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Autore: The Black Dahlia    05/09/2012    5 recensioni
The Black Dahlia, ex MrsKilljoy.
Severus Piton è un uomo solo, tormentato dalla perdita del suo unico e grande amore, Lily Evans, sulla cui tomba ha giurato che ne proteggerà il figlio, il giovane Harry Potter, a rischio della sua stessa vita. Per questo motivo accetta la folle proposta di Albus Silente: tornerà tra i Mangiamorte, nel controverso ruolo di spia doppiogiochista.
Daisy Ackerley è una strega Nata Babbana, orfana di entrambi i genitori, che vive nel piccolo villaggio magico di Godric’s Hollow dove è proprietaria di una bottega nella quale prepara pozioni diluite che rivende poi ai Babbani. Ha un rapporto tormentato con la Magia e solo in questo modo riesce a conciliare la sua natura di strega con la sensazione di essere allo stesso tempo una Babbana.
Una buia notte del giugno 1992 le loro strade si rincontrano per caso, davanti alle rovine di casa Potter.
Da quella sera entrambe le persone scoprono l’esistenza di un sentimento a loro estraneo fino a quel momento, l’amicizia.
Ma per entrambi questo si rivelerà fatale: Severus è all’apparenza un Mangiamorte e il suo rapporto con Daisy rischierà diverse volte di mettere in pericolo la sua copertura, mentre la giovane ragazza si troverà costretta a scappare per salvaguardare la sua stessa vita.
Potrà questa amicizia stravolgere il destino di Severus Piton, al punto di salvargli la vita?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 16 – Il Ritorno del Signore Oscuro


Qualcosa era cambiato tra di loro, ma dire esattamente “cosa” era troppo complicato per entrambi. Severus sentiva Daisy più vicina che mai, e anche se era difficile ammetterlo perfino a se stesso non era solo la sua incolumità a preoccuparlo: c’era un misto di ansia, tormento e angoscia nel pensarla sola nel piccolo appartamento sopra il Ghirigoro, ma quei sentimenti e quegli stati d’animo improvvisamente sparivano nel momento stesso in cui si Materializzava alla sua porta e lei lo accoglieva col suo caldo sorriso. In quegli istanti si sentiva leggero. Ma la vita gli aveva insegnato che quei momenti non durano mai a lungo, e Severus intravedeva le ombre oscure che si protendevano su di loro nel cielo grigio di quell’alba tanto attesa da tutta Hogwarts: quel giorno si sarebbe tenuta la finale del Torneo Tre Maghi e qualcosa di terribile sarebbe accaduto, ne era certo. Era un mago eccellente e sapeva interpretare i segnali della natura attorno a lui, che da sempre era la prima a cogliere le vibrazioni negative nell’animo degli uomini e a reagire contro di esse. Chiuse gli occhi un istante sperando con tutto il suo cuore di sbagliarsi, ma quando li riaprì vide che le nubi all’orizzonte non accennavano a diminuire, ma diventavano sempre più scure e minacciose. Con un gesto lento della sua mano chiuse le tende, come se potesse allontanare quelle sventure semplicemente ignorandole e voltando loro le spalle, mentre anche sul suo cuore sentiva scendere un velo gelido e malvagio.

La voce di Albus Silente risuonava lontana e ovattata dal fondo dei suoi pensieri, e riuscì a destarlo solo nel momento in cui sentì pronunciare il suo nome con forza. – “Severus, hai compreso?” –
L’uomo alzò gli occhi sull’anziano preside e ad un tratto lo riscoprì vecchio, come se i recenti avvenimenti avessero segnato il suo volto più degli anni vissuti. – “Perdonami Albus, ma credo di non aver ascoltato una singola parola” – ammise con voce atona.
-  “Il momento è arrivato. Ciò a cui ci siamo preparati a lungo è giunto. Sai cosa comporta tutto questo Severus?” –
- “So che in questo momento è stata firmata la mia condanna. Ne sono consapevole, Albus” –
- “Non essere sciocco. Sai perché devi fare tutto questo, ricordati perché” –
In quel momento Severus sentì dentro la sua testa la voce di Daisy, in un vago ricordo di una frase detta non molto tempo prima… “E’ facile parlare di libere scelte facendo leva sui rimorsi e i sensi di colpa delle persone, signor preside”. Perché gli era tornato in mente proprio in quell’istante? Anche lui credeva e riponeva la massima fiducia nella missione che gli era stata affidata, aveva scelto con coraggio e accettato con risolutezza la sua sorte… ma allora perché?
- “Hai paura, Severus?” – gli chiese Silente da dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
Piton non aveva mai pensato al concetto di paura. E se dietro ai suoi malesseri, le sue incertezze e le sue ansie si nascondeva la paura? Non disprezzava quel particolare sentimento, anzi, sapeva perfettamente che gli uomini timorosi spesso avevano il pregio di poter vivere una vita tranquilla al riparo dai pericoli. Si domandò se non fosse stanco di tutto quell’oscurità, del mistero e della segretezza, e per la prima volta pensò di non essere abbastanza forte o coraggioso per poter affrontare quel compito.
- “Non è semplice, tutto qui. In questi anni ho quasi creduto fosse impossibile … ma mi sbagliavo” –
- “Ma non puoi tirarti indietro. Devi farlo per il nostro mondo, per te, per Harry. E per Lily Evans” –
Lily. Come aveva potuto scordare Lily? Era il suo ricordo a dargli forza e coraggio. E come più spesso accadeva il suo volto era avvolto nella nebbia, nel fumo, dagli anni, ma non il dolore: il dolore riecheggiava nel petto di Severus più vivo e più forte che mai, come se fosse accaduto ieri. Era pronto, e si chiese come avesse fatto a dubitarne anche per un solo istante.
- “Per nulla al mondo mi tirerei indietro Albus” – disse deciso Severus.
- “Sapevo non mi avresti deluso” – esclamò il preside senza nascondere la soddisfazione nella sua voce – “Non rimane che aspettare il momento propizio” –
- “Il piano è pronto. Ho gia’ ignorato la prima chiamata del Signore Oscuro, ma non credo si farà attendere. Spero solo che riponga in me la stessa fiducia che tu nutri nei mie confronti” –
- “Non ne dubito, hai lavorato bene con gli altri Mangiamorte in questi anni. Se loro ti credono, ti crederà anche lui” –
- “Alcuni di loro mi vedono come una minaccia, non essere troppo ottimista. Smaniano per prendere quello che un tempo era il mio posto accanto a Lord Voldemort” –
- “Per questo motivo dovrai essere più convincente che mai… Severus?” –
Il volto di Piton si era contorto in una smorfia di dolore. Il suo braccio sinistro bruciava e pulsava come se non appartenesse a lui: quello era il segnale che il Signore Oscuro lo stava chiamando a sé, furioso e desideroso di riavere Severus al suo fianco, come suo fedele seguace o per poterlo punire per il suo tradimento. Si disse che anche volendo non sarebbe mai stato in grado di ignorare la chiamata di Voldemort, il dolore e il male che sapeva trasmettere tramite il Marchio Nero non gli avrebbe mai permesso di vivere un’esistenza lontana dal suo passato.
- “Devo… devo andare” – disse a denti stretti, cercando di nascondere l’agitazione che sentiva crescere dentro di sé.
Albus Silente fece un debole cenno col capo, mentre voltava le spalle intento anche lui nel non mostrare ciò che provava in quel momento: tutto dipendeva da Severus, il lavoro di anni di controllo e spionaggio, il futuro del mondo magico, della scuola, del giovane Harry e in qualche modo anche del suo. – “Buona fortuna” – fu tutto quello che riuscì a dire, e solo quando sentì i passi del professore scendere per le scale del suo ufficio si permise di emettere un sospiro angosciato.

***

Non era la prima volta in cui Severus tornava a Villa Malfoy, negli ultimi anni era stato costretto a recarvisi per le innumerevoli riunioni dei Mangiamorte nelle quali escogitavano qualsiasi piano per agevolare il ritorno di Voldemort, ma quella sera c’era qualcosa di diverso nell’aria: una strana nuvola grigia, densa e carica di pioggia, aleggiava tutt’attorno la proprietà dei Malfoy, e la brezza gelida che si incanalava lungo il vialetto principale circondato da alti siepi era come mille spilli che si conficcavano con violenza nel volto di Severus. L’uomo fece qualche respiro intenso per concentrarsi: avrebbe dovuto nascondere i suoi pensieri e i suoi ricordi a Voldemort, il quale era un abile Occlumante e sarebbe stato in grado di vincere le barriere e le false immagini che Severus aveva creato  appositamente per rendere il suo racconto credibile. Aveva bisogno di calma e concentrazione, e nonostante il suo proverbiale autocontrollo impiegò svariati minuti a conquistare quel senso di pace interiore di cui aveva bisogno. Salì con passo lento i gradini di marmo che portavano al maestoso portone in legno finemente decorato, strinse con decisione il battente in ottone e dopo un istante di esitazione bussò. In pochi secondi la porta si aprì e un piccolo elfo domestico con voce tremula e fare ossequioso lo invitò ad entrare ed accomodarsi in attesa che il padrone di casa, ma soprattutto il loro illustrissimo ospite, lo potessero ricevere. Severus rimase immobile nel maestoso atrio di quella grande villa che raramente vedeva la luce del sole. Era un grande peccato, osservò tra sé e sé, poiché i marmi che decoravano la magione avrebbero brillato alla luce del sole, ma era risaputo che i Malfoy non erano avvezzi a questo genere di cose: le grandi finestre del piano terra erano oscurate da pesanti tende di taffettà, a qualsiasi ora del giorno e della notte, in qualsiasi stagione.
- “Professor Piton, signore, il Signore Oscuro può riceverla” – la voce incerta dell’elfo domestico lo ridestò dai suoi pensieri, e Severus si accinse a seguirlo negli intricati corridoi della casa di Lucius, che ormai avrebbe potuto percorrere a occhi chiusi per quanto gli erano familiari. Giunti davanti alla pesante porta in quercia che portava alla sala principale della villa, Severus si voltò di scatto: aveva udito dei leggeri passi alle sue spalle e il suo sesto senso si era improvvisamente destato costringendolo a mettersi sulla difensiva. Si rilassò solo nel momento in cui incontrò lo sguardo di Narcissa Malfoy, il cui volto alla luce delle candela sembrava ancor più pallido e severo rispetto alle ultime volte che l’aveva incontrata. Riconobbe sorpresa e rimprovero nei suoi occhi, ma non ebbe tempo di porgerle i suoi saluti in quanto la donna aveva abbassato immediatamente il capo, scuotendolo duramente, per poi sparire dietro una porta. Tristemente pensò al destino di quella che ricordava come una donna solare ma dalla bellezza algida, condannata ad amare follemente un uomo che più di lei amava il potere e impegnata a proteggere un figlio il cui unico desiderio era quello di compiacere il padre. Cosa sarebbe stata capace di fare amore? si chiese…
La porta della sala si aprì portandolo via dai suoi pensieri, e sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena. Il momento era arrivato ed era consapevole che Lord Voldemort non gli avrebbe permesso di uscire da quella stanza sulle proprie gambe nel caso avesse fallito. Per un breve istante il pensiero di non averle detto un’ultima parola di saluto gli attraversò la mente, ma con decisione lo scacciò via.
Il lieve chiacchiericcio cessò non appena fece il primo passo all’interno della sala: Lucius Malfoy era in piedi davanti al camino, e al suo fianco una poltrona era girata verso il focolare spento, dalla quale si intravedeva solo la lunga coda di un gigantesco serpente spuntare dal lato sinistro. Gli alti Mangiamorte facevano da contorno a quel patetico quadro di malvagità e riverenza, tra sospiri sdegnati e nervose risate mal trattenute.
- “Signore, Piton è qui” – sussurrò Lucius chinandosi appena sulla poltrona.
- “Lo sento Lucius” -. La voce di Voldemort era cambiata nel corso degli anni e per Severus fu come ascoltarla per la prima volta; aveva assunto un tono spettrale, decisamente innaturale, come il sibilo di un serpente. Si alzò, e quando si voltò per andare incontro a Severus, Piton rimase immobile, paralizzato dall’orrore: i tratti di Tom Riddle avevano abbandonato quelli dell’Oscuro Signore da tempi immemori, ma in quel momento Severus si rese conto di quanto poco fosse rimasto di umano in Voldemort. Il volto era la cosa più spaventosa che avesse mai visto nella sua vita, talmente bianco da sembrare una superficie riflettente, gli occhi rossi circondati da spaventose occhiaie viola profondi come solchi nella terra, e due fessure verticali al posto del naso.
- “Severus, potrei dire che ti aspettavo, ma mentirei.” – disse guardando il professore negli occhi.
- “Mi ha chiamato mio Signore, sono venuto non appena ho potuto” – rispose cercando di mantenere la calma ma senza abbassare lo sguardo. Non poteva sbagliare. Un lieve borbottio si levò tra i Mangiamorte, ma Voldemort lo interruppe semplicemente con un gesto della mano.
- “Ne siamo davvero sicuri, Severus? Dopo tutto questo tempo so che hai trovato rifugio tra le braccia di Silente” –.
Decise che era il momento di attaccare: avrebbe potuto accettare diffidenza del Signore Oscuro in persona, ma non quella di quel gruppo di smidollati leccapiedi degli altri Mangiamorte. che sembravano prendersi gioco di lui da dietro le spalle di Voldemort. – “Non ho fatto niente di diverso rispetto a chi oggi è in questa stanza. Per sopravvivere ho dovuto fingere di pentirmi e conquistando la fiducia di Silente sono diventato intoccabile per il Ministero” -.
- “Se solo avessi un cuore proverei compassione per questi anni terribili che hai dovuto affrontare al fianco di Albus” – disse con ironia Voldemort – “Ma permettimi di nutrire un po’ di diffidenza nei tuoi confronti. Me lo concedi?” –
- “Si mio Signore, io stesso dubiterei di me stesso se fossi in lei” -. Quella frase era un azzardo, ma avrebbe dovuto mostrarsi il più sincero possibile per esser creduto. Doveva tornare a sembrare malvagio, spregevole, senza scrupoli.
- “Perché non sei alla prima chiamata?” – domandò.
- “Perché non sarebbe stato saggio allontanarmi da Hogwarts in quel preciso istante. Harry Potter sie è Materializzato annunciando a tutti che lei era tornato e di certo avrebbero sospettato di un mio coinvolgimento nella vicenda se fossi sparito su due piedi. Ho preferito aspettare che le acque si calmassero appena, considerando anche il fatto che, se mi permette, io potrei esserle estremamente utile all’interno della scuola, mio Signore” –
- “Tu credi, Severus?” – Lord Voldemort aveva iniziato a camminare tutto attorno a Severus con passo lento e calmo, ma senza staccare gli occhi dal viso del professore.
- “Potrei. Se solo lei mi permetterà di dimostrarle la mia lealtà” –
- “Vedi, caro Severus, io sono estremamente felice che tu sia qui con me, ma non posso non dubitare di te. Cosa succederebbe se tu facessi il doppio gioco? E se io ti permettessi di tornare da me e allo stesso tempo tu riportassi ogni mia singola mossa, ogni mia singola intenzione, al quel vecchio mago senza futuro? Non posso permettermi un simile rischio” – sentenziò.
Severus prese un grande respiro. Per un momento aveva riposto fiducia nel fatto che i Mangiamorte avrebbero potuto giocare a suo favore, ma era evidente che la smania di arrivare al potere, di compiacere il Signore Oscuro, era più forte di qualsiasi altra cosa. Anche se lui fosse stato sincero loro avrebbero cercato di escluderlo. – “Mi metta alla prova” – supplicò.
Voldemort si fermò a pochi centimentri dal volto di Piton, al punto che Severus poteva sentirne il fiato nauseante che emetteva ad ogni respiro, e con un gesto teatrale poggiò prima un dito sulla propria tempia sinistra, poi un altro su quella dell’insegnate, e iniziò a sondargli la mente.

La prima visione fu quella di Severus spaventato che scappava da delle ombre scure. E ancora mentre si rifugiava al buio della sua casa nella puzzolente Spinner’s End. Lo vide vagare in molti posti sconosciuti, con fare sospetto, teso e disperato. Lo vide spiare Albus Silente nella notte e architettare un piano per sfuggire agli Auror, pregare e piangere alle porte di Hogwarts implorando il perdono e giurando fedeltà eterna all’Ordine, per poi vederlo nelle segrete del castello ammirando compiaciuto il Marchio Nero impresso sul suo braccio sinistro. Lo vide correre e raggiungere i suoi ex compagni Mangiamorte, tramare alle spalle di Albus e cercando di sabotare la vita del giovane Potter, trattandolo con odio e disprezzo durante le lezioni.

Lord Voldemort cercò di andare ancora più a fondo nella mente di Piton, ma non vide altro che momenti simili ai primi esaminati. Voltò le spalle all’uomo, valutando sul da farsi: non poteva dargli subito carta bianca, riporre piena fiducia in lui, ma d’altro canto si era sempre dimostrato un uomo fedele. Era stato lui a riportare la profezia che gli aveva permesso di scoprire l’identità di chi lo avrebbe sfidato e forse annientato, seppure a metà. Quel ricordo gli diede improvvisamente un’idea che lo riempì di entusiasmo, e di un sentimento che ricordava vagamente la gioia. Avrebbe funzionato, lo sentiva.
- “Severus, sei sotto esame, sappilo. Controllerò ogni tua mossa fino a quando non avrò la certezza che tu mi sei fedele” – disse infine. Un mormorio contrariato si levò nella Sala, ma Voldemort lo ignorò. Severus dovette ripensare più volte alle parole appena udite per coglierne appieno il significato. Ci era riuscito. Non aveva fallito.
- “La ringrazio mio Signore” – disse in tono fintamente commosso – “Come posso aiutarla?” –
- “Non saprai nulla di ciò che voglio fare fino al momento in cui non lo riterrò opportuno. Nel frattempo, puoi aiutarmi con il piccolo Potter” -. L’espressione malvagia e quasi felice sul volto di Voldemort era ancora più ripugnante di ciò che gli avrebbe detto di lì a breve.

***

Avrebbe voluto correre, fuggire lontano, allontanarsi da Villa Malfoy più veloce che poteva, ma aveva dovuto mostrare calma, camminando lentamente fino ai cancelli della magione. Si sentiva sporco, tormentato. Aveva voglia di urlare. Gridare. Dare voce alla sua rabbia fino ad esplodere, scomparire nel nulla, addormentarsi esausto e non riprendere mai più i sensi. Ma ancora una volta aveva dovuto fingere. Per qualche ora non fece altro che Smaterializzarsi e Materializzarsi in posti lontani, sfogando la sua rabbia schiantando qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, salvo poi crollare spaventato e quasi in lacrime al suolo. La rabbia non aveva aiutato a placare l’orrore che sentiva rinascere dentro il suo petto. Vagare non aveva placato il suo dolore. Poi, senza accorgersene, si ritrovò davanti ad una piccola porta in legno fragile, sopra un piccolo negozio di Hogsmeade. Bussò freneticamente, e quando la porta si aprì entro nell’appartamento richiudendosela velocemente alle spalle con un gesto secco.
- “Severus… ma…” – Daisy era davanti a lui, con i capelli arruffati, un grembiule in vita, e lo sguardo allarmato. – “Hai un aspetto terribile. Stai bene? E’ successo qualcosa?” – gli domandò in apprensione. Incrociò i suoi occhi grigi e per un attimo pensò che quel colore non era tremendo come gli era sembrato per tutta la giornata: c’era qualcosa di positivo in quel cielo cupo nel volto della ragazza, la calma di una giornata autunnale nella quale rifugiarsi dopo la calura estiva.
- “Lui… lui è tornato!” – fu tutto quello che riuscì a dire, prima di crollare al pavimento stretto tra le braccia di Daisy.
Li si sentì al sicuro. Lì nessuno avrebbe potuto fargli del male. Nessuno avrebbe potuto trovarlo. Decise di abbandonarsi a quella calma fino a quando ne avrebbe avuto bisogno. Con lei. Nel suo abbraccio.

***

Sono tornata! E posso solo dire che mi dispiace non aver aggiornato per così tanto tempo ma questa estate è stata decisamente piena di eventi, cose da fare, mare e amici che non ho avuto tempo per scrivere una riga, ma adesso sono tornata! (:
Scusatemi per eventuali errori di battitura nel testo ma ero emozionatissima all'idea di pubblicare un nuovo capitolo che ho fatto tutto di fretta! Per il resto posso solo dirvi che mi auguro che questo capitolo vi sia piaciuto (le cose iniziano a farsi interessanti!!!) e come sempre vi ricordo la mia pagina Facebook, raggiungibile cliccando semplicemente --> QUI <--
Un bacio,
Dahlia
   
 
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