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Autore: Papillon_    04/09/2012    4 recensioni
Mary, una ragazza semplice, determinata e bellissima arriva alla Cross Accademy. E qui conosce Zero, il ragazzo misterioso, quello da cui tutti stanno alla larga. Quello di cui tutti hanno paura.
Tranne lei.
I due sembrano destinati ad avvicinarsi sempre di più; uniti per cercare l'unica verità che Mary sta cercando.
Ma che ne sarà di Yuuki?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 12
Vola
 
...
Muoveva e orchestrava attentamente i suoi scacchi il Vampiro. Ma cosa dico? Il Vampiro?
Lui è ben altro, davvero. Lui è il Nobile, il principe di tutti i vampiri.
Stava attento ad ogni mossa, perché sì, non poteva permettersi di sbagliare. Se lo avesse fatto, avrebbero pagato tutti, lui compreso.
Ma Dio...lui, quel Kiryu. Non lo lasciava vivere.
Non passava istante in cui Kaname Kuran non pensasse alla sua bella, che in quel momento era molto lontana da lui. Sfuggente, come una foglia appassita che cade da un albero in pieno inverno. Tu la raccogli e lei ti si sgretola tra le mani.
E quindi Kaname se ne stava lì, a osservare Yuuki che finiva nelle braccia di quel Kiryu, troppo stupido e troppo orgoglioso per capirlo o anche solo per sperarci. Quel giorno, quel giorno, sì, in cui il Nobile era tornato a scuola, lo aveva visto chiaramente. Aveva visto chiaramente lei nelle braccia di lui.
E aveva avuto paura.
Kaname... un vampiro non ha mai, mai paura. E tu lo sai.
Eppure, l'aveva vista scivolare via da lui molte volte. Perderla di nuovo l'avrebbe ucciso, stavolta, e lo avrebbe fatto fatalmente.
Ma Kuran non voleva morire. Non ora, non ora che amava.
Perché? Forse perché voleva soffrire ancora un po'.
Sì, voleva vedere la sua principessa ancora un po' legata a Kiryu, mentre lui, il Nobile, ogni giorno moriva dentro sempre più, non potendo fare niente.
Niente.
 
Mary
 
Sarebbe stato bello dire che quella sera ero pronta per il ballo; peccato che non lo fossi nemmeno un pochino. Ero rimasta in giro con Yori fino a tardi perché tutto -ma proprio tutto, Dio mio- fosse perfetto, e non avevo avuto il tempo materiale per prepararmi psicologicamente a ciò che avrei dovuto affrontare.
Peggio ancora: non ci sarebbe stata Hannah, a sostenermi. E lei c'era sempre, quando c'erano i balli. Quindi, punto primo, aveva un grosso problema.
I nervi.
Alle sette e mezza precise, Yori bussò alla mia porta e si presentò davanti a me già pronta e sistemata. Ammisi che era perfetta, mentre praticamente mi stavo infilando il vestito.
Furono le sue dolcissime parole (non oso ripetere quali) a farmi svegliare fuori, perché, ecco, ero leggermente in ritardo.
E' solo uno stupido ballo, mi ripetei.
Uno. Stupido. Ballo.
Provavo a vederla sotto questo punto di vista, ma mi era impossibile non pensare continuamente a una cosa, una cosa inevitabile. Al ballo c'era Zero. E non andava bene, no.
Circa venti minuti dopo l'arrivo di Yori, potevo considerarmi quasi pronta. Quasi, perché ero ancora in un completo stato di trance.
-Sei bellissima - disse la mia amica, convinta.
-Non è quello il punto. E' che sono nervosa, non ce la faccio.
-Dio mio, Mary. Non andiamo al patibolo, andiamo a divertirci. E ti assicuro che in questa scuola, eventi come questi succedono raramente.
Grazie a Dio.
Al mio vestito, al quale ormai mi ero abituata, avevo abbinato delle scarpe non troppo alte di colore nero, e, sotto il consiglio di Yori, portavo un copri spalle dello stesso colore. La borsa non serviva, per cui viaggiavo leggera.
Ah, sì, solo una cosa. Il medaglione lo avevo tenuto.
Cominciammo a scorgere diversi ragazzi poco prima della zona in cui il ballo avrebbe preso luogo. Il rinfresco e la pista erano all'aperto, di fronte a quella che era la sede principale della scuola stessa.
Quella sera mi sembrò tutto più semplice, almeno per quanto riguardava le relazioni fra gli studenti. Non c'erano più stupide divise che ci separavano; c'eravamo solo noi, solo noi con i nostri vestiti bellissimi.
Alla festa era già arrivata molta gente. Cercai immediatamente i suoi occhi, ma non li trovai, per cui in un primo momento fui addirittura capace di rabbuiarmi.
Yori probabilmente se ne accorse.
-Va tutto bene?
-Benissimo. A parte il fatto che non mi sento proprio a mio agio e, sì, vorrei scappare.
-Dio, che scortesia - intervenne una voce roca ma meravigliosa, soppesata al punto giusto. Mi voltai e ebbi un forte impatto con due occhi oceano bellissimi, un po' più scuri dei miei.
Dovevo aver fatto una faccia piuttosto sconvolta, perché il biondino si affrettò a scusarsi.
-E' solo che, piccola, devi avere un po' di pazienza. Con calma ti abituerai.
Era incredibile come quel ragazzo si sentisse a suo agio mentre parlava con me, cordiale ed estremamente ponderato. Ma il piccola un po' stonava.
-Comunque, mi chiamo Hanabusa Aidoh. Sei nuova?
Annuii. E lui sembrò non capire.
-Hai perso la lingua, piccola?
-Piantala di chiamarmi piccola. Ce l'ho un nome, mi chiamo Mary. Usa quello.
Yori, al mio fianco, soffocò una risata.
-Ti è andata male, Hanabusa. Come vedi, Mary è una forza. - lo provocò lei.
-Puoi dirlo forte, Wakaba! Mi piaci, Mary. Sei una forza, davvero.
Fummo raggiunti anche da un una coppia di ragazzi, entrambi perfetti, proprio come Aidoh. Il ragazzo era alto e portava i capelli a spazzola, di un colore rosso scuro. I suoi occhi assomigliavano molto ai miei, con l'iride che a fatica si distingueva dalla cornea. Lei, la ragazza-bimba, era piccola e adorabile con il suo vestitino lilla, e con due codine bionde che brillavano nel buio.
-Ciao - disse neutra la ragazza. -Devi essere quella nuova. Io sono Rima, e questo è Shiki.
Cominciai a ripassare in testa i nomi che mi erano appena stati detti. Mi limitai a salutarli a mia volta.
Entrambi sembravano annoiarsi, ma bastava guardarli insieme, per capire che si completavano a vicenda. Forse, però, nessuno dei due aveva abbastanza coraggio di dirlo all'altro. Non mi pareva, infatti, che stessero insieme.
-Ehi, la musica! - esclamò Aidoh, mentre partiva un lento piuttosto conosciuto anche a Londra.
E così, il biondo si dileguò, seguito da Shiki e Rima, che già si tenevano per mano dirigendosi verso la pista, dove poco dopo volteggiarono insieme.
-Non balli, Mary? Penso che un sacco di ragazzi non vedrebbero l'ora di danzare con ...la ragazza nuova.
-Per ora no. Tu?
-Io sono un tipo che preferisce osservare. E poi, aspetto Yuuki.
Oh, merda. La guardiana. L'unica che fosse in grado di capire Zero.
Mi chiesi in che modo lo capisse.
Fui distratta dai miei languidi pensieri, quando molta gente di fronte a me cominciò a mormorare una serie di “Shhh” fastidiosi. Non capii perché ci fosse tutto quel trambusto.
Poi, avvicinandomi all'entrata principale della scuola insieme a Yori, notai che da essa stavano uscendo Yuuki, il direttore e...
Zero.
 
Tutti e tre, nessuno escluso, erano semplicemente perfetti. Anzi, questa parola li avrebbe offesi. Il direttore era davvero molto elegante nel suo abito da sera; quasi giurai di dargli dieci anni di meno.
Yuuki pareva una dea, nel suo abito blu a palloncino, con i guanti in pizzo bianchi, perfettamente abbinati alla rosa che portava tra i capelli lunghi e lasciati liberi.
Era bella da impazzire.
Ma c'era qualcuno, dal quale non riuscivo a distogliere lo sguardo. Che, a quanto pareva, mi stava osservando a sua volta, in silenzio, accennando un sorriso.
Dio mio, sei bellissimo, sei bellissimo, Zero Kiryu.
-Ecco i guardiani. - disse qualcuno.
Ma io mi ero già persa nell'infinito mondo che erano i suoi occhi.
Perfetto, Mary. Sei nei guai. Ti ricordo che sei venuta qui per trovare il tuo passato, e non per...
Per cosa, poi?
Mi girai di scatto e cercai di allontanarmi dalla folla. Volevo aria, aria fresca, ossigeno puro che mi avrebbe riempito i polmoni e fatta respirare, per quanto bastava.
Era incredibile come quel ragazzo fosse capace di incatenarmi semplicemente con uno sguardo. Ma almeno, mi aveva vista? O in mezzo a quella folla io ero solo una delle tante? A quel pensiero mi raggelai.
Avrei giurato che mi avesse addirittura sorriso. Quel suo sorriso raggiante che voleva dire tanto, che a Yuuki non riservava mai, e io me ne ero già accorta.
Ovviamente, Yori venne subito a cercarmi.
-Mary! Dio mio, non ti vedevo più. Di là iniziano a ballare, non vieni?
Magari potessi venire e...ballare con lui.
Sì, Mary, sogna.
-Vengo, Yori, vengo.
Mi prese per mano e mi trascinò in mezzo alla pista da ballo. Intorno a noi volteggiavano coppie fantastiche, e immaginai, senza però dirlo ad alta voce, che molte di queste erano formate da persone appartenenti a classi diverse. D'altronde, se non a un ballo, quando day e night class avrebbero potuto condividere qualcosa insieme?
Da non so dove, spuntò nuovamente Aidoh. Mi sorrise, ma il suo fu un sorriso malinconico. Ebbi la brutta impressione che qualcosa, in lui, non stesse andando per il meglio. E ne fui spaventata.
-Mary, ti andrebbe di ballare? Sarebbe un onore avere la possibilità di avere il tuo primo ballo, qui.
Prima mi era sembrato un ragazzo strafottente e impulsivo, ma ora, ora che vedevo i suoi occhi tristi molto meglio, mi sembrava addirittura...una creatura da proteggere. Tuttavia, spesso le prime impressioni sono quelle che valgono sempre.
-Grazie ma no, Aidoh. Però...potresti invitare Yori.
Il ragazzo biondo la scrutò da capo a piedi. Fece un gesto di consenso –nel suo piccolo Yori era uno schianto, secondo me - e poi parlò con il tono più altezzoso che avessi mai sentito.
-Wakaba, ehm, balli? O mi dai buca anche tu?
Yori ridacchiò, ma poi prese la mano di Aidoh.
-Un ballo solo, però, Hanabusa. Credo che possa bastare.
Lei si girò, mi fece l'occhiolino, e poi si lasciò portare dal suo cavaliere in un mondo ben lontano dal mio. Io rimanevo al centro della pista, osservando tutti che a loro volta mi guardavano e sussurravano cose. Probabilmente si chiedevano da dove venissi, quanti anni avessi, come mi chiamassi e magari da chi avessi ereditato i miei occhi spaventosi.
Eppure...da quando ero lì avevo incontrato molte persone, e nessuna di loro si era dimostrata particolarmente fredda, nei miei confronti. Erano tutti così gentili, così...perfetti, dannazione, da farmi desiderare di rimanere lì per sempre.
-Pensavo di aver sbagliato persona. Invece...eccoti qui.
Quella voce...un sussurro, un peccato nella luce.
Dio, non può essere.
Mi voltai e me lo ritrovai di fronte, e, stavolta, quasi non svenni veramente.
-Mi prendi in giro, guardiano?
Zero rise, e io non mi sentii più lo stomaco.
-No, non è quello, Mary. E'...che sei diversa. Come dire...sei bellissima.
Come dire...sei bellissima.
Avrei potuto scappare. Avrei fatto in tempo, davvero. Peccato che non ne trovassi la forza.
E allora rimani ferma lì come un pesce, idiota, mentre lui
-Grazie. Ma non mi convinci.
-Mmmh?
-Mi avevi detto che i balli non ti piacevano, vero? Bene. Quindi...ti lascio annoiare.
Vorrei chiedergli di ballare, Dio mio. Stasera sarebbe perfetto e avrebbe senso. Ma sono codarda, troppo, e non trovo il coraggio di farlo. E come al solito, spreco ogni occasione.
Zero mi afferrò un polso, costringendomi a guardarlo.
-Zero, cosa c'è?
 
Cosa c'è? Dimmelo. Dimmelo.
-Niente, scusami. E...comunque, stasera sto lavorando. Altrimenti non sprecherei di certo le mie serate qui.
Certo, non le sprecherebbe mica insieme a te, Mary. Non so nemmeno se ci avevi sperato. Però un po' ti fa male, lo senti?
Tolsi la mano e smisi di guardarlo.
La musica smette, tutti ci guardano. Mi sento piccola e indifesa in un mondo troppo grande, troppo...importante.
Io non sono nulla.
-Divertiti, stasera. - dice lui. Con quel tono monotono che appartiene a chi non crede più in nulla, in nulla, Dio mio.
Ma stavolta sono io a guardare lui, e a costringerlo a distogliere lo sguardo. Ma non va via, no, il guardiano. Rimane lì perché aspetta qualcosa. E, come al solito, sono le donne che si devono dare una mossa al posto dei maschietti.
 
Tesi la mano verso di lui. Avrebbe dovuto solo afferrarla e accettare. O anche mandarmi via e lasciarmi vuota. A lui l'ardua sentenza, insomma.
-Zero.
Lo vedo sussultare.
-Balla con me, Zero.
La folla improvvisamente sembra essersi fermata. Il tempo non scorre più, persino la musica ha perso valore. Ora, solo lui e solo il suo verdetto hanno senso, per me.
Sorride in modo sghembo e maldestro. Che c'è, Zero, la mia domanda ti imbarazza?
-Non so ballare. - mormora.
-Non ci credo - dissi ancora a mano tesa.
Uno, due, tre, quattro. Mi sembra di svenire mentre conto i momenti che ci mette a rispondermi. Uno, due, tre, quattro.
Esattamente quando cominciò un nuovo ballo lento -sì, potrei scommetterci, è stato in quel momento, come nei film- mi afferrò la mano dolcemente. E, tra gli sguardi stupiti degli spettatori, il mio cavaliere cominciò a farmi sentire la sua principessa.
Non ero molto esperta di ballo: del walzer, sapevo solo che la mano sinistra andava appoggiata sulla spalla dell'uomo e, invece, la destra andava intrecciata alla sua, di mano. Sai che roba, lo sapeva anche una bambina.
Ma, come doveva essere, fu lui a guidarmi. E io mi lasciai guidare, imparando a danzare in pochissimo tempo. E un po' mi arrabbiai.
-Mi hai mentito -dissi circa a metà canzone.
-Cosa?
-Dai, Zero. Balli benissimo. Tra i due, la novellina sono io.
-Non sei così male. Guarda.
Mi prese per i fianchi e mi fece volteggiare a mezz'aria. Fu una bellissima sensazione, anche se a piroetta finita, stavo quasi per cadere. Per fortuna il mio cavaliere non mi lasciava mai.
-Dio, Zero! E' stato bellissimo! Lo rifacciamo?
-Oh, Mary. Sei unica. Comunque, se salti mentre ti tiro su, vedrai che vai molto più in alto.
-Mi stavi proprio prendendo per i fondelli, cinque minuti fa. Sei un ballerino nato.
Distolse lo sguardo, improvvisamente triste. E io volli rimangiarmi le parole.
-Tutto bene, Zero?
-Va tutto bene, Mary. Ma...devo andare, ora.
-Andare? Andare dove?
-Non posso spiegarti. E'...stato bello, ballare con te, Mary.
Per un attimo mi rifiutai di capire cosa mi aveva appena detto. Poi scattai, circondandogli il viso con le mani.
-Sei sicuro che vada tutto bene, Zero?
Ero davvero preoccupata. Lui chiuse gli occhi e mi afferrò le mie manine con le sue.
-Sì, piccola. Davvero.
E poi se andò. Se ne andò veramente.
 
Yuuki
 
I polmoni non rispondono più. La testa, non risponde più. E tutto sembra assurdamente inutile, ogni cosa, ogni maledetta cosa che ti circonda non ha più senso. Ti chiedi chi sei e che cosa cavolo ci fai qui, a sperare che qualcosa avvenga.
Ma non accade mai nulla, mai.
E intanto dentro muori, ogni volta.
Ecco, questo era ciò che stava più o meno succedendo a me.
 
Quei due, insieme, erano un pugno nell'occhio per chiunque. E non avrei osato dire che la mia era gelosia. No.
E' semplicemente il fatto di rendersi conto di quanto siamo facilmente sostituibili.
Cominciavo a sentirmi schiacciata da un peso troppo grande. Vidi Zero prendere la sua mano, e poi il nulla. Tutto si fece stranamente offuscato, inutile, e, in modo quasi spastico, cominciai ad indietreggiare per sfuggire a quel panorama. Il vestito blu, quel maledetto e bellissimo vestito blu, non era servito a niente. Che fossi in pigiama, che fossi una principessa o che fossi vestita di stracci, per Zero non cambiava niente.
Invece, una perfetta sconosciuta, per lui, era bellissima. Bellissima, Dio. E glielo aveva detto, che era bellissima, pure.
Mi sentii vuota e straziata. Mi stavo incamminando lontana dalla festa, sfuggendo a sguardi indiscreti, senza però avere una meta precisa. Volevo solo stare sola, dimenticare.
Ma mi era impossibile.
La loro immagine mi riempiva la mente. Era orribile. Ma, allo stesso tempo, era una droga indispensabile. Mi resi conto che volevo vederli, volevo vedere le sue mani che cercavano quelle di lei.
Forse perché desideravo con tutta me stessa che quelle mani fossero le mie.
Respiravo a fatica, così mi appoggiai a un albero. Stavo rovinando il lavoro di Rima, che per tutto il pomeriggio mi era rimasta vicina per rendermi presentabile.
Che sciocca, che sciocca, che ero.
Mi resi conto che stavo piangendo. Con la mano avvolta dal guanto bianco, raccolsi la piccola lacrima e la contemplai.
E' a questo, che siamo giunti, piccolo Zero? Ci stiamo uccidendo a vicenda.
Sentii improvvisamente un fruscio venire a poca distanza. Alzai lo sguardo, e davanti a me, sì, a pochissimi metri da me...c'ero io.
Io in forma umana, con la divisa blu e i capelli corti che amavo tanto.
-Yuuki? -mi chiamò l'altra me. Ma io ero davvero troppo spaventata per risponderle.
Lei -cioè io- era circondata da un aura bellissima e familiare. Mi resi conto che non avevo motivo di aver paura, no.
-Yuuki, sono io. Siamo noi. Di cosa hai paura?
Ora più di niente, perché ho capito.
-Cosa stai facendo, Yuuki? - continuò l'altra me.
-Io? Io sto...non si vede che cosa sto facendo? Piango, diamine.
-Scema. Cosa stai facendo della tua vita, intendo.
Mi presi un attimo di respiro, prima di risponderle. Certo, l'altra me era davvero invadente. Cosa voleva? Tanto lo sapevo, era solo un sogno che mi stavo costruendo nella mia testa.
-Non lo so. Davvero, non lo so.
Si avvicinò leggermente. Abbassai lo sguardo perché non riuscivo più a sorreggere il suo.
-Era tutto più semplice quando ero umana. - mormorai.
L'altra me mi prese le mani fra le sue.
-E adesso che sei un vampiro...pensi che sia tutto più difficile?
-No, non difficile. E' solo che tutto...tutto è più amplificato. Non posso più far finta di non capire, o provare a scappare...perchè sarebbe inutile.
-Ti ricordo che hai voluto tu far luce sul tuo passato.
-Tecnicamente, siamo state noi.
-Oh, Yuuki...vuoi dirmi che se tornassi indietro, non rifaresti tutto questo? Non lo rifaresti?
No, no, no no e ancora no.
-...Sì. Cioè, ecco...
-E allora sei una codarda.
La mia parte umana mi lasciò andare bruscamente le mani.
-Yuuki, Dio mio, la vita non è una cosa facile. E' difficile, e per le cose che ami devi lottare. Dimmi, se tutto fosse facile e indolore, mi dici che gusto ci sarebbe a vivere? Dai, dimmelo.
-...sto perdendo tutti quelli a cui volevo bene.
-Ti sei chiesta di chi è la colpa? E se fosse tua?
Certo che è mia, e mia per forza.
-Zero...Zero non ci odia, Yuuki. - sussurrò l'altra me, con voce estremamente dolce. -Odia i vampiri, certo, per cui odia quello che c'è in te, proprio come odia quello che c'è in lui. Ma non odia te.
-Mi manca.
-Lo so. Lo posso sentire.
-Ma...
-Ma cosa?
-Ora avrei bisogno di...lui. Come l'aria da respirare. Voglio vederlo...voglio vederlo.
-Dillo, il suo nome. Così sembra che tu abbia paura di lui.
-Ok, ok. Voglio vedere Kaname Kuran. Voglio vedere Kaname Kuran. Voglio vedere...
-E allora va', Yuuki. Va' e trovalo. Nessuno te lo impedisce.
Improvvisamente sentii uno strano formicolio alle spalle. Mi voltai e, con mio grande stupore, trovai un paio di meravigliose ali nere pronte a farmi spiccare il volo. Quasi non urlai.
-Oh mio Dio. Cosa...cosa sono? -chiesi.
-Vola, Yuuki.
-Che cosa?
-Yuuki, io ti voglio bene. Non ce l'ho con te perché mi hai cancellata. E' solo che...cerca solo non dimenticarmi, ok?
Ad un tratto, la Yuuki umana sparì. E io rimasi lì, impalata, con un paio di ali enormi e le lacrime che mi rigavano il viso.
Solo un pensiero, squarciava la mia mente. Mi aggrappai ad esso con tutta la forza che avevo e chiusi gli occhi.
Kaname
Kaname
Kaname...
Voglio vederti, ora.
Quando riaprii gli occhi, mi trovavo già molto lontana dall'accademia Cross e molto più vicina al cielo.
Sto volando.

.

.

.
Non ho molte cose da dire, se non che sospenderò la storia per un po'. Niente di grave, eh? Ho visto solo che vi siete un po' smarrite. Mi mancate tanto, perchè ognuna, a suo modo, con le sue parole mi faceva crescere. So che comunque tornerete, alcune di voi me lo hanno già detto. Vi ringrazio comunque, perchè so che qualcuna di voi non ha il tempo di fermarsi a scrivere cosa pensa, però legge lo stesso. 
Spero vivamente di sentirvi molto, molto presto!
Vostra,
Je <3

   
 
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