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Autore: LyraB    05/09/2012    2 recensioni
Kailey è all'ultimo anno. Ha i capelli rossi, una terribile insicurezza, una fervida immaginazione... e una migliore amica di nome Jo. Jo è vitale, energica e intraprendente. È solo al primo anno, ma non ha paura di niente. Quando decidono, improvvisamente, di iscriversi al Glee Club, intaccano inevitabilmente gli equilibri del gruppo. Ci sarà chi se ne innamorerà, chi le detesterà e chi penserà che "mancavano solo Anna dai capelli rossi e un maschiaccio" per completare il gruppo. Ma entrare a far parte di quel gruppo cambierà le loro vite, insegnando loro che si può, davvero, afferrare una stella.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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gleefanfic
ventisette

lunedì pomeriggio, auditorium del liceo McKinley






Il silenzio dell'auditorium era perfetto e Kailey era immobile, con le mani gelate e gli occhi fissi su Artie. Il ragazzo non si era mosso e la stava guardando con gli occhi pieni di amarezza e dispiacere.
- C-che cosa? - Balbettò Kailey in un sussurro.

- Mi avevano detto che avevi un altro, ma io ti ho difeso. Che stupido. -
La sensazione di avere un baratro sotto i piedi rese stridula la voce di Kailey mentre rispondeva con un sorriso forzato.
- N... No, Artie. Che stai dicendo? -
- Eri così ispirata, mentre cantavi quella canzone, che non ho avuto il coraggio di interromperti. Non ti ho mai sentito cantare così. -
- Era solo una canzone! -
- Non puoi piroettare, dire "i ragazzi ballano quando si sentono innamorati" con tutto quel sentimento e farmi credere che stai pensando a me. -
Kailey non sapeva cosa dire, così si limitò ad abbassare gli occhi. Artie le si avvicinò.
- Perché non me l'hai detto, Kailey? Pensavi che fossi stupido? Che non l'avrei capito? -
- No, Artie, non è questo. Non avevo il coraggio... -
- Hai il coraggio di tradirmi e non di dirmi che lo stai facendo? -
Kailey aprì la bocca per rispondere, ma non riuscì a trovare niente di intelligente per rispondere.
- Da una parte sono contento che tra noi sia finita. - Disse Artie all'improvviso, con una voce fredda e tagliente quanto una lama. - Perché a quanto pare ero fidanzato con una ragazza che non esisteva. -
Il rumore delle ruote della sedia a rotelle di Artie sul linoleum e poi il suono della porta antipanico sul retro che sbatteva accompagnarono i pesanti battiti del cuore di Kailey, ancora ferma in mezzo al palco con il bellissimo abito rosa tra le mani e il senso di colpa che le mozzava il respiro.
Fu così che trovò Rachel, dieci minuti più tardi, quando arrivò in auditorium leggera e splendente nelle sue ballerine dorate.
- Kailey! - Disse sorpresa, avvicinandosi.
- Rachel. Che... che ci fai qui? -
"Come se fosse strano vedere la primadonna del Glee in auditorium." Pensò Kailey un attimo dopo.
- Vengo sempre qui per cantare prima delle lezioni del pomeriggio. L'acustica mi piace di più rispetto a quella dell'aula di canto. Che succede? -
- Stavo... mettendo a posto i costumi per lo spettacolo. - Disse Kailey, accennando alla confusione che regnava sul palcoscenico.
- Questo lo vedo. - Rachel la fissò per un momento e poi le si avvicinò. - Mi riferivo a te. Tutto a posto? -
Kailey annuì, fingendo un sorriso, poi le tese il vestito rosa che aveva tra le mani.
- Ti piace? Penso che sia perfetto per lady Viola. - Disse.
Rachel lo prese tra le mani e lo sollevò con aria critica. Quando lo riabbassò, i suoi occhi erano fermi su Kailey.
- Sei sicura che vada tutto bene? - Disse Rachel.
- È tutto a posto. Ora scusami, ma devo andare. -
Afferrò la borsa e la felpa e uscì dall'auditorium. Riuscì a chiudersi la porta alle spalle un istante prima di scoppiare miseramente in lacrime.
Dopo le lezioni del pomeriggio, Kailey si ritrovò affranta e disperata davanti alla porta dell'aula di canto.

"Non riuscirò mai a mettere piede in questa stanza." Pensò Kailey cupamente, fissando il resto delle Nuove Direzioni schiamazzare sui gradini attraverso il vetro e sentendosi come la prima volta che si era trovata su quella porta. Anzi, peggio.
Come avrebbe potuto entrare e passare l'intero pomeriggio con il ragazzo che aveva tradito e con cui aveva appena rotto?
Kailey si sentiva un verme e avrebbe voluto fare qualcosa
per risolvere la situazione, ma non riusciva a dimenticare l'occhiata di freddo disprezzo con cui Artie l'aveva fissata per l'ultima volta: ogni volta che ci ripensava si sentiva gelare il cuore.
- Non entri? -
Jo era dietro di lei, con i capelli raccolti sulla nuca da una matita rossa e lo zaino appeso a una spalla sola. La t-shirt azzurra a righe era spiegazzata e scomposta e Jo aveva il viso più luminoso e sorridente che il McKinley avesse mai conosciuto, dovuto di certo al fatto che la aspettava un intenso pomeriggio di prove con il suo bell'usignolo dagli occhi color miele.
- Non ce la posso fare. -
- Oh, sì che ce la farai. Ce la faccio io tutti i lunedì, sotto gli occhi del mio ex migliore amico a cui ho soffiato il fidanzato e tu non ce la fai perchè hai paura di rivedere il tuo ex troppo da vicino? -
Kailey abbassò gli occhi e Jo la prese sottobraccio aprendo la porta con l'altra mano.
- Non succederà proprio niente. Vi ignorerete, magari qualche commento acido... ma finirà lì. Niente che la mia leonessa non possa sopportare. -
Jo le stampò un bacio sulla guancia e Kailey sorrise, sedendosi tra lei e Mercedes.
Mentre si guardava intorno si accorse che di Artie non c'era traccia: e se avesse deciso di dare un taglio al Glee? Lo spettacolo si sarebbe ritrovato senza regista.
Kailey iniziò a sudare freddo: era troppo timida e imbranata per dare ordini, non avrebbe mai saputo cosa dire e come farsi ascoltare! Fissò la porta desiderando intensamente di vederlo arrivare anche se moriva di paura a quel pensiero.
Qualche minuto dopo, come
richiamato dalle occhiate ansiose di Kailey, Artie arrivò alla riunione. Ignorò Kailey come se lei fosse stata parte dell'arredamento e raggiunse Tina e Mike per scambiarsi i commenti sull'ultimo episodio di CSI come se nulla fosse successo.
Kailey tirò un sospiro di sollievo, lasciandosi andare un po' più rilassata sulla sedia.
Le dispiaceva aver rotto con Artie, le dispiaceva davvero. Ma non riusciva a non rendersi conto che, in un angolino del suo cuore, era sollevata. Finalmente poteva rispondere alle mail di Jamie senza sensi di colpa. Al pensiero dell'elfo dei boschi con cui scambiava una fitta corrispondenza telematica, Kailey si sentì leggera come al solito e le sue labbra abbozzarono un sorriso: tutta quella sofferenza era valsa a qualcosa, dopotutto.

Il professor Schuester arrivò, trafelato e in disordine, borbottando qualcosa su un procione chiuso nell'abitacolo della sua automobile.
- Ok, ragazzi, non perdiamo tempo e iniziamo. Finn, Puck, Blaine: partiamo con la prima scena. Sì, Artie? - Disse, accorgendosi della mano alzata del ragazzo.
- Prima di iniziare vorrei cantare una canzone. -
Il professore sbatté le ciglia, stupito.
- Beh, Artie, abbiamo molto da fare... -
- Ci tengo molto. -
- In tal caso... Va... va bene. -
Lasciò ad Artie il posto al centro dell'aula e il giovane guardò tutti con aria seria sistemandosi gli occhiali sul naso. I suoi occhi si posarono su Kailey e la ragazza si sentì colpita da un pugno nello stomaco: mentre cercava di restare impassibile sentì le lacrime pungerle gli occhi.
Artie d
iede il "la" all'orchestra e una recente canzone del suo stile preferito si allargò nella stanza. Bastarono le prime parole per far desiderare a Kailey che un baratro si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse viva prima ancora della fine del ritornello.

I came to talk about this girl that had my love it seems
I went away for a while and she gave my love away


Gli occhi di tutti andavano da Artie a Kailey.

Lui era perfetto, la canzone era interpretata in maniera magistrale e tutti sembravano indecisi su come comportarsi.

She, she used to be a really special lady
I guess she's feeling kinda freaky lately
It's such a shame cause now the love's changed

La canzone finì e Artie non diede a nessuno il tempo di commentare. Nel silenzio sbigottito dell'aula di canto, il ragazzo si rivolse al professore:

- Professor Schue, ci tengo a dire che non lascio il mio posto di regista. Quel ruolo mi piace e non ho intenzione di farne a meno. -
- C-certo, Artie. - Disse il professore, confuso.
Jo vide Kurt fare un cenno di solidarietà ad Artie e sospirò.
Cinque minuti prima aveva detto a Kailey che non sarebbe successo niente di male. Proprio non si aspettava una scena simile.


☆☆☆



Le prove del musical andavano avanti nonostante la rottura tra Kailey ed Artie: i due avevano deciso di trattarsi con fredda professionalità e si rivolgevano l'uno all'altra il minimo indispensabile.
Gli attori erano quasi tutti contenti della loro parte: Kurt e Mercedes, entrambi stregoni, avevano delle canzoni stupende e perfette per la loro vocalità; Tina, che interpretava lo Spirito della Gemma, aveva una lunga aria in cui raccontava della Gemma Rossa con la sua bellissima voce da contralto.
Chi non era entusiasta della sua parte era Rachel, che arricciava
le labbra ogni volta che pensava al fatto che lei - la primadonna e la miglior cantante del gruppo - aveva solo due canzoni, di cui una in coppia con l'imbranato principe interpretato da Finn. Già non le piaceva il suo personaggio, lady Viola, una principessa timida e insicura... quando aveva scoperto di avere anche pochissimo da cantare aveva minacciato di piantare tutto e andarsene. Finn l'aveva fatta ragionare dicendole che una piccola parte era sempre meglio di niente e che in fondo era solo un musical per il festival delle arti del McKinley: Rachel si era temporaneamente tranquillizzata, ma di tanto in tanto borbottava ancora che non capiva come Kailey avesse potuto scrivere per lei una parte così patetica.
Chi invece era felicissimo del suo ruolo era Puck: il suo personaggio, arrogante e valoroso, gli piaceva da impazzire e adorava infastidire Santana dentro e fuori dallo spettacolo.
La trama era, secondo Santana, "una storiella terribilmente banale, zuccherosa e piena di buoni sentimenti"; in realtà era poco più che una favola in cui tre fratelli di sangue blu si mettono in cerca di una magica Gemma in grado di portare felicità a chi la possiede. Il loro viaggio si sarebbe districato tra principesse gemelle dai poteri misteriosi, guerriere ribelli insofferenti alle regole, stregoni, prove da superare e inganni di ogni genere per giungere all'ambito premio: un gigantesco rubino dai poteri magici. Le cose si sarebbero ribaltate proprio alla fine, in un rocambolesco colpo di scena in cui si scopriva che il rubino non esisteva affatto, ma in effetti era proprio una storia semplice e romantica.
Ogni volta che Kailey si ritrovava a seguire una scena si stupiva sempre di come fosse esattamente come se l'era immaginata. Ok, lei immaginava boschi sterminati e non l'auditorium di una scuola superiore dell'Ohio... ma i personaggi erano perfetti: la goffaggine di Finn, Rachel che sorrideva timidamente, Santana che sbottava e sbuffava, Puck che la indispettiva, Blaine e Jo che si punzecchiavano amorevolmente a vicenda... la loro interpretazione era così perfetta che Kailey riusciva quasi a vedere i boschi, i palazzi e le immense sale da ballo sullo sfondo.
A
sentirle recitate ad alta voce, poi, le parole del suo copione non sembravano nemmeno così sciocche: parevano importanti e scelte con cura, non le casuali espressioni di una ragazza che mette nero su bianco le sue fantasie. Ogni tanto Kailey si chiedeva se le avesse effettivamente scritte lei, quelle battute.
Le Nuove Direzioni al completo avevano imparato ad apprezzare quella storia e Kailey se ne rendeva conto dal modo diverso in cui tutti - specialmente Santana, Mercedes e Kurt - la trattavano: ora non era più la timidissima ragazza dai capelli rossi che ondeggiava sullo sfondo quando si esibivano.
Kailey aveva acquistato un talento, qualcosa per cui il suo posto al Glee non solo
era meritato, ma era suo di diritto: c'era chi ballava, chi cantava, chi era bello e chi sapeva suonare. C'era Jo e la sua destrezza con il pianoforte e c'era lei con la sua bravura con le parole.
Kailey si era scoperta molto più fiera di sé di quanto non fosse mai stata e andava in giro a testa alta nei corridoi, anche se questo le costava molte più granite negli occhi. Un paio di giocatori di basket ripetenti le avevano riempito lo zaino di avanzi del pranzo dopo che lei, durante la lezione di letteratura inglese, aveva parlato di quanto Romeo e Giulietta fosse ancora una storia attuale alzando la mano e intervenendo con una loquacità a lei del tutto sconosciuta.
Ma quando sai di valere qualcosa, quelle bambinate non hanno peso.
Aveva imparato a capire Rachel e Kurt, che si toglievano la granita dagli occhi e non si preoccupavano se avrebbero passato la ricreazione in bagno a togliersi ghiaccio dai vestiti. Jo era ammirata e felice: Kailey sembrava aver scoperto una luce dentro di sé che aveva tenuto nascosta fino ad allora, forse per timore di essere notata e presa in giro.
Un pomeriggio, le due ragazze stavano uscendo da scuola dopo le lezioni chiacchierando allegramente come al solito.
- Allora, riesci a vedere il tuo principe azzurro stasera? - Domandò Jo.
- È ancora incastrato con gli esami di dizione. - Spiegò Kailey con dolcezza - Ma stiamo al telefono tutte le sere fino a tardi. -
- Modera il tono zuccheroso, Key, non voglio avere il diabete già alla mia età. - Disse Jo storcendo la bocca in una buffa smorfia di disgusto.
In quel preciso momento Gabrielle, Serena e Alice comparvero davanti a loro e meno di un momento dopo Jo e Kailey si ritrovarono ricoperte di tempera rossa.
Le risate delle Cheerios, nascoste dietro la porta dell'aula di economia domestica, svelarono la loro posizione e Jo si tolse la tempera dagli occhi quel tanto che bastava per fulminarle.
- Questo è il peggior scherzo che potevate farci! - Gridò Jo.
- Siccome non vi vergognate per quello che fate ci abbiamo pensato noi a darvi il colore giusto alla faccia. - Disse Serena con un sorrisetto.
- E poi il color Cheerios dona a tutti. - Cinguettò Alice.
Jo fece due passi avanti e le si piazzò di fronte, occhi negli occhi.
- Siete terribili. La peggior specie di persone che esista a questo mondo. Noi saremo degli sfigati, ma conosciamo il significato dell'amicizia e della lealtà. Quando eravamo piccole cantavamo e ballavamo assieme, ci coprivamo a vicenda quando facevamo qualche stupidaggine, ci volevamo bene. Quella divisa è così stretta che non c'è posto né per la ciccia né per ricordi e sentimenti. Qui le vere perdenti siete solo voi. Kailey, andiamocene. -
Kailey aprì la bocca per dire qualcosa, ma Gabrielle la interruppe:
- Non dire niente. Sparisci, coniglietto. - Disse, calcando la parola "coniglietto" con tutto il disprezzo che provava per quella ragazza così infantile.
Kailey sentì gli occhi colmarsi di lacrime e rincorse Jo fino all'uscita, lasciandosi alle spalle le sue ex amiche e i suoi sentimenti calpestati.
Jo si allontanò verso il parcheggio senza curarsi della tempera che gocciolava dal suo zaino e di quella che le dipingeva capelli e viso: continuò a camminare come se nessuno si fosse preoccupato di interromperla.
Nella sua mente si era presentata una canzone dei Simple Plan perfetta per quel momento... se solo avesse avuto il tempo di sfogarsi!

So thank you for showing me,
That best friends can not be trusted,
And thank you for lying to me,
Your friendship and good times we had you can have them back


Immaginava di cantarla davanti a quelle tre arroganti traditrici per sbattere loro in faccia che
non aveva nessun bisogno della loro insipida e tiepida amicizia da quattro soldi. Potevano tenersi tutti i loro momenti insieme, se valevano poco quanto sembrava.
Quella sera Jo si ritrovò a dire tutte le parolacce che conosceva davanti allo specchio, fissando la tempera rossa incrostata sulle sopracciglia e all'attaccatura dei capelli come se avesse dello scotch a fermare una parrucca. Aveva dovuto buttare via felpa e jeans, macchiati irrimediabilmente, e sua madre le aveva sequestrato le All Star per ficcarle in lavatrice. Mancavano dieci minuti al suo appuntamento con Blaine e sembrava ancora una specie di mostro in fase di muta.
Quando il ragazzo rispose al telefono, Jo sbottò:

- Non venirmi a prendere, sto vedendo rosso dalla rabbia. -
- Cosa? - Domandò Blaine, avvertendo la rabbia nella voce di Jo.
- Quelle dannatissime Cheerios. -
Era difficile parlare a denti stretti e Jo non riusciva nemmeno a esprimere l'irritazione, il disappunto e il dolore che le dava quella situazione. Riusciva a stento a immaginare il dispiacere che probabilmente stava provando la sensibile Kailey, se lei stava soffrendo così tanto.
- Sono da te tra dieci minuti. - disse Blaine all'improvviso.
- No, Blaine, aspett... -
Ma Blaine aveva riattaccato, comparendo dieci minuti più tardi sulla soglia della sua stanza.
- Jo... - Disse precipitandosi verso di lei e prendendole il viso tra le mani.
Jo fece la cosa che quasi nessuno si sarebbe aspettato da lei: scoppiò a piangere.
Si gettò tra le braccia di Blaine e singhiozzò come non faceva da quando aveva finito le scuole materne, riversando il suo dispiacere e la sua rabbia contro la camicia a righe del ragazzo, felice di averlo vicino e commossa dal fatto che avesse capito che aveva bisogno di lui senza nemmeno che lei glielo dicesse.

La mattina successiva Jo si ritrovò nei corridoi del McKinley più agguerrita che mai: dopo il fiume di lacrime che aveva versato aveva parlato con Blaine quasi tutta la notte, tanto che quando sua madre era andata a darle la buonanotte le era preso un colpo nel trovarla seduta sul letto ancora in compagnia del ragazzo.
Jo era morta di vergogna, ma Blaine aveva riso.

- È rimasta scioccata dal vederci assieme a chiacchierare, figurati se ci beccava mentre facevamo altro! - Aveva detto ridendo.
Jo era avvampata e l'aveva minacciato di non farlo più entrare in camera propria.
La lunga discussione era finita con una Jo coraggiosa e un Blaine sollevato dal vederla di nuovo travolgente e vitale com'era sempre: l'aveva baciata a lungo per augurarle la buonanotte e Jo era scivolata sotto le coperte vestita, con il buonissimo odore di Blaine ancora addosso.
Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi era stato che avrebbe parlato con le tre Cheerios la
mattina dopo per chiedere loro spiegazioni.
Neanche a farlo apposta, mentre si avviava verso l'aula di matematica vide Gabrielle venirle incontro. Le si parò davanti, pronta ad afferrarla e a trattenerla con la forza se necessario, ma la bruna cheerleader le si fermò proprio di fronte.
- Devo parlarti. - Disse.
- Anche io. - Rispose Jo, determinata e stupita insieme.
- Non qui, andiamo nel bagno delle ragazze. - Disse Gabrielle trascinandola dietro la porta dei servizi.
- Non vuoi nemmeno farti vedere che parli con me? - Domandò Jo amaramente.
Gabrielle era da sempre quella con cui andava meno d'accordo: la riteneva tutto quello che lei non era. Era intelligentissima, elegante, affascinante, esile e bellissima. I suoi lunghi capelli neri erano lisci e lucenti e non una massa priva di forma trattenuta sulla nuca da una biro, i vestiti su di lei sembravano sempre di gran moda, grazie alle sue gambe lunghe e snelle e al suo passo aggraziato.
Gabrielle ricordava continuamente a Jo il fatto che lei non sarebbe mai
- mai - stata una signorina: sarebbe rimasta un maschiaccio per tutta la vita.
- Non sai cosa si prova, Jo. - disse Gabrielle con la voce piena di irritazione. - Non sai cosa vuol dire essere prese di mira solo perchè eravamo amiche. Le altre Cheerios ci nascondono la biancheria quando andiamo a fare la doccia, svuotano le nostre borracce di nascosto costringendoci a fare tutte e sei le ore di allenamento senza un goccio d'acqua perchè la coach Sylvester non ci fa lasciare il campo, ci riempiono di dispetti, ridono alle nostre spalle... e tutto perchè noi siamo state vostre amiche. -
- Ed è per questo che siete così tremende con noi? Per ripicca? -
La tempera rossa ancora non se n'era andata da sotto le sue unghie ed era terribilmente simile al colore della sua mente in quel momento.
- Siamo vittime degli stessi scherzi! - Sbottò Gabrielle - Ma se io ricevessi una granita in faccia perchè faccio qualcosa che amo sarebbe diverso! Voi venite presi di mira per qualcosa che amate, per qualcosa di cui andate orgogliosi. Quella Berry è il bersaglio di un paio di granite alla settimana, ma chi l'ha mai vista piangere? Sa di riceverle perchè lei canta, sa cantare e lo fa col cuore. Per Kailey è lo stesso: viene presa di mira per quello che lei è, che lei è davvero! Noi riceviamo lo stesso trattamento, ma non abbiamo quello che avete voi! Noi ci facciamo spezzare la schiena dalla Sylvester, dobbiamo preoccuparci ogni minuto di ogni giorno delle calorie, della cellulite e delle smagliature pur di essere popolari e riceviamo lo stesso scherzi e battutine. Non credi che sia peggio? -
Jo rimase senza parole: non ci aveva minimamente pensato.
- È vero, non ci obbligano a fare quello che facciamo per mettervi in ridicolo. L'idea della tempera era di Alice, sperava che dopo una cosa del genere avrebbero capito che non siamo come voi, che siamo Cheerios al cento per cento... che devono smetterla di buttarci le calze nello scarico della doccia. - Continuò Gabrielle. - Voi ricevete i dispetti perchè siete voi stesse. Noi ci impegniamo ad abbandonare la nostra personalità e ad essere solo "le cheerleader" e riceviamo il vostro stesso trattamento. Non ti pare ingiusto? -
Jo, per una volta, non aveva parole per risponderle.
- Perciò la prossima volta che ci vedrai con una granita in mano sappi che non serve dirci in faccia che siamo delle perdenti. Lo sappiamo benissimo. -
Gabrielle uscì dal bagno lasciando Jo stupita e imbarazzata: si era preparata un discorso aggressivo e furioso per ricordare a lei e a quelle due galline delle sue amiche che non si trattano in quel modo gli amici, ma all'improvviso la situazione si era ridimensionata.
Alice, Serena e Gabrielle erano le sfigate, lei e Kailey quelle fortunate.
E chi poteva capire tre sfigate che cercavano di farsi strada nel mondo del liceo meglio di una ragazza che veniva etichettata come una dei loser più loser della scuola? Improvvisamente si rese conto che tutta la sua rabbia era sparita, sostituita da un senso di orgoglio che la faceva sentire ebbra: ogni granita sarebbe stata una doccia fredda che le avrebbe ricordato quanto sia fantastico essere sé stessi. Uscì dal bagno scrivendo uno sms a Kailey.


☆☆☆



Quel pomeriggio, Kailey raggiunse Jo in aula canto.
La sua migliore amica le aveva mandato uno sms breve e sibillino in cui le diceva di non sparire, dopo le lezioni del pomeriggio, e che si sarebbero viste nell'aula del Glee. Kailey aveva fatto duecento supposizioni, arrivando a pensare che la sua amica aveva fatto a botte con Gabrielle, Alice e Serena... ma quando le ebbe incontrate in corridoio, altezzose e bellissime come sempre, capì che loro non c'entravano.
- Dimmi tutto. - Disse, curiosa.
Jo le mise in mano uno spartito.
- Voglio cantare questa canzone con te. - Disse Jo.
- Ma... è... difficile. -
- Cantala e basta, ok? -

They can try hard to make me feel
That I don't matter at all
But I refuse to falter
In what I believe


Le porte dell'aula di canto erano aperte e le loro voci sovrapposte alla colonna sonora
richiamarono chi amava passare davanti a quell'aula tra una lezione e l'altra: Rachel, Kurt, Mercedes, Finn e Blaine le raggiunsero nel giro di mezzo brano. Le loro voci si unirsi a quelle delle due ragazze per terminare quella splendida canzone di Mariah Carey in un abbraccio di gruppo.

'Cause there's a light in me that shines brightly
They can try
But they can't take that away from me
   
 
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