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Autore: Asteria_90    20/03/2007    5 recensioni
Pensieri e sentimenti che procedono paralleli, legati soltanto da un soffio di vento.
Ovviamente sotto lo sguardo vigile di un quarto di luna.
[Remus/Sirius]
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L

Beta: Si ringrazia sinceramente Anachan che gentilmente si è offerta di leggerla in anteprima e darmi un parere, essendo un genere a me completamente estraneo prima d'ora.

Grazie anche a Lau per averla letta spontaneamente e dato l'ok per la pubblicazione.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia appartengono a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti.

Il titolo (la cui frase è inoltre ripetuta all'interno della storia due volte) è, ovviamente, preso dalla Divina Commedia ed è proprietà del suo autore e, come sopra, di chi ne detiene i diritti.

[Tratto dall' Inferno - Canto V]

Dedica: Questa storia vuole essere un omaggio, e modesto regalo di compleanno per i suoi diciotto anni, ad una persona a me molto cara, PrincipessaChii, conosciuta su questo sito anche come Liz.

Tempo fa, parlando in chat, mi aveva chiesto di scrivere qualcosa su questo paring, che a lei piace molto, e ho pensato quindi di provare proprio in occasione del suo compleanno.

Sono consapevole di essere all'inizio, soprattutto in un genere a me così nuovo e distante, ma ho cercato comunque di fare del mio meglio. Spero che apprezzerai ugualmente il modesto risultato.

Un mondo di auguri dalla tua sorellina telepatica! *_*
 

 

Mentre che il vento come fa si tace

[Inferno - Canto V]

 

 

 

 

 

L’ululare del vento freddo che si insinua fra gli alberi.

Rumori, voci lontane. Rimbombano nella mia testa, distanti.

Pensieri.

Soltanto immagini, flash, sensazioni che mi regalano un sorriso.

Non posso spiegarlo, sono semplicemente in grado di provarlo.

Gli occhi vigili di un quarto di luna dal colore dell’argento che accarezzano dolcemente i lineamenti del mio viso, quasi a delinearne i contorni.

Una foglia secca calpestata sul terreno erboso della radura solitaria.

Passi.

 

Un sospiro soffuso, soffocato.

Ti sento, dietro di me.

Il tuo respiro caldo; si confonde con le goccioline di nebbia nell'aria.

Mi sfiori il collo con le labbra, piano.

Il tuo tocco è appena percettibile, fugace, vano.

E’ soltanto per dirmi che sei arrivato.

Che forse nessuno ti ha seguito.

Che nessuno ti ha chiesto niente. Nè un dove nè un come nè un con chi.

 

Forse abbiamo ancora qualche altro attimo solo per noi.

L'ultimo, prima della fine.

 

 

Un soffio di vento che increspa la superficie piatta e nera dell'acqua...

La luna non basta a rischiararne le onde leggere.

E' nero, scuro come la pece...

 

 

Momenti di vita, frammenti d'eternità.

Vedo la nostra realtà: apparentemente così forte anche se è appesa alla lama di un coltello.

E l'ironia della sorte, i capricci della fortuna.

Quella punta fredda e affilata che lacera sempre più la carne, lasciandoti appena il tempo per emettere un inutile gemito.

Un grido che serve soltanto a far ridere di più a tua avversaria, a farle stringere con più forza quell'impugnatura dalla decorazione raffinata.

 

Perchè è così che mi immagino quella forza che imperterrita prosegue lungo il suo percorso di sabbia.

 

 

Sabbia nera, anche alla luce della luna piena.

O forse soltanto quelli che a me sembrano frammenti di rocce vulcaniche.

Non fanno male se li calpesti, non piccano, ma non provi una bella sensazione.

 

E ancora quel filo di vento fra i nostri capelli...

 

 

Dei granelli così fini e leggeri che in vento, per assurdo, non ha la forza di trasportare lontano.

Ed è così che lei continua ad avanzare lungo la via...

...e quando ha voglia ti viene incontro.

Fino a che non ti saluta da lontano, con lo stesso ironico, sarcastico sorriso.

E sembra quasi proporti una sfida, mentre tu sei consapevole di non poterla superare.

Lo sai, lo senti, lo avverti... anche solo per inerzia.

 

Ma comunque, mantieni la stessa direzione.

E cammini, cammini, cammini...

 

 

Una foglia secca che cade da un albero, andandosi a posare sulla superficie scura dell'acqua.

Viene trasportata, senza opporre la minima resistenza alle onde leggere.

E la luna che osserva con occhi vigili il suo percorso.

 

 

La Moira, le Parche, il Fato... potrei continuare così per altri dieci minuti.

Tanti nomi, per indicare sempre la stessa cosa.

 

Il destino è bello, affascinante, provocatorio... come te.

E' difficile dire di no ad una proposta così allentante, anche se una volta lasciatosi trafiggere da quel pugnale sarai per sempre sua vittima.

E' così che io sarò, probabilmente fino alla fine. Vittima.

Vittima del destino.

Vittima di una realtà che, perchè gli altri non conoscono, io non posso essere libero di vivere.

Vittima di te.

 

 

Soffuso e fugace si insinua tra gli alberi.

Sferzate che mi graffiano le guance arrossate per il freddo...

Il vento.

 

 

Mi prendi una mano, attirandomi verso di te con lo stesso sorriso malizioso di sempre.

Quello a cui io non posso resistere, quello a cui mi sto per abbandonare ancora un volta.

Remus...

Sei la mia droga.

 

Così come le tue mani scorrono dapprima leggere poi più audaci e sicure sul mio corpo, tutte le mie intenzioni si perdono nel silenzio delle onde che si infrangono sul terreno melmoso della riva.

Dovrei essere più forte.

Dovrei avere più grinta, voltarti le spalle ed andarmene.

Dovrei avere il coraggio di scrivere una semplice parola in bella calligrafia, la stessa che si trova al termine di ogni bella favola o sogno.

Fine.

 

Eppure.. eppure non ci riesco.

E' tutto totalmente vano.

 

 

Così come le foglie che con forza vengono staccate dai rami stanchi degli alberi...

Come se questi non avessero più la forza di trattenerle oltre.

Come se non aspettassero altro che lasciarle andare.

 

E volano via, lontane, senza meta.

Si sperdono nell'aria familiare, che da sempre ha lambito con il suo tocco affettuoso la loro superficie.

Fuggono, spiate soltanto dalla luna argentata e fiere del loro destino.

 

 

Mi sento così ora, mentre una delle foglie degli olmi mi sfiora delicatamente il volto, unita al tocco della tua mano sulla mia pelle fredda.

Rabbrividisco, come sempre, mentre sul tuo viso si dipinge la solita espressione soddisfatta.

Ami sentirmi debole, sopraffatto, implorante ai tuoi piedi per quella carezza ruvida che dopotutto ti piace donarmi.

 

-Remus, ti prego, smettila. E' finita.-

 

Deglutisco con forza, sperando che lui non si sia accorto di quanta speranza di una risposta contraria vi sia dietro quel mio tono sicuro.

Sento i suoi occhi nocciola cercarmi, sotto quella fronte leggermente corrugata, ma non riesco ad incrociali.

Cederei.

Svelerei tutto. Ogni mio dubbio, ogni mia incertezza, ogni mia vana speranza.

Probabilmente cercherei anche di baciarti ancora, come la prima volta.

 

-Ancora con questa storia?-

 

Il tuo tono è sarcastico, quasi ironico.

Possibile che tu debba mai prendermi sul serio?

Possibile che tu riesca sempre a demolire i miei castelli di sabbia?

Perchè, dannazione?!

 

-Quale storia?-

 

Mento senza troppa convinzione.

In fondo, però, non credo di avergliene mai parlato.

 

-Quella di sempre, Sirius. Non è forse da tre mesi che vuoi dirmi questo?-

 

La tua mano si posa con sicurezza sul mio mento, costringendomi ad incontrare quelle iridi scure che sembrano scavare dentro di me.

Velocemente, tolgono terra.

Tolgono carne viva.

Tolgono energia vitale.

Mi sembra di essere un bambino, sotto il giudizio superiore e lievemente arcigno del padre.

E' come se una lama sottile trafisse lentamente un muscolo involontario all'altezza del petto, mozzandogli il respiro ed impedendogli di lavorare.

 

 

Una foglia, che viene trasportata sulla superficie dell'acqua, perchè un'onda la sommerga completamente.

Mentre la luna osserva vigile, senza muovere un dito.

E continua ad illuminare la vallata, comunque.

 

 

L'hai capito.

Ti sei reso conto da subito della mia incertezza, ed eppure non hai fatto nulla per aiutarmi verso quella via che anche tu sai essere l'unica.

Un viale a senso unico, senza possibilità di scelta.

Ed è ancora peggio, quando i costruttori di quell' unico segnale, che indica la direzione da intraprendere, sono stati gli altri, mentre come vigili ti esortano ad imbucarla senza fare troppe storie.

 

Perchè Remus?

Perchè?

 

Non volevo finisse così.

Non avevo intenzione di lasciarti in questo modo.

 

Avrei preferito farlo come in quei film strappalacrime babbani, dove i due si separano sotto il portico, voltandosi indietro.

Però... il nostro rapporto non è stato mai normale e forse neanche in questo ha il diritto di esserlo.

 

-Mi dispiace Remus. Sai anche tu che è la scelta migliore, per il nostro bene, per quello degli altri altri.-

 

Parole che feriscono, me per primo, ma faccio per darti le spalle.

Riesco a vedere la tua immagine scura riflessa, sulla superficie appena increspata dell'acqua, ai raggi della luna.

Tanto non ho bisogno di notare la tua espressione, per sapere qual è.

 

So anche a cosa stai pensando, sai?

Ti stai chiedendo chi sono io per sapere quale sia il bene, quale la scelta più giusta.

Ma poco importa che neanche io sappia darti una risposta, in fondo.

Lo so, e basta.

 

-Se è questo che vuoi...-

 

 

Un ululato sembra partire da una lontana cima e diffondersi lungo tutta la vallata.

Forse, però, è soltanto il vento che si intrufola furtivo fra gli alberi secolari.

 

 

Non mi volto indietro quando tu torni sui tuoi passi.

Neanche un saluto mentre vedo il tuo riflesso sull'acqua farsi più opaco, dissolversi, sparire.

Una lacrima silenziosa e discreta mi riga la guancia arrossata dal vento freddo di tramontana.

 

Ecco, che danno farei se ora che ho realizzato il mio compito mi gettassi dentro, in quell'enorme pozza d'acqua, e mi lasciassi andare a fondo?

La mia vita è distrutta.

I miei sogni annientati.

I ricordi ormai cenere da un aspro odore vitale.

Ma almeno posso veder gli altri sorridere, nell'illusione del mio stesso sorriso.

 

La luna è alta nel cielo, fiera.

Mentre il vento come fa si tace...

E' tutto come prima, esattamente, tranne il mio cuore.

 

 

Soltanto ora capisco, forse.

Ora che il vento fra gli alberi si è calmato, ricreando un silenzio dal sapore del vuoto.

Dall'odore legnoso, di corteggia d'olmo e... dal leggero profumo di te.

Giungeva fino a me, prima, per via di quel sottile filo di vento.

Ora non più.

 

E' tutto calmo.

Silenzioso.

Vano.

 

Preferisco la quiete statica, inutile... o la bufera che rischia di trasportarmi lontanto?

 

 

Come le foglie, accarezzate quasi dolcemente da un filo di vento, si lasciano condurre via...

Lontano, o più vicino.

Esili ma fiere.

Come se alcune volte non è dato sapere la meta sconosciuta di un percorso.

 

 

Quanto tempo è passato dall'ultima volta che sono venuto qui?

In questa radura, ai limiti di queste acque, toccando questa sabbia scura come la pece.

Mi sembra ieri, e forse lo è anche.

 

E' la ripetitività a dare il maggiore senso di angoscia.

Quando ti accorgi che è tutto uguale, tranne un particolare.

Uno mancante.

Uno vitale, però.

 

Una foglia secca calpestata sul terreno erboso della radura solitaria.

Passi.

 

No, non è possibile.

Non posso voltarmi indietro: se è soltanto un sogno non voglio che questo svanisca così in fretta.

Non voglio continuare a farmi del male gratuito, così.

 

Perchè?

Perchè?

Perchè?

 

E' il rimorso a far male.

In un modo assurdo.

Ridicolo.

Quasi banale.

 

Eppure, eppure...

 

Ti sento, dietro di me.

Il tuo respiro caldo, il tuo tocco leggero sul mio collo.

 

E poi le tue braccia robuste che mi cingono la vita, in un caldo abbraccio.

 

Per un momento penso di star sognando, o forse di star impazzendo.

Forse, però.

C'è qualcosa che sembra riprendermi, dandomi un simbolico schiaffo.

 

 

Una sferzata gelida, sulle nostre guance arrossate e vicine...

Il vento.

 

 

Sorrido, con le lacrime agli occhi, per poi girarmi verso di te.

Ora sono davvero un bambino.

 

-Remus...-

 

Mi guardi, sfiorandomi la solita guancia con soltanto la punta delle dita.

Lo stesso contatto.

Quello di sempre, che questa volta ha anche il potere di farmi tremare, e non soltanto la pelle del volto.

 

-Non dire niente.-

 

Ti prendo alla lettera, sai?

 

Niente più.

Solo le tue labbra, le tue iridi nocciola.

Onde salate, lacrime di gioia dagli occhi miei.

Lacrime di comprensione degli errori altrui, di quelle persone che mi dicevano di non poter raggiungere la felicità in quel modo.

 

E, anche se ci fosse qualcun altro oltre la luna ad osservarci, ora, non me ne curerei poi troppo.

 

 

Le foglie secche vengono appena sollevate.

Alcune ricadono a terra, nello stesso punto, altre si disperdono oltre la radura.

Libere, leggere...

 

 

Ci baciamo ancora, noi due.

Soltanto.

 

 

Mentre che il vento come fa si tace.

 

 

 

*****

 

Grazie a chi mi ha sostenuto durante la scrittura di questo piccolo, almeno per me, esperimento e a chi è arrivato a leggere fino a qua.

 

Qualunque commento e/o critica è ovviamente ben accetto.

Alla prossima.

 

Gloria

  
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