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Autore: ellynami    06/09/2012    1 recensioni
Harry giocava sempre con i giocattoli dismessi di Dudley. Harry veniva sempre picchiato dai suoi zii. Harry è strano: meglio stargli lontano. Harry è... solo. Harry ha solo una cosa, si: la sua mamma, in quello specchio. Ed è bellissima. Non la vedi anche tu?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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"L'ES: L'Esercito Spezzato"




Lo specchio delle Brame. Quanto sono misteriosi gli intricati meccanismi della mente…

Harry Potter giunse correndo in quel corridoio, il sudore sulla fronte, il respiro affannato: ma non potè impedire al suo respiro di fermarsi, nonostante tutto. Non potè impedire al suo cuore di perdere un battito. La fatica della corsa di colpo scomparve, sostituita dalla sorpresa… e dalla tristezza. Si sedette, in silenzio, di fronte a quello specchio immenso, con delle incisioni sulla cornice, che lo coronavano di bellezza e di ulteriore magia. Ma lui non badò a quelle scritte. Non badò alla cornice di legno massiccio, non badò allo scalpiccio di passi nel corridoio.

Soltanto una cosa era presente, in quella stanza.

Nello specchio, rifletteva il luccichio dei suoi stessi occhi verdi. Guardò sua madre in ogni suo più piccolo dettaglio: ne imparò le fattezze, si beò dell'espressione dolce e stupenda del suo volto.

Si beò di quella dolcezza che avrebbe voluto aver con sé: o almeno, aver avuto solo un po', quel tanto che bastava per permettere ai suoi ricordi di raggiungerla, di sfiorarla. E di poterla sentire sulla pelle. Harry ripensò al tempo passato nello sgabuzzino delle scope; al tempo passato a non mangiare, perché gli zii glielo vietavano; al tempo passato a fissare una foto, una stupida foto inanimata.

E tutto gli sembrò incredibilmente lontano; gli zii non lo tormentavano, non passava più il pomeriggio a giocare con i giocattoli rotti di Dudley.

Era in un mondo lontano, e bellissimo. Dove sua mamma poteva guardarlo da uno specchio e sorridergli, dove aveva tutto. Harry pensò, con un sorriso, che avrebbe potuto anche ingozzarsi come Ron, poteva comprarsi tutti i giochi che voleva e non era costretto a vestire con abiti di seconda mano enormi e sgualciti.

Harry si sentiva speciale… e felice. Non seppe neppure quante ore passò di fronte a sua madre. Non lo sapeva e non gli interessava. La sua felicità, era lì. Poteva sfiorarla…

Con i polpastrelli percorse la superficie fredda del vetro e ne rimase per un attimo rabbuiato. Aveva sperato, per un solo minuscolo istante, di poterla raggiungere.

"Harry, tua madre non tornerà." Triste risuonò la voce di Silente alle sue spalle.

Harry si afferrò la testa tra le mani, comprimendo le sue orecchie fino a non sentire neppure le sue stesse parole.

"No, lasciami stare!"

"Harry… Non indugiare sulla follia di un sogno. Fallo per te."

"Io voglio mia madre. Mia mamma… Non permetterà che mi facciano del male, non ancora. Mia mamma mi cucinerà il mio piatto preferito tutte le volte che vorrò. Mia mamma non lascerà che Dudley mi picchi. Mia mamma non mi lascerà mai solo. Mia mamma mi riempirà di coccole. Mia mamma non permetterà che io stia male… Non ancora!" gridò con quanto fiato aveva, la testa compressa tra le sue dita tremanti. Sentì la sua voce incrinarsi dal dolore.

"Harry… Ti prego controllati. So che ti hanno fatto del male."

"Dov'eri, tu?! Dov'eri tu, che dicevi di fare il meglio per me?! Mi hai lasciato tu ai miei zii. Tu. Come hai potuto? Potevi tenermi con te!"

"Cosa dici, Harry? Harry… Basta distruggerti. Allontanati da lì."

Sentì una mano stringergli la spalla dolcemente, ma Harry si scostò piangendo.

"Tu non mi hai voluto! Non mi voleva nessuno! Perché l'hai fatto?! Loro mi picchiavano! Come hai potuto? COME?!"

"Harry… Andiamo via."

Sentì quella voce incrinata dal pianto, gemella della sua. Si, doveva soffrire, come aveva fatto soffrire lui! La sua mano venne afferrata saldamente e fatto voltare violentemente.

"Harry, è solo uno specchio! Non lasciarti trasportare nella pazzia di un sogno irraggiungibile! Torna in te, torna alla tua vita!"

"No, no!" gridò, ma ormai nulla poteva. Con Silente non riusciva a ragionare. Così, si asciugò le lacrime sulla manica della veste di Hogwarts e strinse la mano dell'altissimo Silente. E vide che esso piangeva ancora. Osservò le lacrime colare lungo il suo naso adunco e finire nella sua barba folta e argentea.

"Professor Silente… Perché piange?" Harry gli sorrise, alzandosi in punta di piedi e raggiungendo con la mano la guancia pallida del preside, asciugandogliela, a mo' di carezza.

"Cosa c'è da piangere? Non volevo renderla triste… A parte lo Specchio delle Brame, che mi ha messo tanta tristezza… La vita è bellissima, qui ad Hogwarts!" sorrise dolcemente a Silente, mentre esso, mestamente, prese una piccola siringa, appesa al suo mantello, stracolmo di tasche.

"Pozione soporifera?" sorrise Harry, ormai prossimo al suo Dormitorio. Ridacchiando, ascoltò il russare profondo di Ron, che sovrastava il respiro di tutti gli altri dormienti. Osservò i letti a baldacchino con le loro coperte di seta, osservò la sua civetta Edvige, appollaiata sul suo trespolo approssimato sul davanzale della finestra, osservò il suo migliore amico Ron. Ridacchiò felice, infilandosi sotto le coperte del suo letto.

"Sono nel luogo dove avrei sempre dovuto vivere." Bisbigliò, mentre l'ago affondava nel suo avambraccio.

Si addormentò quasi all'istante.

Fissò il davanzale della finestra. C'era sopra di esso un esercito spezzato. Ad ognuno di essi mancava qualcosa: ad un paio un braccio, ad un altro paio una gamba, ad altri rimaneva solo il busto. Ma quella fierezza nel portamento, quella compostezza onnipresente, lo stravolse.

Harry aveva fatto tanto per tenerli...

Silente cadde in ginocchio, e pianse, la testa affondata tra le mani. Decise di far come Harry, per una volta. Tornò indietro, dove vi era lo Specchio delle Brame. Corse. Lo raggiunse immediatamente, e davanti ad esso si sedette, come aveva fatto lo stesso Harry un'ora prima.

Guardò lo specchio.

Assurdi e orribili, i meccanismi della mente.

I singhiozzi scossero la psichiatra, mentre guardava un muro bianco e freddo.

"La vita è schifosa, Harry. E tu lo sai meglio di tutti."

Lo specchio non era mai esistito. Era esistito solo un piccolo esercito spezzato, lì, su un davanzale, in tutta la sua fierezza. Harry qualche anno dopo lo chiamò ESERCITO DI SILENTE.





ELLYNAMI: Mio Dio. Ma che periodo sto passando? Non chiedetemelo… Comunque trovo affascinanti questi tipi di finali alla horror maniera. Perché questo finale mi ha messo i brividi. Scrivetemi quello che ne pensate!

  
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