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Autore: Grotesque    03/09/2012    1 recensioni
Aveva appena piovuto e l'aria era impregnata dall'odore di terra bagnata, così rilassante, eppure così triste e malinconico per un bambino delle terre assolate spagnole trasferitosi in un posto dal cielo perennemente plumbeo come l'Inghilterra.
Genere: Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni nota si accavallava all'altra in una perfetta e ripetuta armonia, mentre la ballerina, ripetitiva,
ritornava sempre sui suoi passi, riuscendo però a catturare l'attenzione del giovane, che la seguiva,
incuriosito e affascinato, con lo sguardo.

La musica risuonava in tutta la stanza, lievemente tremante, probabilmente per via dell'età del carillon;
doveva essere di proprietà di uno dei passati proprietari. In effetti tutti quegli scatoloni non appartenevano nè a lui,
nè ai suoi genitori...Di chi erano?

Mentre continuava ad interroggarsi e non allontanava lo sguardo dall'immutabile danza, sentì qualcosa.

Ma lui non si era mosso...

Non un passo, il pavimento avrebbe scricchiolato.

Non una voce, era un suono troppo lieve.

Un alito. Aveva sentito il fiato di qualcuno.

No...Forse era solo la sua immaginazione!

Lo doveva essere!

Ma un respiro, non il suo respiro irregolare,
ma uno tranquillo e profondo, gli fece finalmente capire di non essere solo.
Posò lo sguardo a terra e si voltò lentamente dietro di sè, verso la finestra, e lì per lì,
rimase lievemente accecato dalla luce del sole, avendo osservato la ballerina in ombra forse per troppo tempo.

E, dopo essersi ripreso strofinandosi nervosamente gli occhi, oltre la polvere in sospensione,
eterna abitante della soffitta, vide un ombra.

Una sagoma, degli occhi che lo osservavano, dall'altezza di uno scatolone.
Qualcuno che lui non aveva sentito entrare e che probabilmente, sicuramente, non conosceva,
sedeva ora di fronte a lui, con uno sguardo serio, a tratti severo.

Non potè trattenere lo sgomento.
Ed urlò, fin quando la ragione gli impose di smetterla.

Con debolezza una voce fievole ma rimproverosa  si sovrappose al meccanismo con debolezza .

-Non è...- Era roca, come se il propetario non parlasse con nessuno da tempo.

Fece una pausa come per riprendersi.
-Non è educato frugare fra le cose degli altri. Soprattutto se si è ospiti.- fece infine, con una voce più decisa.
Antonio si stroppicciò con insistenza gli occhi, sperando che la paura lo stesse facendo allucinare;
ma ora che lo sconosciuto aveva aperto bocca e i suoi lineamenti si facevano più distinti, c'era ben poco da credere.
Sicuramente lui non era un allucinazione.
La pelle chiara, illuminava il suo volto serio e distinto che era circondato da una cornice dorata: una zazzera di capelli biondi e spettinati. Ciò non si accordava molto con le sopracciglia folte e scure, ma due specchi smeraldini accompagnavano il tutto, armonizzandolo.
L'individuo lo squadrava, con un espressione annoiata -O malinconica?
Antonio non coglieva la differenza.

                                                        
                                           -Il mio nome è Arthur. E tu non sei quello che è venuto qui  
                                                                                   poco tempo fa?-
  
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