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Autore: Dreamer91    06/09/2012    14 recensioni
E se il destino avesse voluto che in una città tanto grande come New York, due ragazzi dalle vite completamente diverse, finissero con l'abitare a meno di tre metri di distanza... sullo stesso pianerottolo?
Dal Capitolo uno:
"Stai scherzando spero!" mormorai
"Perché scusa? Non ci sono topi né prostitute per strada... per quanto riguarda i vicini non so... non li ho interrogati... però..."
"Sebastian!" lo bloccai passandomi una mano sul viso "Lower East Side... sul serio?"
"Non ti seguo, B..." mi fece visibilmente confuso slacciandosi la cintura
"Bastian dovrò vendermi un rene per pagarmi l'affitto... e quando avrò terminato gli organi, mi toccherà scendere in strada e fare compagnia a quelle famose prostitute per andare avanti!" gli spiegai concitato.
(...)
"Non fare l'esagerato Blaine... questa volta penso di aver trovato il posto giusto per te! Coraggio, scendi che te lo mostro!" mi incitò scendendo dall'auto e raggiungendomi sul marciapiede
"Anche l'ultima volta lo pensavi, Seb... e siamo dovuti scappare a gambe levate da un travestito in minigonna e tacchi a spillo!" gli ricordai lanciando un'occhiata al palazzo color porpora - innocuo e all'apparenza rispettabile - che si stagliava per ben quattro piani davanti a noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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Aggiornamento del Giovedì, signori.. fa strano aggiornare oggi ma, vabbé sono dettagli ^^ dunque, oggi non ho molto da dire se non... waw che reazioni che ha ottenuto lo scorso capitolo, ha quasi fatto più scalpore di quello in cui sono andati a letto assieme il che è tutto un dire XD davvero mi dispiace per quello che è successo, so che molti non lo hanno apprezzato e che avrebbero voluto eliminarmi in maniera lenta e dolorosa ma vi prego solo di avere pazienza e di provare a comprendere gli atteggiamenti (per quanto irrazionali!) di due ragazzi di 25 anni che per la prima volta nella loro vita si trovano a fare i conti con dei sentimenti inaspettati e forse per questo ancora più intensi. Soprattutto per quanto riguarda Kurt, visto che per lui la situazione è leggermente più complicata ecco... ma diciamo che le cose si risolvono sempre prima o poi e che Cooper non ha fatto un guaio irrisolvibile (anzi!) bene... vi lascio al capitolo che immagino divorerete per la voglia di sapere cosa succederà adesso ^^ ci vediamo Lunedì con l'aggiornamento.. un mega bacio a tutti i miei adorati angeli.. vi porto nel cuore.. uno per uno ^^
p.s. Come sempre... l'immagine del capitolo è gentilmente offerta dalla mia adorata tesora (che è diventata ufficialmente il Daniel del mio Sebastian <3) quindi... godetevi anche quella ;)
n.b. Qualcuno mi aveva chiesto se avessi una pagina Facebook... beh, grazie alla sopracitata Tamara, sì ce l'ho ^^ vi lascio il link perchè mi farebbe piacere se mi seguiste anche da lì con magari qualche sorpresa tipo spoiler, immagini in anteprima o qualche altra informazione legata agli aggiornamenti. É una pagina nata da poco quindi.. è molto spoglia ma se mi date una mano la ingrandiremo assieme ;)





New York City. 03 Aprile 2012. Ore 08.34 P.M. (Martedì)

"Coraggio stupido uovo... vuoi deciderti a friggerti?" inveii contro la padella, brandendo in mano una forchetta, quasi fosse una spada leggendaria. Alla fine, dopo altre dodici ore di estenuante lavoro, il mio stomaco aveva deciso per me e la fame aveva preso il sopravvento su tutto il resto. Certo, non avrei fatto una cena da grandi chef, ma perlomeno qualcosa l'avrei ingerita.
Proprio mentre ero ancora impegnato a sputare sentenze poco felici sul mio uovo, il mio portatile, collegato alla presa della cucina, e posizionato sul tavolo, trillò.
Incuriosito mi avvicinai allo schermo, con la forchetta infilata in bocca e sollevai un sopracciglio, sorpreso di trovare una sessione della chat di Facebook aperta da Rachel Berry. Che diavolo di senso aveva mandarmi un messaggio su Facebook, quando abitavamo ad un misero piano di distanza?
*Ti è passata la rabbia?* 
Confuso e anche parecchio seccato, mi affrettai a risponderle
*Prego?*
*Non fare il finto tonto, Hummel... ho incontrato Tina poco fa e mi ha detto che stamattina le hai quasi tirato addosso la tua borsa, solo perché aveva osato chiederti come stessi...*
Dio... com'era sensibile la gente a volte, e che diamine!
*Alla tua amica non capita mai di avere una giornata no?*
*Capita a tutti, immagino...*
*Appunto*
*D'accordo... cosa ti angoscia Kurt Hummel?*
*Nulla!*
*Kurt!*
*Rachel!*
*Coraggio.. non farti pregare!*
Uno strano odore di bruciato mi arrivò fino alle narici facendomi scattare in piedi. Mi voltai verso la cucina e trovai la padella circondata dal fumo nero e il mio povero uovo - la mia cena, in realtà - completamente nero e carbonizzato. Con un gesto di stizza spensi il fuoco e buttai padella e contenuto nella spazzatura
*Spero tu sia contenta... mi hai appena fatto bruciare la cena!*
*Oh... mi spiace...*
*Vorrei ben vedere!*
*Se fossi stata a casa ti avrei invitato a mangiare da me, per farmi perdonare... ma...*
*Ma?*
*Sono da Finn!*
Oh fantastico. Mi mancava in effetti di assistere all'idillio amoroso di qualche amico. Dopo una giornata di inferno come quella, sarebbe stata la ciliegina sulla torta
*Lea ha insistito tanto per vederlo e così...*
*Bene!*
Non riuscivo neanche ad essere felice per le mie amiche. Santana sembrava aver trovato una ragazza con cui stringere amicizia, Rachel mostrava finalmente un pò di fiducia verso un uomo. Ed io, da pessimo amico qual'ero, l'unica cosa che riuscivo a fare era sbuffare infastidito? D'accordo essere giù di morale, ma trattare male anche lei mi sembrava troppo. Così, con un sospiro mi affrettai ad aggiungere
*E tu sei a casa di Finn... con il computer acceso... e chatti con me? Non ha il minimo senso, Berry!*
*Lui e Lea sono troppo impegnati a guardare la Sirenetta al momento, per prestarmi attenzione...*
*Pensa tu..*
*Ed io avevo un amico in difficoltà che necessita del mio aiuto! :)*
*Non ti seguo*
*Kuuuurt... e forza! Devi farti pregare per tirare fuori la verità?*
*No!*
*E allora dimmela... ora! Fa finta di avermi lì accanto a te proprio in questo momento!*
*Credimi Rachel.. se tu fossi qui con me in questo momento, ti metterei le mani addosso... solo per il semplice gusto di picchiare qualcuno!*
*Mmm... addirittura?*
*Ci puoi scommettere!*
*Bene... la situazione è più complicata di quanto pensassi... vediamo... mmm... c'entra David?*
Lo sapevo. Era scontato che finisse lì la discussione
*Secondo te tutti i miei problemi devono per forza avere a che fare con lui?*
*Hanno a che fare con lui?*
Sbuffai scuotendo la testa
*No... questa volta no!*
*Mmmm... Blaine?*
Sgranai gli occhi incredulo. Come diavolo aveva fatto ad indovinare al secondo tentativo? Quella ragazza aveva dei poteri paranormali, altrimenti non si spiegava. Mi morsi il labbro, tamburellando con le dita sulla tastiera, incapace di trovare le parole adatte. In pochi secondi dovevo decidere se essere sincero con lei e raccontarle così tutta la storia, oppure ignorarla, fingere e magari scaricarla con una scusa - Dio, ho fame! - lasciandola così libera di tornare a giocare alla famiglia felice con Lea e Finn. Ok, questa era troppo acida anche per me.
*Il tuo silenzio è particolarmente esplicito*
*Accontentati di quello allora, perché non ti dirò altro!*
*Che cosa avete combinato? Eravate caduti nella tela dell'amore passionale... cosa è successo dopo?*
*É successo che si è portato un altro ragazzo a casa.. soltanto un giorno dopo essere stato con me!*
Avrei voluto, con tutto il cuore, premere un tasto e cancellare tutto, davvero. E in un primo momento l'intenzione era quella, ma non seppi cosa, se la rabbia o la voglia di parlare con qualcuno, mi fecero premere invece il tasto dell'invio, e ciò che avevo scritto sotto sfogo, apparì anche sul computer di Rachel. Repressi un gemito frustrato, passandomi una mano sugli occhi. Tanto valeva ormai rimanere in attesa della sua reazione
*Stai scherzando spero!*
*No... potrei mai mettermi a scherzare su queste cose, secondo te?*
*Non ci credo... cioè... sembrava... così...*
*Già...*
*Beh, se davvero lo ha fatto, Kurt, tu non hai alcun diritto di avercela con lui!*
*Ok... ignorerò l'ultima frase per non permettere a questa tua svista, di rovinare la nostra amicizia!*
*Dico sul serio Kurt! Come credi si sia sentito lui il giorno dopo, realizzando che tu, a conti fatti, sei andato a letto con lui, nonostante fossi ancora fidanzato? Lo hai fatto diventare il tuo amante... non è affatto bello!*
Sgranai gli occhi, incredulo. Lo avevo fatto diventare il mio amante? Ma che diavolo...
*Diamine, Rachel, nessuno lo ha costretto!*
*Non ti sto accusando di niente, stai tranquillo. Cerca però di capire anche la sua posizione. Magari era arrabbiato con te, oppure...*
*Cosa?*
*Oppure voleva soltanto farti ingelosire un pò!*
Ok, quello era troppo. Rachel e le sue insinuazioni iniziavano seriamente a stancarmi. Avevo fame, ero nervoso, ero stanco morto, e non avevo la minima voglia di starla a sentire ancora. Così mi preparai a digitarle un messaggio per chiudere lì la conversazione quando il campanello decise per me. Che diavolo combinava? Era salita per parlarmi di persona? La chat non bastava più?
*Sei tu?*
le chiesi
*A fare cosa?*
Ma la ignorai, alzandomi per andare ad aprire. Lo facevo con curiosità, tranquillo del fatto che a quell'ora non avrebbe mai potuto essere Blaine, dato che si trovava al pub per cantare. E se non era Rachel... chi diavolo era?
"Ciao!" esclamò una voce incerta e sorpresa, una volta che la porta venne aperta. Mi ritrovai a mancare un paio di respiri e ad aggrapparmi con forza al legno. Era il ragazzo sconosciuto. Quello bellissimo e fastidioso che passava le nottate focose a casa di Blaine. Ed ora era lì, davanti alla mia porta - mentre l'appartamento di Blaine era aperto alle sue spalle e quindi dedussi fossi rimasto anche durante il giorno, magari per accoglierlo al suo rientro - aveva dei vestiti diversi e mi guardava curioso ed attento. E tutta quella sua perfezione, mi fece scattare di nuovo come una molla

"Cosa vuoi?" lo aggredii infatti e lui sussultò appena, forse sorpreso di vedere quanta forza potesse avere il ragazzo al quale il gatto aveva mangiato la lingua
"Parlare con te!" disse semplicemente. Parlare con me? Ma con che faccia?
"Beh io non ho tempo da perdere...!" borbottai e feci per chiudere la porta, con l'intenzione di farlo con quanta più forza possedessi, per imprimere meglio in concetto, ma lui fu più veloce e la bloccò con la mano
"No ti prego... aspetta: è importante!" mi implorò con uno strano sguardo allucinato, che ebbe il potere di farmi innervosire ancora di più
"Cosa vuoi ancora? Farmi il resoconto della magnifica nottata che tu e Blaine avete trascorso assieme? Beh, non mi interessa!" abbaiai sporgendomi appena verso di lui. Dannazione, visto sotto la luce del pianerottolo, invece che nella semi-oscurità del terrazzo, pareva ancora più bello e perfetto. Ed io mi sentivo sempre più idiota.
"No in realtà... sono venuto a chiederti scusa!" mormorò grattandosi la nuca, appena a disagio. Colpito, spalancai gli occhi, e lasciai uscire un lungo sospiro che mi svuotò lentamente lo stomaco. Non dissi nulla, aspettai che fosse lui a parlare.
"Sono stato davvero poco carino con te l'altra sera!" annunciò facendo mezzo sorriso e arrossendo appena
L'amante di Blaine si sta... davvero scusando con me?...

"Poco carino? Mmm.. io sinceramente avrei scelto un altro termine per descriverti!" gli dissi con un sorriso acido, che lo fece ridacchiare
"Sì, lo so... per questo sono venuto da te. Per scusarmi!" ribadì annuendo. 
"Beh, io delle tue scuse non so cosa farmene, dunque se non ti dispiace..." provai nuovamente a sbattergli la porta in faccia, ma quella volta, gli bastò parlare per bloccarmi
"Kurt... per favore!" mi implorò. Spostai in un lampo di furia gli occhi nei suoi ed avvertii chiaramente il sangue ribollire nelle vene e le tempie pulsare frenetiche. Quel pezzo di merda mi aveva... chiamato per nome? Ma come si permetteva? Chi gliela dava tutta quella confidenza? E soprattutto... chi diavolo glielo aveva detto? Blaine? Maledizione, maledizione, maledizione. Questa non poteva passarla liscia.
"Cosa vuoi, eh? Non ti è bastato prenderti gioco di me ieri sera? Con quale faccia adesso, vieni qui e pretendi che me ne stia di nuovo zitto ad ascoltarti?" gridai, fregandomene delle buone maniere e delle regole di condominio. Tanto Rachel era impegnata con Finn, Tina era ancora spaventata per la mia reazione aggressiva di quella mattina e mai si sarebbe sognata di dirmi qualcosa, i coniugi Schuester erano partiti per una breve vacanza e Abrams... figuriamoci se lui si sarebbe scomodato per un pò di rumore.
Che mi facessero causa... sti cazzi...
"Perché quello che ho da dirti è importante!" si giustificò stupidamente, gesticolando. Io grugnii infastidito pronto a sbattere una volta per tutte quella dannata porta, sperando magari di rompergli il setto nasale. Chissà se il suo angelico faccino sarebbe stato ugualmente tanto delizioso dopo. Chissà se Blaine lo avrebbe accolto nuovamente nel suo letto.
"Beh... chi se ne fotte!" sbottai molto poco finemente con un sorriso sarcastico. Strinsi il legno della porta e schioccai la lingua infastidito. Ora ne avevo abbastanza. Doveva lasciarmi in pace. Lui e quello stronzo del suo amichetto. Dovevano smetterla di infastidirmi e provare a...
"Blaine è mio fratello!" esclamò asciutto e risoluto, guardandomi direttamente negli occhi. Per la seconda volta, mi lasciai scappare un paio di respiri e quasi mi affogai con la mia stessa saliva
"Co-cosa?" feci con un verso strozzato. Che.Cosa.Aveva.Detto.Il.Ragazzo.Sconosciuto?
"Io e Blaine siamo fratelli. Io... sono Cooper!" mi spiegò tranquillamente. Il cuore prese a battermi in uno strano ritmo agitato. Non era veloce ma neanche un battito regolare. Era... alterno. Ed il mio cervello faticava a metabolizzare. Dannazione, non poteva essere... quel ragazzo non era l'amante di Blaine? Quel ragazzo era... suo fratello? Cooper?
"Non ti ha parlato di me?" mi domandò ingenuamente stringendosi nelle spalle, ma io non lo ascoltavo più. La mia mente mi aveva appena riproposto la scena della sera prima
Io, sul mio terrazzo, a parlare, anzi, più che altro ascoltare, le parole ambigue di un ragazzo divertito, attanagliato dalla delusione. All'improvviso la sua voce, proveniente da dentro l'appartamento. "Cooper? Che fine hai fatto?" aveva chiesto e subito dopo il cane aveva abbaiato. E ovviamente la mia mente aveva dato per scontato che ce l'avesse con lui, con il cucciolo. Non avrei mai potuto pensare fosse rivolto al ragazzo con me, a... suo fratello
... "Come hai detto che si chiama?"... "Cooper!"..."Cooper? Come... cioè... perché..."... "Mio fratello si chiama così!"
"Allora... ti ha parlato di me, vero?" mi richiese facendomi uscire dal mio breve stato di trance. Sospirai, proprio mentre lentamente si faceva strada in me l'atroce possibilità che io tanto testardamente non avevo provato a considerare
E pensare che sono stato io stesso a convincere Blaine a chiamarlo e a farlo venire qui...
"Sì!" riuscii a dire in un soffio
"Bene allora mi faciliterai il compito!" mormorò sollevato con un sospiro
"Ma... tu... non puoi essere..." balbettai io, ancora incredulo. Il problema non era che io non mi fidassi di lui, ma più che altro che trovassi ancora un pò di difficoltà ad accettare che la verità fosse in realtà così maledettamente banale.
"Ti faccio vedere la carta d'identità se vuoi... guarda ce l'ho qui...!" e si portò le mani sui jeans per tirare fuori i documenti, ma lo bloccai
"No no... ci.. credo!" mormorai arrossendo inspiegabilmente
"Bene!" mi sorrise apertamente e lì lo notai. E fu ancora meglio di qualsiasi documento potesse mai mostrarmi: il suo sorriso era l'esatta fotocopia di quello di Blaine. Erano entrambi aperti, contagiosi, sinceri ma soprattutto belli da mozzare il fiato. Come diamine avevo fatto a non accorgermene prima? Ero talmente tanto accecato dalla rabbia, da non aver prestato attenzione ad un elemento tanto palese?
"É che... non ha il minimo senso... tu... tu mi hai fatto credere che foste... che tu e lui.." balbettai indicandolo, incapace perfino di esprimere i miei stessi pensieri. Era un casino, tutto un grandissimo casino
"É proprio per questo che ora sono venuto qui a parlarti!" esclamò allora sollevando le spalle. Con un sospiro stanco, mi catturai un labbro tra i denti e poggiai una spalla allo stipite della porta
"D'accordo... sei riuscito ad ottenere la mia completa attenzione... ti ascolto!" lo esortai, davvero curioso di sapere finalmente la verità. Avevo bisogno che fosse lui stesso a dirmela, dopo avermi riempito di chiacchiere.
Il bugiardo che sfata i suoi stessi trucchi...
"Non avrei dovuto trattarti in quel modo ieri sera... mi sono... lasciato prendere la mano e credo di aver combinato un mezzo guaio!" mormorò storcendo appena il naso in una smorfia imbarazzata. Ed eccola un'altra espressione tipica di Blaine. Quei due ragazzi iniziavano lentamente a somigliarsi sempre di più sotto i miei stessi occhi
"Preferisco non commentare... va avanti!" borbottai incrociando le braccia al petto e lui prima di parlare si grattò il mento e fece mezzo sorriso
"Ecco... è che ti ho visto lì su quel terrazzo... sembravi in.. trepidazione ed ho immaginato stessi aspettando mio fratello. Non so neanche come mi sia venuta l'idea!" spiegò, quasi stesse parlando con sé stesso e non con me "
Lì su due piedi mi era sembrato... divertente. Volevo farti credere che mio fratello fosse una specie di latin lover da strapazzo... e che fosse abituato a portarsi ragazzi a casa!" ridacchiò da solo, scuotendo la testa. Io provai a studiarne i lineamenti marcati ma armoniosi per capire se ciò che stava dicendo fosse finalmente la verità. Dai suoi stessi occhi puntati così decisi nei miei, dedussi che sì... meritava la mia fiducia.
"Divertente... certo!" mormorai sarcastico. Sinceramente io non ci trovavo proprio nulla di divertente. Soprattutto se pensavo alle maledette borse che avevo sotto agli occhi a causa della precedente notte passata insonne e soprattutto alla lunga lista di persone che quella mattina avevano avuto la sfortuna di capitare a tiro mio e della mia funesta ira.
"Ma mai avrei immaginato che tra di voi ci fosse qualcosa... altrimenti non mi sarei di certo permesso!" portò le mani in avanti gesticolando. Sgranai gli occhi ed avvampai. Che significava la frase, 'Mai avrei immaginato che tra di voi ci fosse qualcosa?' Perché... tra me e Blaine... che cazzo gli aveva raccontato?
"C-come scusa?" ma lui ridacchiò, facendomi arrossire di un altro tono. Tornava a ridere di me?
"Dio, Blaine stamattina mi ha... distrutto. Non l'ho mai sentito gridare tanto... anzi chiedi scusa al resto dei condomini da parte mia... si saranno spaventati, immagino!" scosse la testa, sistemandosi elegantemente il ciuffo. Deglutii colpito dall'effetto e dal fascino che quel ragazzo emanava. Anche Blaine mi faceva quell'effetto, vero?
Direi proprio di sì...
"Ha gridato?" domandai confuso. Perché diciamocelo... Blaine che gridava proprio non riuscivo ad immaginarmelo. Lui scoppiò a ridere di gusto, perché forse anche per lui sembrava molto strano
"Già... me ne ha dette di tutti i colori... ma in fondo... credo di essermelo meritato!" esclamò con una smorfia. Beh, non potevo dargli torto. Pensandoci, l'aveva ideata davvero sporca, a prescindere dal fatto che io potessi o meno rimanerci male. Aveva messo in cattiva luce il fratello, e lo aveva fatto con un perfetto estraneo. Era stato davvero poco carino. Blaine non aveva affatto esagerato quando mi aveva parlato di lui la prima volta: era presuntuoso e non perdeva occasione per screditarlo e me ne aveva dato prova proprio la sera prima. Non biasimavo affatto Blaine per non averlo mai invitato prima a casa sua. In quel momento ne capivo perfettamente tutte le motivazioni.
"Comunque, pensandoci... un pò é anche colpa tua!" aggiunse ad un certo punto indicandomi. Sconvolto mi indicai a mia volta, puntandomi l'indice sul petto
"Colpa mia?" quella volevo proprio sentirla!
"Sì.. cioè... come diavolo hai fatto a non notare la somiglianza?" domandò divertito incrociando le braccia al petto. Quella domanda tanto buffa, sommata alla tensione che andava via via scemando, finalmente mi permisero di concedermi la prima risata dopo quasi ventiquattro ore. Certo, non era un granché: era ancora un pò tirata e c'era anche un leggero imbarazzo, ma era pur sempre qualcosa.
"Me la stai facendo notare tu ora... ieri sera sinceramente avevo... altro a cui pensare!" gli sorrisi divertito, facendolo ridere a sua volta.
"Mmmm questo significa che la mia interpretazione è stata davvero... eccellente!" mormorò estasiato, sgranando appena i lucenti occhi grigi
"Da vero attore!" lo beffeggiai divertito facendolo sorridere adulato. Però... era anche molto poco modesto il ragazzo. Praticamente l'esatto opposto di Blaine, che invece arrossiva ad ogni complimento e si passava la mano tra i riccioli, quasi fosse certo di non meritarsi nulla. Due ragazzi che si somigliavano così tanto, ma allo stesso tempo risultavano così diversi.
"Sensazionale!" borbottò facendo un vago gesto con la mano. Ok, con quegli occhi così sgranati, persi in chissà quale pensiero e quel mezzo sorriso, pareva davvero un pazzo. Come aveva fatto Blaine a sopportarlo in tutti quegli anni? A me, in soli trenta minuti totali in cui avevo avuto il dispiacere-piacere di parlargli... aveva fatto venire il mal di testa. Non riuscivo a tenere il ritmo del suo discorso. E difatti in quel momento aveva iniziato ad elencare tutte le tecniche di recitazione messe in atto la sera prima per ingannarmi. Aveva tirato fuori nomi specifici e perfino qualche metodo Stanislavskij, ma io avevo sinceramente smesso di ascoltarlo da qualche secondo buono. Mi limitavo a sorridere divertito, finalmente con il cuore un pò più leggero e la testa sgombra di pensieri negativi. Mi veniva perfino voglia si scendere al piano inferiore ed abbracciare Finn.
Mmm... ok un pò esagerato... decisamente!.. Ricordati che quel tipo è alto quasi due metri...
Dopo quella che parve un'eternità, passata a parlare esclusivamente senza sosta delle sue innate - a detta sua - doti recitative, finalmente tornò a rivolgersi a me, con un minimo senso logico nelle parole
"Beh ora che il piccolo inconveniente tra di noi è stato risolto... direi che posso tornare dentro per finire di preparare la mia valigia!" esclamò battendo le mani risoluto, mentre un piccolo sorriso gli disegnava le labbra. Aggrottai la fronte confuso.
"Vai già via?" gli domandai. Quanti giorni era rimasto a New York? Possibile che il suo viaggio si fosse già concluso? Lui si fece sorpreso, forse non gli sembrava vero che, dopo averlo malamente aggredito, mi interessassi a lui. In effetti la cosa faceva uno strano effetto anche a me. E se mi fermavo a pensarci un pò più a lungo, avvertivo una curiosa sensazione all'altezza dello stomaco: per la miseria, stavo davvero parlando con un membro della famiglia di Blaine? Una persona che lo aveva visto crescere e diventare ciò che era allora? Stavo davvero intrattenendo una conversazione amichevole - nonostante i precedenti - con suo fratello?
"Si... non credo sia il caso di rimanere ulteriormente. Penso di aver combinato già abbastanza disastri in un solo giorno!" ridacchiò imbarazzato. 
"Mi dispiace!" mormorai, ed ero sincero. In un certo senso, avrei voluto avere la possibilità di conoscerlo meglio. Magari, nonostante la presunzione, lo avrei trovato perfino simpatico
"Non importa... me la sono cercata!" scrollò le spalle arretrando di qualche passo verso l'appartamento ancora aperto di Blaine "Beh ti saluto Kurt... felice di averti conosciuto... nonostante tutto!" mi stordì con un sorriso luminoso ed un occhiolino
"Già..." mormorai con la gola stranamente secca. Dovevo fare i complimenti a mamma e papà Anderson perché avevano fatto due capolavori. Certo, Blaine era a dir poco fantastico, e non solo fisicamente. Lo era anche di carattere ed il suo carisma non si mischiava mai con la presunzione. Essere bravi ed avere talento non equivaleva a doverlo necessariamente ostentare nel modo in cui sembrava abituato a fare Cooper. E adesso lui stava andando via. Tornava nella sua amata California e probabilmente non lo avrei mai più rivisto. Avevo ancora una piccola curiosità da togliermi, prima di salutarlo definitivamente
"Ehm aspetta!" lo richiamai, lui ormai con la porta quasi a metà. Si bloccò guardandomi curioso
"Si?"
Coraggio Kurt... o la va o la spacca... Gliene hai gridate dietro di tutti i colori. Abbi anche il coraggio di lasciarti guidare dalla curiosità per una volta...
"Posso sapere come mai... perché hai messo in piedi quella buffonata ieri sera?" domandai finalmente, mordicchiandomi una guancia. Lui mi guardò, sempre più sorpreso
"Te l'ho detto... per divertirmi!" rispose tranquillamente
"La verità, Cooper!" lo ammonii. E Dio... lo avevo chiamato per nome, avevo chiamato per nome il fratello di Blaine e stavo perfino parlando con lui. Mi sarebbe mai passata quella strana euforia? Che diavolo mi prendeva?
Lui parve seriamente pensarci quella volta, forse perché aveva intuito di non potermi più rifilare una bugia. Era stato lui quella sera a decidere che avremmo giocato al gioco della verità. Senza obblighi né penitenze. E come minimo, mi aspettavo continuasse su quella strada
"La verità... la verità è che... ero geloso... di Blaine, come al solito!" ammise dopo alcuni secondi di riflessione in un sussurro, con gli occhi puntati sulla grata dell'ascensore. Sorpreso spalancai appena la bocca
"Geloso di Blaine?"
"Si.. lui... ha questo suo modo di fare... questa sua particolare attitudine nel rapportarsi con gli altri... è una cosa che ho sempre invidiato!" spiegò con calma eppure senza riuscire a nascondere un certo imbarazzo. Un ragazzo come lui, con il suo aspetto, il suo carattere e il suo lavoro, arrivava ad invidiare Blaine? Certo che allora così, tutto acquistava un altro significato. I suoi atteggiamenti verso il fratello durante le adunate familiari, la sua scarsa presenza o il suo affetto quasi inesistente. Lui non evitava Blaine perché non lo riteneva capace quanto lui, ma lo faceva perché al contrario lo invidiava. Possibile che Blaine non se ne fosse mai accorto?
"Si lui è... molto bravo in questo!" mormorai con un sorriso, mentre alla mente mi tornavano tutti i suoi sorrisi, le sue battute, le sue guance tinte di rosso per l'imbarazzo o semplicemente quelle dita sottili che erano scivolate prima sui tasti d'avorio del pianoforte e poi sul mio corpo. Nella stessa identica serata. E pensare che quegli stessi ricordi, la sera precedente, e fino a poche ore prima, mi avevano fatto un male indescrivibile. Pensare che era arrivato a pensare le cose peggiori su di lui, che il mio giudizio nei suoi confronti si fosse notevolmente rivoluzionato. Buffo come la vita possa cambiare direzione nel giro di così poco. E tutto per merito di Cooper e dell'accenno di buonsenso che ancora possedeva.
"Sai... ora che ci penso.. deve tenerci davvero tanto a te! Altrimenti non si spiega una reazione così spropositata!" mormorò distogliendomi dal mio momento di trance. Per la seconda volta le sue insinuazioni mi fecero arrossire fino alla punta dei capelli
"Lui... ehm... tra me e lui non.. non è come pensi. Siamo amici!" specificai frettolosamente, ma risultavo poco credibile perfino alle mie orecchie, soprattutto mentre ogni fibra del mio corpo traditore, sembrava gridare
"Sono stati a letto insieme. Hanno fatto l'amore. L'altra sera, dopo la festa. E lui era fottutamente geloso di te!"
"Amici?" mi chiese infatti, dubbioso, con mezzo sorriso
"C-Certo!" chissà cosa, se la mia voce tremante o la mia faccia allucinata, lo fece scoppiare a ridere di gusto
"Oh Kurt credimi... due amici non avrebbero gestito questa.. situazione nel modo in cui l'avete fatto tu e lui. Mio fratello avrà anche dato di matto.. ma tu... ammettilo... ieri sera sul terrazzo avresti voluto uccidermi!" disse tenendosi lo stomaco per le troppe risate
Touché...
"Io..."
Coraggio Kurt... smettila di essere tanto idiota. L'hanno capito anche i lampadari che eri arso dalla gelosia. Ammettilo!..
Feci una pausa per concedermi un lungo sospiro e chiudere gli occhi. E pensare che non mi aveva neppure domandato se fossi gay. A quanto pareva era più evidente di quanto pensassi.
"Forse... magari giusto un pò..." ammisi finalmente guardando il mio interessantissimo zerbino azzurro. 
"Mmm... ascolta... so che magari la mia opinione in questo momento non ti interessa però... credo che tu e lui dobbiate parlare. Non mi sembra giusto che per colpa mia, il vostro rapporto, di qualsiasi natura esso sia, debba rovinarsi!" disse cauto, sorprendendomi per la sua maturità e l'interessamento. Che la corazza da cattivo ragazzo-Anderson si stesse spaccando?
"Io... immagino che... tu abbia ragione!" gli concessi allora con mezzo sorriso
"A meno che mio fratello a letto non sia stato un'autentica delusione... in tal caso faresti bene a cogliere l'occasione che vi ho servito su un piatto d'argento e a mettere tra di voi delle distanze!" aggiunse stringendosi nelle spalle. Io per poco non stramazzai al suolo, in preda ad un attacco di cuore. Ma che cavolo!
"Ti ringrazio per il consiglio, Cooper... davvero!" esclamai con voce per niente naturale, assumendo una calda gradazione di viola. Sentivo le orecchie in fiamme e una strana quanto plausibile voglia di sbattergli la porta in faccia. Quel ragazzo era strano. Alternava momenti di maturità ad altri di psicosi. Ed io ero sulla buona strada per diventare come lui.
"Figurati. Stammi bene, Kurt!" e con un occhiolino chiuse la porta, lasciandomi, ancora mezzo stordito, sull'uscio di casa mia
Ed è così che Cooper Anderson vi dice ciao...

New York City. 03 Aprile 2012. Ore 11.36 P.M. (Martedì)

Quando aprii la porta del mio appartamento due cose mi colpirono, nello stesso istante: la prima fu il trovare casa completamente buia e di conseguenza vuota. A quanto pareva, mio fratello era uscito, pur non avendo le chiavi di casa. Magari aveva intenzione di tornare più tardi di me. Beh, sicuramente se fosse capitato dopo essermi messo a letto, di certo non mi sarei alzato per aprirgli. Avrebbe dormito sullo zerbino e tanti saluti.
Non si meritava nulla, soprattutto non dopo quello che aveva combinato. E se mi fermavo a pensarci sentivo ancora la rabbia montarmi dentro.
Dio, ma come diavolo gli era saltato in mente di far credere a Kurt che io e lui stessimo insieme? Come cazzo aveva potuto? Chi gli aveva dato l'ordine di intromettersi nella mia vita, all'apparenza tranquilla, e di rovinarla in quel modo? E porca la miseria, era passato solo un giorno. Cooper Anderson era riuscito a fare più danni di quanto avessi mai potuto credere in poco più di ventiquattro ore. Inoltre, per quel che ne sapevo io, Daniel era ancora arrabbiato con Sebastian, anzi molto arrabbiato, dato che il mio migliore amico si era presentato al pub quella sera da solo e con un muso più lungo della Route 66. A poco era valso il mio sostegno morale soprattutto perché non ero stato dell'umore adatto per darglielo e lui aveva fatto subito capire di preferire la compagnia della sua birra ghiacciata.
"Sta lontano da me... tu sei il fratello del demonio e hai il suo sangue che ti scorre nelle vene!" aveva biascicato lui guardandomi male per poi incurvare le spalle e concentrarsi sul suo bicchiere. Lì per lì mi era perfino venuto da ridere, ma poi mi era passata subito, perché la rabbia aveva ripreso il suo corso.
Dannato Cooper...
La seconda cosa che mi colpì entrando, fu un post-it verde mela, attaccato malamente alla porta della cucina. Per poco non mi schizzò il cuore fuori dal petto.
Un post-it... per me?...
Dandomi del cretino e lasciando la sacca per terra accanto all'ingresso, avanzai verso il biglietto. Era stupido credere che lui si fosse introdotto a casa mia e mi avesse attaccato quel post-it sulla porta per permettermi di spiegargli e fare pace?
Sì, Blaine... è assurdo...
Con il cuore in gola staccai il biglietto - che maledizione, si trovava ben mezzo metro sopra la mia testa.. e sicuramente lui non lo avrebbe mai fatto - e con un grugnito infastidito mi accorsi che la scrittura era quella di mio fratello
*Dunque, schizzo, come vedi io non sono in casa. Non disperarti troppo e non perdere troppo tempo a cercarmi perché tanto non mi troverai. Ho deciso di tornarmene a Los Angeles, la costa orientale non fa per me! Ho un volo domattina alle sei, e stanotte dormirò in albergo! Per quello che possa valere, Blaine... mi dispiace, tanto! Abbi cura di te e se puoi, perdonami... Ti voglio bene (anche se negherò perfino sotto tortura di avertelo detto!). A presto. Coop*
Un sorriso amaro mi si aprì sul volto e scossi la testa, mentre accartocciavo il post-it con la mano. Mi voleva bene, eh? Mmmm strano modo che aveva di dimostrarmelo. Le persone che si vogliono bene, si abbracciano, si fanno piaceri, si sostengono, si confidano l'un l'altro, si apprezzano e si incoraggiano. Lui, in venticinque anni, non aveva mai fatto una di quelle cose, tranne forse abbracciarmi, ma soltanto per esigenze di interpretazione. Lui al contrario aveva trovato più interessante demolirmi, scoraggiarmi, darmi addosso, accusarmi di non essere degno e in ultimo, come se tutto l'elenco non bastasse già, mi aveva perfino calunniato davanti a Kurt. Davanti all'unica persona con la quale ero riuscito ad instaurare un sincero rapporto di amicizia e confidenza - eccezion fatta per Sebastian - senza contare quello che c'era stato tra di noi solo qualche giorno prima. Ed ora cosa mi rimaneva mentre lui tornava nella sua soleggiata California? Niente. Un post-it verde mela stropicciato, che non era stato scritto neanche dalla persona giusta.
Che ti aspettavi Blaine?...
Che poi a pensarci... come si era permesso di utilizzare i miei adorati post-it colorati? Chi gliene aveva dato l'autorità? Quelli erano off-limits, li avevo messi da parte per... beh, per lui. Ma forse, ormai non ce ne sarebbe più stato bisogno, quindi non avrebbe fatto poi tanta differenza se mio fratello ne avesse preso uno, dieci o venti. Con amarezza ricordai che l'ultimo post-it colorato che avevo trovato sulla mia porta, risaliva a quella mattina, e invece del solito ed affettuoso buongiorno, c'era scritto un crudo ed amaro "Fottiti". Dire che, nel leggerlo, ero rimasto scioccato, è davvero poco. Cosa aveva spinto il dolce e pacato Kurt Hummel ad inveire tanto duramente su un pezzetto di carta colorata? Proprio non riuscivo a capirlo
Per questo, mi ero preso un paio di ore di permesso dal supermercato per raggiungerlo all'agenzia. Trovarlo così infastidito e crudele era stato come ricevere una pugnalata in pieno cuore. Ma le sue parole erano state ciò che senza ombra di dubbio mi avevano fatto stare peggio.
"Chiedi spiegazioni al tuo amico. Magari lui sarà più chiaro di me!"..."Quello che ieri sera era a casa tua... sul tuo terrazzo... e che si vantava tanto della magnifica serata che avevate passato insieme e della nottata che ne sarebbe seguita! Quel ragazzo, Blaine!"..."Sappi soltanto che grazie a te ho passato la notte peggiore della mia vita e che sei perfino riuscito a farmi sentire uno schifo per aver tradito il mio ragazzo! Quindi ti faccio i miei più sinceri complimenti, Blaine, davvero. Sei stato bravo, devo ammetterlo perché avevi una missione precisa in testa e sei riuscito abilmente a portarla a termine. Ma adesso non sperare che io ricada nuovamente nella tua trappola, perché ti assicuro che da questo momento in poi non vorrò più avere niente a che fare con te!"...
Trappola? Ma quale trappola? Io con lui ero sempre stato me stesso, e quello che avevo fatto era stato dettato solo dalle migliori intenzioni. E da quello che lui stesso mi aveva detto il giorno dopo, a colazione, per lui valeva lo stesso. Cos'era successo allora? Possibile che le parole di Cooper fossero così crude da arrivare a disprezzarmi tanto?
Ancora una volta, gira rigira... è sempre colpa di mio fratello...
Con un sospiro andai ad accarezzare il piccolo Coop - Dio, maledetto me e quando avevo deciso di dargli quel nome - che dormiva placidamente su una mia vecchia maglietta, sul divano. Lui si accoccolò a me ed abbaiò piano come per salutarmi. Sul tavolino basso intravidi nella semi-oscurità della stanza il mio portatile, ovviamente fuori posto, segno che mio fratello lo avesse usato per fare qualcosa, che io sinceramente ignoravo. Sospirai stiracchiandomi la schiena indolenzita e lanciai un'occhiata al panorama di New York. Mmm... pensandoci, un pò d'aria fresca era proprio quello che ci voleva.
Così, quasi fossi in apnea, uscii sul terrazzo e mi sedetti placidamente sul dondolo, incrociando le gambe a mò di indiano. New York splendeva indisturbata al mio fianco, in tutta la sua magnificenza, senza alcun segno di cedimento, come se non fosse successo niente a turbarla, quasi fosse spettatrice esterna della vita dei suoi abitanti.
Pagherei per essere anche io così...
E mai come in quel momento, mi ero sentito più piccolo, di fronte a tanta grandezza. Chiusi gli occhi e mi abbandonai per un attimo alla stanchezza e alla rabbia che lentamente scemava in qualcosa di diverso, qualcosa di più profondo e contorto. Non provai neppure a decifrarlo ma lo accolsi senza dire nulla, quasi fossi succube.
Lo sono stato per una giornata intera... lo posso essere ancora per altri dieci minuti..
All'improvviso però, proprio mentre avvertivo la leggerezza del sonno arrivare ad abbracciarmi, sentii qualcosa. Un bisbiglio indistinto, proveniente da chissà dove, che mi fece accigliare ed aprire lentamente gli occhi. Chi era che disturbava il mio momento di riposo? Possibile che quell'idiota di mio fratello avesse cambiato idea? Con mia grande sorpresa, ad attendermi, con gli occhi grandi e lucidi ma molto attenti, non c'era Cooper ma il mio vicino. Quello che poco più di dodici ore prima mi aveva gridato addosso parole velenose e odio allo stato puro, quello che mi aveva accusato di averlo plagiato ed usato. Quello che era caduto nella mia trappola. E ora, a discapito di tutto e di tutti - perfino del suo secco post-it arancione - si trovava lì di fronte a me, al di là della grata bianca, che mi osservava ansioso.
In quel momento mi salì in gola tutta la rabbia, la frustrazione e la stanchezza accumulati durante il giorno. Ma proprio mentre lui sussultava e i suoi occhi si sgranavano appena, decisi di comportarmi in maniera diversa, di ignorare ancora una volta l'istinto ed affidarmi alla ragione.
"Ti sembro un fenomeno da baraccone, qui fermo dietro a queste sbarre?" lo sfidai con il tono più crudo di quanto mi aspettassi. Lui strinse le sbarre tra le mani ma non distolse neanche per un istante gli occhi dai miei, senza rispondermi. Mi morsi una guancia in attesa che lui dicesse o facesse qualcosa, perché mi ero davvero stancato di parlare e di giustificarmi quel giorno. Ma lui mi sorprese. Agganciato saldamente alle sbarre iniziò ad arrampicarcisi, molto cautamente. Sgranai appena gli occhi sorpreso, combattuto se alzarmi o meno dal mio dondolo per aiutarlo a scavalcare. La sua agile mossa però, decise per me e rimasi immobile mentre con un balzo atterrava sul mio terrazzo
"Qualsiasi cosa tu sia... adesso lo sono anche io!" mormorò finalmente spiazzandomi. Non era proprio la risposta che mi aspettavo di sentire. Avanzò di qualche passo, senza distogliere gli occhi dai miei e la tensione che aleggiava tra di noi divenne perfettamente palpabile. E quella volta non aveva nulla a che vedere con il sesso.
Si fermò davanti a me, a pochi centimetri di distanza e sospirò
"Blaine... io..." lo scrutai, stringendo gli occhi
"Cosa?" lo sfidai ancora improvvisamente lucido e recettivo. Il mio tono lo colse di nuovo alla sprovvista perché arrossì ed abbassò per un istante la testa. Quando la rialzò, solo pochi istanti dopo, quella che vidi lampeggiare nei suoi occhi era vera e propria consapevolezza. Di cosa, ancora lo ignoravo.
"So di non meritarlo.. so che probabilmente vorresti mandarmi al diavolo e credimi.. avresti tutte le ragioni per farlo ma.. ti prego... ho bisogno di parlarti ed ho ancora più bisogno che tu rimanga in silenzio ad ascoltare!" spiegò con calma e tranquillità. Espirai lentamente, avvertendo una strana morsa allo stomaco e mi mossi agitato sul dondolo che oscillò appena
"Pensi di poterlo fare?" mi domandò ed io spostai istintivamente lo sguardo su New York perché in quel momento, avevo davvero bisogno di un consiglio disinteressato di qualcuno che non avrebbe mai voluto né il mio bene né il mio male. E la città splendente, mi sembrava la consigliera ideale. 

 
  
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