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Autore: DarkPenn    20/03/2007    3 recensioni
[Spoiler Dirge of Cerberus]Cosa succede quando l'Imperatore di Wutai decide che sia ora di trovare un erede...per sua figlia. Yuffentine fino in fondo, è il nostro primo tentativo di scrivere una Vincent X Yuffie a capitoli dove commedia e serietà si intrecciano. A causa di altri lavori ed impegni vari non garantiamo un'assiduo aggiornamento. In ogni caso, essendo il nostro primo esperimento, come già detto, commenti, suggerimenti, pareri saranno bene accetti e ci scusiamo se i capitoli non saranno molto lunghi. ^^
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RIFUGIO SICURO

RIFUGIO SICURO

 

Quando nemmeno chiudere le finestre dall’interno serve

 

 

 

 

 

 

Due giorni dopo Yuffie era finalmente arrivata al rifugio che aveva designato. Si guardò furtivamente attorno, ma nessuno l’aveva notata. Sorrise sotto i baffi: sicuramente nessuno si sarebbe aspettato di trovarla proprio in quel luogo. Tutto stava nel riuscire ad entrare in piena notte e senza disturbare l’occupante della dimora che aveva scelto.

Con le sue innegabili abilità di ladra, riuscì ad aprire dall’esterno una finestra chiusa dall’interno, senza lasciare segni evidenti di effrazione. Mentre i battenti della finestra si aprivano silenziosamente, Yuffie gongolò.

 

Se non fosse che ora è infuriato, mio padre sarebbe fiero di me.

 

La casa, nella penombra, era immersa nel caos. Scatole di pizza aperte ed abbandonate vuote sul pavimento, indumenti vari e stropicciati gettati sui mobili, un odore di chiuso pressoché insopportabile. La Ninja storse il naso.

 

Non mi aspettavo che casa sua potesse essere così disordinata.

 

Senza pensarci due volte, riaprì la finestra da cui era entrata, lasciando penetrare nell’ambiente la frescura della notte serena, e cominciò a riordinare i vari ambienti in cui di volta in volta entrava. Solo una volta ebbe un’esitazione, quando scoprì un paio di boxer gettati in un angolo, che recavano numerose immagini di chocobo impegnati in varie attività.

 

Ma che diavolo ci fa qui della roba come questa??

 

Li rigirò tra le mani, come a volersi sincerare della loro natura, poi fece spallucce e con un’aria leggermente disgustata li gettò dove li aveva trovati: senza dubbio c’era un buon motivo perché il loro proprietario li avesse abbandonati in quel modo.

Nella camera da letto c’era un giaciglio ad una piazza e mezza, dalle lenzuola sfatte ed riversate sul pavimento, accanto ad una branda più piccola intatta, su cui erano appoggiati numerosi capi di biancheria intima. Nell’intera stanza non c’erano segni di vita. Probabilmente, si disse Yuffie quando fu entrata timidamente, il suo ospite involontario era occupato in qualche missione notturna e non aveva avuto il tempo di rifare il letto; in realtà, la ragazza sperava ardentemente che quella trascuratezza generale non fosse un tratto distintivo del suo carattere che lei non aveva mai rilevato. Ma poi si rassicurò al pensiero che, dopotutto, quella era la casa di un single.

Dopo aver rimesso in ordine anche quella stanza, decise che come compenso per il disturbo di ospitarla a tempo indeterminato poteva bastare, e si sedette sul letto del proprietario. Guardò la sveglia sul comodino e realizzò che mancavano ancora almeno tre ore all’alba.

 

Sono due giorni che praticamente non dormo… posso concedermelo un riposino. E poi, col mio sonno leggero da Ninja, posso accorgermi dell’arrivo di qualcuno in un attimo.

 

Forte di quella convinzione, si sdraiò con un sospiro soddisfatto sul letto e cadde nel sonno.

 

Vincent usò un’ultima pozione prima di varcare la soglia di casa sua. Il familiare formicolio della sostanza che aveva effetto gli pervase le membra, confermandogli che presto i pochi graffi che gli erano rimasti sarebbero guariti.

Ancora non sapeva che cosa l’avesse convinto ad accettare la proposta di Reeve e mettersi a lavorare per la WRO: lui voleva solo vivere in pace, ed invece almeno una volta la settimana veniva spedito da un angolo all’altro di quello che era stato il grande impero economico della Shinra, ad evitare che qualcuno si facesse male sul serio. Una specie di poliziotto sovrannaturale, insomma.

Appena oltrepassata la soglia una strana impressione di allarme lo bloccò. Subito la destra corse all’impugnatura della Cerberus, mentre gli occhi cremisi scandagliavano l’entrata del suo appartamento, a malapena illuminato dal sole dell’alba, alla ricerca di segni di effrazione. Ma non fu la vista il primo senso a rivelargli la verità riguardo quella situazione: il familiare odore di chiuso della sua casa era infatti sparito, sostituito da quello fresco della rugiada all’esterno, appena condito dal sentore di carburante tipico di quella zona di Edge.

Inoltre, qualcuno aveva messo le mani tra le sue cose: i cartoni di pizze che aveva accumulato per buttarli via tutti in una volta sola erano spariti, e così pure gli abiti che aveva strategicamente disposto in alcune parti della casa in modo che fossero più facilmente accessibili.

Senza emettere un suono, se non il lieve fruscio del mantello, si spostò lentamente camminando rasente il muro, per sorprendere chiunque si trovasse nella parte più interna dell’appartamento. Ma fu lui a rimanere sorpreso.

All’improvviso una figura multicolore gli balzò innanzi. Vincent non si diede nemmeno il tempo di chiedersi cosa diavolo fosse, ma puntò subito la pistola per fare fuoco. Tuttavia, con una rapidità impressionante, l’invasore gli aveva già bloccato con una mano i tre tamburi della Cerberus, e con l’altra l’aveva avvinto in un serrato corpo a corpo. Soffocando un’imprecazione, l’ex Turk si dimenò cercando di liberarsi dalla presa, ma l’altro non gli dava tregua. Fu in quel momento che si accorse che quello non era affatto un combattimento corpo a corpo, ma un abbraccio, e che il losco figuro che l’aveva aggredito non era affatto unfiguro’, al maschile.

“SORPRESA!!” gli urlò nelle orecchie Yuffie, senza togliere la mano sinistra dai tamburi della Cerberus. Vincent, dal canto suo, era troppo stordito per fare qualsiasi cosa.

Notando il suo irrigidimento, la Ninja di Wutai allentò la presa fino a lasciarlo andare. Finalmente la pistola pendeva inoffensiva lungo il suo fianco, non rappresentando quindi più un pericolo.

Sei contento di vedermi?” gli chiese ancora la ragazza, sfoggiando il più aggressivo ma al tempo stesso disarmante dei suoi sorrisi.

“Yuffie…?” riuscì solo a dire l’uomo, boccheggiando.

“Esatto! Che privilegio, ti ricordi addirittura come mi chiamo!”

La Ninja aveva cominciato a vorticare su se stessa come al suo solito, al punto che Vincent ebbe tutto il tempo di riprendersi.

“Yuffie! Che ci fai qui??”

L’altra si fermò, subito prima di mettere il piede in fallo su una piega del tappeto che l’avrebbe fatta sicuramente cadere. Assunse anche una strana espressione, come se cercasse di mostrarsi affabile nonostante stesse nascondendo qualcosa di terribile.

“Beh, che domande, sono venuta a trovarti, no?”

Perché ti ho trovata già in casa mia, in cui sei entrata probabilmente scassinandomi la porta o una finestra? Perché hai messo in ordine le mie cose? E perché tutto questo è avvenuto a notte fonda?”

Yuffie sgranò gli occhi. “Ehi, Vinnie… Non sapevo che fossi in grado di parlare così a lungo!”

“E la risposta quale sarebbe?” tagliò corto l’altro, timoroso che la ragazza cambiasse argomento e non gli spiegasse niente.

“Ehm…” disse lei, grattandosi distrattamente la testa. “Il fatto è che… Beh…”

“In due parole, Yuffie. Prometto che non mi arrabbierò.”

“Bene. In pratica, mi serve un posto dove stare, ed ho deciso di venire ad abitare un po’ da te!”

Nonostante l’espressione gioviale della giovane Ninja, il pistolero impallidì, cercando di mantenere la calma. L’aveva promesso, si disse, di non arrabbiarsi. Non voleva rimangiarsi la parola.

E dimmi Yuffie… Perché hai preso questa decisione…?”

“In poche parole, mio padre ha deciso che dovessi sposarmi con un tizio di una qualche famiglia nobile di Wutai, ovviamente senza nemmeno consultarmi: dovevi vederlo! Sembrava un Molboro bipede e con la pelle giallognola!”

In realtà lei non aveva mai visto il suo pretendente, ma era convinta che condire un po’ la sua tragica storia con dettagli disgustosi sarebbe servito alla sua causa. Vincent però non sembrava impressionato.

E quindi?”

“Come ‘e quindi’??”

“Non ho intenzione di fare il tuo gioco e mettermi contro l’Imperatore di Wutai, Yuffie. Ho già abbastanza grattacapi in questo periodo anche senza diventare il nemico pubblico di una nazione straniera. A maggior ragione se ospito in casa mia la principessa fuggiasca, chissà che razza di punizione mi aspetterebbe.

La ragazza, dopo un primo attimo di smarrimento, chinò il busto e sollevò la testa, producendosi in una interpretazione molto convincente del prototipo di una ragazzina timida, spaurita e braccata. “Ti prego, Vincent… Non lasciare che quei bruti che mi danno la caccia mi prendano e mi portino dall’uomo-Molboro… Altrimenti io…”

Se fosse servito, la Ninja era anche in grado di simulare un pianto disperato, ma sembrava che l’interpretazione sostenuta fino a quel momento fosse stata sufficiente. L’uomo infatti alzò gli occhi al cielo, esasperato, e nonostante lei non avesse mai fatto riferimento prima ad un ‘branco di bruti che le dava la caccia’, si limitò ad annuire.

E va bene, Yuffie, puoi restare.”

La ragazza non seppe trattenere l’entusiasmo. Con un grido di giubilo saltò in piedi e gli gettò le braccia al collo, al punto che sembrava completamente un’altra rispetto alla ragazzina tenera ed indifesa di poco prima.

“Evvai, grande Vincent!”

L’uomo non ebbe nemmeno il tempo di reagire che si trovò qualcosa che gli premeva con violenza sulle labbra. Gli ci volle un po’ a capire che si trattava di un altro paio di labbra. Dopo un secondo di smarrimento riuscì a staccarsi la ragazza di dosso e la guardò allontanarsi barcollando fino ad appoggiare la schiena contro la parete. Era arrossita, e non solo sul volto, ma su ogni centimetro visibile di pelle. Lo fissava stordita ed allibita, e forse lei stessa non si era resa conto di ciò che era successo.

“Yuffie…” iniziò Vincent, mantenendo la voce bassa, per poi alzarla un attimo dopo. “COSA DIAVOLO TI E’ PRESO??”

L’altra scosse il capo sulla difensiva. “N-non lo so, ti giuro! Mi è venuto così, spontaneamente! Per la gioia pens… Sì, per la gioia!”

Lui la guardò inquisitorio, ma infine decise di lasciar correre. Dopotutto, quello non era stato il suo primo bacio, ed era ragionevolmente sicuro che non lo fosse stato nemmeno per lei. D’altro canto, Yuffie continuava ad avere un’espressione sperduta come se avesse perso quel poco di razionalità che aveva.

“Ad ogni modo,” ricominciò Vincent, per cambiare subito argomento, “ti ripeto che puoi fermarti qui da me, se è proprio necessario.”

Quella volta Yuffie si limitò ad annuire spaesata, senza esibirsi nelle performance acrobatiche cui era solita. “V-va bene,” bofonchiò. L’altro scrollò le spalle.

“Puoi dormire nella branda singola che c’è nella mia camera da letto.

E tu dove dormirai??”

Vincent la vide arrossire di nuovo violentemente e decise di prevenire eventuali manifestazioni troppo agitate da parte sua. “Dove ho sempre dormito dacché abito qui: nel mio letto.

La ragazza annuì vistosamente e prese un profondo respiro, che sembrò calmarla.

“Non so se hai dormito da quando sei arrivata,” proseguì lui, “ma io ho piuttosto sonno. Per cui ti lascio la casa e vado a dormire.

“D’accordo!” sbottò Yuffie, all’improvviso tornata come prima, anche se forse solo apparentemente. “Farò in modo che la tua bara rimanga ben chiusa durante il giorno!”

L’infelicità di quella battuta testimoniava quanto in realtà la ragazza fosse a disagio. Vincent lo notò e decise di non rispondere, anche perché trovava piuttosto irritante il fatto che gli venisse costantemente ricordato il suo passato di ‘abitatore di una bara’.

“Mi raccomando,” glissò, mentre la stessa Ninja si rendeva conto di quanto la sua precedente battuta fosse inappropriata e cercava goffamente delle parole per scusarsi, “cerca di non fare disastri mentre mi riposo. Non farti scoprire al tuo primo giorno di latitanza, non provocare disastri in cucina, non cercare di riordinare il resto della casa, il cui arredamento apparentemente caotico è in realtà frutto di un’attenta serie di valutazioni. L’unica eccezione che ti concedo è di togliere la mia biancheria intima dal tuo letto.

“Ehm…”

“… Che cosa c’è?”

“… Veramente ho già riordinato quasi tutto, in casa…”

Vincent comprese che sarebbe stata una lunga, lunga convivenza, la loro.

  
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