 recensioni grazie a voi <3
A presto, e un bacio, godetevi la lettura <3 


ECCO A VOI LA PICCOLA BABY STYLES C:                                                   qui invece è già bella grandicella, facciamo                                    
questa è nei primi mesi. (i ricciolini aww)                                                un anno o due dai c: ( guardate i ricci come Harry aldkslfjdk)




  
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