Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: vero_91    05/09/2012    12 recensioni
"Eccola la parola che temevo più di qualsiasi altra:famiglia. Peeta vuole dei bambini e dato che gli Hunger Games sono stati aboliti pensa che io non abbia più nessuna remora al riguardo. Si sbaglia di grosso. La sola idea di avere dei bambini mi paralizza"
Recensite per favore visto che è la mia prima fanfiction! :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
“Aspetta! Peeta fermati!” dico, prendendolo per le spalle.
Peeta si blocca, il suo fiato è corto, il suo sguardo sorpreso. “Che succede?”
“Hai… ecco… ce l’hai no? Il coso…sì…hai capito?” dico farfugliando.
Peeta continua a fissarmi, sempre più confuso.
“Ma si… hai capito… hai il contracettivo?” chiedo in un sussurro sollevandomi sui gomiti, mentre le mie guance si arrossano. Il che è assurdo, vista la situazione.
Peeta ora sembra davvero sconvolto. “Katniss, gli unici preservativi che ho credo siano scaduti sei anni fa.” Dice inarcando le sopracciglia. E’ chiaro che non riesce a capire il senso di questa conversazione. Poi però, ci arriva: “Hai smesso di prendere la pillola, vero?”
Annuisco. Non l’ho più presa da quando me ne sono andata da questa casa. In quel momento la pillola era proprio l’ultimo dei miei problemi. E poi pensavo che non ne avrei avuto più bisogno.
Peeta si mette seduto, cercando di riprendere il controllo di sé, e dice: “Che cosa vuoi fare Katniss?”
Non riesco a non pensare a quanto tutto questo sia ingiusto. Ero appena riuscita a riaverlo, finalmente ero di nuovo tra le sue braccia, e ora rischio di perderlo, di nuovo.
Quel discorso che stavamo cercando di ignorare con tutte le nostre forze, ci è caduto addosso come un macigno. Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, ma speravo non fosse così presto. In realtà speravo non arrivasse mai.
Peeta continua a guardarmi, aspettando una risposta, ma il groppo che ho in gola non mi permette di parlare. E poi, cosa potrei dirgli? Non so neanch’io cosa voglio.
Così a un tratto Peeta dice: “Non preoccuparti Katniss, non voglio costringerti. Va tutto bene, tranquilla.” Mi sposta qualche capello ribelle dalla fronte e aggiunge: “ Dai non fare quella faccia, avremo un sacco di tempo per recuperare questa notte.” Il suo dovrebbe essere un sorriso rassicurante ma per me è un pugno nello stomaco. E’ come se qualcuno mi avesse tolto tutta l’aria nella stanza.  Sono ancora immobile, nella stessa posizione di prima quando sento il peso di Peeta svanire dal mio corpo. Si è allontanato definitivamente da me e sta cercando la sua maglietta. Un brivido mi percorre tutto il corpo. Non so se voglio avere figli. Non so più niente. Ma di una cosa sono certa: voglio Peeta. Voglio il suo calore, voglio sentire il suo corpo su di me per il resto della mia vita. Non voglio perderlo mai più.
Così scatto come una molla e riporto Peeta verso di me, baciandolo. Lui quasi perde l’equilibrio, mentre cerca maldestramente di liberarsi dalla mia stretta. “No Katniss, aspetta. Se continuiamo io non riuscirei poi a trattenermi. Scusa.”
Prendo di nuovo il suo viso tra le mani e avvicinandolo al mio dico: “Non preoccuparti. Hai ragione: va tutto bene. Andrà tutto bene. Quindi continua.” E lo penso davvero. Non so cosa succederà, ma se ci sarà Peeta con me andrà tutto bene.
Dalla sua espressione però, capisco che non è convinto. E’ come se dentro di lui ci fosse una battaglia interiore. Non contro le allucinazioni stavolta, ma contro se stesso. Quello che lui desidera contro quello che lui crede sia meglio per me. Così mi avvicino ancora di più fino a quando i nostri nasi si toccano e dico: “Resta con me.”
Peeta capisce. La sua bocca è di nuovo sulla mia prima di rispondere “Sempre.”
Stavolta niente potrà più separarmi da lui, né Capitol city, né Delly, e nemmeno le mie paure. Il calore di Peeta si diffonde per tutto il mio corpo, dai capelli fino alla punta dei piedi. Finalmente Peeta entra dentro di me e quando, affondando il suo viso nei miei capelli, lo sento pronunciare il mio nome, so che ho fatto la cosa giusta, so che non me ne pentirò, so che è questo il posto in cui devo essere, e in un attimo diventiamo una cosa sola.
 
Sono passati sei anni da quella notte. Pur non avendo usato nessun contracettivo, dopo quattro settimane il ciclo arrivò. Ne fui sollevata, ma una piccola parte di me era delusa. Pensai che questo fosse un buon segno. Ne parlai con Peeta e decidemmo che avrei continuato a prendere la pillola finché io non fossi completamente sicura. Il fatto che io avessi già acconsentito una volta per lui era abbastanza, significava che c’era ancora speranza. Gli promisi che io, nel frattempo, avrei cercato di immaginare la nostra vita con dei figli, una vita felice, in cui i sacrifici e le buone azioni contano molto di più dei dolori e delle perdite subite.
All’inizio fu difficile. Ogni volta che ci pensavo, ondate di terrore puro m’immobilizzavano, impedendomi quasi di respirare ma in quei momenti arrivava Peeta. Mi ripeteva come una formula magica che tutto andava bene, finché io non me ne convincevo.
 Ci sono voluti anni, ma un giorno mi resi conto che la vita che immaginavo cominciava a piacermi, anzi, cominciavo addirittura a desiderarla.
Così una sera ho smesso di prendere la pillola. Non dissi niente a Peeta, non volevo metterlo sotto pressione, tutto doveva essere naturale, com’era sempre stato.
Sono passati quattro mesi da quel giorno e stamattina è una terribile nausea a svegliarmi, con Peeta che mi corre dietro preoccupato.
“Come ti senti? Vuoi che ti chiami un dottore?”
“No, non preoccuparti. Vai al forno, o rischi di fare tardi.” Dico, cercando di tranquillizzarlo.
“Sei sicura? Te la senti di stare da sola? Vuoi che chiami Haymitch?”
No. Haymitch no. Posso ingannare Peeta ma lui capirebbe al volo che il mio non è un semplice mal di stomaco. Le sue battute acide sono l’ultima cosa di cui ho bisogno ora. Devo metabolizzare la cosa. Da sola.
“Peeta non sto morendo, per favore vai.” Dico con un tono più brusco del dovuto. Gli ormoni stanno già facendo effetto. Perfetto.
Almeno questo convince Peeta a uscire di casa, non prima però di avermi detto di chiamarlo se succede qualcosa. In effetti, tra nove mesi qualcosa succederà di certo, penso. Non ho bisogno di un test di gravidanza per saperlo. Ho un ritardo e i continui sbalzi d’umore di questi giorni più la nausea di stamattina hanno confermato i miei sospetti.
Sono incinta. Cerco di capire che cosa questo mi provoca. Ansia di certo; paura? Anche. Ma è una paura diversa, un misto di attesa e desiderio che non ho mai provato. Anche se il terrore mi stringe lo stomaco, non sento la necessità di correre nel bosco e scappare: voglio stare qui. Voglio vedere il figlio mio e di Peeta. Peeta. Devo dirglielo! Prima ero troppo confusa e sorpresa per parlargliene ma ora deve saperlo. Corro verso il telefono ma poi mi blocco. Peeta non sa che ho smesso di prendere la pillola. Non posso dirglielo così, per telefono, devo prepararmi un bel discorso per quando tornerà a casa e poi voglio vedere la sua espressione quando glielo dirò.
Passo il resto della mattina a cercare le parole giuste ma il risultato è così deludente da farmi innervosire.
Il pomeriggio è addirittura peggio: i minuti non passano mai e più volte sono tentata di andare da Haymitch perché ho un disperato bisogno di parlarne con qualcuno. Ma poi penso che dev’essere Peeta il primo a saperlo, così decido di aspettare e questo non fa altro che aumentare la mia ansia.
Quando Peeta finalmente torna a casa, sono così esausta e nervosa che non so da dove cominciare.
“Ti ho portato dei panini al formaggio, ti va di mangiarli?” chiede Peeta amorevolmente.
“Sì, grazie. Aspetta ti aiuto a cucinare.” Dico rilassandomi un poco. Prendo delle carote e comincio a tagliarle. Devo dirglielo. E se avesse cambiato idea? Se non lo volesse più? Dopotutto è da un anno che non ne parliamo. No, niente panico.
Peeta mi racconta un aneddoto divertente successo in panetteria, ma io non lo sto ascoltando. Diglielo. Diglielo. Diglielo. Com’è che iniziava quello stupido discorso?
“Ahi!” esclamo sorpresa. Il mio dito sanguinante mi riporta alla realtà. Mi ero scordata che stavo tagliando. Peeta in un attimo prende il mio dito e lo mette sotto l’acqua fredda facendo fluire via il sangue: “Ti fa male? Devi stare attenta.” Lo toglie dall’acqua e guarda la ferita pulita “Per fortuna non è profondo!” Prende un tovagliolo e comincia a tamponarlo. “Devi essere stanca. Va di là a riposarti, qui ci penso io.” Dice sorridendo mentre si porta il mio dito alle labbra baciandolo.
Un’ ondata di calore mi risveglia dal mio torpore, spazzando via tutte le mie paure.
“Sono incinta!” dico ancora prima di rendermene conto. E così addio al mio bel discorso.
“Cosa?” chiede Peeta accigliato.
“Sono incinta.” Ripeto, aspettando che un sorriso raggiante illumini il volto di Peeta. Lo intravedo solo per un attimo, perché poi è sostituito un’espressione preoccupata mista a tristezza che non capisco.
“So che non era programmato Katniss, quindi qualsiasi cosa tu decida io l’accetterò.” Dice stringendomi la mano.
Per un attimo sono confusa poi però capisco il senso delle sue parole. Scuoto la testa. “Peeta io me l’aspettavo. Ho smesso di prendere la pillola qualche mese fa; non te l’ho detto perché volevo che fosse naturale, che non cambiasse niente fra noi.” Ora che lo dico a voce alta mi rendo conto di quanto quest’idea possa sembrare ridicola, ma Peeta non se ne accorge, è troppo sconvolto dalla notizia per farlo.
“Quindi lo vuoi questo figlio?” chiede, come per assicurarsi di non aver capito male.
“Lo voglio.” e mi rendo conto che è vero. “Sei contento?” chiedo, visto che la reazione di Peeta non è proprio come me l’aspettavo.
“Certo che sono contento!” dice abbracciandomi. “Scusa, è che non me l’aspettavo! E tu sei contenta?” chiede con l’espressione raggiante che tanto desideravo. E questo basta per dissipare tutti i miei dubbi.
“Sì.” Dico appoggiando la testa sulla sua spalla.
Rimaniamo abbracciati per un po’, mentre Peeta dondola sul posto avanti e indietro come se trattenesse a stento l’entusiasmo.
“Quando potremo vederlo?” chiede a un tratto.
“Chi?” sono confusa.
“Come chi? Il bambino! Quando potremo vederlo per bene?”
“Più avanti, adesso è troppo piccolo credo.” Per quel che ne so, ora mio figlio dovrebbe assomigliare a una specie di fagiolo.
“Chissà se è maschio o femmina. A me piacerebbe una bambina.”
“Perché?” chiedo sorpresa. Io ovviamente non mi sono mai posta il problema.
“Perché assomiglierà a te, così potrò dirle ogni giorno quant’è carina.” Mi risponde Peeta sorridendo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Anche dopo molti anni, non sono ancora riuscita ad abituarmi alla genuina sincerità di Peeta. Ogni volta che dice cose come questa non posso fare a meno di imbarazzarmi. E lui ovviamente se ne accorge.
“E quando arrossisci sei ancora più carina.” Dice baciandomi la punta del naso.
“Smettila di prendermi in giro!” schivo un suo bacio fingendomi offesa.
Peeta sorride divertito dalla mia reazione mentre m’intrappola tra il suo corpo e il tavolo, riempiendomi la faccia di baci.
Cerco di fare la sostenuta, ma non mi riesce molto bene. Non voglio dargliela vinta però, non stavolta. Così dico: “Sai cosa sto pensando?”
“No, cosa?” chiede lui guardandomi.
“Che non ho più tanto appetito.”  Dico con il sorriso più malizioso che riesco a trovare. Guardo Peeta arrossire, orgogliosa del risultato.
“Sei sicura? Non è che farà male al bambino?” chiede un po’ impacciato con un’espressione irresistibile.
“Non preoccuparti, andrà tutto bene.” Dico prima di tappare con un bacio la sua bocca e tutti i nostri dubbi.
 




----spazio autrice----
scusatemi! So di essere in ritardo, ma tra la sessione di esami e le vacanze non ho avuto molto tempo! E poi scrivere questo capitolo mi ha messo un po' in difficoltà, infatti non sono molto soddisfatta... Mi sta venendo il dubbio di essere più portata a scrivere momenti tristi e sofferenti! :D 
Però ci tenevo molto a mettere questa parte, dopo tutto quello che hanno passato volevo scrivere qualche momento dolce tra Katniss e Peeta e hp pensato che l'annuncio dell'arrivo del bambino fosse una buona occasione, anche se non sono sicura di essere riuscita ad esprimermi bene! :'D
Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno consigliato per i nomi, siete stati gentilissimi e credo compariranno fra 2 capitoli, cioè nell'ultimo. (si questo non è il penultimo come avevo detto, ho fatto male i conti chiedo perdono! XD)
Nel prossimo capitolo mi piacerebbe inserire anche il piccolo di Gale e Johanna... vi sto martellando con questa coppia lo so! :D
Grazie mille a tutti quelli che leggono questa storia e la recensiscono, è sempre bellissimo per me! :)
Bene ora potete iniziare a insultarmi se volete! :D
  
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: vero_91