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Autore: Sine Die    04/09/2012    1 recensioni
In un mondo dove tutto è virtualizzato, si diffondono dipendenze da Internet esattamente come si diffonde questa nuova "fede nell'ateismo", che si allarga a macchia d'olio, le forze oscure cercano aiuto, in modo moderno e tecnologico.
Dal capitolo #2
"Mi stai praticamente dicendo che Satana ha un computer?"
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Marcus. Non può andare avanti così e lo sai”
C’era odore di chiuso, nella sua camera.
Strinse con più forza il mouse e lo sbattè sulla scrivania, come faceva di solito quando non riusciva a sopportare sua madre. Poi continuò a giocare imperterrito, senza scollare gli occhi dal monitor dove una specie di spirale nera ruotava su uno sfondo bianco, come se lo stesse ipnotizzando.
Fortunatamente sua madre non si chiedeva il perché di nulla, perciò rimase solo a fissare il ragazzo che, indifferente, continuava a scrivere sulla tastiera a velocità impressionante per un ragazzino.
Le lettere non comparivano sullo schermo, ma non ce n’era bisogno.
“Taurus Felix, sei solo un bambino. Scappa da qui finchè sei in tempo. Sarò magnanimo, e sai che non lo sono spesso”
Il ragazzo sorrise fra sé “Vuoi impedirmi di entrare nella tua armata?” La sua voce era scherzosa, di scherno, come se volesse persuadere il suo interlocutore a accettare la sua richiesta, anche se tradiva una paura. Paura gigantesca.
“Marcus, tesoro mio, cosa stai…” cercò di dire sua madre, sull’uscio della sua camera, ma oramai nessuno poteva sentirla.
“Non servi, nella mia armata. Vuoi offrirti a me solo per essere certo di essere sfuggito alle mie grinfie? Che bambino astuto” la voce scura rise lievemente, mentre il Giullare si alzava dal trono, ghignando sotto il cappello tintinnante, sbattendo a terra il suo scettro sulla cui estremità vi era il viso di un piccolo clown. I passi e lo scettro facevano vibrare sia il pavimento a scacchi che il corpo di Taurus Felix.
“Non capisci, piccolo?” Passo, passo, passo. Il Giullare.
Sua madre.
Il giullare si avvicinò al suo viso. Sua madre si avvicinò al monitor.
“Cosa stai…? Marcus?” fece, stranita e preoccupata.
Il corpo di Marcus fu percorso da un tremito.
Un attimo di silenzio da parte di tutti, prima della fine.
“Tu sei mio. Comunque”
I centauri demoniaci ai lati della sala risero e scalpitarono. Marcus gridò. Sua madre gridò.
Il piccolo clown sul bastone del Giullare sorrise, e i suoi occhi risucchiarono l’anima di Taurus Felix.
 
“Marcus?”
Taurus Felix alzò il volto, che era caduto esanime sulla tastiera.
Marcus? Era un nome che gli apparteneva?
Alzò il viso verso il monitor.
 
CONGRATULAZIONI! SEI ENTRATO NELLE SCHIERE DEL GIULLARE NERO!
 
“Perché hai urlato? Va tutto bene, tesoro?”
Con forza sovrumana, la donna si sentì afferrare il collo.
Mentre rantolava, Taurus Felix si girò.
I suoi occhi adesso erano vitrei, e uno spesso trucco nero, circense, li rendeva demoniaci. Terrificante era la sagoma delle labbra, cucite in un ghigno  che terminava oltre le labbra, in una cicatrice ancora sanguinante chiusa da dei fili di ferro.
“Niente spie nell’armata del Giullare” disse con voce flebile e demoniaca, e con la stessa forza sovrumana, spalancò la mascella ora smisuratamente grande, e la morse con forza.
La donna crollò a terra, dimenandosi mentre si dissanguava.
 
 
“Omicidio - suicidio. Molto probabile che la madre sia andata fuori di testa vedendolo sempre attaccato al monitor.”
Ruphus spense la sigaretta nel posacenere con fare quasi meccanico, come se la notizia totalmente scioccante sull’amico lo stesse svuotando di ogni parvenza umana.
“Lo so che è difficile capirlo, per te, Ruphus. Ma… di dipendenze da computer ne ho sentito parlare, soprattutto quelle che riguardano siti del tipo… giochi di ruolo.”
“Marcus è stato ucciso” disse battendo il pugno sul tavolo, fissando con occhi lucidi ma pungenti il fratello maggiore. “Marcus non avrebbe mai aggredito la madre solo perché stava provando a spegnergli quel maledetto computer”
“Stava attaccato a quel ‘maledetto computer’ da più di due giorni di fila. Due giorni d fila, sai cosa vogliono dire? Non alzarsi da quella sedia nemmeno per cagare” ringhiò gettando il quotidiano sul tavolo, vicino a dove era seduto Ruphus, con la notizia in prima pagina.
“Alla fine ha capito che la sua sarebbe stata una storia assurda, e si è accoltellato”
“Allora spiegami questo” ringhiò Ruphus alzandosi e mettendosi davanti al fratello, ruggendogli contro con voce che però tradiva il pianto “spiegami come un ragazzino, figlio di divorziati, che a stento può permettersi una sigaretta, si possa essere permesso un coltello di avorio risalente al tredicesimo secolo circa, spiegami i morsi sul collo di sua madre, simili a quelli che danno cani di grossa taglia. Spiegami tutto.”
“Tu vorresti spiegarlo del tipo ‘è arrivato il diavolo e li ha posseduti’, vero fratellino? Smetti di leggere King, ogni tanto. Hai la testa piena di cazzate” disse prima di sbattere la porta di camera sua.
 
 


L’angolo dello pseudo autore: la mia prima fanfic! *esulta solo* bene, è un’idea che mi è venuta abbastanza all’improvviso, quindi perdonatemi per il modo grezzo di metterla su carta virtuale.
Ci si vede presto! ;)
Sine Die 

  
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