Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Segui la storia  |       
Autore: Shodaime    06/09/2012    4 recensioni
Eccovi la mia prima fic, siate clementi^^
Come dicono gli avvertimenti è un AU, ma non troppo AU, quindi non spaventatevi. Il titolo è abbastanza esplicativo da sè, quindi vi dirò semplicemente che ho deciso di pubblicarla sotto le 'leggerissime' pressioni della mia beta^^
Spero che vi piacerà e che in tal caso lascerete un commentino, anche solo qualche parola =)
Detto questo vi auguro buona lettura, e attenti all'ananas, è agitato per il matrimonio incombente!
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Don Xanxigo sbuffò, in piedi nella enorme stanza completamente bianca. Pareti bianche, mobili bianchi, scaffali bianchi con sopra libri bianchi che Xanxigo scommetteva essere bianchi anche all’interno.

E poi c’era lui, l’uomo che tutti chiamavano l’Imbianchettato per ovvi motivi. Uno dei criminali più potenti della zona, che per anni era sfuggito alla polizia di Namimori dal momento che, vivendo perennemente nel suo candido castello, ed essendo bianca anche la targhetta del citofono, la solerte e ingegnosissima polizia di Namimori non era ancora riuscita a capire dove mai potesse nascondersi.

“E sentiamo…Di cosa dovrei occuparmi questa volta?” Domandò l’imbianchettato, con la sua solita espressione allegra da agente assicurativo che ha a che fare con un sempliciotto che a malapena sa pronunciare il suo nome.

“E’ per via di quella cretina di mia sorella.” Cominciò Xanxigo, che dopo aver fallito vari tentativi riuscì a trovare la poltrona bianca sul tappeto bianco senza rovinare sul pavimento.

L’Imbianchettato rise, mangiando un altro dei suoi marshmallows. In qualità di membro dell’Antagonista’s non poteva tirarsi indietro, ma le continue faide nella famiglia di Xanxigo lo divertivano infinitamente, quasi più che riguardare la sua collezione di film bianchi su fondo bianco con i sottotitoli bianchi.

“Che ha combinato questa volta?” Domandò l’Imbianchettato, con fare accondiscendente, fingendo di non sapere tutta la storia che, in realtà, si era fatto leggere da uno scagnozzo da Efp. Eh già perché quei caratteri neri proprio non riusciva a guardarli, lui.

Xanxigo colse il bluff dell’uomo, ma sebbene avesse pensato seriamente alla possibilità di scoprire se gli scorresse sangue o latte nelle vene, si limitò a raccontare del matrimonio e della fuga di sua sorella.

“Devi riportarla a Namimori. Poi rinchiudila in una torre, in un call center, falla andare nell’ora di punta sulla Salerno-Reggio Calabria, insomma fa un po’ quello che ti pare ma non farla sposare con Mukurenzo!” Disse perentorio Xanxigo.

“Mukurenzo? Quello degli ananas?” Domandò l’imbianchettato. “Ma sposarsi uno con una risata simile…”

“Lo so!” Lo interruppe Xanxigo, evidentemente in collera da come la sua pelle si stava crepando, rendendo la sua faccia simile a un Ciobar appena raffreddato .

“E’ ancora per la faccenda dell’eredità?” Domandò l’Imbianchettato, fagocitando l’ultimo marshmallow, per poi aprire un’altra busta presa da una cesta che, manco a dirlo, Xanxigo nemmeno si era accorto esserci.

“Già. Nostro padre ci ha lasciato in eredità una vera  fortuna, frutto della centenaria storia dell’impero della famiglia Tonnella. Purtroppo il vecchio non è stato abbastanza furbo da guardarsi almeno un paio di puntate di Forum e capire che avrebbe dovuto fare un testamento decente, quindi quando è schiattato sono rimaste in vigore per noi figli le antiche usanze della famiglia.” Raccontò Xanxigo.

“Una cosa alla “dividiamo il tutto e volemose bbene?”” Domandò l’Imbianchettato.

“No. Tutto il malloppo resta a me perché sono il maggiore, finchè uno dei due non si sposa. Il primo che si accasa si prende tutto.” Continuò, con una malcelata smorfia d’ira.

“Beh quantomeno le finanze sarebbero al sicuro…Tsunia mi sembra una ragazzina sveglia…” Commentò l’Imbianchettato.

“Ma se non sa nemmeno di essere un maschio!!” Sbottò Xanxigo.

“Potresti sempre sposarti prima tu!” Propose l’Imbianchettato, sorridendo contento.

Xanxigo prese più o meno il colore della tappezzeria.

“Sposarmi? Io? Ma non dire assurdità, feccia! E con chi dovrei sposarmi, poi?” Ringhiò.

“Beh ci sarebbe quel tipo che ti corre sempre appresso urlando…”Propose l’Imbianchettato, guardandosi le unghie.

“Cosa??” Domandò Xanxigo sconvolto. “Ma è un uomo!!”

L’Imbianchettato lo guardò. “E da quando in questa fanfiction questo è un dato certo?” Domandò.

“Ne sono sicuro.”Disse perentorio Xanxigo.

“Uh davvero? Allora hai già zuppato il biscottino!” Esclamò l’Imbianchettato, con l’espressione da fangirl assatanata.

Xanxigo indietreggiò. “Non era quello che intendevo, feccia. Comunque hai ragione, io penso a trovarmi chi sposare, ma nel frattempo devi tenermi buona la tonna.” Fece, minaccioso, arretrando.

L’Imbianchettato sorrise. “Ma certo, Xanxigo…Come potrei rifiutare a un collega un favore così divertente?” Esclamò, ancora con quel sorriso inquietante.

Xanxigo sentì l’urgenza di tenersi ben stretta la biancheria intima e scappare in fretta da quel posto. “Allora ci si vede.” Disse, aprendo la porta.

“Ehm…Xanxigo…Quelli sono i bagni!” Gli gridò l’Imbianchettato da quello che ormai era il fondo della sala.

Xanxigo scosse la testa, prendendo finalmente l’uscita giusta.

“VOOOOOOOOOOOOOOOOI! CHE DIAVOLO TI HA DETTO QUELLO?” I decibel di un aereo che passa a bassa quota su un mega concerto rock di pachidermi imbizzarriti perforarono i timpani di Xanxigo nonappena uscito dalla sala del trono.

“Ma quanti diavolo di bagni hanno in questo posto??” Ringhiò, senza aggiungere altro.

 
 Nel frattempo, nelle prigioni di Milano…

 
Mukurenzo era allo stremo delle sue forze. Era stato costretto a giocare per due ore buone a nascondino, per altre due ore a Shangai vivente ed ora era alla quarta ora di “Crea la moda con Barbie”.

Sentiva le sue forze scemare, la malattia impossessarsi del suo bel corpo di giovane di belle speranze e la libertà farsi sempre più lontana. Aveva il respiro affannoso, le mani completamente distrutte dalla piaga a forza di pennarellate e un paio di scarpette di Barbie bloccate in gola dopo il tentativo di suicidio che l’aveva colto dopo il Fruttolo di metà pomeriggio.

“Pietà…Pietà di me…” Mormorò Mukurenzo sul suo giaciglio di palline di plastica. Cominciava ad avere le allucinazioni, e al momento vedeva dall’altra parte della cella, invece che la pista per le Micro Machines, la scrivania dell’avvocato Azzeccamorsi, il quale lo stava deridendo.

“Non sarai mai un buon antagonista! Disonore! Disonore su di te! Disonore sulla tua famiglia! Disonore sulla tua mucca!” Diceva l’allucinazione, sovrapponendosi all’ottava replica di fila di Mulan.

“…Io non ho una mucca!” Gemette il giovane, quando qualcuno entrò nella sua cella.

“Ehi…Ehi! Alzati!” Disse una voce. Mukurenzo ci mise un po’ a inquadrare una ragazzina con la sua stessa acconciatura a frutta tropicale.

“Chi sei tu?” Domandò Mukurenzo, mettendosi in piedi alla bell’e meglio per non sfigurare davanti alla ragazza.

“Questo non importa, Mukuro-sama! Qui nessuno si accorge di me perché sembro una bimba innocua, ma sono una sua grande fan da tempo! Sono qui per farla fuggire!” Disse la ragazza.
Mukurenzo diede la colpa alle visioni.

“O…Ok! Che devo fare?” Domandò.

“Qui ho il carrellino della merenda…Ci si nasconda dentro, io la porterò fuori e potrà scappare con la complicità dell’ora in cui tutto tace e il mondo sembra popolato solo di spettri!” Disse entusiasta la ragazza.
“Mezzanotte?” Domandò Mukurenzo.

“No,l’ora del pisolino pomeridiano!” Precisò la ragazza. “E’ stato un piacere vederla, Mukuro-sama!” Disse poi, infilando il ragazzo nel carrello della frutta, dove, nemmeno a dirlo, Mukurenzo non si trovò troppo a disagio.

Una volta raggiunto l’esterno della prigione Mukurenzo corse con tutte le forze che aveva, uscendo dalla città in meno di dieci minuti, per ragiungere un posto che sapeva essere sicuro.

Bussò alla porta praticamente senza fiato. Quantomeno, la corsa gli aveva fatto uscire di gola le scarpette di prima.

“Nfufufufu!” Esclamò l’uomo che aprì la porta. “Cugino Mukurenzo! Come mai da queste parti?”

“Kfufufufu! Si sforzò di ridere senza rantolare Mukurenzo. “E’ una lunga storia.” Disse, entrando.

 
Intanto, nei pressi di Monza…
 

I Buoni parcheggiarono il loro tipico furgoncino malfamato nelle vicinanze del convento delle Suore con gli Anfibi.

“Sei sicuro che sia questo il posto?” Domandò uno di loro al capo della spedizione.

Il capo sogghignò. “Sicurissimo, korà!”
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: Shodaime