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Autore: _Fy    05/09/2012    1 recensioni
Sara è una ragazza allegra e solare eppure così insicura e timida. Come ogni adolescente si troverà ad affrontare le problematiche della sua età. Frequenta il terzo anno di scuola superiore ed è sempre in compagnia della sua migliore amica storica, Liliana. Tra qualche gioia e qualche dolore tipico dei suoi 16 anni, Sara affronterà mille avventure e finalmente conoscerà l'amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"All'ombra di una sola pianta l'uomo non è mai solo"

 

L'aria fresca le solleticava il viso, scompigliandole i capelli che le sferzavano il volto; le lezioni erano finite da poco più di mezzora e lei aveva sentito la necessità di rifugiarsi altrove, lontana dal caos e dai suoi pensieri, lontana da Matteo e dalla loro neo amicizia proibita, lontana dalla sua migliore amica e dai suoi occhi che tanto faticava a guardare senza sentirsi indegna, falsa, meschina. Aveva trovato riparo presso un grazioso parco dove si ergeva un grande albero secolare; le sue possenti fronde riuscivano a trasmetterle un senso di serenità e di pace tale da allontanare da sé qualsiasi forma di dispiacere. Seduta con le spalle appoggiate al tronco, si lasciò graffiare la schiena dalla corteccia dura del cedro mentre il manto di erba fresca, mossa dal leggero venticello, su cui si era seduta le accarezzava le gambe. Insipirò profondamente chiudendo gli occhi per godere ancora del dolce profumo di terriccio bagnato di cui l'aria era impregnata lasciando andare indietro la testa contro il tronco mentre la sua mente si riempiva di nulla.

 

Non seppe quantificare il tempo trascorso, se fossero passati, secondi, minuti oppure intere ore, il suo corpo si era abbandonato al dolce tepore dell'incoscienza tanto da non avvertire nemmeno più l'aria frizzantina che le procurava la pelle d'oca, si riscosse solo al suono di alcune voci non molto lontane che le arrivarono ovattate, le quali appartenevano ad una giovane coppia che sostava su di una panchina poco più lontana da lei. Sara non fece molta fatica a riconoscere i due giovani, non sapeva i loro nomi ma li aveva intravisti una o due volte in giro per la scuola; girava voce che i due si fossero ritrovati dopo mesi in cui lui aveva sperimentato un'altra ragazza con cui tra l'altro l'aveva tradita in precedenza, si diceva inoltre che lui fosse ritornato dalla povera cornificata perchè a sua volta aveva ricevuto lo stesso trattamento e che quest'ultima lo avesse accolto a braccia aperte. Non era solita ad interessarsi ai gossip ma quelle voci giunte per caso alle sue orecchie, le avevao risvegliato una serie di riflessioni; Sara non riusciva a comprendere come si potesse perdonare un simile comportamento, se fosse opera del vero amore da parte della ragazza o da una totale assenza di dignità, ma di una cosa era certa: se tutto ciò era un effetto collaterale dell'amore, lei non voleva esserne vittima.

 

Si rialzò e una volta in piedi, sbatté le mani sul retro della sua gonnellina celeste per eliminare le tracce del terreno umido, una folata di vento la colpì in pieno viso impedendole di respirare mentre l'orlo della gonna si agitava sbattendo sulle sue cosce; alzò gli occhi verso il cielo reso scuro e carico di nuvoloni, una gocciolina di pioggia le si infranse sullo zigomo destro e lentamente scivolò giù sulla guancia, proprio come se fosse una lacrima. Tastò con le dita la scia umida lasciata dalla pioggia e portandosi le dita davanti agli occhi, osservò la sua mano assorta. Ancora leggermente intontita, prese a camminare sul sentiero che conduceva verso casa, incurante delle gocce, lasciò che la sua mente viaggiasse lontana, rivivendo quel momento in cui Matteo le aveva parlato, riassaporando le profonde sensazioni che l'avevano scossa e tenuta prigioniera impedendole, ancora una volta, di fare la cosa giusta.

 

* Inizio Flashback *

 

- Allora, ti va di andare al luna park domani?

 

Matteo la guardava all'apparenza tranquillo, un sorriso rassicurante si ergeva sulle sue labbra carnose, eppure, i suoi occhi lo tradivano trasmettendo tutto il contrario di ciò che voleva dimostrare. Per quanto Sara volesse rimane indifferente alla sua proposta, quella nota di ansia negli occhi chiari di lui, le scaldò il cuore abbattendo ogni tipo di dubbio e con loro anche le innumerevoli raccomandazioni che si era ripetuta fino alla nausea pur di non cadere vittima di quel grosso guaio.

 

- Si

 

Il suo solo un debole sussurro.

 

- Domani è sabato, ti vengo a prendere nel tardo pomeriggio così facciamo un giro sulle varie attrazioni e poi mangiamo qualcosa insieme, va bene?

 

Sara annuì, parlare le sarebbe costato troppo, doveva risparmiare le sue energie per quando si sarebbe risvegliata dal quel profondo torpore e la verità su quello che stava accadendo le si sarebbe abbattuta contro con violenza.

 

-Allora ci vediamo verso le 18 di pomeriggio nel parco adiacente alla scuola! Torno in classe adesso, la campanella sta per suonare.

 

Le sorrise mesto per poi raggiungere a grandi falcate l'uscita, scomparendo subito dopo dietro la grande porta. La ragazza si lascò cadere sul pavimento freddo, il peso del senso di colpa le gravava sulle spalle e sul cuore.

 

* Fine Flashback *

 

Presa dai ricordi e ormai bagnata dalla fitta pioggerella che si posava indisturbata ovunque trovasse appoggio, Sara era giunta a destinazione; estrasse le chiavi di casa dalla cartellina ormai zuppa e velocemente le inserì nella toppa aprendo il portone e fiondandosi al suo interno, corse su per le scale impaziente di entrare in casa e rifuggiarsi nella sua stanza e una volta giunta davanti alla porta in noce scura della sua abitazione si precipitò ad aprirla. Una volta al suo interno, si concesse pochi attimi di pausa per riprendere fiato; ancora con il fiatone dovuto alla corsa, scansò con la mano le ciocche di capelli bagnati che le si erano attaccate al viso e con rabbia trattenuta si tolse le scarpe sporche di fango appoggiandole sul tappeto.

 

- Sara, sei a casa?

 

- No, sono un ladro venuto in pieno giorno e che per caso ha le chiavi di casa tua.

 

Non riuscì a trattenere il sarcasmo, regalando alla madre l'ennesima risposta acida, frutto della sua grande rabbia. Caterina, nel frattempo, aveva abbandonato i piatti ancora sporchi nel lavello e si era fiondata nel salone per accogliere la figlia, trovandola completamente zuppa, il leggero trucco completamente sciolto le grondava dalle ciglia scivolandole sulle guance lasciandole inevitabilmente delle scie nere.

 

- Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo? Sei tutta bagnata!

 

- No, non voglio niente, voglio solo il silenzio.

 

Caterina abbozzò un sorriso triste, i suoi occhi erano lo specchio delle sue emozioni ed in essi Sara lesse solo preoccupazione e dispiacere.

 

Incapace di poter reggere ancora lo sguardo della madre, si diresse a passo svelto lontana dai suoi occhi raggiungendo il bagno; si spogliò velocemente sfilandosi la gonna e la magliettina bianca che le copriva il busto, per ultimo si tolse l'intimo. Girò le manopole della vasca regolando l'acqua e versandoci al suo interno il bagnoschiuma al cocco che tanto le piaceva, aspettò pochi minuti, il tempo che l'acqua raggiungesse un buon livello, e infine si immerse abbandonandosi alla dolce sensazione dell'acqua calda sulla pelle.

 

Sentì i muscoli distendersi, la sensazione di umido e di freddo che l'avevano accompagnata nel pomeriggio, sparire e finalmente si concesse un piccolo sorriso.

 

Poco meno di un'ora dopo, l'acqua era ormai diventata tiepida e la sua pelle si era raggrinzita risultando ruvida al tatto; con rammarico, si decise ad uscire abbandonado quel piccolo angolo di paradiso. Una sua mano corse ad afferrare il suo accappatoio color glicine appeso con cura accanto a quello color giallo limone della madre, lo indossò rabbrividendo al tocco della spugna dura contro la sua pelle fragile, lo strinse a sé allacciandolo alla vita tramite un cinturino dello stesso colore del suo accappatoio e poi, veloce come era entrata, uscì diretta verso la sua stanza.

Giunta finalmente nella sua camera, quella che da anni considerava il suo riparo dal mondo, Sara si lasciò cadere a peso morto sul letto emettendo un lieve sospiro; i capelli umidi le si sparpagliarono sul viso solleticandole la pelle procurandole un leggero fastidio, ma le sue mani ancorate al suo morbido cuscino non avevano intenzioni di lasciarne la presa, lasciando così che quel tocco pungente la infastidisse proprio come stavano facendo in quel momento i suoi pensieri.

Chissà cosa avrebbe potuto pensare Liliana di lei se solo avesse scoperto la verità, chissà se fosse riuscita a capire, se sarebbe riuscita a perdonare le sue piccole debolezze, i suoi grandi errori. Una pallida e solitaria lacrima scese dal suo occhio sinistro infrangendosi trai suoi capelli ramati, unica e sola testimone di quel grande rimpianto e di quel sordo dolore che le ricordava che una parte di lei, era felice.

 

Liliana quel pomeriggio era assorta nei suoi pensieri; Sara da qualche giorno a quella parte, aveva assunto atteggiamenti ambigui, che poco si accumunavano al suo carattere gioviale, sembrava quasi volesse evitarla, difficilmente la guardava negli occhi e la loro unione sembrava si stesse man mano indebolendo. Conosceva il carattere della sua migliore amica, seppur fosse riservata e poco incline a raccontare ciò che la turbava, questo non l'aveva mai portata ad allontanarsi dal mondo, ad allontanarsi da lei.

Sara le mancava terribilmente, in quei giorni anche il suo umore non era dei migliori; Matteo sembrava non voler cedere alla sua corte spietata, non concedendole la minima attenzione, sembrava sempre viaggiare lontano, fuori dalla portata di chiunque, il suo cuore era troppo distante da raggiungere. Eppure, i suoi occhi attenti non si erano sbagliati, in quei giorni Matteo sembrava essere meno freddo, qualche volta, mentre seduta al suo banco lo scrutava, lo vedeva sorridere appena e lanciare occhiate furtive a Sara, la quale però, non sembra farci caso, troppo assorta nel suo mutismo e nei suoi pensieri.

Sbuffò alzandosi dal letto che l'aveva ospitata per un paio di ore, il suo sguardo vagò per le pareti azzurrine della sua stanza soffermandosi su una foto incorniciata che la ritraeva insieme alla sua migliore amica; quella foto era stata scattata un anno prima durante una fiera, si erano divertite parecchio quel giorno, avevano vagato per tutto il tempo tra le varie bancarelle, perdendosi tra gli oggetti più strani, avevano riso tanto attirando anche le attenzioni dei passanti che curiosi lanciavano loro qualche occhiatina perplessa. Lei e Sara erano fatte così, sapevano divertirsi con poco, ridere di gusto davanti a qualcosa di stupido, proprio come se fossero ancora bambine.

Sorrise e con gli occhi andò alla ricerca del suo cellulare, trovandolo poco dopo sulla scrivania in mogano scuro; lo afferrò digitando velocemente il numero di Sara e incerta osservò per pochi attimi la cornetta verde prima di pigiarla, presa da chissà quale dubbio, per poi portarsi l'apparecchio all'altezza del viso e attende di sentire il suono della sua voce.

- Pronto?

Gracchiò il suo interlocurore; evidentemente, pensò Liliana, l'aveva svegliata chiamandola.

- Sara, sono Lily! Non ci siamo sentite spesso così volevo domandarti se questo sabato non avessi impegni! Magari potremmo andare per locali.

Liliana attese alcuni secondi prima di ricevere una risposta.

- Veramente questo sabato non posso.

- Ah, e come mai?

- Avevo..... Ehm, la mamma mi ha chiesto di andare con lei ad una cena con le sue amiche, gliel'ho promesso e lei ci teneva tanto quindi non posso tirarmi indietro.

- Oh

Sara si accorse della nota di delusione che era fuoriuscita dalle labbra di Liliana e si sentì subito contagiata da quella tristezza; stava ancora mentendo alla sua migliore amica, senza ragione, senza alcun senso. Dove l'avrebbe portata quella storia?

- Domenica mattina però possiamo fare colazione insieme, se ti va!

Liliana annui, nonostante fosse conscia che Sara non potesse cogliere il suo assenso.

-Va bene, allora ci vediamo domenica?

- A domenica.

Il suono metallico le annunciava che Sara aveva chiuso la chimata; posò il cellulare dove lo aveva trovata mentre un pensiero scorreva indisturbato nella sua testa: Cosa stava accadendo alla loro amicizia?

Sabato mattina era giunto troppo presto; Sara quel giorno si era alzata con un gran mal di testa. Quella notte aveva faticato davvero tanto a cadere tra le braccia di morfeo, i suoi pensieri, l'impazienza, l'ansia e le sue continue domande, avevano impedito al sonno di arrivare, finché esausta, verso le quattro del mattino, la sua mente non si era arresa all'oblio.

Quel giorno si era alzata tremendamente tardi finendo così per saltare la scuola; pensò tutta via che forse era meglio così, non avrebbe retto alla vista di Matteo ne a quella sensazione di debolezza che la coglieva ogni qual volta lui era nei paraggi, per non parlare delle occhiate che le avrebbe riservato la sua migliore amica le quali rappresentavano per lei continui bocconi amari da mandar giù. Inoltre, non era affatto dell'umore per vedere qualcuno, quel senso di impazienza e quella vaga nota di felicità da cui si sentiva pervasa, la disturbavano. Erano solo il chiaro segno che stava tradendo la sua migliore amica e che si stava ficcando in un grosso guaio.

Il suono del campanello la distrasse dai suoi pensieri, scese definitivamente dal letto rendendosi conto solo in quel momento di aver dormito con addosso l'accappatoio umido, infilò le sue ciabatte azzurre che giacevano scomposte ai piedi del letto e con passo lento uscì dalla sua stanza diretta nel salano. Il campanello suonò ancora una volta costringendo Sara ad aumentare la sua andatura.

- Arrivo, arrivo!

Mormorò scocciata.

Emise uno sbuffo; ormai aveva raggiunto la porta, leggermente stizzita girò la maniglia in ferro battuto, pronta ad incenerire chiunque l'avesse disturbata, tuttavia, una volta faccia a faccia con il suo interlocutore, le parole le morirono in gola e la sua espressione arrabbiata scivolò via dal suo viso lasciando che al suo posto ne affiorasse una sbigottita.

- T...Tu??!

   
 
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