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Autore: Golbreat    05/09/2012    1 recensioni
Controllo di te stesso? E se non fossi tu a decidere? Ti sentiresti una pedina. Una pedina nella nebbia.
Il tutto non termina qui, ma voglio capire se come inizio secondo voi va bene
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Schiavo, mi dimenavo.
Trattenuto con forti funi di metallo rugginoso a una grande pietra.
Restavo lì.
A impazzire.
Come un cane rabbioso che è stato messo in castigo per aver morso il padrone.
Le mie vesti restavano appese a me solo grazie al sudore che ancora le teneva attaccate alla mia pelle.
Mi sentivo spettatore impotente di me stesso.
Gridavo e non volevo gridare.
Minacciavo e non volevo minacciare.
Mi ferivo a sangue e non volevo farlo.
Bestemmiavo e non credevo alle mie parole.
Ero incontrollato. Una feroce creatura che aveva smesso di essere umana. Ero un animale o forse peggio.
Sanguinante, lacerato, feroce, seminudo, legato, folle, sudicio, lesionato e la cosa più grave di tutte: solo.
Abbandonato in una caverna dagli angoli bui.
Ero lì da molto tempo...non saprei dire da quanto. La mia pelle era piuttosto annerita dalle scottature, dove non erano presenti tracce di sangue.
Il mio cuore batteva stranamente regolare, calmo.
Il corpo in cui abitavo (e del quale non ero più padrone) era marchiato da uno strano sigillo dai contorni neri che mi attanagliava il cuore, quasi costringendolo a battere. Lo vedevo di sfuggita, quando gli occhi lo inquadravano o nei brevissimi secondi in cui la bestia che era in me, dormiva.
I miei ultimi ricordi da essere umano si fermavano allo strano episodio della Caduta delle Stelle che si verificò in Fiamnicia. Sembravo fosse successo mille anni fa, ieri, l’anno scorso, un mese fa…in quel luogo inospitale dove mi trovavo non sapevo misurare il tempo, non vedevo né sorgere né tramontare il sole.
L’unica, pallida, tenue luce era data da una quantità indistinta di candele che mi circondavano. Non riuscivo a capire, nel mio incubo reale, se ve ne erano di spente e/o di consumate. Mi sembra fossero state molte, alte e finissime. Per terra c’era uno spesso strato di cera.
La realtà mi appariva distorta, confusa, indecente. I colori e le superfici si confondevano nei miei occhi inquieti e infernali.
Era un incubo.
Nero come l’abisso e silenzioso come il terrore.
Non ero più un uomo perché solo un uomo che sa dominarsi è degno di questo titolo. Ero una creatura senza umanità, un angelo senza Dio, un innamorato senza amante.
La bestia tornò a dominarmi e io persi conoscenza.
 
Presi a viaggiare lungo i miei ricordi, volandoci sopra come un pellicano che ammira il mondo dall’alto dei cieli.
Mi vidi ragazzo in una notte di primavera. Una notte dove mi accorsi del male che dormiva in me. Stavo racchiuso in se stesso come un riccio infuocato che sarebbe esploso. Un uovo di pura nebbia, che aspettava di schiudersi.
Svolazzai in quei pensieri e ripercorsi i sentieri aspri e impervi della mia vita…                                            
  
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