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Autore: Seroquel54    04/09/2012    0 recensioni
Il protagonista, in un momento di forte disagio, scopre dei modo per produrre delle strane esperienze. Il risultato non sarà del tutto confacente alla sua volontà, ma...
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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      Naturalmente gli autori nominati non hanno nessuna responsabilità per questi miei deliri.
 
  Anni fa ebbi gravi disturbi mentali, ne avevo avuti anche prima - dirà qualcuno - e certamente ha ragione. Comunque, in quella occasione, non potei fare a meno di riconoscere, davanti a me stesso, di averne. Provavo l’impulso di gettarmi nel vuoto o impiccarmi e altre cose simili di minore importanza.
  Certamente, come molti mi dicevano, non correvo nessun rischio reale, ma la cosa risultava, praticamente, invalidante. Passavo gran parte delle giornate disteso sul letto, potevo a mala pena leggere o navigare su internet, ma niente di impegnativo.
  Leggiucchiando qua e là, venni a conoscenza dei lavori di Valerie Hunt, che era riuscita a misurare con un elettromiografo delle vibrazioni in prossimità del corpo umano: la frequenza dell’aura.
  Nel libro che lessi erano riportate alcune frequenze che caratterizzavano alcune personalità umane, da circa seicento Hertz (cicli al secondo) a centomila Hertz.
  Mi venne un’idea abbastanza improbabile, modificare la frequenza della mia aura. Come fare? Mi rivolsi a una mia vecchia conoscenza: le teorie del dottor Calligaris.
  Giuseppe Calligaris, neurologo italiano, tra le due guerre mondiali, aveva scoperto un sistema di placche cutanee, alla cui attivazione corrispondeva l’evocazione di determinati  fenomeni mentali.
  Quello che, però, interessava me, era la scoperta che le palme delle nostre mani sono in gradi di “leggere” immagini o brevi scritti.
  Procedetti così, scrissi su un pezzetto di carta un messaggio per me stesso, in cui  chiedevo di spingere  la frequenza della mia aura a, se non ricordo male, a otto o novemila Hertz.
  Una mattina, doveva essere domenica, e io dovevo avere un po’ di febbre, procedetti con l’esperimento.
  In realtà, mi limitai a porre sotto il  palmo della mano sinistra (la sinistra è la parte ricettiva del corpo, secondo Calligaris) il mio pezzetto di carta.
 In breve, mi ritrovai circondato da una nube, mi pare, bianca e poco dopo  (mi scusino le persone credenti) mi trovai in una situazione dominata dal volto del Cristo sofferente.
  Dopo poco la visione sparì, o, forse, io non riuscii a mantenermi all’altezza di essa, e mi ritrovai nel mondo di tutti i giorni.
  Avevo travato un centro di interesse e mi diedi a sperimentare follemente.
  Mi assegnai delle frequenze del tutto irrealistiche, milioni o anche miliardi di Hertz
  Una volta mi trasferii, credo, in un tempio buddista e mi trovai al cospetto di una statua dorata del Buddha, mentre l’intero ambiente era illuminato da fiammelle.
   L’ultimo evento interessante, che ricordo, fu questo: mi ritrovai sbalzato in un luogo, forse un tempio, dell’antica Atlantide (sapevo che era così) e in cui ero intento a compiere un rito con un teschio di cristallo. Il teschio mi avrebbe dato, tra gli altri, una sorta di potere assoluto su tutti (fonte certa di pesanti debiti karmici).
  Infine, come sempre accade in questi casi, la difficoltà di provocare quei fenomeni crebbe sempre di più, fino alla pressoché completa impossibilità.
  Nello stesso periodo feci un’altra “scoperta”. Raccogliendo suggestioni diverse, mi resi conto che visualizzando certi livelli dell’aura e, respirando al loro interno, alcuni loro contenuti: soprattutto parole, ma anche immagini, legate a quei livelli, si formavano spontaneamente nella mia mente.
  Era come se fossi circondato da mondi diversi e il respiro potesse costituire un ponte tra me e loro.
  Un giorno trovai su l’web un bel diagramma dell’anima, eseguito da un illustre filosofo indiano.     All’esterno della mente si trovava uno spazio che veniva indicato come Shiva. Mi colpì l’analogia tra quella immagine e le idee che mi ero formato.
  Lo stampai accuratamente, lo incollai su un robusto pezzo di cartone, ne faci una specie di piccolo quadro e decisi di utilizzarlo a qualche fine.
  Al solito posi il cartoncino sotto il palmo della mia mano sinistra. Lasciai che l’immagine dell’anima mi riempisse la mente e cercai di portare il respiro all’interno dello spazio di Shiva.
  Ad un certo punto, accade qualcosa di insospettato, mi resi conto di essere Giuda Iscariota e di essermi impiccato a causa della disperazione per aver tradito il mio Maestro.
  Nei secoli, l’impulso al suicidio mi perseguitava e mio compito era resistere.
  Dopo poco, rientrai in me e le idee di impiccarmi o di gettarmi nel vuoto non sparirono, ma persero di intensità, fino a diventare idee come le altre e io ricominciai a vivere...
 
 
  
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