Il
freddo quella sera era terribile, ti entrava dentro, ti congelava l’anima.
Non
che la sua fosse particolarmente calda, questo no.
Quante
volte si era sentito dire che non l’aveva nemmeno,
un’anima?
Provò
a contarle, ma non ci riusciva, ad un certo punto si perdeva.
Si
perdeva…
Come
poteva perdersi ancora?
Lui
si era già perso tanto, tanto tempo prima.
Quella
sera che aveva detto quel sì, che aveva accettato
quella vita, che aveva dato tutto in cambio di…in cambio di cosa?
Gloria,
gli era stato detto. Giustizia. Libertà. Potere.
Tutte
parole inutili. Aveva cinquantadue anni e nulla per cui
valeva la pena vivere.
In
effetti, non poteva dire che la sua fosse una vita,
questo no.
Rinchiuso in un carcere gelido, sporco, puzzolente, che ti
annullava.
E la sua famiglia, dov’era la sua famiglia? Dov’erano le
persone che avrebbero dovuto stargli accanto?
Non
le aveva più viste da quando era stato rinchiuso lì.
Sua
moglie, la sua moglie adorata, che tante volte gli
aveva chiesto di cambiar vita, perché lo amava tanto che non avrebbe potuto
perderlo, non si era mai presentata.
Era
sempre stata troppo IMPEGNATA, evidentemente. Impegnata a far cosa, poi?
Cosa faceva Narcissa Black nella sua
vita? Niente, si crogiolava nei denaro.
Stupida
donna. Probabilmente già aveva l’amante.
E il figlio? Sì, quello poi…un povero sbruffoncello
perdente.
Non
aveva nulla di lui, nonostante tutti affermassero il contrario.
Era
pieno di sé senza una valida ragione, e non era capace di farsi valere, se non
era accompagnato da quei due decerebrati dei figli di
Tiger e Goyle.
Neanche
lui era mai andato a trovarlo. Ma forse era stato
meglio così.
Non
voleva vederli, non voleva farsi vedere in quello
stato, non avrebbe sopportato di umiliarsi davanti alla sua stessa famiglia, o
di dover sentire le stupidaggini di quei due. Forse quello era l’unico motivo per cui era, in un qualche modo nemmeno per lui tanto
comprensibile, felice di stare ad Azkaban.
Non
doveva sentire la voce petulante e piagnucolosa della moglie, né tanto meno quella
strascicata e annoiata del figlio.
Evviva
l’amore paterno, eh?
Li
avrebbe volentieri fatti fuori, entrambi.
Che diritto avevano loro
di vivere liberamente? Non erano forse meschini e bastardi come lui?
Ma LUI era quello pericoloso.
Peccato che ora non facesse paura più a nessuno.
E certo, perché adesso c’era il “poppante eroe” a salvare
tutti.
E
cos’era lui in confronto al poppante eroe?
Nulla,
il nulla più assoluto.
Nessuno
deve aver paura, finché c’è il Prescelto in circolazione!
Nessuno
deve tremare!
Nessuno
deve abbassarsi al Signore Oscuro per timore di essere
altrimenti ucciso!
Non
accadrà, perché Potty Potter
verrà prontamente in vostro soccorso.
E lui stava chiuso ad Azkaban.
Uno
stupido sedicenne, certamente con non più neuroni di quanti
ne avesse suo figlio Draco, era l’eroe del
momento, con centinaia di prime pagine di giornale dedicate a lui e LUI, LUCIUS
MALFOY, imprigionato in una lurida cella, senza un letto, senza servizi
igienici, senza nulla di anche solo lontanamente utile alla sopravvivenza
umana, dimenticato da tutti coloro che un tempo l’avevano temuto e ammirato.
In effetti se lo aspettava. Sapeva che sarebbe finita
così, più o meno.
Ma una cosa non l’avrebbe mai immaginata.
Il suo Signore non voleva aiutarlo.
Il
suo Signore lo aveva abbandonato a se stesso.
Aveva
abbandonato quello che era stato il suo seguace più fedele, più leale, più
servizievole.
Sempre
pronto a tutto, sempre.
Sempre
lì ad aiutarlo, anche quando lo si credeva spacciato.
E questo per un singolo fallimento. In trent’anni
UN SOLO, UNICO fallimento l’aveva portato ad essere destinato all’oblio.
E
ora cominciava a chiedersi per cosa avesse combattuto.
Ne era valsa la pena?
Decisamente no.
Aveva
annullato se stesso per donarsi completamente ad una causa non sua, solo per la
stima che aveva nei confronti del suo Padrone.
E ora, solo dopo trent’anni si
rendeva conto dell’errore commesso.
Aveva
detto quel sì, e non avrebbe dovuto.
Ma perché aveva detto quel sì?
Perché era stato spinto a farlo.
Perché tutti i suoi coetanei purosangue e degni di
tal titolo lo stavano facendo.
Perché lui voleva farlo.
Già,
era inutile dare la colpa a qualcun altro.
Aveva
deciso da solo di farlo, e ne era stato entusiasta.
Perché,
in verità, quella non era solo la causa del suo
Signore.
Era
la SUA.
Forse,
allora, non era così diverso da suo figlio.
O, più probabilmente, suo figlio non era così diverso da
lui.
Non compiere il mio
stesso errore, Draco. Non farlo.
Non
poteva sapere che l’aveva già fatto.
*
*
*
Chi
milita da tempo su EFP ricorderà che questa storia la
postai già tempo fa, nel
Forse
anche perchè, proprio perché scritta con uno stile che non è esattamente il
mio, riesco a leggerla come se fosse di un altro
autore.
Spero
che possa piacere ancora e ricevere delle recensioni, nonostante
il personaggio non sia tra i più amati e popolari, intanto tengo a ringraziare
chi aveva già commentato questa storia nella sua prima versione, ovvero Reika, pink, Federica, stelletè e, proprio qualche giorno fa, Briciolina. Mi
dispiace molto aver perso i loro commenti in seguito alla cancellazione della
storia ma, se le consola, li ho salvati sul mio pc
^_^
In
particolare, ringrazio pink, del gruppo recensori,
per i preziosissimi consigli, per avermi fatto notare
gli errori e per aver aggiunto “Lucius” tra le
proprie fanfiction preferite, e Federica, anche lei
del gruppo recensori, che è stata altrettanto importante e preziosa.
Inoltre,
proprio in seguito alla recensione di Federica, desidero chiarire una cosa, ovvero che l’improvviso “cambiamento” di Lucius
non è dovuto ad un reale pentimento, ma all’essersi reso conto di quanto le sue
scelte si fossero improvvisamente rivelate errate e di come fosse stato facile,
per il Signore Oscuro, dimenticarsi di lui. Tuttavia, resto
fermamente convinta del fatto che Lucius, se
dovesse uscire da Azkaban, tornerebbe in un batter
d’occhio tra le fila di Voldemort.
Così
come non credo che la sua famiglia lo odi, nonostante sia un personaggio
detestabile. Draco e Narcissa
restano comunque suo figlio e sua moglie e gli
continuano a voler bene, a modo loro, così come lui ama loro, in maniera molto
strana ed incomprensibile.
Con
ciò, penso di aver detto proprio tutto, e mi scuso con
voi per lo sproloquio. Presto (spero) posterò le rivisitazioni delle altre mie oneshot e, forse, qualcosina di
nuovo, magari ricollegabile proprio a questa storia.
Shiri