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Autore: Marimo    05/09/2012    4 recensioni
Dedicata a Niki, che c'è sempre, anche quando non si vede.
C'erano giorni che Kirino Ranmaru chiamava GMB, Giornate Molto Belle. Quando si divertiva tanto, rendeva fieri i suoi genitori o giocava con Shindou-chin, era sempre una GMB.
Quel giorno in particolare, era una classica GMB dell'infanzia dei quasi cinque anni di Kirino Ranmaru.-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-C'erano giorni che Kirino Ranmaru chiamava GMB, Giornate Molto Belle. Quando si divertiva tanto, rendeva fieri i suoi genitori o giocava con Shindou-chin, era sempre una GMB.
Quel giorno in particolare, era una classica GMB dell'inFanzia dei quasi cinque anni di Kirino Ranmaru.-


Have a Very Nice Day, Kirino-chin!
                                                                                                                                                                                   -Passa una Giornata Molto Bella, Kirino-chin!

 


Il piccolo pargoletto correva spensierato nel cortile della villa, come tutti i pomeriggi d’estate.
Ringraziando il cielo non aveva ereditato il carattere del padre, altrimenti col cavolo che si sarebbe divertito  passando le ore a giocare con il suo cucciolo, oppure facendo il bagno nella spaziosa piscina con il suo migliore amico.
Sulle sue labbra era dipinto un sorriso dolce, speranzoso.
La donna seduta sul porticato dell’immensa villa Suzuno osservava il piccolo Ranmaru giocare con un pallone a scacchi decisamente più grande di lui, uno dei soliti simpaticissimi pensierini che Fuusuke portava al pargoletto nel momento in cui faceva ritorno dai suoi viaggi di lavoro, uno di quei pensierini con cui facevano i conti i suoi adorati fiori. Suo padre voleva che crescesse amando il calcio, ma quella palla le sembrava un po’ troppo grande. Era un’idea simpatica, certo, ma conoscendo suo figlio era pronta a scommettere che in un attimo si sarebbe ritrovata le aiuole, quasi completamente fiorite, totalmente distrutte.
I suoi fiori erano speciali.
Fiorivano, o meglio, resistevano solamente d’estate, poiché in primavera il piccolo distruttore portatile passava più tempo in giardino, mettendo a repentaglio le sottili vite delle sue piante. Invece, con la venuta del caldo, Shindou e Kirino si divertivano a frequentare la piscina ed i luoghi più freschi, piuttosto che il campetto da calcio in cortile.
Non era stato un pensiero carino, da parte del marito, far costruire quel campetto proprio vicino alle sue aiuole. Non lo era decisamente stato.
Fortunatamente, anche lei aveva le sue armi. Al pensiero di rimanere ‘in bianco’ per un mese, l’albino aveva munito ogni singolo fiore di un’aiuola abbastanza alta da impedire al figlio un genocidio totale, ed alla richiesta ingenua del pargolo riguardo al ‘rimanere in bianco’ la signora Suzuno ricordava ancora
l’imbarazzo palpabile nell’aria.

**
-Mamma, cosa significa che lascerai papà in bianco?-
Miku udì, con somma soddisfazione, il marito deglutire a vuoto un paio di volte, beandosi del leggero color carne che aveva iniziato ad imporporare le sue guance.
-Perché non glielo spieghi, Fuusuke?- decise di provocarlo ulteriormente la castana ghignando.
-Tsk. Kirino, vai a letto, sono già le dieci e mezza, ora la televisione è dei grandi.- tagliò corto l’altro, seccato.
-Ooh, ma non è giusto! Io voglio sapere cose intendeva la mamma!!-
Al broncio affettuoso del bambino, i genitori tremarono nella speranza di resistere fino all’ultimo.
Al labbretto, si arresero semplicemente.
-Significa che tua madre mi farà dormire sul divano.-
Ranmaru parve deluso.
-Tutto qua?-
-Vedi piccino,- intervenne cautamente la madre, prendendolo in braccio. –Dormire insieme, per due adulti, implica una certa cosetta che imparerai da grande. Da molto grande, mi auguro.-
-E quindi papà non potrà avere questa cosetta?-
-Esatto.-
La soddisfazione di Miku Shion, in quel preciso momento, aveva raggiunto e superato il pianeta Alius ed era tornata, con tanto di souvenir, tintarella e pantaloncini hawaiani.
-E papà è triste per questo?-
-Lo è, davvero molto.- sputò tra i denti il diretto interessato, troncando un discorso che avrebbe potuto avere effetti disastrosi per più di un individuo.
**

Nonostante il pensiero e l’apprensione del ventisettenne albino nel munire ogni fiore d’un aiuola, il tempo, si sa, scorre comunque. Ed ormai da un paio d’anni Kirino era abbastanza alto per passare sopra quelle piccole coperture di fragile plastica e distruggere ad ogni modo il piccolo paradiso floreale.
-Ora che ci penso,- fece riflettendo ad alta voce la Shion, -Quel dannato di mio marito mi deve ancora un mese di tregua.-
Una gelida presenza alle sue spalle la fece inconsciamente sorridere.
-Bentornato, amore.-
-Cara, ti prego di dimenticare quello spiacevole inconveniente e con esso il tuo mese di tregua.-
Miku trattenne una risata, conscia del grosso rischio che avrebbe corso se l’avesse lasciata scappare.
-Ti peserebbe tanto lasciarmi stare per la modica cifra di una trentina di giorni?-
-Dopo tutto quello che ho passato per convincerti a stare con me, sposarmi e farti mia, direi di sì.-
La donna si tirò dietro all’orecchio una ciocca di capelli castani, alzandosi in punta di piedi per baciare l’uomo che la fronteggiava orgogliosamente, per poi sussurrargli sulle labbra: -Vallo a dire a loro, Fuusuke.-
Con un dito affusolato indicò il punto su cui Ranmaru ed il suo pallone gigante avevano distrutto un tulipano senza nemmeno rendersene conto.
Sorridendo compiaciuta, la Suzuno ammirò il placido silenzio del marito, messo evidentemente in difficoltà.
Adorava metterlo in difficoltà.
-Beh, ci rivediamo tra un mese, Fuu-chan.- scosse la mano in segno di saluto, per poi iniziare a camminare verso il lungo corridoio della villa.
Una fredda mano diafana le afferrò immediatamente il braccio, e subito si ritrovò schiacciata tra il suo amato consorte ed il muro candido della cucina. Sentiva il respiro bollente del suo uomo mischiarsi al suo, così come l’odore del loro amore che era ormai indistinguibile con quello della passione e dell’eccitazione del momento.
Era sempre come la prima volta, eppure sempre diverso.

**
-Miku, dove te ne vai?- si fece avanti Sakura, un’amica della Shion, affiancata da un’altra ragazza molto minuta.
-Torno a casa, oggi pulite voi.-
-Starai scherzando?! Dovrei pulire io che non c’entro nulla?-
Quel giorno, la castana, la giovine e la nanetta avevano rovesciato un pacchetto di gessetti nuovo di zecca sul tavolo dell’aula d’arte.
Inutile dire che il tavolo fosse imbandito con pittura fresca e vasetti di tempera, rigorosamente aperti.
Peggio di loro era ridotta solo l’aula.
-Ma dico, sono messa peggio di un quadro vivente e dovrei starmene qui a pulire la lavagna? Che poi mi spiegate come c’è arrivata la tempera sulla lavagna?! Eravamo a metri di distanza!!- si infervorò la più bassa, tentando vanamente di smacchiare i pantaloncini.
-Scusami Nee-chan, ma sono stanca.-
-Sì, va bene, come preferisci.. facciamo i conti domani, sappilo!- urlò alzando il pugno in aria, facendo schioccare i morbidi capelli.
-Nanetta, calma e aiutami a pulire.-
-Sì, certo Hime-chan.- (Coff, Hime significa principessa, lololol Nd.AN)
Intanto la Shion si era avviata, a passo lento e moderato, verso la sua abitazione.
Finché non venne spinta su un muro da una nota chioma a forma di nuvola.
-Ciao, Shion.-
Per Suzuno era scaduto il tempo.
Vederla tutti i giorni era già abbastanza distruttivo, e dall’alto dei suoi vent’anni si sorprendeva ancora di quanto quella ragazza inibisse il suo controllo.
Era una situazione inaspettata, non aveva previsto di saltarle addosso quel giorno.
Ma andiamo, sporca di vernice, i vestiti bagnati e leggermente trasparenti, un’espressione adorabilmente sconsolata e quel labbretto talmente triste ed adorabile..
Insomma, una cosa è l’autocontrollo ed un’altra è la virilità, che diamine.
L’aveva stretta, troppo forte, temeva, e l’aveva spinta contro il muro, troppo forte, temeva.
Aveva posato le sue labbra sulle sue, appena dischiuse per lo spavento.
Le lingue si erano appena sfiorate, in un contatto semplice ed al contempo tutt’altro che casto.
Era perfetto.
-Ciao, Suzuno.-
**

-Fuusuke, ho capito, dimentica la storia del mese in bianco.-
Visibilmente sollevato, l’albino alzò il capo dal collo della castana, su cui aveva precedentemente lasciato miliardi di baci affettuosi e teneri morsi.
-Così va meglio.-
-Piuttosto, caro, cosa vorresti per cena?-
-Qualcosa di grosso, ho invitato qualcuno.-
E quando Fuusuke Suzuno diceva di aver invitato ‘qualcuno’, quasi sempre intendeva ‘mezzo Sun Garden sta arrivando ad assaltare la tua tavola. Per carità, Miku era sempre felice quando il marito ritrovava i suoi vecchi amici, ma c’era un limite a tutto.
-Quanti, Fuusuke?-
-Tutti.-  mormorò appena.
-Come, prego?-
-Li ho invitati tutti.-
Villa Suzuno era spropositatamente grande.
C’era spazio per mezza popolazione dell’India, senza esagerare, ma il personale a disposizione era assai svantaggioso.
Infatti, gli unici ad occuparsi della casa erano i tre proprietari: Miku, Kirino, che nel suo piccolo tentava di aiutare pulendo la sua stanza assieme a Shindou, e Fuusuke.
Questi tre paladini bastavano a tenere in ordine la villa per loro e loro soltanto, ma come la Shion ricordava bene, decisamente non bastavano per mezza popolazione dell’India.
E la giovane prole del Sun Garden era davvero molto peggio di mezza popolazione dell’India.
-E con cosa dovrei nutrirli? Devo farti vedere il frigorifero? Siamo in tre, che diamine, come pretendi che mi inventi del cibo per tutti!- sbottò irritata, prevedendo una catastrofica serata priva di cibo.
-Ordineremo una pizza.- rispose freddo e calcolatore lui, risolvendo di nuovo il problema e aggiungendo sottovoce che ognuno avrebbe pagato sia il pasto che le bevande.
-Che razza di stronzo, inviti e poi li fai pagare?-
-Se vuoi faccio pagare te.-
-Devo avvalermi del mese in bianco proprio ora che..-
-Va bene, ho capito, offriremo noi.- rispose arrendevole l’albino, chinando il capo.
-Vado in giardino.-
E Miku si sciolse.
Sapeva benissimo che quando il marito usciva in giardino, era per passare del tempo con il figlio.
E da brava mamma, vedere il proprio uomo con il proprio figlio la faceva sciogliere, sempre.
A passi lenti e misurati l’uomo si avvicinò al ragazzino sorridente, che ancora stringeva tra le braccia il grosso pallone tentando di cingerne il diametro, per lui troppo grande.
-Ranmaru.-
-Papà!!- esultò il pargolo, saltando in braccio all’uomo e allacciando le mani dietro al suo collo.
Appoggiò la testa sulla sua spalla, accoccolandosi e chiudendo gli occhi in quel batuffolo di protezione e dolcezza che il Suzuno aveva sempre il timore di non mostrare adeguatamente.
-Ciao, campione. Com’è andata oggi?-
-Bene! Sono andato al parco a giocare a calcio con Shindou-chi, poi è arrivato anche Kazemaru-sama ed ha giocato con noi, raccontandoci di quanto fosse forte la sua Raimon!- trillò eccitato, al che il padre sorrise riluttante, con la ferita della sconfitta della sua Daimond Dust nuovamente riaperta e sanguinante.
-Lo sai che io ero e sarò sempre molto più forte di lui, vero?-
-Certo! Papà è il Bomber Glaciale più forte del mondo, e anche io diventerò così!-
-Sì, Kirino. Diventerai davvero fortissimo.- accarezzò i codini rosa di –ancora stentava a crederci, a volte- suo figlio.
-Sono fiero di te.-
Il piccolo sorrise sinceramente, contento di aver fatto felice il suo outosan.
-Sai che Shindou-chi ha una fidanzata?-
-Oh, davvero?-
-Sì! Una certa Akane-chi.. È una ragazza carina che scatta continuamente fotografie, soprattutto a Shindou-chi!- continuò a raccontare divertito, deciso a godere fino all’ultimo secondo quei momenti da uomini trascorsi con il suo papà.
-Ed è la sua ragazza? Te lo ha detto?-
-No, ma insieme formano una coppia carina, quindi l’ho deciso io.-
Fuusuke sospirò, pensando che forse quel ragazzino avrebbe dovuto fare quattro chiacchiere con la sua coscienza e con il suo cuore. Anche per un ghiacciolino come lui era evidente che nei confronti Shindou non offriva semplice amicizia.
-Sei triste per questo?-
-No, outosan! Se Shin-chan è felice, per me è perfetto!- sorrise ingenuamente, ignaro di quanto quelle sue parole gli sarebbero sembrate ridicole tra alcuni anni.
-E va bene, ma parlane con lui senza saltare a conclusioni affrettate, promesso?-
L’altro annuì, mentre i suoi occhi celesti si illuminavano come rinati.
-A te come è andata, papà?-
-Bene, come sempre. Outosan non sbaglia un colpo!-
Dio solo sapeva quanto Miku avrebbe voluto gridare: ‘Eccetto quei colpi alla rete di Endou-san, non ne sbagli uno!’, ma si trattenne riflettendo sulle conseguenze e scuotendo vigorosamente il capo.
-E la mamma? Ha fatto la brava?-
Il bambino si guardò attorno, per verificare che la diretta interessata non fosse nelle vicinanze, poi appoggiò la mano sull’orecchio del padre per ovattare la voce e sussurrò: -Ogni tanto sbuffava se il pallone finiva sui fiori, ma per il resto, l’ho tenuta d’occhio.-
-Bravo piccino..- gli sorrise.
-Oggi avremo ospiti a cena, ti comporterai bene?-
I suoi occhi brillarono nuovamente, segno che sì, si sarebbe comportato bene.  Anzi, benissimo: non c’era occasione migliore per dimostrare ad outosan ed okaasan che bravo figlio avevano!
--
Così in un baleno la casa si riempì di vecchi e nuovi amici, e perché no, anche qualche membro della Raimon Jr High che tanto aveva fatto penare la Alius.
C’era anche il divino attaccante della Corea, con la sua piccola Sakura, e guarda caso anche una certa fiamma vegetale si aggirava disperatamente per la casa alla ricerca di un bagno.
-Nagumo-san, il bagno è di là.- Indicò educatamente Kirino, sorpreso dell’abbraccio che ricevette dal rosso che poi non perse tempo a fiondarsi nella grande toilet.
Il bambino sospirò, lo zio Haruya non sarebbe mai cambiato.
Neanche lo zio Aphuro, di sicuro, sarebbe cambiato minimamente. Se ne stava lì a vantarsi, con uno dei suoi vaneggi relativi alla sua divinità, e fortunatamente era intervenuta Sakura baachan a fermarlo.
Quei due non avevano ancora capito di amarsi, pensò il bambino sconvolto.
Devono essere proprio imbecilli, concluse poi, andando a giocare con la Zia Maquia e i suoi ventilatori.
Miku sospirò.
Grazie a Dio il pizzaiolo era un suo vecchio amico, o sarebbero stati costretti ad affittare metà residenza per il resto delle loro vite.
La serata trascorse più velocemente del previsto, tra brindisi, battute reputate senza senso dal piccolo Ramnaru, ricordi dolorosi e non, emozioni dimenticate da tempo e tante, tante risate.
Forse qualcuna anche di Fuusuke.
Al momento dei saluti c’era anche chi –Terumi, ovviamente- piangeva gridando di voler restare, trascinato quindi dagli altri ed in fine tramortito per evitare disguidi.

-Niki, scusa se la festa l’ho fatta così corta e brutta, ma non avevo la forza e mi diventava una shot gigante. D: -

-Ehi, campione, è ora di andare a dormire.-
-Ma Okaasan, il cartone animato è appena cominciato!- piagnucolò il bimbo, tentando di fare presa sul lato pietoso della madre. Lei però era troppo stanca per cascarci, quindi prese in braccio il pargolo rosa e lo arrotolò nelle coperte del letto, ghignando.
-Il cartone lo vedrai domani, nanerottolo.- gli disse affettuosamente, sfiorandogli la guancia con la mano e posandogli un bacio sulla fronte.
-È tardi, dormi amore mio.-
Ed uscì dalla stanza, spegnendo la luce in quel gesto che tutte le mamme vedevano come naturale, ma che si poteva acquisire solo con l’esperienza.
Arrivò nella camera da letto e si stese a pancia sotto sul materasso, sentendo chiaramente una presenza avvolgersi attorno a lei.
-Sono stanca morta..-
-Lo credo, sono venuti proprio tutti.-
-Chissà chi li ha invitati..- sbottò riferendosi all’incriminato, che per niente intimidito dall’accusa velata continuò a stringere sua moglie tra le sue braccia come se nulla fosse.
-Che bello, un momento di intimit- venne fermato dall’aria allarmata della moglie.
-Zitto! Non dire quella parola! Tutte le volte che dici quella dannata parola tuo figlio si sveglia!- farfugliò agitata, lanciando ossessive occhiate alla porta sotto lo sguardo divertito dell’albino.
-Mio figlio? Certo, se combina guai è mio figlio, se è bravo e bello è tuo figlio, no?-
-Certo, dipende da che influenza gli arriva, no?- esclamò, posando un bacio casto sulla guancia del suo uomo.
-Non dire cose insensate, moglie sexy.- rispose, iniziando a baciare con foga le uniche labbra che avrebbe mai voluto.
Che poteva farci se in quella camicia da notte quattro volte più grande della sua taglia trovava sua moglie tremendamente sensuale?
Quella seria Miku Shion capì che no, non era la parola intimità ad attirare Kirino in quella stanza nei momenti meno opportuni. Era semplicemente l’essere figlio di Fuusuke Suzuno a renderlo così fastidiosamente ed amabilmente inopportuno.
-Ho fatto un incubo, mamma..- bofonchiò arrampicandosi sul ‘letto grande’, ancora troppo alto per lui.
La castana si piegò su di lui prendendolo in braccio e posandolo tra lei ed il suo freezer da camera (avevo usato troppe volte la parola marito e quindi sì, stavo intendendo fuusuke. Uu nd.AN)
-Ma se ti ho lasciato a dormire due minuti fa!-
-Infatti avevo iniziato un incubo. Non l’ho finito.-
L’uomo sospirò, passandosi una candida mano tra i capelli.
-Allora si dorme assieme?- propose in fine, tentando di tenere gli occhi aperti.
Essendo un uomo d’affari la puntualità era essenziale, era quindi abituato ad essere piuttosto mattiniero ed addormentarsi presto.
-Sìì! Dormo con otousan ed okaasan!- squittì tutto eccitato il bambino, che un secondo dopo era stato letteralmente stuprato da morfeo, svenendo sul grembo della madre sorridente.
-‘Notte, campione.-

Tutto sommato, avevano passato proprio una giornata molto bella.

 

 

 

 

An, per Niki, che c'è sempre, anche se non si vede.-



   
 
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