- Che vuol dire sensei…che per oggi è tutto qui?-
La voce del ragazzino era atona.
La bambina si voltò verso di lui, tra le
mani qualche benda pulita, seduto a terra, in disparte, occupato a fasciarsi un
braccio.
- vuoi che ti aiuti?- gli chiese, abbassando lo sguardo titubante,
incapace di sostenere quello del ragazzo.
- …davvero possiamo andare a
casa?...mi sembra di essere arrivato un minuto fa!- continuò allegra un’altra
voce
- infatti sei arrivato giusto un minuto fa…sei il solito
ritardatario…- rispose il ragazzino che tentava di annodarsi ancora un’ennesima
benda attorno al braccio
- tu…TU…- il secondo ragazzino gli si avvicinava a
grandi falcate, mentre l’altro fingeva indifferenza.
- Smettila Obito…- gli
intimò la voce femminile, piantandosi di fronte a lui.
L’altro ragazzino si
sollevò da terra, spolverandosi distrattamente i pantaloni con il dorso di una
mano.
- non ignorarmi Hatake!!- continuava ad urlare l’altro, cercando di
oltrepassare la figura della ragazza, che lo bloccava per la collottola.
-
Non cambierai mai Obito…- sospirò la ragazzina, scocciata.
- Se vuoi
allenarti un altro po’ Uchiha, io sono ben disposto ad accontentarti…- sibilò il
ragazzino, passando una mano tra la folta chioma grigia e osservando il compagno
con freddezza glaciale.
- STAVOLTA TI SCONFIGGERO’ DANNATO!- gli rispose
l’altro, sfuggendo dalla presa della compagna.
Il pugno dell’Uchiha stava
quasi per raggiungere il volto distaccato dell’altro, quando una piccola mano lo
bloccò.
- siete i soliti ragazzini…- la ragazza allentò la presa dal pugno
dell’amico quando udì un leggero battere di mani.
- …e come volevasi
dimostrare…la più matura è sempre e solo Rin…- disse un ragazzo che era rimasto
seduto in disparte.
I suoi occhi azzurri sembravano incredibilmente divertiti
dalla piccola scenetta dei suoi tre allievi.
Obito voltò le spalle agli altri due, allontanandosi mugugnando qualche
frase.
Kakashi tornò a sedersi a terra, stringendo convulsamente le
bende.
Rin fissò entrambi, prima di alzare gli occhi al cielo,
esasperata.
- venite qui…- il sensei portò le mani a cono intorno la bocca,
attirando l’attenzione del piccolo gruppo.
Obito, smettendo di borbottare e sfoderando un sorriso, corse verso il
maestro, afferrando il polso della compagna.
Rin per poco non cadde a terra,
travolta dell’enfasi dell’amico, mentre fissava l’altro camminare
lentamente
Kakashi camminando, guardò il maestro e i compagni con apparente
distacco. A lui certe cose non interessavano.
Il ragazzo sembrava ancor più divertito ora che i tre ragazzini gli erano di
fronte.
-ebbene?!- chiese Kakashi
il maestro si schiarì la voce con fare
teatrale e gli allievi si chiesero se fosse tutto uno dei suoi scherzi.
- vi
ho osservato a lungo oggi…- iniziò, fissandoli attentamente negli occhi.
- Ho
notato che siete migliorati…in particolare tu, Rin…-
- Grazie…- balbettò la
ragazzina, mentre i suoi occhi, intensamente castani,si illuminavano.
- Lo
sapevo che la mia Rin era la migliore!! Io l’ho sempre saputo e sostenuto…lo sai
vero tesoruccio?!- proruppe Obito,sorridendole raggiante.
- Zitto baka…-
disse Kakashi con la solita voce atona.
- Baka?!? BAKA??!- Obito lo fissò
fiammeggiante
- Calmatevi…- la voce del maestro, ora, era seria.
Poi le
sue parole risuonarono nell’aria tersa.
Obito… l’Estate. Il suo calore. La sue maree improvvise.
Rin…l’Autunno. I
suoi caldi colori. I suoi inattesi tepori.
Kakashi…l’Inverno. Il suo bianco.
Il suo gelo.
- sono sciocchezze…- si era detto Kakashi. L’inverno?...
Rin aveva
sorriso amaramente. A me l’autunno non piace, aveva risposto
Obito aveva
riso. A lui l’estate piaceva.
Ma l’Estate era breve.
Bruciava velocemente.
Portava via con sé i
ricordi più belli, i più allegri.
L’estate, nel suo sconsiderato modo, amava
disperatamente l’Autunno.
E il sole estivo, rosso, penetrante, si spegneva
per permettere all’Autunno di vivere.
Il sacrificio dell’Estate permetteva la
vita dell’Autunno.
Ma l’Autunno era infelice.
Viveva infelice.
Gioiva
infelice.
Piangeva infelice.
Lasciava che le sue foglie si tingessero dei
colori caldi dell’Estate, solo per gettarle via.
Ricordo
d’Estate.
L’Autunno, nel suo mesto modo, amava disperatamente
L’Inverno.
Ma l’Autunno e il suo pianto, ma l’Autunno e la sua malinconia, si
sacrificavano per permettere all’Inverno di vivere.
Lasciava che le sue
foglie si tingessero dei colori caldi dell’Estate, solo per permettere
all’Inverno di vivere
Ma l’Inverno era freddo.
Uccideva.
Ma l’Inverno era
freddo.
Neve.
Neve che celava quelli che erano i momenti più
belli.
Sotto la neve.
L’Inverno non era solo bianco.
Aveva tutti i
colori.
Ma non li mostrava a nessuno.
L’Inverno non era solo freddo.
L’inverno aveva paura.
Perché l’Inverno
sapeva che sarebbe rimasto solo.
Perché l’inverno era freddo.
Perché
l’inverno uccideva.
E per questo era rimasto solo.
- nell’essere ninjia c’è anche poesia Kakashi…- gli aveva risposto il
Maestro
- ….un giorno lo scoprirai…-
Kakashi allontanò il libro dal viso.
- NARUTO!- urlò una voce
femminile.
Sbuffò contrariato prima si alzarsi.
- allora?!...non mi
ricordo di avervi dato una pausa..- disse, con voce dolce.
- Questo ragazzo
è una testa quadra!- proruppe Sakura indicando il biondino che si massaggiava la
testa.
- Mi hai fatto male…- sussurrava quest’ultimo, con gli occhi carichi
di lacrime.
- Baka…- sospirò Sasuke.
Era seduto lontano, intento a
fasciarsi un braccio con delle bende.
- vuoi che ti aiuti?- Sakura gli si
avvicinò premurosa.
Kakashi la vide abbassare lo sguardo, incapace di
sostenere quello duro del compagno.
Degnala di una risposta.
-
Sakura…ti prego perdonami!- Naruto aveva iniziato le sue patetiche
scenette.
Degnalo di una risposta.
- ehm…potreste avvicinarvi?-
Kakashi sorrise.
Ora aveva capito cos’era la Poesia.
L’Inverno era duro. Freddo. Spietato.
Ma l’Inverno, pur nel suo distaccato
modo, amava disperatamente la Primavera.
La primavera.
Il primo sole
caldo.
La prima rugiada leggera.
Gli ultimi tuoni.
L’Inverno amava la
Primavera.
Amava il sole caldo, che, vibrante di una sconosciuta e nuova
energia, illumina prepotente.
[ Naruto]
Amava la rugiada leggera che si
posava sui fiori, ornandoli di riflessi dorati.
[ Sakura]
Amava il rancore
del tuono che spazza il sereno. Ultimo marchio dell’Inverno più
cupo.
[Sasuke]
- vi piace la Primavera?-
Naruto fissò il Sensei come inebetito.
Certo che gli piaceva la primavera. Il sole tornava a splendere.
Ma Naruto
preferiva l’Estate.
Sakura sorrise allegra. Certo che le piaceva la
Primavera. Fiorivano i ciliegi.
Ma Sakura non era un ciliegio. I ciliegi
non si sentono mai così. Infelici. Sakura pensò all’Autunno. Ma a lei non
piaceva l’Autunno. Il sorriso di Sakura, dentro, si fece amaro.
Sasuke
distolse lo sguardo.
- sono tutte sciocchezze…- ringhiò.
Sasuke non
poteva pensare alla Primavera. Non poteva credere nella gioia.
Sasuke aveva
solo la tempesta e il gelo nel cuore. Aveva l’Inverno nel cuore.
Sasuke
pensava, comunque, che fossero tutte sciocchezze.
Kakashi sperò che un giorno anche lui comprendesse cos’era la
Poesia.
Sperò Kakashi.
Ma in fondo, nel suo cuore d’Inverno, Kakashi
sapeva.
…loro non amavano la Primavera…
[loro non sono la Primavera
Kakashi]
Quella era solo poesia…Eppure l’Inverno ora si sentiva meno solo.