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Autore: Ila_Chia_Echelon    05/09/2012    2 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la primissima fanfiction che io e la mia amica Ilaria scriviamo sui Mars. Anche se non dovesse piacere a nessuno (speriamo non sia così xD) rimarremmo comunque felici del lavoro che abbiamo svolto, perchè in questo racconto abbiamo veramente messo tutte noi stesse e ci siamo divertite tantissimo. Crediamo che sia una storia interessante, che riflette su aspetti della musica e della vita in generale per noi molto importanti. Speriamo che qualcuno trovi la fanfiction interessante quanto noi! xD Buona lettura!
Chiara e Ilaria
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 22

Lo sbigottimento di tutti era palese sui loro volti ma nessuno, nessuno, avrebbe dovuto essere più stupito di lei, che, invece, sembrava la più tranquilla.
Sì certo, il cuore le batteva a mille, ma sembrava che le volesse scoppiare più per l'impossibilità di contenere emozioni contranstanti, che per la meraviglia. In qualche modo tutto era stato anticipato dai suoi occhi. La scena per lei si era svolta al rallentatore, con una lucidità improbabile.
Aveva voglia di ringraziarlo e di dargli uno schiaffo allo stesso tempo. Ora se ne era andato, lasciando a lei delle spiegazioni che non poteva assolutamente dare, vista la loro inesistenza.
I suoi occhi si posarono su Eleonore, che ora la guardava con un sorriso, chiaramente la meno sconvolta di tutti.
Le inviò con lo sguardo una muta preghiera, che l'amica colse immediatamente.
Si alzò e stava per dire qualcosa quando Jared la precedette.
«Vi dispiace se faccio due chiacchiere con Jacqueline?»
«No no; tranquillo. Andiamo al bar a prenderci un caffè?» Tomo era stato provvidenziale, come al solito pronto a cogliere anche le parole non dette.
Uscirono tutti e tre dalla stanza, salutando affettuosamente la ragazza, che ricambiò stranita.
Il cantante si sedette sul bordo del letto, sorridendole. Jacqueline non provò nemmeno ad avviare il discorso, aspettando che fosse lui a parlare per primo.
Jared guardò per un attimo fuori dalla finestra, poi tornò a soffermarsi su di lei.
«Sei innamorata vero?» chiese con tono candido, troppo innocente per non essere studiato, vista la domanda.
Jacqueline lo fissò, cercando di capire dove volesse arrivare e anche di trovare una risposta.
Alla fine sospirò, rassegnata al fatto che con la sua risposta non avrebbe soddisfatto nemmeno sè stessa.
«Non lo so. Non sono brava a dare un nome ai sentimenti. So che con lui sto bene, mi rende felice.»
Sentiva le guance bruciarle, consapevole che non potevano essere restate rosee dopo un discorso del genere.
Lui rimase per un attimo silenzioso. Jacqueline avrebbe voluto poter decrifrare i pensieri che attraversavano quegli occhi chiari, mentre sentiva l'ansia aumentare di grado man mano che prendeva consapevolezza di quello che era successo poco prima.
«Credo che ora tu debba solo ammetterlo a te stessa.»
Non si aspettava che Jared dicesse una cosa del genere. Gli rivolse uno sguardo stupito, che lo fece ridere, in quel suo modo particolare, inclinando leggermente la testa all'indietro e aprendo la bocca in un'espressione magnifica.

Restarono così, scherzando, fingendo di sapere meno di quello che in realtà era ormai chiaro a entrambi, perchè a volte le cose non hanno bisogno di raggiungere lo stadio di parole per essere comprese e perchè altre volte splendide sensazioni sarebbero sciupate dall'incapacità di essere spiegate con esse.

TRY TO LET GO OF THE TRUTH


 


 

Eleonore si era fermata a metà del corridoio, lasciando che Tomo e gli altri si dirigessero verso il bar, inconsapevoli della sua assenza. Era inspiegabilmente tornata indietro e aveva posato la schiena sul muro accanto alla porta aperta della stanza di Jacqueline.
Non era da lei origliare e in ogni caso sapeva che l'amica le avrebbe raccontato i dettagli della chiacchierata, più tardi. Si sentiva come un automa, che agiva inconsciamente, mosso da meccanismi sconosciuti. Il suo cervello era assopito, aveva visto le sue gambe iniziare a camminare, distanti da lei, fuori controllo. Si sentiva lontana dal suo corpo, da Eleonore. Non sapeva dove fosse in quel momento. Ma l'Eleonore poggiata al muro con espressione assente era perfettamente consapevole di ció che Jared aveva appena chiesto a Jacqueline. E la risposta dell'amica portó un pó di vita sul suo viso. Fu come un'esplosione dentro di lei, una strana pressione che da qualche giorno aspettava di trovare sfogo ed ora era scoppiata improvvisamente, travolgendo Eleonore con tutta la sua forza schiacciante. La ragazza posó la fronte sul muro freddo e ruvido, cercando un po' di conforto, e invece le lacrime iniziarono a scorrerle sulle guance. Era agitata, tranquilla, serena e triste allo stesso tempo, in preda a una muta e confusa battaglia che era rimasta a lungo intrappolata tra mille catene e lucchetti, di cui ora Elonore aveva perso le chiavi.

Continuava a piangere. Il problema era che nemmeno lei era in grado di dare nomi ai suoi sentimenti, soprattutto perchè erano talmente tanti da immobilizzarla e renderla incapace di qualunque cosa. Certe volte si chiedeva il perchè della complessità del suo carattere e pensava che, visto che non era in grado di capire se stessa, sarebbe stato meno doloroso essere una di quelle persone un po' superficiali che non danno peso alle sensazioni più profonde e vivono la loro vita senza riflettere sui loro sentimenti e su quelli degli altri. Sarebbe stato tutto più semplice. Ma era così, e le persone non cambiano. Doveva fare i conti ogni giorno con il suo stupido cuore. Piano piano riprese a respirare normalmente e riuscì a staccare la testa dalla parete. Posó furtivamente la guancia destra a uno stipite e sbirció nella stanza per accertarsi che nessuno si fosse accorto di lei. Il sorriso splendido di Jared le fece ancora più male. Ma almeno capì qual era l'origine dei suoi tormenti.
Perché non riusciva a mettere ordine nella sua testa? Perché non riusciva a zittire quei pensieri terribilmente rumorosi da assordarla e non lasciarsi comprendere? L'unica cosa che le era finalmente chiara era che il centro di quell'uragano era Jared. Tutto ció che le aveva detto prima che giungessero in ospedale, tutti i suoi sguardi silenziosi e impenetrabili, i suoi sorrisi. Non avevano fatto altro che accrescere quella fastidiosa pressione che non riusciva a chiamare per nome. In quel momento si rese conto che non era affatto una persona libera, come tanto avrebbe desiderato essere. Era schiava dei suoi sentimenti e non era in grado di governarli, di lasciarsi andare ad essi e finalmente capire cosa provocava quell'inguaribile stretta allo stomaco.
Guardó di nuovo all'interno della stanza, ora silenziosa. Jared guardava un punto indefinito fuori dalla finestra, Jacqueline teneva gli occhi chiusi, ma non sembrava dormisse, semplicemente pareva felice e serena.
Cogliendola completamente di sorpresa Jared si voltó e la vide. Lei rimase immobile. Era stata colta in flagrante mentre li spiava e ora avrebbe dovuto vergognarsi da morire, ma i sentimenti che la colpirono attraverso quello sguardo celeste, attutendo leggermente la sua confusione, furono completamente diversi. Stava di nuovo piangendo, ma allo stesso tempo inizió a ridere. Mi sto rendendo ridicola, si disse, ma non smise di sorridere e non cercó di fermare le lacrime. Perchè finalmente, anche se non poteva dire di averne la certezza, era libera.

CAN YOU IMAGINE A TIME WHEN THE TRUTH RAN FREE?




 




Nda. Cari lettori, vi informo che il prossimo è l'ultimo capitolo, poi ci sarà un epilogo e..fine. *si asciuga le lacrime* Quindi..be', un bel po' di recensioni mi farebbero tanto tanto piacere T.T
Spero che finora la fanfic sia stata di vostro gradimento :)
Alla prossima, Chiara! *continua a piangere*

 

   
 
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