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Autore: a rainy day    04/09/2012    3 recensioni
“UNA VITA NON BASTERA’ PER COLMARE IL VUOTO CHE MIO PADRE HA LASCIATO.
UNA VITA NON PUO’ BASTARE PER RIAVERE TUTTO L’AFFETTO CHE È MANCATO.
UNA VITA NON BASTERA’ PER CAPIRE IL MOTIVO DI TUTTO QUESTO VUOTO.
UNA VITA NON PUO’ BASTARE PER PERDONARE TUTTO IL MALE RICEVUTO.”
"Ho sempre desiderato avere una figura maschile accanto a me, che mi portasse al parco a giocare a palla, che mi corregga quando sbaglio, che si divertisse semplicemente a sporcarsi i pantaloni d’erba e fare “spallucce”, continuando a ridere, giocare e scherzare con me."
Questa storia parla del dolore che Daniele porta dentro di sé e che conserva gelosamente, un dolore dal quale non è facile liberarsi: gli manca suo padre e solo lui può cambiare le cose, perché le cose cambieranno e lui vuole con tutto se stesso incontrare suo padre, un padre assente (forse troppo), che vive chissà dove, che ha una faccia sconosciuta, che potrebbe essere alto, basso, magro, robusto; Daniele non lo sa.
"sono quindici lunghissimi anni che attendo che lui compaia alla nostra porta o che semplicemente si faccia vivo e dica ‘Ehi, sono tuo padre’."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRIMO CAPITOLO. #Un giardino enorme a che serve?



Piacere, mi chiamo Daniele.
I miei amici mi ritengono fortunato: abito in una villa, ho una piscina a dir poco enorme, un giardino più grande di quello che c’è nei parchi ma… non ho un padre. No, beh, non è proprio così. Un padre ce l’ho, sì, tutti ne hanno uno, il fatto è che io non lo conosco, non l’ho mai incontrato e forse mai lo incontrerò.
Ora ho quindici anni, una madre che mi ama, molti amici e la mia cara migliore amica, Eleonora. Siamo amici da una vita ormai, siamo cresciuti insieme e basta guardarci negli occhi per capirci: c’è un’intesa particolare tra noi due, un feeling che ci lega, un qualcosa di speciale e unico.
Ho sempre desiderato avere una figura maschile accanto a me, che mi portasse al parco a giocare a palla, che mi corregga quando sbaglio, che si divertisse semplicemente a sporcarsi i pantaloni d’erba e fare “spallucce”, continuando a ridere, giocare e scherzare con me. Non l’ho mai avuta. Tutto questo mi manca, mi è mancato e pagherei oro per averlo qui con me, ora.
Mia mamma ripete sempre che mio padre c’è, conosce tutto di me e non mi ha abbandonato, non ci ha abbandonati e che prima o poi vivremo la nostra vita insieme, come una perfetta famiglia felice. Non so mai se crederle. Ma in fondo, perché dovrebbe mentirmi? È mia madre e vuole solo il mio bene, no?
E intanto io ci sto male, perché lui non è qui con me e questo mi fa sentire abbandonato, è come se a lui non importasse niente di me, di mia madre.
Non so nulla di mio padre, non conosco nemmeno il suo nome.
L’unica cosa che possiedo di mio padre è un cofanetto con dentro una lettera scritta da lui, quando avevo dieci anni:
Caro Daniele,
figlio mio, prima o poi tutto questo finirà, devi credermi! Presto potremo vivere insieme, io, tu e tua madre, in santa pace.
So bene che i tuoi dieci anni sono ben pochi per capire che non mi devi cercare per nessun motivo, perché potrebbe essere pericoloso. E so bene anche che dieci anni di assenza sono troppi.
Devi essere forte, dobbiamo essere forti, tutti. Questo periodo passerà.
Ripeto: non provare a metterti sulle mie tracce, è troppo pericoloso ora. Mi farò vivo io, ma dovrai aspettare.
Ho molto da fare, sto facendo affari, si tratta di lavoro. Non puoi capire ora, sei troppo giovane.
Capirai tra un po’.
Tuo padre.
”.
Ogni sera rileggo la sua lettera, ormai la so a memoria e ogni volta piango come se la leggessi per la prima volta: è impressa con violenza nella mia mente e da li non ne uscirà.
Mi fa male sapere che non lo potrò incontrare, che si farà vivo lui, quando vorrà. Sono fermo, non posso muovere nemmeno un passo, non posso mettermi sulle sue tracce.
Quanto dovrò aspettare? Io voglio quell’affetto che mi è mancato in questi anni, lo rivoglio tutto, anche se nemmeno una vita basterebbe per colmare il vuoto che mi ha lasciato dentro.
‘Dovrai aspettare’, dice la lettera, sono quindici lunghissimi anni che attendo che lui compaia alla nostra porta o che semplicemente si faccia vivo e dica ‘Ehi, sono tuo padre’. Ora mi sono stancato, però. Ho una voglia matta di conoscere il suo volto, poterlo guardare negli occhi e chiedergli: “Perché sei sparito?” e avere una risposta immediata. Sono stufo di aspettare. Questi quindici anni non hanno portato a grandi successi: la situazione è sempre la stessa, io, mia madre e una grandissima villa a farci compagnia. Cosa me ne faccio di un prato come quello che ho se non mi ci posso rotolare in mezzo con mio padre? Non ha senso, ma vorrei che ne avesse uno.
Nel mio futuro comparirà prima o poi la figura di mio padre? Mi faccio milioni di domande al giorno, ogni secondo ne sorge una nuova e non posso fare a meno di avere una confusione bestiale in testa.
Non ho nemmeno un ricordo di lui, di me e di lui insieme. 
La mia vita è un elenco di NON, di SE, di MA, di domande senza risposta e sono stufo di tutto questo, devo dare una svolta a questa situazione.
Ho deciso: conoscerò mio padre e nessuno potrà impedirmi di mettermi sulle sue tracce, anche se lui non vuole.
 
 
Chiamo Eleonora per farla venire a casa mia e spiegarle cosa ho in mente di fare e in cinque minuti e già arrivata da me.
Lei conosce perfettamente la mia situazione, sa quanto ci soffro e credo sarà felice della scelta che ho fatto, mi capirà, o almeno spero. 
Mi aiuterà, perché lei c’è sempre nel momento del bisogno, ed è anche questo che amo di lei. 


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Eccomi qui con una nuova storia appena scritta (che non parla d'amore). 
Beh, che ve ne pare come primo capitolo? È di vostro gradimento? 
Recensite scrivendo i vostri pareri, ne aspetto tanti! 


AL PROSSIMO CAPITOLO!

  
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