Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: mariisullivan    04/09/2012    2 recensioni
Esistono Chuck Bass e Blair Waldorf.
Esistono Serena Van Der Woodsen e Dan Humphrey.
Esistono Marissa Cooper e Ryan Atwood.
Esistono Summer Roberts e Seth Cohen.
Esistono Effy Stonem e Freddie Mclair.
E poi esistono Juliet Stewart e Harry Styles.
Chi è Juliet Stewart?
- Sono io. Una semplice ragazza che ha stravolto la sua vita.
Da un piccolo paesino Italiano è passato alla grande Londra, poi all'enorme New York, per passare infine in un posto infinito.
Questa è la mia storia, spero riusciate a capirla. Io ci sto ancora provando.
- Buona fortuna.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 *-Punto Di Vista Di Zayn-*




I primi flebili raggi di sole erano già entrati dalle fessure della mia finestra. Voltai lo sguardo verso la sveglia poggiata sul comodino e notai che erano appena le 7:30. Non era mio solito svegliar
mi a quell'ora, soprattutto dopo una nottata così movimentata. Alzai di poco il busto, poggiandolo allo schienale del letto e incrociai le braccia dietro la testa, soffermandomi qualche attimo per contemplare la bellezza della mia ragazza. Era bellissima, l'avrei pensato per tutta la vita, ma quella mattina aveva qualcosa di diverso. Abbracciava il cuscino quasi come per protezione e i capelli lunghi le scorrevano, anche se in modo scompigliato, lungo i fianchi. Era bella, sempre: quella mattina. quella notte quando avevamo fatto l'amore, quando l'avevo conosciuta, quando le avevo detto ti amo, e quando avevo mollato tutto per lei. Poche persone erano riuscite, incrociando solo il mio sguardo, a colpirmi, e lei era una di queste, insieme ai miei migliori amici, ovviamente. Mi alzai cautamente dal letto, cercando di non svegliarla e raccolsi i jeans dal pavimento. Li infilai velocemente, chiudendo la zip e i bottoni e scesi di sotto, per preparare la colazione. Con mia grande non-sorpresa erano tutti ancora a dormire. Accesi la televisione, giusto per compagnia, e preparai delle uova con del semplice bacon. Non ero mai stato un asso in cucina. Dopo aver preparato la colazione, salii di nuovo in camera e feci una doccia calda. Quando uscii dal bagno, trovai Rose in piedi, già vestita, intenta nel farsi una coda alta.
Rose: Ehi, buongiorno amore!
Io: Buongiorno. -Dissi dandole un leggero bacio sulle labbra- Ti ho preparato la colazione.
Rose: Che cucciolo che sei! Tu hai già mangiato?
Io: Aspettavo te!
Rose: Dai scendiamo! 
Scendemmo in cucina e ci mettemmo sulla penisola della cucina, uno di fronte l'altra.
Io: Che ne dici se ci andiamo a fare un giro?
Rose: Si! Devo comprarmi un paio di jeans nuovi e delle scarpe, però prima devo passare da Juliet, ha il mio giacchettino blu e avevo voglia di indossarlo questa mattina.
Io: Perfetto! Sbrigati, andiamo da Juliet e poi shopping, anche io devo rifornire un po' il mio armadio.
Rose: Come se non fosse già rifornito. -Ironizzò-
Io: Che spiritosa. Hai le chiavi di Juliet?
Rose: Si, me le ha lasciate poco prima di tornare in Italia.
Io: L'hai sentita ieri?
Rose: No! Neanche lei mi ha chiamata. Forse sarà impegnata con qualcosa a casa! Chissà!
Io: Lo sai che ha lasciato Harry?
Rose: Quando? -Chiese finendosi di preparare-
Io: Due giorni fa! Poco prima di partire per l'Italia.
Rose: Non me ne ha parlato. Strano!
Io: Harry è distrutto, anche se non lo da a vedere!
Rose: Dopo magari la chiamo!
Io: Ti aspetto in macchina, ok?
Rose: Sono quasi pronta! Mi mancano solo le scarpe e un filo di matita. Scendo tra un attimo.
Io: D'accordo! 
Rose finì di preparasi, per mia sopresa, in circa 5 minuti e così subito ci avviammo da Juliet e arrivammo in circa 5 minuti.
Rose: Sali con me?
Io: Si, dai. Conoscendo i tuoi tempi. -Scherzai-
Rose: Che simpaticone che sei! Ha parlato *Mister Puntualità*
Io: Dai che sono quasi sempre puntuale!
Rose: E' quel quasi che fa preoccupare. -Ridacchiò prendendo l'ascensore-
Io: Dai sbrighiamoci!
Rose: Mentre io cerco il giacchettino, vedi in quei cassetti, -Disse indicando i cassetti vicino la scrivania- ci dovrebbero essere i miei orecchini a farfalla, sono tutti brillantinati, prendili!
Io: Agli ordini capitano!
Iniziai a frugare per quei cassetti dove c'era di tutto, assolutamente di tutto e scavando per l'ultimo cassetto trovai delle cartelle. Cartelle cliniche. Reparto oncologia. Cosa ci facevano delle cartelle cliniche nei cassetti di Juliet? Ma soprattutto del reparto oncologia. Mi sedetti sul letto e inizia a sfogliare quei fogli. Trapianto al fegato. Tumore. Donazione di un polmone. Italia. C'era tutto scritto. Poggiai i gomiti sulle ginocchia, facendo scivolare le mani dentro i capelli. 
Rose: Cosa c'è? Cosa sono quelle cartelle? -Chiese preoccupata affiancandosi a me-
Io: Amore, -Dissi con il tono meno preoccupante che potessi assumere- Juliet ha una malattia.
Rose: Che malattia? -Chiese preoccupatissima e alzandosi dal letto- 
Io: Ha un tumore al fegato e sta donando un polmone! Anzi, lo ha già donato! Le date portano a l'altro ieri e ieri.
Rose: Dimmi che è uno scherzo. -Disse con voce quasi rotta dal pianto-
Io: Purtroppo non è uno scherzo amore. Sono preoccupato quanto te, ma sta calma! Ora vediamo cos'è tutto ciò!
Rose: Devo dirlo ad Harry.
Io: Assolutamente no! Harry muore se gli dici una cosa del genere!
Rose: Non possiamo tenerglielo nascosto!
Io: Glielo diremo con calma. Ma non ora!
Rose iniziò a farsi prendere dal panico e qualche lacrima rigò il suo viso. L'abbracciai più forte che potevo, cercando di calmarla. 
L'ansia e il panico aveva preso anche me ma non potevo di certo non potevo dimostrarlo, non a lei, non in quel momento.
Io: Che ne dici se andiamo a farci un giro? Dai vieni!
Presi, quasi di forza, Rose e la portai in giro per negozi. Il suo umore non era di certo il migliore per fare shopping ma tentai di farla distrarre, anche se continuava a farmi domande.
Rose: E Ricky? Secondo te lui lo sa?
Io: La finisci di farmi domande?
Rose: Rispondi solo a questa domanda!
Sbuffai, cercando con calma di spiegarle tutta la situazione.
Io: Colui che deve ricevere il polmone è Ricky.
Rose: E perchè cazzo ha permesso tutto ciò?
Io: Calmati! E' anonima la cosa, per cui Ricky non lo sa!
Rose: Che situazione di merda! Mio Dio!
Io: Sta calma. Credo di sia risolto tutto!
Rose: Devo dirlo a Harry! Non mi interessa!
Io: Perchè non vuoi aspettare?
Rose: Perchè lui deve sapere la verità! -Disse impuntandosi-
Non potevo biasimarla più di tanto. Lui l'amava e doveva sapere la verità, se la mia ragazza stesse male vorrei essere il primo a saperlo per aiutarla e Harry doveva sapere la verità.
Io: D'accordo. Andiamo. Ma lascia parlare me.
Rose annuì lasciando scivolare una lacrima sul suo viso e si aggrappò al mio braccio.
Arrivammo in fretta a casa e dato il volume alto della play station, potemmo dedurre che Louis ed Harry erano sul divano giocando a PES.
Non appena aprimmo la porta, trovammo Harry che saltava sul divano gridando in faccia a Louis "ho vinto ancora, sono il campione". 
Io: Che diamine succede qui?
Harry: Ho vinto per la quarta volta. 3 a 0 baby!
Io: Sono fiero di te, bambinone!
Louis: Non credi che io ti stia lasciando vincere? 
Harry: Per niente! Tieni troppo alle vittorie! Potevi lasciarmi vincere una, due volte, ma non 4! Sono il campione, ammettilo!
Louis: Mi inchino a te, vincitore di PES. -Scherzò inchinandosi a mo' di cospetto-
Io: Ci inchiniamo tutti a dire il vero! 
Rose sbucò da dietro di me, e corse verso Harry, abbracciandolo e scoppiando a piangere.
Harry: Che le hai fatto? Cos'è successo?
Io: Non le ho fatto nulla! Ma abbiamo una cosa da dirti!
Harry: Se sei incinta tesoro, non preoccuparti, farò da padrino!
Io: Non è di questo. Vieni, andiamo in cucina. Dobbiamo parlare. Lo dirò prima a te e poi parleremo con gli altri. Scusa Lou.
Louis: Non preoccuparti Jawaad. Io tranquillizzo questa lady.
Io: Grazie Lou, vieni Harry!
Harry: Zayn mi fai preoccupare, che succede?
Io: Vieni ti dico!
Mentre Louis cercava di tranqullizzare Rose, Harry ed io entrammo in cucina.
Io: Siediti!
Harry: Siediti un corno. -Disse alterandosi- Mi dici che cazzo succede?
Io: Cazzo siediti ti dico!
Harry prese una sedia e si sedette, sbuffando nervosamente. 
Cercai di spiegargli la situazione con più calma possibile e con più chiarezza che potevi e vedevo le espressioni facciali di Harry mutare in men che non si dica.
Improvvisamente si alzò e prese il cellulare dalla sua tasca, digitando velocemente molti tasti.
Io: Che stai facendo?
Harry: Sto prenotando un volo per l'Italia, tra un'ora! 
Io: Vengo con te!
Louis: Veniamo con te! Rose mi ha spiegato tutto e l'ho riferito anche ai ragazzi! Veniamo con voi!
Harry: Perchè me l'hai detto solo ora?
Rose: L'abbiamo saputo meno di un'ora fa Harry. Non sapevamo come dirtelo ma io insistito di dirtelo e basta!
Harry annuì velocemente, facendo roteare gli occhi per tutta la stanza. Era come se ancora dovesse mettere bene a fuoco tutta la situazione.
Harry: I biglietti sono finiti! C'è l'aereo delle 3 del pomeriggio. Io ce l'ho tra un'ora. Prendete quello! Io parto prima che lo perdo anche! -Disse velocemente-
Io: Sei sicuro che vuoi partire ora?
Harry: Non è mai troppo presto o troppo tardi quando si tratta della mia ragazza. 
Io: Ci vediamo questa sera. Appena arrivi in ospedale chiamaci e dacci notizie.
Harry: Certo!
Liam: Dalle un bacio da parte di tutti noi appena arrivi.
Louis: -Sussurrando al mio orecchio- Spero Dio che lei ci sia ancora, le voglio troppo bene per perderla e Harry la ama come non ha mai amato nessuno. 
Harry: Non preoccuparti Louis. Lei c'è e ci sarà.



*-Punto Di Vista Di Harry-*




Erano passate giusto 3 ore e mezzo. L'aereo era appena atterrato. Mi avviai velocemente all'uscita, alzando il cappuccio della felpa e indossando gli occhiali da sole per non essere visto.
Andavo fin troppo di fretta e fermarmi a fare foto con delle fans era l'ultimo dei miei pensieri. 
Fermai il primo taxi che vidi ed entrando velocemente gli diedi indica
zioni, chiedendogli di guidare ill più velocemente possibile.
In circa 20 minuti arrivammo all'ospedale. Pagai in fretta il taxista, dandogli la mancia e uscii, correndo verso l'entrata. Ero più agitato che mai. Vedevo gente uscire felice, vedevo gente uscire con dei nuovi pargoli, vedevo gente con dei bracci rotti e gente con il volto rotto dal pianto e speravo che io non dovessi essere uno di questi.
Al bancone d'informazione non c'era nessuno così mi precipitai e una signora, piuttosto anziana si apprestò ad aiutarmi
x: Mi dica?
Io: Juliet Stewart, è qui in cura, che stanza è? -Chiesi dopo aver cercato la traduzione in italiano sul cellulare-
x: Un attimo che controllo. -Disse digitando qualche tasto su un computer abbastanza vecchio- Stanza 318, 3° piano.
Capivo l'italiano, il problema ea parlarlo. Ringraziai velocemente quella signora e chiamai l'ascensore, attesi qualche istante ma siccome avevo capito che era abbastanza lento decisi di prendere le scale. Feci 3 rampe di scale a due a due e il fiatone si era impossessato di me.
Chiesi ad un infermiera indicazioni per la stanza e lei mi disse di chiedere al primario del reparto che era poco distante da noi.
Io: Scusi, la signorina Stewart?
x: Di dove sei figliolo?
Io: Londra!
Per mia grandissima fortuna, quel dottore parlava anche inglese.
x: La signorina Stewart purtroppo non può ricevere visite in questo momento. Sta dormendo e solo quando si sveglierà potrà ricevere qualcuno. Sono spiacente.
Cercai con tutto me stesso di mantenere la calma, non volevo che mi sbattessero anche fuori.
Io: Lei ha capito quanti km ho fatto per venire qui? 
x: Lo capisco, assolutamente ma non può ricevere visite.
Io: Mi dica almeno come sta.
x: Sta bene, il primo intervento è andato a gonfie vele, il secondo anche. Ora dobbiamo solo aspettare che si svegli.
Io: La ringrazio. Aspetterò fuori la sua porta, qual è?
x: Quella infondo al corridoio, l'ultima sulla destra. La prego di non entrare.
Io: Non si preoccupi.
Salutai il dottore e mi avviai verso il fondo del corridoio. Arrivato in fondo mi soffermai qualche attimo e mi guardai intorno, non c'era assolutamente nessuno che guardava verso quella parte o che si avviasse verso quella parte. Avevo il via libera.
Sbirciai attraverso la piccola finestra che c'era sopra la porta e la vidi. Aveva dei tubi infilati per il naso e alcuni per i polsi e le vene. Quella scena mi fece rabbrividire.
Vedere la persona che ami stare male non era di certo una bella scena.
Abbassai lentamente la maniglia della porta ed entrai, senza far alcun rumore.
Lei era lì, stesa su quel letto con tanti macchinari vicino ad essa. Ogni macchinario era un peso al cuore, avrei potuto aiutarla, avrei potuto farla curare nel migliore dei modi, avrei potuto renderla una regina anche in un ospedale se solo me l'avesse chiesto, ma per chissà quale motivo non l'aveva fatto.
Presi una sedia e l'affiancai al suo letto, facendo attenzione a tutto ciò che le stava accanto.
Le strinsi la mano e le accarezzavo il dorso, dolcemente. Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso ma le lasciai scendere, senza dargli peso, era una specie di sfogo per me. 

*-Ascoltante questa canzone-* http://www.youtube.com/
watch?v=y8AWFf7EAc4

Io: Ehilà piccola, -Iniziai dolcemente- non so neanche se riesci a percepire la mia voce, non so neanche se in questo momento mi stai ascoltando ma io mi sento in dovere di parlare con te. Ricordi la prima volta che ho pianto per te? Era sempre in ospedale ed era perchè tu stavi male, o meglio, eri stata male e ti stavi riprendendo. L'ago perforò la tua pelle e le tue lacrime cominciarono a scendere, dando il via alle mie. Il tuo dolore era il mio dolore ed anche ora, su questo letto ti vedo soffrire, ti vedo stanca e io mi sento stanco, insieme a te. Stanco dei problemi, stanco del dolore, stanco delle malattie, stanco di questa vita piena di dispiaceri, stanco di questa vita senza te. Il tuo dolore è il mio e solo se tu sarai al mio fianco io guarirò. Ma io non ti farò mai carico dei miei problemi, sarai la mia priorità e ti tratterò sempre come una regina, quale sei...
Inizialmente non riuscivo a capire perchè m'avessi lasciato, non era un motivo valido, anzi era una bugia bella e buona, e te l'avevo anche detto, ma quando ho saputo della tua malattia come una lampadina nella mia testa si è accesa. Non volevi farmi soffrire e m'hai tenuto tutto nascosto, senza sapere che io soffro solo senza di te. Sei come la mia medicina. -Le lacrime iniziarono a scendere sempre più insistentemente- Mi sento impotente, Juliet. Mi sento inutile e ho una morsa al cuore perchè non posso aiutarti in questo momento. Se solo tu m'avessi parlato, se solo tu m'avessi accennato di questa cosa, se solo tu avessi avuto meno paura, io avrei potuto aiutarti. Avrei potuto donarti tutto ciò che potevo...
Ricordi la notte in cui ci siamo incontrati? Se non fosse stato per Zayn e il suo stupido vizio forse ora non sarei qui e mi sarei perso 7 mesi di magia.. Ricordo quando ti vidi per la prima volta, quando incrociai il mio sguardo col tuo, il più bello che avessi mai visto. Ricordo ogni particolare di noi: quando andammo da starbuck a prendere un frappuccino e il giorno dopo c'erano articoli di ogni tipo su tutti i giornali, ricordo quando ti regalai quel paio di scarpe che tu tanto ami, quando quello stesso giorno ti squillò il cellulare e tu avevi come suoneria la mia canzone dell'audizione e diventasti rossa in viso per l'imbarazzo, quando ci dicemmo per la prima volta ti amo, quando facemmo per la prima volta l'amore, quando litigammo per la prima volta e quando ti regalai l'anello che ancora ora porti indosso e che è simbolo di noi. L'infinito. Perchè noi siamo infiniti Juliet, se tu lo vuoi noi possiamo esserlo.
Possiamo essere la coppia del secolo: una ragazza italiana che vagava per le strade di Londra di notte insieme ad un ragazzo normale che ha raggiunto la vetta delle classifiche, perchè è questo quello che sono. Sono un semplice ragazzo e questo tu l'hai sempre saputo, forse è anche questo quello che mi ha fatto innamorare di te, il fatto che mi trattavi come un ragazzo normale, come un ragazzo che si incontra tutti i giorni al supermercato.
Juliet io voglio stare con te, per sempre. Voglio crescerti, sposarti, fare dei figli, invecchiare con te e il più lontano possibile, morire con te. Voglio stare con te finchè morte non ci separi.
Voglio essere come la morte con te, infiniti e sicuri, se solo tu lo vorrai...
Ti prego Juliet, devi vivere, devi svegliarti, per te, per me, per noi e dobbiamo amarci finchè avremo tempo. Ti amo, non dimenticarlo..

Attesi qualche attimo, i miei occhi si erano completamente gonfiati e il mio cuore si stringeva sempre più. Juliet non si svegliava ancora e l'ansia cresceva ancora di più.
Avrei voluto rimanere tutto il tempo con lei ma se mi avessero scoperto a stare lì non sarebbe finita bene. Le diedi un piccolo bacio sulla fronte e uscii dalla stanza. Non c'era ancora nessuno e così mi avviai verso l'uscita, avevo bisogno di una boccata d'aria. 
Vagai per un po' lungo l'ospedale, non sapendo dove andare e chiesi anche di Ricky, ma di lui non potevano proprio dirmi niente, se non che stava bene.
Passarono un altro paio di orette e arrivarono anche i ragazzi. Chiesero di Juliet e io gli raccontai tutto. Nei loro volti potevo leggere la preoccupazione, soprattutto sul volto di Rose.
Liam chiamò Emily che non esitò neanche un minuto a venire e così eravamo tutti lì, in attesa che Juliet si svegliasse. Si fece sera e tra ansia, caffè e qualche battuta buttava giù giusto per sdrammatizzare, Ricky si svegliò. Lo andammo tutti a trovare e gli dicemmo la verità su Juliet.
Non appena lo seppe era totalmente sconvolto soprattutto perchè Juliet non si era svegliata ancora, al contrario di lui.
Si era fatto orario di cena ed io avevo tutt'altro che voglia di mangiare. Dissi ai ragazzi di andare a cenare e di prenotare un albergo, mentre io rimanevo lì in ospedale. Cercarono di convincermi di andare con loro, ma fu tutto inutile. Non avrei di certo lasciato la mia ragazza lì, in quel momento, da sola.
Le ore passavano e Juliet non si svegliava ancora. Erano quasi le 5 del mattino e, dato che non c'era assolutamente nessuno che controllava per i corridoi, decisi di entrare.
Mi sedetti alla stessa sedia di prima e le presi la mano, stavolta in silenzio, lasciando come prima, che le lacrime scendessero. La fissavo, guardavo ogni centrimetro del suo corpo e fissavo i suoi occhi, ancora chiusi. Una vocina in me diceva che avrei rivisto quegli occhi uguali ai miei, diceva che avrei sentito di nuovo il tocco leggiadro della sua mano sul mio viso, diceva che avrei sentito la sua voce così soave e così fu.
Juliet: Non piangere, sto bene.
Non appena rividi quegli occhi, sentii la sua voce e percepii la sua mano sulla mia guancia, la vista mi si appannò dalle tante lacrime. La mia ragazza stava bene. era guarita, era sveglia e mi stava parlando, mi stava chiedendo di non piangere e mi stava dando conferma che stava bene. Un misto tra gioia e stupore si fece spazio sul mio viso, dando agio ad un sorriso enorme.
Juliet: Ti ho sentito oggi sai? Ti sentivo, ma non riuscivo a parlare, e tutto ciò che posso dirti è che ti amo anch'io e non ho mai smesso di farlo. 
Io: Ti amo piccina mia. Ora e per sempre.




_________________________________________________________________
Marìì Sullìvan's space.

ehilà gente! <3
spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Lo so, la prima parte è deprimente,
mentre la seconda è più felice!
Lo so ahahah <3
Vi prego, ditemi che ne pensate anche perchè
E' IL PENULTIMO CAPITOLO <3
manca solo l'ultimo che sarebbe l'epilogo e 
capirete tutto di questa storia.
non vi anticipo ne spiego niente, lo capirete dopo <3
un bacio a tutte voi.

 

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: mariisullivan