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Autore: _Superhuman_    04/09/2012    1 recensioni
Le cose non vanno mai come le vogliamo.
Verrai trascinato in questa storia realistica, come se il protagonista fossi tu, in un vortice di emozioni: gioia, amore, dolore, sofferenza, felicità e piacere.
Una storia priva di mezzi termini, tutto quello che volete leggere è qui.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Pronto?"
"Sono io.."
"Dimmi Chiara.."
"Cristian, lui......"
"Lui cosa?"
"Non è più qui"
"Che vuoi dire?"
"Il suo scooter è uscito di strada, ecco noi.. non..."
"Chiara, se è uno scherzo dei tuoi, giuro che ti..."
"Laura, lui è morto."

Quella sera andò più o meno così la conversazione con la sorella di Cristian.
Mi ricordo ancora la sua voce tremolante, si sentiva che cercava di essere forte nelle parole che diceva, ma dopo aver riatttaccato il telefono deve aver pianto molto, d'altronde come feci io.
Dopo quel momento tutto il mondo mi cadde addosso, non avevo più la forza di stare in piedi, non riuscivo a respirare bene e il mi battito cardiaco era sempre più veloce.
Perchè le cose non vanno mai come vogliamo? Perchè la vita dev'essere così dura con noi?
Noi ci amavo... ed è strano da dire, perchè dei ragazzi di sedici anni non sanno ancora il vero significato della parola amore, ma per noi era tutto diverso.
Mi ricordo quando ci incontrammo la prima volta, eravamo piccoli, avevamo circa dieci anni e ci vedevamo sempre al parchetto. Avevamo passato anche le medie insieme... e ci eravamo fidanzati.
Stavamo sempre insieme, lui per me era perfetto e penso che anche io lo fossi per lui
L'ultima volta che ci vedemmo... fu fantastico.
Ero a casa da sola e qualche ora prima di andare a prendere Riccardo mi aveva promesso che sarebbe passato prima da me a farmi un pò di compagnia.
E così fù. Rimanemmo abbracciati tutto il tempo a guardare la tv e a parlare del più e del meno, come di nostra abitudine. Amavamo parlare insieme, ci raccontavamo tutto, ci conoscevamo da molto tempo e ci fidavamo cecamente l'uno dell'atro.
Poi arrivarono i miei genitori, ma non ci importava. I miei genitori adoravano Cristian, dicevano che era un bravo ragazzo. A loro non infastidiva vederci sempre insieme, anzi, spesso erano loro a chiedermi di invitarlo per pranzare tutti insieme.
Iniziarono a chiacchierare e dopo qualche tempo arrivò l'ora di andare via... così lo accompagnai fuori al cancello e gli diedi un ultimo bacio appassionato, e fu davvero l'ultimo.
Eravamo stati così bene assieme che ci eravamo scordati di tutto, lui si era scordato pure la sciarpa sul divano, così la presi ed uscii di corsa per restituirgliela ma lo vidi partire... così ritornai in casa.
Mangiai velocemente e poi mi chiusi in camera ad ascoltare un pò di musica e ad abbracciare la sua sciarpa che profumava intensamente... Quanto lo amavo.
Poi la telefonata. Erano le 22:03 ed una piccola parte di me morì con lui.

E' passato quasi un mese da quando lui se n'è andato ed io non mi sento ancora del tutto bene.
Ho perso qualche chilo e mi viene spesso il raffreddore.
Ogni mattino entro in quella classe e mi sento morire.
Mi siedo al mio posto e fisso per tutto il tempo quel banco vuoto dove c'era lui...Ogni tanto mi sembra di rivederlo, che gioca con la penna e guarda fuori dalla finesta.. si gira qualche volta e mi sorride.
Poi tutto scompare di nuovo e sul banco ci sono solo dei fiori e qualche biglietto, lui non c'è più.

"...Ti manca?"
"Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo della mia vita"-una lacrima mi rigò il viso
"Non sai quanto mi dispiace piccola"-mi abbracciò Tina, la mia migliore amica.
"Tina, tu non puoi capire. Lui non c'è più. Non posso più abbracciarlo, baciarlo, parlargli. Quando piango vorrei poter correre da lui, e stringerlo e non lasciarlo più andare, ma lui è lontano, non tornerà più da me e questo mi distrugge. Ho bisogno di lui, ma lui se n'è andato e mi sento sola. Dov'è?! Dov'è!? Perchè Dio si è dovuto prendere proprio lui!-ero disperata.
"Hei, lui non è più qui... ma è qui,"-disse indicandomi il cuore.
"......... Ti voglio bene"-le sussurrai abbracciandola.
"Anch'io".

Ero sfinita, quelle cinque ore di scuola per me erano state davvero le peggiori, così arrivai a casa e mi chiusi in camera senza nemmeno mangiare e dormii.
Mi svegliai poco più tardi e scesi al piano inferiore per mangiare un panino... Dopo aver mangiato non sapevo cosa fare...allora ritornai in camera.
Mentre stavo seduta nella poltroncina vicino alla finestra mi guardai in giro e riconobbi la sua sciarpa in mezzo agli scaffali della mia libreria.
La fissai per qualche istante e poi mi alzai e la presi tra le mie mani... chiusi gli occhi per un istante e mi sembrò di andare indietro nel tempo con l'immaginazione e rivivere quella serata.
Riaprii gli occhi e guardai la sciarpa nuovamente... la avvicinai al naso e sentii ancora il profumo di Cristian... Era ancora così intenso, come se un mese non fossse mai passato, come se quella sciarpa se la fosse appena tolta di dosso.
Per non piangere rimisi subito la sciarpa al suo posto e la coprii con un pupazzo, non volevo ricordare ancora tutto quel dolore.
Mi riaccomodai nella poltrona e guardai fuori dalla finestra.
Mi accorsi che nella casa vicino alla mia una nuova famiglia stava traslocando... Almeno credo fosse una famiglia.
Osservando bene ne ebbi la conferma errata. Erano alcuni ragazzi che avranno avuto due o tre anni in più di me, forse erano quei neo maggiorenni ricconi che come regalo di compleanno si sono fatti comprare la casa.
Ben poco mi importava, ma rimasi comunque a guardare i mobili entrare in casa.
Vedei circa tre ragazzi, uno era moro con i ricci, uno era biondo e molto alto, uno aveva la cresta da bulletto ed aveva qualche chilo in più.
Mentre stavo lì a guardare fuori quello ricciolo si girò verso la mia finesta e si accorse che lo stavo guardando e si mise a guardarmi anche lui... così presa dall'imbarazzo mi alzai subito e tirai le tende.
Da una piccola piega della tenda riuscii a vedere che sorrise e andò a parlare con i suoi amici.
Mi sentii davverocosì tanto in imbarazzo che abbassai anche la persiana, mi distesi nel letto e ridacchiai.
Non ci potevo ancora credere. Stavo ridacchiando. Quel ragazzo di cui non sapevo niente, nemmeno il nome, mi aveva fatto ridacchiare dopo tutto quel tempo in cui sono stata triste.
Dovevo sapere qualcosa su di lui, o almeno ringraziarlo perchè per la prima volta mi sono sentita un briciolo di felicità scorrere nelle vene. 

[Continua]
  
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