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Autore: Electra_Gaunt    03/09/2012    5 recensioni
Once more I say goodbye, to you
Things happen but we don’t really know why
If it’s supposed to be like this,
why do most of us ignore the chance to miss?
All these Things I Hate – Bullet For My Valentine

Brian non sapeva che Zacky sarebbe venuto alla festa di Johnny, quel sabato sera. O, quantomeno, Jimmy non l’aveva avvertito (o se l’aveva fatto allora Syn non era stato capace d’intendere e di volere).
Perciò si ritrovò ad aprire la porta di casa di Seward totalmente impreparato a quella visione.
Non che Zacky Baker non si facesse notare normalmente (quegli occhi erano assolutamente incredibili e, probabilmente, buona parte della fauna femminile della scuola se lo sarebbe scopato volentieri) ma quella sera era.. incredibile.
[...]
Zacky non si mosse per minuti interminabili, arrossendo gradatamente sotto quello sguardo bruciante. A Brian gli si strinse il petto, vedendolo arrossire.
Poi, come scosso da una volontà superiore, lasciò libero il passaggio e lo fece entrare nell’appartamento.
Quella sera iniziò senza neppure un cenno di capo, tra i due.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SESTO CAPITOLO


This relationship 
I want out today 
this is over 

line for line 
rhyme for rhyme 
sometimes we be fightin' all the goddamn time
-it's making me sick 
relationship is getting ill 
piss drunk stupid 
mad 
on the real 
could you feel what I feel 

 
She loves me not – Papa Roach

 


Zacky si buttò sul letto, facendo cigolare le molle del materasso.
Gli occhi sgranati ed il respiro accelerato, quasi avesse corso fino a casa sua invece di camminare con Brian accanto che lo teneva per mano.
Con uno scatto fulmineo, si rialzò velocemente dal proprio giaciglio, affacciandosi alla finestra che dava sulla strada. Brian Haner Jr stava percorrendo il marciapiede, in direzione della Main street, diretto verso l’appartamento di sua madre.
Zacky rivisse con la mente quella fantastica giornata, illuminandosi maggiormente (sempre che fosse possibile esserlo di più).
Sentiva ancora sulle labbra il sapore del bacio appassionato che si erano dati, prima di dividersi definitivamente, sulla porta di casa.
Brian gli aveva stretto la vita, con le sue braccia muscolose, per non lasciarlo scappare, mentre Zacky si era aggrappato con tutte le sue forze alle spalle ed al collo dell’altro.
Dio, non si era mai sentito tanto in estasi come in quel momento.
Le lingue si erano scontrate così avidamente da farlo rabbrividire, mentre le mani erano corse ad accarezzare la pelle nuda.
Con quale forza d’animo s’era staccato da lui?
Perché aveva interrotto il bacio?
Scrollò le spalle, compiacendosi – e pentendosi, al contempo – di quella rara azione giudiziosa compiuta.
Fosse stato possibile, Zacky sarebbe voluto tornare indietro nel tempo e far procedere il bacio verso qualcos’altro.
Gemette frustrato.
Riacquistata la lucidità, scese le scale di casa propria e preparò da mangiare (non che fosse bravo, sapeva arrangiarsi giusto un po’) per tutti.
Da quando si erano trasferiti ad Huntington Beach, Maria Baker aveva lasciato spazio ai figli, dedicandosi completamente al lavoro. Matt, il suo fratellino, sarebbe rincasato a momenti dagli allenamenti (chissà come mai in quella famiglia tutti amavano il baseball) mentre suo padre sarebbe tornato tra circa 5 giorni.
Viaggiava spesso, il caro James. Per lavoro, s’intende.
Programmò anche di chiamare sua sorella Zina, dopo cena. Era sempre stata la sua confidente, sin da quando era un frugoletto che studiava chitarra a testa in giù. Gli aveva narrato delle prese in giro, all’inizio del liceo, delle risse fuori da scuola. L’aveva assillata con il suo amore per i Misfits e per la musica punk.
Le aveva fatto ascoltare i demo degli ex MPA, lasciandola sconvolta e stupefatta dalla sua bravura alla chitarra.
A volte le mancava, anzi, sempre. La sua presenza sapeva essere di conforto, per lui. Una specie di migliore amica, come solo i fratelli/sorelle maggiori potevano essere.
Ed ora era a New York, presa dai suoi studi al college e la vita piena di nuove persone.
Quando era partita, un anno prima, l’aveva invidiata davvero. Sarebbe voluto scappare anche lui da quella casa, da quella monotonia accecante. Eppure adesso non riusciva più a pensare negativamente.
Non riusciva a vedere l’alone malinconico che, tempo prima, aveva avvolto la sua esistenza.
Ed uno dei motivi più influenti portava il nome di Brian Haner jr.
 
 
Quel martedì mattina svegliarsi per andare a scuola era stato quasi liberatorio.
Zacky non stava nella pelle e la sua coscienza (stranamente aveva la voce di Zina) gli mormorava di mantenere la calma, di stare tranquillo ad aspettare il momento giusto prima di ancorarsi a Brian come una cozza.
Ovviamente, tutte le raccomandazioni svanirono nel nulla quando lo intravide all’entrata, affianco al muretto laterale, circondato da Jimmy e Johnny. Sorrise d’istinto, vedendolo fumare una Malboro Light (Light, seriamente?), scompostamente seduto sul muricciolo a gambe aperte.
Fece un respiro profondo prima di avvicinarsi ulteriormente, controllando che le pulsazioni non divenissero troppo sballate.
“B- buongiorno” sussurrò a mezza voce, arrossendo come uno scemo. Neanche fosse una ragazzina alla prima cotta.
E, Dio! La sua carnagione color mozzarella non aiutava a dissimulare l’imbarazzo crescente.
Quanto odio.
“Ehilà, Romeo! Qui la tua Giulietta incominciava ad irritarsi, non vedendoti arrivare!” Esclamò Jimmy, maliziosamente. Lo scappellotto che ricevette da Johnny era molto più che meritato.
“Lascia stare questo stronzo, Zacky.. ha molta voglia di scherzare.” Disse il più basso, fulminando con lo sguardo il compagno.
Brian nel mentre spense la sigaretta per terra poi, con scatto repentino, afferrò la mano del compagno, posizionandoselo in mezzo alle gambe.
Zacky era completamente preso ad osservarsi le scarpe.
“Non mi hai ancora salutato, Zackary James Backer.” Pronunciò con voce melliflua.
“V- veramente ho detto ‘Buongiorno’.. e, sai, era rivolto a tutti. Quindi sei stato tu a non salutarmi.”
Brian si alzò improvvisamente.
“Ah! E’ così?”
Zacky sorrise, poggiando le mani sul suo petto: “Direi di sì. Sì.”
Non fece in tempo neppure a prendere fiato che già le sue labbra erano impegnate in tutt’altro.
Era come tornare a respirare dopo essere stati in apnea sottacqua.
Si strinse un po’ di più a Brian, facendolo arretrare fino a farlo sedere di nuovo sul muretto.
Quando sentì le risatine di Jimmy e Johnny, decise di staccarsi.
“Buongiorno.”
“Finalmente hai capito” sbuffò Haner, fissando gli occhi luminosi del compagno.
Era davvero il più bel buongiorno di sempre.
 
Matt non si era avvicinato, benché avesse intuito che Jimmy l’aveva visto. Era dall’altra parte della strada, seduto a un tavolino del bar semideserto.
Spesso andavano lì, dopo scuola, lui e gli altri. Ormai Connor, il proprietario, li conosceva bene.
Ma quella mattina c’era andato da solo, perso nei suoi pensieri. Non aveva neppure voglia di entrare in classe, quindi decise che la sua prossima meta sarebbe stato il mare.
Non ci era andato spesso, da quando erano iniziate le lezioni, quell’anno, troppo preso dalla band e dal non farsi bocciare. Non aveva voglia di rimanere indietro.
Affondò lo sguardo sul suo caffè lungo corretto con un goccio di latte, rimanendo a fissarlo per un buon quarto d’ora. Quando rialzò il viso, e puntò gli occhi chiari fuori dalla vetrata del locale, in direzione del muretto dove erano seduti i suoi amici, s’accorse che tutti erano già entrati nell’edificio color panna.
Strinse le palpebre d’istinto, ripercorrendo le immagini di Brian con Zacky.
Cazzo, non l’aveva mai visto così preso. Neppure da una ragazza (e ne aveva avute di ragazze, prima di allora). Il modo in cui l’aveva guardato arrivare, il modo passionale in cui l’aveva stresso a sé.
La casualità con la quale aveva fatto congiungere le loro labbra, quasi non esistesse nient’altro se non quello.
Solo loro due e l’aria nei polmoni.
Brian gli aveva afferrato i fianchi, marchiandoli a fuoco, segnando il territorio proibito. Lasciando trasparire il suo attaccamento verso Zacky.
Come in una di quelle pellicole sdolcinate, da ragazze mestruate e sentimentali.
Non che lui si sentisse meno sentimentale, in quel momento.
“Uno zellino per i tuoi pensieri”.
Matt sobbalzò, facendo quasi cadere la tazza che aveva in mano, per poi voltarsi ad insultare chiunque l’avesse disturbato in quel momento.
Dovette lasciar perdere gli insulti e, piuttosto, riprendere a respirare decentemente.
La ragazza che gli stava di fronte era una delle più belle che avesse mai visto, sul serio.
I lunghi capelli biondi legati in una coda alta, che le metteva in risalto il viso ovale e gli occhi di un ipnotico color nocciola dalle sfumature verdi.
“C- cosa?”
Lei rise divertita dalla sua faccia spiazzata.
“Ho visto che eri assorto nei tuoi pensieri .. – incominciò, sedendosi sulla sedia di fronte a lui, scostandosi una ciocca dal viso fine – e, beh.. sai come si dice: meglio mantenere i piedi per terra, no?”
“Già. Ti avrò dato l’impressione di essere un asociale.”
Lei rise di nuovo, invadendo lo spazio di Matt e facendogli tornare d’improvviso il buonumore.
“Un po’, sì. Ma ti capisco.. capita anche a me, a volte.” Rispose bonariamente “Comunque io mi chiamo Valary DiBenedetto, ma chiamami pure Val.” continuò, allungando la mano verso di lui.
Matt non esitò a stringerla.
“Io sono Matt... Sanders, piacere.”
“Piacere mio.”
Matt non sapeva come intavolare un discorso decente, spiazzato da quell’incontro.
“Sai? Connor ha una foto, sul retro, dove ci siete tu e i tuoi amici. La tiene come una reliquia! Va dicendo in giro che voi ragazzacci farete strada, perché siete bravi. Devi sentirlo come tira le vostre lodi. Allora io, un giorno, mi sono incavolata e gli ho chiesto per quale motivo blaterava così!”
Matt sorrise sinceramente a quelle parole, l’osservò gesticolare con le mani sottili e femminili e rimase incantato a guardare le spirali che facevano nell’aria.
Era fantastico.
“Mi ha detto che avete fondato un gruppo. Lavoro qui da poco, certo, ma non ho mai sentito una vostra esibizione.”
“Qui il karaoke fa schifo – ironizzò Matt, bonariamente – e poi, beh. Diciamo che il nostro non è un genere di musica ‘facile’ ”.
“In che senso? Ora sono curiosa! Cosa suonate?”
“Non credo ti piacerà.”
“Mettimi alla prova!” disse Val “Potresti sorprenderti.” Ghignò la ragazza.
Matt rise di gusto come non aveva mai fatto prima.
 
 
“Quindi quello è il tuo ragazzo?”
La domanda lo sconvolse. Rimase fermo in mezzo al marciapiede che costeggiava il lungomare e la fissò sconvolto.
“Mia sorella gemella, Michelle, dice che sono un’ottima osservatrice. Tu che dici? Lo sono?”
Matt boccheggiò un paio di volte prima di risponderle: “Credi sia gay?”
Lei alzò le spalle, aspettando che lui continuasse a parlare. S’infilò le mani nelle tasche dei jeans stretti che indossava, mantenendo lo stesso sorriso che da ore si intravedeva sul suo viso.
Aveva staccato dal suo turno mattutino ore prima, verso le 11. Matt l’aveva aspettata per tutto il tempo, sedendosi al bancone, così da poter continuare a parlare con la bionda. L’aveva osservata, analizzando i movimenti sensuali e la delicatezza insita nei suoi gesti, quasi stesse preparando una pozione magica al posto di un semplice caffè macchiato.
Aveva scoperto che Valary stava frequentando una scuola particolare, che formava manager. Il lavoro le serviva per non gravare troppo sulle finanze della sua famiglia, cosicché i suoi genitori potessero limitarsi a pagare la retta della scuola e basta.
La sua gemella, invece, era una stilista che per il momento faceva la parrucchiera. Valary era assolutamente convinta che, prima o poi, avrebbe fatto strada anche lei.
E tutto quel chiacchiericcio era continuato per ore, quasi non riuscissero a smetterla di parlare. Era rilassante avere qualcuno del sesso opposto che ti capisse realmente. Con Brian o Jimmy non era mai così. Erano degli imbecilli quando si trattava di essere seri per più di 10 minuti.
Beh, forse Jimmy non era così imbecille ma … ehi! Era pur sempre un maschio che adorava scopare (preferibilmente con Johnny) e sbronzarsi per bene.
Un po’ come tutti.
Un po’ come lui.
“Non sono.. io non sono gay e basta.”
“Diciamo che non ti fai problemi, mi pare giusto.” Disse “Neanche io me ne faccio, se lo vuoi sapere.”
Matt annuì: “Credo non sia giusto, ehm.. beh, porsi questi paletti, no? Sono tutte stronzate, io penso..”
“Lo penso anch’io.” Concordò Valary, sedendosi sopra il muretto alto che dava sul mare. L’osservò un po’, in silenzio. Matt fece lo stesso.
Erano così vicini.
“L’Amore è l’Amore.”

Matt si sentì nel posto giusto al momento giusto.





Note dell'autrice:
Questo capitolo è uscito da solo, non si sa come e non si sa perché. Oggi ho sentito il bisogno di scrivere, un bisogno così intenso da lasciarmi sconvolta. Non è mai facile scrivere, non è mai facile immedesimarsi nei personaggi per farli parlare...quindi spero di esserci riuscita.
Almeno un po'.
Ringrazio Vava_95 e Lia, loro sanno perché. E ringrazio tutti voi, che ancora leggete questa storia, illudendomi che sia davvero bella...cosa che non è.
Ringrazio chi ha recensito e/o inserito la storia nelle seguite/preferite/da ricordare. Non sapete quanto tutto questo mi sollevi il morale, nonostante tutto.
Se volete seguirmi su twitter, io continuo a essere (?) @ElectraGaunt :)
A presto con il prossimo capitolo..fatemi sapere cosa ne pensate;
A presto,

_Electra_


PS: vi piace l'immagine che ho modificato, all'inizio del capitolo? lol
  
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