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Autore: UnLuckyStar    05/09/2012    2 recensioni
Stupida. Sei un'idiota. Ti sei fatta fregare dal primo che passava. Sei una puttana.
Le mie scarpe continuano a ticchettare sull'asfalto nascosto dalla nebbia bianca e impalpabile, che si schiarisce a ogni passo che faccio avanti.
Non sono pronta. Non lo sarò mai. Tra diec'anni, forse. Ma non ora. Non adesso che ho ancora qualcosa da fare del mio futuro. Anzi, avevo qualcosa da fare.
Ma ormai ho fatto il casino, provo ad andare fino in fondo.
Non posso tirarmi indietro neanche volendo. Un bambino non è come un oggetto. Se non ti piace non puoi buttarlo via.

Questa one-shot ha partecipato al concorso 'Freedom Contest: La scrittura non è acqua!' di Jayu, classificandosi quarta
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nickname: UnLuckyStar
Titolo: Vorrei sparire, come nebbia
Genere: Introspettivo
Avvertimenti: One-shot
Pacchetti scelti: Elena, libro
Nda: --

 
 
Vorrei sparire, come nebbia
 
I miei tacchi provocano una cadenza ritmica, su questa strada che non mi ricordo di aver mai percorso. Un rumore fastidioso, incessante. Adesso qualsiasi cosa di qualsivoglia natura, mi dà fastidio.
Ma che diavolo ci faccio qui? Dovrei essere a casa, a dire ai miei genitori che diventeranno nonni. Dovrei essere al caldo e al sicuro nella mia stanza, e invece sono in una strada buia che puzza di umido, talmente nebbiosa da non distinguere nulla, in direzione di una meta sconosciuta. Abbasso lo sguardo e mi osservo.
Ho un vestito troppo corto e scollato, dei tacchi troppo alti, un trucco troppo pesante e quelle unghie smaltate di nero che ostino a mordermi quando sono nervosa.
Non assomiglio neanche lontanamente a una mamma.
I miei capelli neri dal ciuffo biondo innaturale, nascondono sbarazzini un viso che conserva ancora dei tratti infantili.
Come ho fatto a trovarmi in una situazione del genere? Come?
Come ho potuto essere così stupida?
Non è da me. Io sono attenta e accorta, eppure ho ugualmente un essere minuscolo che cresce dentro di me.
A questo pensiero mi porto istintivamente le mani al ventre.
Strano. Nei film quando una ragazza rimane incinta, fanno sembrare tutto tranquillo e bellissimo. I genitori accettano il fatto che la loro figlia sia una puttana, il padre del bambino, anche se ha solo diciassette anni, è felice di diventare papà, di rinunciare alla scuola per trovare un lavoro e mantenere la sua allegra famigliola; la madre imminente ama da subito il suo bambino, non gli attribuisce colpe, non rinuncerebbe ad esso per tutto l'oro del mondo...
Ma allora sono io che ho qualche problema? Beh, forse sì.
Io non lo amo, lo sento come una minaccia ai miei progetti futuri, alle mie ambizioni, ai miei sogni. 
Vorrei che non ci fosse. Vorrei che sparisse come questa nebbia inconsistente.
Dovrò rinunciare a tutto... Tutto.
Non potrò mettermi abiti stretti per uscire. Anzi, non potrò uscire. Già, perché i miei genitori probabilmente si vergogneranno così tanto del fatto che la loro bambina, la loro piccola santarellina di quasi sedici anni si è fatta mettere incinta, che non mi faranno uscire nemmeno in cortile fino alla fine delle gravidanza.
Di conseguenza non potrò bere neanche un goccio di vino. Non potrò fumare una dannata Camel.
Mi ritireranno da scuola, non potrò più frequentare i corsi di sassofono e violino.
Prenderò lezioni private per qualsiasi cosa. 
Per uno stupido e incosciente errore, ho detto addio a tutto: alla mia vita sociale, alle mie passioni e all'opportunità di metterle a frutto.
Adesso ditemi: come potrei non considerare questo bambino un errore? Qualcosa che non dovrebbe esserci? Come posso essere felice del fatto che facendo nascere una vita, rinuncerò alla mia?
Sono una ragazzina. Stupida, oltretutto. Non posso prendermi cura di un bambino. Anche se lo volessi con tutto il cuore, cosa avrei da offrirgli? Non potrei nemmeno dargli l'amore di un padre, perché lui mi ha lasciata e non vorrà sapere nulla di ciò che cresce in me.
Stupida. Sei un'idiota. Ti sei fatta fregare dal primo che passava. Sei una puttana.
Le mie scarpe continuano a ticchettare sull'asfalto nascosto dalla nebbia bianca e impalpabile, che si schiarisce a ogni passo che faccio avanti.
Non sono pronta. Non lo sarò mai. Tra diec'anni, forse. Ma non ora. Non adesso che ho ancora qualcosa da fare del mio futuro. Anzi, avevo qualcosa da fare.
Ma ormai ho fatto il casino, provo ad andare fino in fondo.
Non posso tirarmi indietro neanche volendo. Un bambino non è come un oggetto: se non ti piace non puoi buttarlo via. O almeno, non dovremmo buttarlo. In fondo c'è chi lo fa, ma io non riuscirei neanche a guardarmi allo specchio se lo facessi.
Mi stringo nel mio cappotto lungo, per evitare che il freddo pungente penetri nelle mie ossa.
Stringo le braccia al mio ventre ancora piatto, ma che presto diventerà irriconoscibile.
Sfioro con le dita il punto sul mio fianco dove mi sono  tatuata la parola "Free". Penso a tutti i risparmi che ho speso per tatuarmi quella parola due mesi fa, pensando che in qualche modo sarei stata davvero libera. Ma presto si deformerà a causa del pancione ingombrante che mi ritroverò.
Le lacrime mi pungono gli occhi mentre sento la mia vita sfuggirmi tra le dita.
Vorrei sparire, ora. Velocemente e in modo indolore. Vorrei diventare eterea come questa nebbia che mi circonda e lentamente evaporare fino a non esistere più.
Quanto sarebbe bello? Tanto. Troppo bello.
Già mi immagino quando mio figlio andrà a scuola e gli insegnanti gli chiederanno "Quanti anni ha la tua mamma?"
E lui sarà costretto a rispondere "Venticinque" sotto gli occhi stupiti della maestra che gli dirà "Oh, com'è giovane. Credevo fosse la tua sorella più grande".
E conversazioni del genere accadranno. Ancora, ancora e ancora.
Non voglio che accada.
A causa di un errore stupido e da bambina incosciente ho rovinato la mia vita nel suo momento più bello, e quella della creatura che cresce dentro di me prima ancora che nasca.
Continuo a camminare in questa strada semibuia, ancora accompagnata dal rumore del miei tacchi, con il gelo che tenta di entrare negli spiragli del mio cappotto che copre un vestito inadatto a una futura mamma. 
Vorrei che succedesse come nei film gialli e che la nebbia mi inghiottisse senza risputarmi su questo mondo. 
Vorrei sparire e non essere costretta a ritornare a vivere la mia vita e i miei errori.
Improvvisamente sento un dolore lancinante al basso ventre, una sensazione simile a una pugnalata.
 
Quella notte ho perso il mio bambino. All'ora mi era sembrata quasi una benedizione la perdita spontanea di quel piccolo essere. Ha fatto sì che non fossi io a compiere un gesto tanto estremo.
Ma in fondo non ero pronta, e posso dire di non rimpiangere quella notte carica di freddo e di nebbia.


 
L'angolo della cicogna smarrita:
Allora, spero di avervi un po' depressi e un po' toccati.
Ho partecipato con i pacchetti 'Elena' e 'Libro' che contenevano come ambientazione una strada nebbiosa e come accaduto la scoperta di una gravidanza.
E ho provato a fare qualcosa di diverso dal solito.
Insomma, su Facebook la gente impazza con foto di bambini sotto al quale è scritto 'Come si fa a considerarlo un errore?'
Ecco, questo genere di frasi mi irritano un casino.
Insomma, se tu avessi quindic'anni di certo non saresti felice di essere rimasta incinta e non ne saresti fiera, quindi ho voluto approfondire questo lato della faccenda, 
il lato che gl'ipocriti evitano di trattare dicendo che loro 'lo amerebbero', ma io dubito seriamente.
Spero che a qualcuno piaccia ^^
Qui sotto lascio i punteggi e il parere della ragazza che ha indetto il contest!
Baci, UnLuckyStar





Punteggio: 
Ortografia e Grammatica: 6.5/10 
Uso dei pacchetti: 20/20 
Piacere personale: 4/5 
Originalità: 13/15 
titolo e intro: 9/10 

Per un totale di : 52.5/60 

Una storia davvero triste, purtroppo non così lontana da un'eventuale relatà. Hai saputo cogliere bene le emozioni di questa donna, la sua disperazione e il suo dolore trapelano ad ogni riga, mi hai lasciata senza parole durante tutta la sua passeggiata nella nebbia, nebbia che hai saputo trasportare dalla strada alla mente della protagonista. Confusione e sofferenza in grado di avvolgere il lettore che resta intrappolato in questo mare di drammatiche circostanze. 
Qualche errore di grammatica, ma piuttosto comuni. 
Il tema trattato è molto delicato, eppure l'hai scelto ugualmente. Brava! 
   
 
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