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Autore: roxy92    05/09/2012    1 recensioni
Chi ha sbirciato la fic che ho cancellato prima avrà una vaga idea di come scrivo. Mi piacciono le cose che non piacciono alla massa, trattate in modo non ordinario. Io lo so che me le cerco, ma ognuno, quando libera la fantasia, produce i risultati più disparati. Il mio è questo.
Dal prologo:
"Quando non ricordi il tuo passato, è come se un macigno fosse sempre in procinto di caderti addosso. Ce l’hai sospeso sopra alla testa, trattenuto da un filo sottile. Il terrore che il presente sfumi come il tempo trascorso è una morsa che attanaglia lo stomaco e a tratti non fa respirare.
Se sei abbastanza forte, ore, giorni, minuti e secondi, ti scivolano addosso come se il tempo non esistesse. Le tue mani sembrano vuote ai sentimenti e ti ritrovi sempre a stringere il niente. Non hai nulla per cui vivere e nulla per cui morire."
Io mi metto alla prova nel disperato tentativo di creare qualcosa che superi almeno le più basse aspettative... Qualcuno di voi mi da una mano e mi dice che ne pensa? Anche sapere se è meglio lasciar stare... Se ne avete il coraggio, buona lettura. :)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Piccolo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il vero inizio dello scontro.

Predonate la lentezza degli aggiornamenti, ma questo è un periodo nero. Kiss!

”Ci siamo.”

Quelle due uniche parole furono lo spartiacque tra il momento in cui riusciva ancora a reggersi sulle sue gambe e quello in cui cominciava a fare fatica a tenersi in piedi.

Piccolo si portò una mano davanti agli occhi. Si chiese in quale modo avrebbe potuto essere d'aiuto se faticava a compiere anche i movimenti più elementari.

Allieva e maestro avevano praticamente scatenato un gorgo che alimentavano con la propria aura. Piccolo sentiva la stoffa della tuta divenire via via più fredda, la udiva sfrigolare quasi come se stesse bruciando.

Faceva fatica a credere che fosse semplicemente vento. Con difficoltà inquadrò Goku e Gohan.

Loro avevano ragione di quella forza grazie alla trasformazione in super sayan. Lui, invece, come avrebbe fatto?

“Non devi resistere. Fa come loro.”

Galen doveva essere arrivata senza che se ne accorgesse a sussurrargli all'orecchio. Eppure la percepiva lontano da sé.

Doveva essere per l'effetto di prima: evidentemente, in mezzo a quel vortice, le loro anime erano in qualche modo in contatto.

“Non posso farmi venire i capelli biondi io!”

La sentì ridere. Era un suono stupendo.

“Guardali. Davvero non capisci la differenza tra te e loro?”

Gli parve di percepire una carezza sulla guancia, un soffio più caldo che gli girava appena il viso.

“Loro sono sayan e io namecciano?”

Era un moto di disappunto quando il soffio caldo si dileguava?

“A differenza di te loro non hanno paura di se stessi! Libera l'istinto, abbandonati.”

Si stava già arrabbiando.

“Se mi abbandono a questo casino mi fracasserò da qualche parte!”

Era come se quel soffio caldo passasse veloce da una spalla all'altra solleticandogli la schiena alla velocità della luce, causandogli una leggera scossa sulla pelle.

“Libera la parte più malvagia di te e dominala! Ormai non c'è più tempo.”

Il profilo della ragazza apparì e disparve ai suoi occhi quasi come un fantasma, ma la sua voce era tremendamente vicina.

“Sono qui.”

Piccolo udì solo un leggero fendente, un rumore che a malapena si distingueva dal gorgo. La corrente non aveva rallentato la sua forza nemmeno per un istante.

Quando vide rotolare quella cosa le sue labbra si tesero in un moto di puro disgusto. I pezzi del cadavere del primo nemico imbrattavano già quella radura. Il namecciano, non seppe dire come, intravedeva brillare la lama rossa di Haldir, sporca di sangue.

Era il vero aspetto delle bestie quello. Solo allora iniziava a comprendere a pieno il significato dei quadri di Galen, quando da bambina rifiutava quel modo di combattere. Non gli piaceva. Era così anche lei? Tremò a quel pensiero.

“Maestro!”

Quel richiamo forte e deciso era la risposta che sperava. Galen non era così. Si sentì sciocco ad aver dubitato.

“Meno sangue possibile!”

Vide la ragazza chinarsi per chiudere le palpebre già rigide di quella testa decapitata, in un gesto rispettoso e raccapricciante.

“Era solo un ragazzo!”

La udì bisbigliare. Anche Haldir si era manifestato e l'aria spostava i suoi capelli lunghi in molte direzioni, soprattutto verso l'alto.

“O noi o loro. Conosci la tecnica. Una sola pedina può fare la differenza.”

Con la punta della spada sporca, indicò la vittima alle spalle dell'allieva.

“Se conosci un contrattacco migliore alla loro tecnica usalo. Io ho solo questo e venderò cara la pelle.”

Il guerriero fece roteare la lama e scomparve di nuovo. Aveva finto di non vedere l'espressione scioccata del figlio del sayan. Non gli importava. Nessuno li obbligava a restare.

Solo un leggero rimorso lo prese al pensiero di quanto quello sgomento somigliasse a ciò che causava in Galen ancora bambina.

“Non intendo uccidere avversari non alla mia portata.”

Quando fu circondata da quattro nuovi arrivati, il namecciano si chiese come lei avrebbe rispettato quel proposito.

Quei ragazzi somigliavano a Galen e Haldir in modo impressionante: avevano la stessa carnagione e gli stessi riflessi nei capelli, ma l'abisso che li separava era lo stesso che poteva esserci fra un fragile umano e un sayan.

“Sparite. Siete polvere.”

La minaccia del maestro aveva il tono di una profezia. I loro visi impallidivano mentre le loro gambe tremavano e li portavano via.

“Sayan, Piccolo...”

In tre si girarono verso di lui.

“Voi siete molto forti e combattete diversamente da noi.”

Non capivano perché stava rinfoderando le armi.

“Se Galen facesse in modo di rendere visibili tutti questi inetti ai vostri occhi, voi riuscireste a renderli inoffensivi senza fargli troppo male, giusto?”

Piccolo, che aveva già avuto modo di vederli all'opera, aveva inteso: Haldir voleva la testa di uno solo.

Non avrebbe fatto sporcare di sangue le mani della sua allieva e lui avrebbe avuto la vendetta che tanto bramava.

“Vuoi uccidere il tuo re, giusto?”

Non ebbe bisogno del suo cenno d'assenso. Colse il petto di Galen alzarsi e abbassarsi più in fretta, a causa del respiro lievemente accelerato.

“Siete sicuro di poter riuscire, voi da solo?”

Ancora nessuna risposta ad una domanda sciocca e Piccolo percepì una lieve spinta a tirargli il mantello.

“Arriveranno da ovest.”

Precisò la ragazza, dando le spalle al sole che iniziava a rosseggiare con dita di fuoco, nel cremisi accecante dell'alba.

Il namecciano si perse un attimo ad ammirare quelle fiamme che le si riflettevano nei capelli e coloravano la pelle chiara. La lasciò fare mentre si sedeva a terra, nella posizione del loto.

Lei doveva concentrarsi e probabilmente le sarebbe aspettato qualcosa di poco facile. Sospirò e chiuse le palpebre. Mentre liberava la mente e la sua immagine diventava via via trasparente, si alzò un vento simile e diverso da prima.

C'era solo la sua aura e non pure quella del suo maestro. Era una brezza più impertinente e caldo, che si infilava sotto i vestiti a solleticare la pelle. Lei non avrebbe tagliato se non ce ne fosse stato bisogno, era un alito che non aveva bisogno di essere guidato.

Piccolo fu in grado di vederla mente volteggiava al fianco di Gohan e sussurrava al suo orecchio, rapidissima. Le sue labbra distese in un moto di stupore mostrarono il bianco dei suoi canini. Gohan era stato in grado di vedere e tramortire altri due ragazzi.

Il namecciano sbatté le palpebre, confuso. Quando era arrivata anche da Goku se le vadeva anche seduta a terra, innanzi a sé?

Erano tre duplicazioni o era sempre lei che si muoveva velocissima? Al pugno leggero di Goku ne svenivano altri 5.

La scrutò sbuffando. Quanto ci avrebbe messo per tornare da lui?

“Sei per caso geloso?”

Arrossì e non le rispose. Lo era ed era contento. Si domandava solo quanti altri ne sarebbero arrivati e quanto lei avrebbe retto in quello stato. Si augurò che fosse solo un'impressione che la l'aura di Gale fosse già diventata impercettibilmente più debole.


  
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