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Autore: Stateless    04/09/2012    2 recensioni
Forse Draco Malfoy aveva deciso di abbandonare per una volta il suo falso orgoglio, e Hermione Granger, più convinta che mai, tutti quei pesi che le gravavano sulle spalle insistentemente.
Ogni giorno la candela bruciava e il tempo trascorreva nella Stanza buia di una Principessa già morta alla luce del sole.
[...]Era stato un sogno o solamente l'immagine di loro due insieme? Poteva vedere chiaro come il cristallo che la loro inevitabile fine era vicina, e non sarebbe stato un Oblivion a fargli dimenticare tutto per davvero.
La verità allo specchio, la mano nella mano, l'armadio buio, gli scheletri del presente, il crepuscolo: la luce sembrava più lontana, e il confine sembrava non esistere più.
In bilico sul filo dell'esibizionista, Hermione Granger preferiva crogiolarsi nella sua reputazione: lo scudo dei pettegolezzi e la buona giustificazione di una cattiva condotta[...]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo, Da VII libro alternativo
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Aveva sperato con ogni centimetro del suo corpo, ma quando il ghiaccio si era fatto troppo scivoloso le ali di un angelo nero erano spuntate, e rivoli di acqua nera le erano scivolati sulle labbra. 
Si era aperta una voragine e le sue grida si erano disperse nell'aria, inascoltate e vuote. Inutili? 
(Come se qualcuno la stesse guardando senza fare niente da dietro un vetro troppo lontano, poggiando la mano sulla superficie liscia e lasciando le impronte delle sue mani). 
Il ghiaccio sotto i suoi piedi aveva ceduto, e un profumo intenso di sangue e di metallo era scoppiato nelle sue narici. 
"Non lasciarmi andare!" 
Ecco cosa significava cercare di scappare dalla realtà e abbandonarsi ai sogni, sempre se quelli potevano essere giustamente definiti così. 
Poi il braccio del suo salvatore era più che evidente e lei non fece altro che cercare di prendere la sua mano. 
La stessa consistenza di un fantasma e la bellezza stessa di un cristallo, ecco com'era: troppo bello per pensare di poterla salvare. 
Com'era arrivato, così era sparito oltre una montagna di visioni sbiadite sovrapposte tra loro, e le era parso per un secondo di non riuscire a vedere più niente. 
E tutto era più evidente.
Un incubo, era stato uno dei soliti incubi.


 

Gone with the sin





I adore the despair in your eyes 
I worship your lips once red as wine 
I crave for your scent sending shivers down my spine 
I just love the way you're running out of life
(HIM, Gone with the sin) 

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Irrimediabilmente, lui aveva lasciato cadere la bacchetta ai suoi piedi con una lentezza esasperante. Il coprifuoco era vicino, e gli ultimi riverberi di sole stavano tracciando delle placide ombre ai suoi piedi. Era la fiamma di una candela che oscilla lentamente, cercando invano di non spegnersi, proiettando immagini mostruose sul soffitto, sulle pareti e sulla sua pelle pallida. Aspettare ancora non era un buon motivo, e il buio era un ottimo pretesto per respirare la sua stessa aria senza essere visto. Sapeva di quello che aveva sempre desiderato, e per un momento, pensò di aver perso l'uso delle gambe e dei piedi. Nastri di luce fioca si stavano lentamente infiltrando nelle pieghe del suo mantello e tutto sembrava più chiaro all'ombra della verità.
Tutto era più chiaro tra quelle pareti fredde. 
Il freddo era il caldo, la certezza era la delusione, la felicità era la tristezza. 
Nulla era più evidente e il chiarore della sua pelle ne era la torbida conferma.
Forse la terra sotto i suoi piedi stava cedendo e il rumore della bacchetta che tintinnava contro il pavimento non era altro che un suono lontano, al riparo dal suo sguardo fermo e dal pezzo di legno ancora impugnato con forza tra le dita. 
Mani sottili e gocce di sudore che lo rendevano così liscio e sfuggente da far trasparire la paura in ogni parte del suo corpo.
Tremava di rabbia, di frustrazione, e Draco Malfoy non poté evitare di chiedersi se fosse per Weasley e la Brown o perché l'avesse scoperta sola, con i capelli arruffati, le labbra quasi del color del vino e gli occhi arrossati e gonfi. Tutto era perfetto: la sua divisa stropicciata, la borsa di pelle che trascinava ogni giorno per i corridoi stracolma di tomi e piume, le cinghie allentate e il cuore che martellava per l'ira e qualcos'altro che lui non osava nemmeno accettare.
Era troppo difficile.
Amava il modo in cui stava cadendo e amava il modo in cui i bagliori della debole luce del corridoio illuminavano la sua pelle bianca. 
Era troppo vestita.  
Ammirava i polsi scoperti, dove la pelle vulnerabile lasciava scoperta una vena azzurrina che pulsava velocemente, insieme al petto che si gonfiava e si abbassava ritmicamente. 
Poteva fuggire e non lo stava facendo, poteva schiantarlo e non l'aveva fatto. 
Era semplicemente in trappola: la realtà era troppo lontana e per raggiungerla avrebbe dovuto superarlo. Come se poi, riuscire a ritornare nel suo spazio di vita avrebbe potuto colmare quello che aveva cercato di reprimere ogni volta e contro ogni suo volontà.
La ripugnanza e l'indecenza. 
Lei non riusciva a crederci, lui non riusciva a capacitarsi. Era troppo per lui, e i suoi soli pensieri non erano in grado di giungere a chi, senza ombra di dubbio, li avrebbe accolti dimenticando tutto quello che c'era stato prima. Era così gentile e affabile, che le capriole dei suoi sentimenti non erano nulla in confronto alla sua bellezza d'animo. 
Lui non meritava tutto ciò, ma nemmeno lei era perfetta come sembrava.
 Il meccanismo preciso dei suoi passi era come il gioco dell'illusionista, come la scappatoia di chi vorrebbe solo affondare e cadere in un sonno profondo, su lenzuola scarlatte macchiate dai propri errori e fallimenti. 
Lei era il suo peccato.
Perché solo pensare alle sue labbra e alla sua voce, non era abbastanza per poter credere di aver sbagliato e di essere finalmente caduto. Perché quel peccato avrebbe di nuovo scombussolato tutta la sua vita, e quelle mani gentili e lisce lo avrebbero lentamente portato sull'orlo del baratro.
I passi erano attutiti dal pavimento e il suo respiro, così tranquillo e regolato, stava cercando di rendere tutto più semplice e come l'aveva sempre immaginato nei suoi sogni, quando il risveglio era ancora più estenuante del momento stesso e la consapevolezza di essere tornato al suo vero scopo era più che struggente. 
Il pensiero di non averla per sé per sempre o per quegli attimi infiniti in cui il lamento della sua anima o il dolore per il suo braccio erano alleviati dalle sue carezze timide.
Gli occhi della Grifondoro erano persi nel nulla, e quella bacchetta impugnata non era altro che il sentore della sconfitta e il passaporto per l'inferno e il paradiso, o una semplice verticale in un cimitero buio, provando a giocare con il fuoco e sussurrando riti segreti. I loro. 
Tra mille rose avvelenate e spine pungenti diramate attorno a un cuore che batte e sanguina, le lancette dell'orologio a pendolo si spostavano, e lei desiderava ardentemente di poterle portare sempre indietro o di poter fermare il tempo una volta per tutte. 
Era come volteggiare silenziosamente ed essere avvolti solo dal buio e da un po' di luce solo per guardarsi negli occhi.
Per quanto si stesse sforzando di immaginarla tra le sue braccia, nulla stava compromettendo quell'instante che ai suoi occhi pareva infinito. Strano che lui riuscisse a percepire la sua presenza, e lei ignorasse così facilmente tutto quello che accadeva nella terra sotto i suoi piedi e nell'aria sulla sua testa.
Eppure lei era sempre brava a notare tutto.  
Gli era quasi impossibile immaginare - o almeno trovare - la parte migliore di se stessoquella che non aveva faticato a trovare nel momento in cui si era innamorato per la prima volta. 
Perché c'era da sempre, solo che a nasconderla c'era qualcosa di più grande e struggente della vita stessa.
Ma lui avrebbe aspettato il tempo necessario, con o senza di lei.
Anche disteso sulle spine e sulla fiamma che bruciava lentamente.
 
Sleight of hand and twist of fate
On bed of nails she makes me wait
And I wait without you
With or without you
(U2, With or without you)

§


 
Il Principe della storia di Narcissa Malfoy stava lentamente morendo sul marmo bianco di un castello, e la principessa - bella come gemme incastonate nei suoi occhi e un sorriso triste - giaceva in una stanza, da sola, e riposava tranquilla in un letto a baldacchino. 
Se il Principe si stava dissanguando, la Principessa avrebbe preferito che le estraessero il cuore e che lo rinchiudessero in un'ampolla piena di veleno, senza donarglielo più. 
Se il Principe fosse morto, lei non avrebbe avuto più bisogno di un cuore che batte.
Coperte bianche e morbide, profumi esotici, mele rosse e avvelenate, leggende, libri, solo libri. Solo quando la Principessa si fosse risvegliata dal suo sonno profondo, e i rampicanti che formavano delle leggere trame sul suo letto fossero appassiti, allora il Principe sisarebbe risvegliato esangue, ritornato dal mondo dei morti, solo per poter condividere una notte con un corpo di carne e di sangue, un corpo vivo. Aveva aspettato anni per attraversare la linea della vita, riposando in una bara piena di ricordi e fiori appassiti, lasciando ammirare tutta la sua bellezza giovanile. Ma poteva essere tanto appagante condividere la vita con un corpo freddo, con l'illusione del sogno, con lo straziante rimorso della pelle calda, che con la costante presenza di un umano?
Ed ecco che Narcissa gli spiegava cosa fossero i sogni e i rimorsi: qualcosa di astratto e ingannevole, di invisibile e triste. 
Come se poi i ricordi - a volte - non sembrassero solo illusioni del passato e non fossero perennemente presenti nella vita di una persona. E la Granger era il suo ricordo e il suo rimorso, il suo peccato e il corpo vivo con cui condividere la tristezza anche solo attraverso uno sguardo.
Era fin troppo stufo di quella farsa e stufo di doversi ricordare sempre di tutto.
- Lumos - 
Il sussurro gli era risalito sulla spina dorsale e l'aveva fatto tremare. Stranamente si sentiva accaldato e l'ansia di quel momento, della scoperta, degli occhi e delle palpitazioni gli stavano facendo perdere il controllo. Sapeva di muoversi in quel corridoio, ma non riusciva a capire perché non riuscisse ad avvicinarsi a lei, a toccarla... a baciarla
Anche lei era scossa da un fremito, ed era tutto così reale da chiedersi se fosse vero. Aveva pianto, e le sue labbra erano più morbide, gli occhi più lucenti, il castano delle iridi spento, il sorriso malinconico, la bocca socchiusa.
(Schegge che trafiggono un cuore che batte, ecco cosa provava.)

- Da quanto tempo mi segui, Malfoy ?-
Aveva mosso un altro passo e ora riusciva a fronteggiarla. 
Spifferi freddi e voci sommesse, il coprifuoco, le regole, i peccati.
- Potrei farti la stessa domanda, Granger - 
Tanto che le sue labbra, il suo petto e le sue mani erano scosse, dovette spingerla verso il muro per riuscire a baciarla, e prima che le sue labbra riuscissero a posarsi sulle sue, si rese conto di aver preso in mano la sua bacchetta. Non le avrebbe cancellato la memoria - anche se quel pensiero non l'aveva minimamente sfiorato- semplicemente, quello sarebbe stato il loro peccato e il loro segreto. Perché non essere consapevoli di condividere la pelle con la sua e di riuscirle a spostare i capelli bagnati dalla nuca, accarezzandole il collo e sorridendole sulle labbra? Perché doveva restare sempre alla luce del suo cuore ma mai al buio delle sue labbra? 
Voleva vederla ma non ci riusciva: ed era così vicina. 

Perché quello non era un peccato e lei, dannata pelle candida e Insaziabile Saccente Grifondoro, non era altro che la purezza macchiata da lui e i suoi errori, la perfezione di un attimo. 
Così palese ed evidente, così patetico: allora perché lei non poteva essere consapevole di ciò che stava facendo e doveva essere lui - per forza - a doverla macchiare? Troppo poco per rovinare un cuore che solo poco tempo prima era secco e arido, come la sua anima, e in quel momento batteva freneticamente. Poteva essere solo uno spiacevole ricordo sulla pelle, ma lei era la sua seconda pelle, lei era sotto la sua pelle. 
Lei era il motivo per cui non era caduto al suolo con quel Marchio. 
Era il motivo per cui tra mille bacchette puntate e innumerevoli anime dannate e vite corrotte lui continuava a brillare nel suo cielo e nei suoi pensieri.

E forse quello Piton non l'avrebbe mai visto. 
Era stato un sogno o solamente l'immagine di loro due insieme? Poteva vedere chiaro come il cristallo che la loro inevitabile fine era vicina, e non sarebbe stato un Oblivion a fargli dimenticare tutto per davvero. 
La verità allo specchio, la mano nella mano, l'armadio buio, gli scheletri del presente, il crepuscolo: la luce sembrava più lontana, e il confine sembrava non esistere più.
In bilico su un filo teso, Hermione Granger preferiva crogiolarsi nella sua reputazione: lo scudo dei pettegolezzi e la buona giustificazione di una cattiva condotta. 
Lei era la credibilità di un sogno.

 §


 
 
Così fa il destino: potrebbe filar via invisibile e invece brucia dietro di sé, 
qua e là, alcuni istanti, fra i mille di una vita.  
Nella notte del ricordo, ardono quelli,
disegnando la via di fuga della sorte. 
Fuochi solitari, buoni per darsi una ragione, una qualsiasi.
(Alessandro Baricco)


Come era già accaduto, la pioggia autunnale stava portando via tutto quello che incontrava e aveva allagato ogni tentativo di benessere. Avrebbe voluto placare la sua ira affondando la testa anche in pochi centimetri di acqua ghiacciata, ma quello le ricordava troppo i cartoni Babbani e la sua infanzia. E poi le foglie roteavano in rivoli di polvere e sparivano in gruppi oltre coltri fitte di nebbia bianca e grigia; non era solo il ritorno del Signore Oscuro che incuteva timore, ma era la stessa ambientazione a far ridere Hermione Granger, sempre più convinta di trovarsi in un teatrino dell'orrore. 
Ben lungi dal condividere questo pensiero con Harry Potter, rise bellamente a sua insaputa e  abbozzando una traduzione di Antiche Rune.
 Non era la prima volta che teneva qualcosa per sé, e non sarebbe stata nemmeno l'ultima, in quel Maledetto Autunno di sangue che non sembrava aver fine. 

Draco Malfoy aveva assunto una strana espressione concitata, e mentre si dondolava sulla poltrona della Sala Comune dei Serpeverde, non poté fare a meno di pensare che quell'anno era stato uno dei più freddi a Hogwarts e che probabilmente coincideva, in termini parecchio eufemistici, alla solita fortuna che gli studenti avevano in quel periodo. 
Il freddo pungente e una densa parete di nebbia grigia e bianca avvolgevano il Castello e tutto faceva presagire alla neve, una neve abbondante, che si era vista arrivare solamente nel periodo Natalizio. 
Draco Malfoy odiava il Natale. 
Non c'era festività più odiosa che quella, in cui tutti si promettevano pace e bene, sorrisi e strette di mano, parole ipocrite e regali, la vera essenza di - quasi - ogni persona. Nonostante avesse sempre avuto tutto ciò che chiedeva e anche che non desiderava, il Natale restava freddo e distaccato dal suo animo, che di esclusivo non aveva niente, semplicemente, lo respingeva a priori. 

 Se non fosse stato per le comunicazioni azzerate e la posta che - per la felicità di Ron Weasley - non arrivava più da circa una settimana, tutti avrebbero preferito che la sera non arrivasse mai. Pigramente, Draco si chiese se avessero davvero paura di dormire o sperassero che tutto quello potesse rallentare la loro incondizionata e felice vita da studenti. Ci mancò poco che la Burrobirra inclinata pericolosamente tra le sue mani cadesse con un  tonfo e dimostrasse a tutti che finalmente c'era un motivo in più per scannare Draco Malfoy, e uno di questi era l'aver quasi macchiato il vestito preferito di Blaise Zabini.
- La mela non cade mai troppo lontano dall'albero - aveva affermato allarmato e al contempo divertito l'amico, spostandosi bruscamente dal divanetto. Un ghigno divertito si aprì sul suo viso e gli permise, anche se per pochi secondi, di accettare la possibilità di dimenticare. Era stato bello - pensava serio - accantonare in un angolo quello che lo tormentava, e l'errore - così palesemente vivo -  aveva azzerato tutto quello che lo aveva reso felice anche per poco.
Quando decise di rispondere nel modo più intelligente pensò che se - per caso - avesse avuto un figlio, sarebbe diventato pazzo con il passare degli anni, proprio come lo stava diventando lui. 
Lei era questo? 
Era una bugia vuota di scuse e piena di bellissimi istanti? Mentirsi sarebbe stato come cedere lentamente al destino e accettare con riluttanza quello che li circondava. 

 Quanti sbagli azzerati da lei in pochi minuti? Ma quanti errori irreparabili e, tanto per ironia, incancellabili dalla pelle? Uno solo.
- Illuminante come sempre - rispose puntellando entrambi i gomiti sulla poltrona e roteando gli occhi all'insù. Scocciato, annoiato, preoccupato.
- E' tutto quello che sai dirmi? - la risatina bassa di Blaise fu così carica di ilarità che Draco non riuscì a nascondere un sorriso - seppur debole -  sulle labbra. 
- Voglio dire, so quanto possa essere affascinante la tua tattica per spillarmi una sigaretta, e per inciso, sappi che preferirei che mi tagliassero la testa piuttosto che regalartene un' altra, ma di grazia, hai deciso? -  continuava invadente, e allo stesso tempo premuroso il ragazzo.
Era risuonata fin troppo bene la domanda,  e per la prima volta, non poté far finta di non aver sentito. 
Trasparente come il cristallo e tagliente come la lama della spada affilata dal cavaliere prima di una battaglia. La tattica dello stratega preparata a tavolino e l'esperienza del generale sul campo, in guerra. Blaise era più di un amico. Erano cresciuti insieme, ed era inevitabile che lui non si preoccupasse come solo lui avrebbe potuto fare: con l'eleganza dell'entrare lentamente in punta di piedi nella sua mente, giocando con le parole e sfoderando il suo immancabile sarcasmo. 
Blaise era così pacato, così sicuro, ma era un simulatore nato, e gli unici suo rammarichi sarebbero stati perdere il suo capo più prezioso - ne aveva molti -  e innamorarsi di una ragazza che probabilmente gli avrebbe fatto perdere il senno.

Gli avrebbero rovinato la vita, diceva continuamente tagliuzzando la sua fetta di bacon affumicato e sorseggiando Succo di Zucca. Quello era uno dei motivi per cui tutte le ragazze credevano di morire ogni volta che lui inscenava un'entrata teatrale e ammiccava loro con un'occhiata sentimentale. 
- A mostrare l'altra faccia della moneta? O mi stai chiedendo se prenderò il posto del mio caro padre che ora sta riposando in una cella fredda di Azkaban? Beh, - sussurrò maestosamente Draco - credo che ormai sia troppo tardi, non credi? - 
Touché: tale padre, tale figlio - 
Blaise Zabini stava aggiustando la cravatta della sua divisa e ammirava con devozione il riflesso dei suo occhi attraverso un piatto d'argento e un cucchiaino volto sull'altro verso. 
Cedevole come stoffa incrinata, Draco Malfoy era fragile, e per carità, era lungi dall'essere uguale al padre, dal quale aveva preso gli stessi tratti e le stesse movenze e anche lo stesso secondo nome e cognome, ma meglio il secondo, ammetteva Pansy Parkinson. 
- Sei... irrecuperabile - aveva sussurrato contrariato Draco, ammiccando con interesse l'amico e la sua ostentata e ben riuscita sicurezza anche quando gli tremavano le mani. 
- In questo momento - e si era girato, guardandolo spaesato - lo sei più tu che io. E ti prego, quell'aria spensierata non ti si addice. Guarda, ti offrirei una sigaretta alla menta, ma non posso, altrimenti mi stropiccerei il vestito per prenderla. - 
- Se poco fa hai ammesso di preferire la ghigliottina! - aveva affermato Draco alzandosi dal divanetto, poggiando la bottiglia di Burrobirra sulla mensola del camino.
- E' per una buona causa ed io combatto per le buone cause - 
- Fammi pensare - aveva annunciato Draco Malfoy, puntellandosi il mento e guardandolo attentamente - come quella di preservare un tessuto di prima qualità per gli smoking gessati, o intendi quando ti sei offerto di dare lezioni di balletto alle studentesse Grifondoro, che ti hanno allegramente spedito dalla McGranitt ? - 
- In entrambi i casi non ho avuto fortuna, e comunque, sei bravo a cambiare argomento quando sai perfettamente di cosa sto parlando. Mi hai voluto tenere all’oscuro di tutto...quando sai che avrei potuto aiutarti in qualche modo -  Pungente, la verità, ma contemporaneamente così illogica con la realtà e i fatti, da risultare assurda a chi aveva sempre cercato di non sentirla. 
- Vediamo: e in che modo? Nessuno può aiutarmi, Blaise! - 
Il suo sguardo si era finalmente posato sugli occhi di Blaise, che cercavano una risposta adatta, o perlomeno veramente sincera, alle parole dell'amico. Sapeva com'era fatto, e non c'era nulla di più triste nel capire che, non solo era dimagrito e il suo corpo reagiva al dolore che il Marchio gli procurava la notte, ma gli occhi incavati e le borse sotto gli occhi, non erano altro che il frutto d’incubi e di paure. E lui non lasciava che lo aiutasse e che si avvicinasse a lui, e non condivideva nemmeno che ci fosse un'altra ad aiutarlo, mentre lui lo conosceva da sempre. Doveva accettarlo, ormai, che vederlo parlare la notte e offrirgli aiuto e calmarlo con le sue parole non era più efficace, e anche per lui, nascondersi dietro a quella perfetta maschera e cercarne sempre un'altra per ogni occasione non era altro che un peccato di vanità. 
Chiedergli una nuova maschera non era più abbastanza per sopportare quel peso.

- Semplicemente, puoi ancora tirarti indietro - strava affermando con fierezza - riusciremo in qualche modo a sviare la situazione e a far cambiare idea ai tuoi familiari - 
- Credo che ora sia troppo tardi - 
- Puoi sempre chiedere aiuto, Draco - sussurrò Blaise in modo impercettibile. 
- A chi? - Draco roteava incessantemente gli occhi verso il soffitto, e quella parola gli scaldò per poco tempo la gola e le guance, al solo pensiero che c'era - forse - qualcuno disposto a prendersi cura di lui.
- A Silente - 
- Non scherzare. Mia madre darebbe di matto e mio padre preferirebbe uccidermi, piuttosto - 
Siamo così giovani... non hai nemmeno diciassette anni. Non preferisci una Burrobirra e una sbronza piuttosto che uscire ogni notte per fare chissà cosa ? -
- Tu non capisci, voi tutti non capite: lui mi ha scelto -
- Scelto? - annunciò sprezzante Blaise - Non far finta di non aver paura e di desiderare ardentemente tutto questo, perché - un giorno - potrebbe portarti a salire davvero sul tronco di quell'albero di mele, e non ci sarò certo io al tuo fianco per vederti morire - 
- Il tuo umorismo non è ben accetto ora come ora - proferì Draco irritato - e tanto per dare aria alla mia bocca, io non lo desidero affatto e non l'ho mai desiderato, ma ormai è tutto compiuto e totalmente irrecuperabile, e non che mi dispiaccia...ci sono abituato - 
- Non tutto - annunciò con disinvoltura Blaise e con un tono pastoso e dolce come lo zucchero -non tutto. Che mi dici di lei? - 
- Irritante. Blaise Zabini, sei irritante, impiccione e un nullafacente - 
- Come hai potuto non dirmelo? Pensavi che forse non me ne sarei accorto? Al solo rumore dei suoi passi e al suono della sua voce iniziano a tremarti le mani, e, se sei in compagnia, i tuoi occhi sono attraversati da uno strano lampo... vediamo...- fece finta di pensare, muovendo le labbra in un sorriso sensuale che colse Pansy Parkinson, allegramente a civettare nell'altro lato della Sala - Attrazione? Desiderio? Forse amore? - disse lanciandogli uno sguardo sentimentale.
- Mi ha sempre attratto la tua capacità di cambiare argomento da una Burrobirra all'altra, ma credimi, sei l'unico con cui non potrei parlare di amore, perché preferirei abbracciare Tiger piuttosto che vederti crogiolare nei tuo falsi consigli moralisti e i tuoi tentativi di farmi credere che non t’innamorerai mai: è impossibile. - 
- Draco Malfoy, sei un ipocrita e un grazioso mentitore dei miei stivali - accennò Blaise Zabini con un sorriso affettuoso, versandosi un bicchiere di Succo di Zucca e bloccandosi, all'improvviso pensieroso. 
- Tu la ami, non è così? - 
La freccia scoccata dall'arciere che colpisce in pieno il petto del nemico.
Draco aveva cercato di farfugliare una risposta e di comporre un discorso incastrando i suoi pezzi, ma non poté che arrendersi all'evidenza della sua affermazione. L'unica cosa che seppe fare fu guardare i suoi piedi e raccogliere i pezzi della loro promessa infranta, del loro giuramento. 
Erano piccoli, ma chi, se non loro, avrebbe potuto ricordarla per tutti quegli anni? Chi, se non Blaise, avrebbe potuto prenderla così sul serio da conoscerlo così bene e sapere, con ogni parte del suo corpo, che Draco Malfoy l'avrebbe infranta, mentre lui sarebbe stato a guardarlo, impassibile e impotente? La verità era che lui la amava, e che, nonostante tutto, non era un bel momento, perché, a volte, l'amore non basta quando la vita si fa dura. 
 Chi era lui da non permettergli di amarla? Chi era lui davvero? 

Stava farfugliando e non andava bene. Aveva alzato lo sguardo lentamente, e aveva scorto Draco a guardarlo con interesse, forse con troppo interesse. La volgarità con cui stava per rispondere fu irrimediabilmente sostituita da un'espressione più eufemistica, prontamente afferrata dall'ultimo neurone del suo cervello ancora attivo.
- Questo è un bel problema - annunciò sottolineando la b con tanta enfasi che Draco Malfoy lo trucidò con lo sguardo. 

§

 
Quando il Principe si era finalmente risvegliato dal suo sonno perpetuo - esangue, pallido, ma di una bellezza straziante, più affascinante di come lo fosse in vita, con mani regali e bianche, degli occhi così verdi da poter essere paragonati a gemme preziose - aveva scalato la montagna, la collina, la parete di roccia che lo separava dalla Principessa e dal suo amore. Quando il richiamo della vita passata si era fatto incessante e invadente, aveva raggiunto la Sala della Principessa, trovando solo una montagna di libri e fiori completamente appassiti su un letto di sangue, rosso e  fresco, come fossero passati solo pochi minuti. A nulla erano valse le sue grida, che si erano già mischiate alle lacrime versate dalla Principessa tempo prima; e quel sangue, così vivo e mostruosamente color porpora, sarebbe rimasto sempre su quel letto per punire la Principessa. L'illusione e la speranza di aspettarlo, sfidando la morte dei secoli e le convenzioni del tempo, i suoi famigliari, i suoi amici, il suo amore. Gli aveva promesso che l'avrebbe amato fino alla fine dei tempi, ma lui era intrappolato sulla terra, e lei non era altro che l'umana che aveva lasciato andare e per cui si era risvegliato cent'anni dopo, quando già la maledizione era insita nelle vene in cui non scorreva più sangue. 
Il cuore che non batteva più.
Il cuore di lei in un'ampolla trasparente. 
Nati per non incontrarsi mai.
Nati per morire.
Eppure lui era morto due volte, e per due volte il cuore aveva cessato di battere, ma lui continuava a sentirlo nella sua testa, proprio come la voce della Principessa.

 
Lost but now I am found
I can see but once I was blind
I was so confused as a little child
Tried to take what I could get
Scared that I couldn’t find
All the answers, honey.
(Born to die, Lana del Rey)
 
Dopo un anno, per una volta, i consigli di Blaise si erano rivelati utili. Nonostante Draco Malfoy avesse concluso troppo e poco negli ultimi mesi del sesto anno, non avrebbe potuto mai abbandonare quello che aveva lasciato a Hogwarts.  
Uno squarcio nel cielo.
Traditore per una parte degli alunni, eroe indomito per i Serpeverde: era come se Malfoy avesse volontariamente aperto le porte di Hogwarts per distruggere tutti i veri affetti che possedeva, benché avesse un'alternativa, che aveva deciso di rifiutare quasi con riluttanza: un aiuto.
Silente era morto ed era tutta colpa sua. 
Era come il ritmo di una canzone che cresceva nelle sue viscere, come l'ansia che gli attanagliava lo stomaco, come un pugno nell'occhio: era lui il vero responsabile. O non era così?

C'era qualcosa di spiacevole nel non riuscire ad accettare quello che provava, e, come sempre, non avrebbe fatto la cosa giusta. 
Ma c'era qualcosa di spiacevole anche nel vergognarsi della propria famiglia e di ripugnarne quasi tutti i componenti. 
Lucius Malfoy, che aveva mandato il figlio al macello, l'aveva fatto macchiare, aveva pagato la moneta del Lord Oscuro quasi con la morte del suo unico figlio e aveva fatto finta di niente. 
Un codardo.
Narcissa Malfoy, stranamente tagliata fuori, stranamente mamma. L'unica su cui, forse, avrebbe potuto contare, perché ne era sicuro: dopo la Battaglia Finale - perché sottolineare l'ovvietà diventava inutile - il padre sarebbe scappato prima del Signore Oscuro.
La realtà era a casa sua, davanti ad un fardello più grande di lui e una responsabilità alla sua portata. 

La cosa giusta, come ripeteva Bellatrix Black con voce acuta e stridula, era quella di Crucciare la Mezzosangue. Aveva cacciato il pugnale e aveva ammesso - ammiccando alla vista di Draco con un sorriso perfido - di volerlo macchiare con il suo sangue sporco. 
Avrebbe voluto portarla via da lì. 
Quando Potter, Weasley e la Granger avevano varcato la soglia di quella Sala, lui aveva pregato di svanire nel nulla e di non dover sopportare uno spettacolo simile: lui non ce l'avrebbe fatta da solo. Mai.
Quella non era la cosa giusta, ma lui, per una volta, avrebbe voluto fare la cosa giusta, e non quella che dettava l'animo perverso della zia.
Non cercava riscatto, quello non era riscatto, non era vendetta: voleva essere migliore.
E con lei si sentiva migliore.

 Draco aveva pregato che i suoi piedi, le sue gambe, non lo abbandonassero proprio in quel momento, nello stesso modo in cui stava accadendo la prima notte in cui si erano incontrati. Le urla della Granger gli stavano lacerando le ossa e stavano riducendo il suo cuore in mille brandelli di carne. Sembrava che lo guardasse come non lo aveva mai guardato, e le lacrime che silenziose le accarezzarono il viso, lo fecero vergognare a tal punto che la terra sotto i suoi piedi - che aveva amato e amava - lo stava respingendo.
Non era degno di vederla cedere, di vederla morire. Lui doveva fare qualcosa, subito. 
Tastò frugò nella tasca della giacca, ma non vi trovò la bacchetta. Allora, contro ogni convenzione, sfilò la bacchetta dalla mano della madre che si girò brusca, più sorpresa che contrariata. Lei cercò di spingerlo, di strattonarlo silenziosamente, ma lui la spinse bruscamente di lato. 
Lucius Malfoy era assorto in tutt'altro e non si rese minimamente conto di quello che il figlio stava eroicamente facendo. Probabilmente, se l'avesse visto, non avrebbe esitato a schiantarlo.
- Stupeficium ! - La zia volò per qualche metro e atterrò con un tonfo su un mobile di legno.
Corse con il cuore in gola e atterrò sulla Granger, prendendola in braccio e smaterializzandosi immediatamente.
 Si erano materializzati in un paesaggio familiare, innevato, pieno di alberi e fiumiciattoli ghiacciati, c'era odore di erba fresca, di muschio e di funghi. 
Il rumore dell'acqua che scorreva e le foglie che svolazzavano a pochi centimetri dal suolo gli fecero riprendere la cognizione del tempo. 
Sdraiata su un letto di foglie, ed era lì tutta per lui. 
Lui era lì per aiutarla. 

Non lasciarmi mai andare - aveva sussurrato al suo orecchio, accarezzandole i capelli e baciandole la fronte, come desiderava da un anno a quella parte. 
E prima che si abbandonasse agli incantesimi di protezione, Hermione Granger aveva capito che finché fossero stati insieme, c'era ancora un po' di speranza e un fuoco che ancora bruciava per loro. 
Che quella non era né la fine di tutto né l'inizio di una nuova vita, lo aveva compreso dallo squarcio nero che si era lentamente aperto nel cielo nuvoloso. 
Poi la pioggia aveva solo iniziato a scendere sul suo viso già bagnato dalle lacrime

I can't eat, can't sleep 
Still I hunger for you when you look at me 
That face, those eyes 
All the sinful pleasures deep inside


(Elton John, Original Sin)


Fine
§

 

 

Ora il mondo è perfetto (ossia, come miracolosamente ho pubblicato postuma):

 

Quando ho iniziato questa One Shot, non sapevo se l'avrei finita, e non sapevo nemmeno come mi fosse venuta l'ispirazione - appunto -  per scriverla. Ho abusato del corsivo, ne sono consapevole: ma io adoro il corsivo e il suo effetto.

 Probabilmente, la storia vi sarà risultata noiosa e credete che le note d'autore siano più divertenti: non avete poi così tanto torto. A volte mi chiedo perché le mie storie, mano a mano, stiano acquisendo risvolti drammatici e tristi e da pazzi. In ogni caso, se ci fosse scappato il morto, non l'avrei pubblicata per amor proprio. Non è tanto una questione personale, semplicemente avrei pianto anch'io, e nella situazione in cui mi trovo, sarebbe la ciliegina sulla torta.

E ora i ringraziamenti, perché non mi va di inserirli alla fine:

Grazie a Meissa, che ha gentilmente accettato di leggere la One Shot in anteprima e di sopportare i miei tentativi di raccontargliela  ancora prima di aprire la mail. Grazie anche per i suoi consigli ;  grazie anche a voi che avete letto (perché se state leggendo qui non credo che abbiate cercato solo le note d'autore, no?), perché è la soddifazione più bella. (ma, ripeto, non vi do' torto). 
Grazie anche a Marti, mia fedele aiutante nelle ardue imprese: grazie di tutto e grazie della lettura in anteprima. 

Ho abbandonato la sezione 'Dramione' da moltissimi mesi, semplicemente perché non mi sono mai ritenuta all'altezza di poter scrivere una storia su di loro, e perché sarei finita in una pozza di fango senza saper cosa fare. 

Per amore dell'IC (OOC and company) :  giuro, io amo l'IC, io scrivo sui personaggi minori, amo Rita Skeeter, e usare l'OOC con loro, sarebbe come ucciderli, sopprimerli, strappare le pagine dei miei libri di Harry Potter. Purtroppo (e dico così perché so che lo leggerò), questa OS ha sfumature OOC, ma suppongo solo da parte di Draco Malfoy, cosa che spiegherò nelle precisazioni e nelle fonti. Io sono sicura che in una Dramione sia molto difficile mantenere l'IC del personaggio, e a quel punto, sarebbe meglio non farli incontrare e lasciarli ai loro insulti. Tanto per inciso e per puro orgoglio di fanwriter: qui non si è parlato né di un Draco palestrato e dolcissimo, né di occhi color ciocolato fuso e boccoli caramellosi. Diciamo che quello è solo un cliché abusato, tanto, troppo. Non credo che l'OOC, se sfruttato in modo ottimale e coerente, possa dar fastidio in qualche modo. 

Questa storia è in cantiere da molto tempo, e di fonti ne troverete anche troppe. (le elenco tutte qui sotto) 

In questo momento, vorrei solo sparire e lasciare un testamento. Tanto mi porterò i libri di Harry Potter nella bara, quando morirò. 

 

  • Parlando di cose serie, noterete che all'interno della storia, ho letteralmente infilato un racconto di un Principe e di una Principessa: bè, l'ho inventato proprio io, e tratta di un amore tormentato, un amore che non sboccia o che non vuole sbocciare per colpa del tempo e delle convenzioni - appunto -  del tempo.Io l'ho paragonato un po' alla situazione Purosangue / Mezzosangue di Draco e Hermione.L'ispirazione mi  è venuta grazie al mio libro di greco, che ci parla dei vampiri nell'Antica Grecia e nell'Antica Roma,  chiamati Revenant, propriamente ritornati dal Mondo dei Morti.  La storia che ho letto è "La Tragica storia  di Filinnio, Revenant assetata d'amore", che fa parte della raccolta "Fatti Mirabili". Ora non sto a narrarvi la trama, ma vi lascio un link che ho trovato sgobbando e spulciando: qui
  • Ad ogni modo, nella mia storia, entrambi sono assetati d'amore ma non riescono a incontrarsi più, perché la ragazza si uccide e il ragazzo è un revenant, che potrà passare solo una notte sulla terra. Ho fatto questa aggiunta anche in un'altra mia storia, ma non si trattava di quello che vi ho appena spiegato. Primo aspetto della mia storia che probabilmente non piacerà, ma io l'adoro.
  • All'inizio c'è un prologo, un flash back, un ricordo, un incubo. L'idea mi è venuta grazie a questo video, un po' misterioso e anche macabro. Io ho voluto renderlo concreto, scrivendo quello che mi trasmetteva. Una ragazza, che si trova su uno spesso strato di ghiaccio, inizia a rendersi conto che si stanno aprendo delle crepe e delle voragini sotto i suoi piedi, e che dalla sua testa, dagli occhi e dalla bocca scendono rivoli di acqua nera. Lentamente si trasforma in un angelo nero, cercando, però, un aiuto, una mano, un salvatore. Come devo spiegarvelo, non lo so, ma per me ha un bel significato, come se le parti si fossero invertite. E proprio tra loro due. Secondo frutto dei miei scleri mentali, dovuti prima allo studio, poi alla musica.
  • La figura di Blaise Zabini è presente perché l'ho voluto fortemente. Non nascondo l'idea: avrei voluto che Blaise fosse innamorato di Draco, ma cercasse di nasconderlo con l'amicizia, la sua eleganza, le sue maschere e la sua spensieratezza. Blaise è profondamente legato a Draco, infatti erano molto amici, ma come dicono molti siti sulla saga, questo non prevale solo per colpa di Draco e delle sue convinzioni. (ossia, quelle che i genitori gli avevano sempre impartito) Blaise è ironico, divertente, capita che a volte sia laconico, ma è un chiacchierone quando si trova con Draco e Pansy è alla larga da loro. Odia le ragazze, ma solo quando si innamora; e la sua passione sono i suoi capi firmati. Ho lasciato l'immagine del Blaise "donnaiolo", che però ho giustificato con la paura di innamorarsi.( Perdonerete questo 'cliché' voluto? I hope)
  • Voglio rendere chiaro un altro punto: all'inizio ho parlato di coprifuoco e di regole ; è un periodo particolare a Hogwarts: ci sono Auror, , controlli, precauzioni. Da rendere chiaro: non è una serata qualsiasi in cui se ne vanno a zonzo per i corridoi. Non è notte fonda, semplicemente è prima dell'orario previsto dalla scuola. E non l'ho inventato io, dato che gli studenti delle case non possono andare in giro a tutte le ore. Questo lo faceva solo il Trio ed è giustificato. Harry Potter rules! 
  • Il peccato non è inteso come il peccato che andiamo a confessare (sono supposizioni, eh), bensì è quasi un ossessione, è qualcosa che ci spinge a fare di tutto per una persona, qualcosa che ci tormenta ; per Draco è più grave, perché ancora non si capacita dei suoi sentimenti. Il peccato è affiancato dai suoi fallimenti, intesi come il Marchio.
  • La storia ripercorre il sesto anno, finché, nell'ultima parte, slitta alla Seconda Guerra Magica e al Manor dei Malfoy, mentre Hermione viene torturata. Il what if è: e se Draco avesse salvato Hermione? Bene, oltre alla sfumatura dell'OOC, c'è anche un what if.

 

   
 
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