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Autore: ChiaKairi    06/09/2012    6 recensioni
Salve a tutti, questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima in assoluto che decido di postare.
Non voglio sprecare troppe parole, ma potrebbe esservi utile sapere che ogni luogo descritto è reale, infatti mi sono ispirata alla mia città di villeggiatura (le foto di mare che inserirò sono state scattate quasi tutte da me e vi aiuteranno ad entrare nella giusta atmosfera).
Questa è una storia di mare, di mistero, di amore e di libertà. E' una storia dove gli Occhi, sono i veri protagonisti.
"Conosci quel suono simile ad un tintinnio, che si percepisce in un posto molto silenzioso? Alcuni dicono che si tratta di una illusione-uditiva causata dalla non possibilità dell’orecchio umano di percepire vibrazioni al di sotto delle frequenze sensoriali. Questo, è completamente sbagliato. Quel tintinnio, copre qualcosa."
Buona lettura e spero di conoscere tante nuove, belle persone qui. :)
Enjoy!
Chiara
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. Blond Twins



Un’ora, due ore, tutta la notte.
Per quanto tempo sei rimasto seduto lì?
Il ticchettio dell’orologio da muro arriva fino a te dal salotto.
Che situazione.
Mai in tutta la tua vita avresti pensato ad una cosa del genere, mai.
Mai.
Quanto sa lui di te? Fino a dove si è spinto, quella notte in cui è piombato nella tua vita e ha sconvolto ogni tua certezza?
Occhi di ghiaccio.
Non ti era più venuto in mente. Avresti dovuto chiederglielo.
C’erano così tante domande da fare… quasi quasi vai a prendere un foglio e le scrivi, così non te le dimentichi e fai ordine.
Ma no, non puoi sapere. Meglio non sapere.
È un gioco pericoloso, e a te non è mai piaciuto giocare.
‘…quel ragazzino biondo che vive con te da un po’ di tempo… ti piace?’
Un brivido.
Sì, mi piace. Mi ricorda me stesso quando ero solo al mondo e avevo paura.
E allora vai, affronta le cose di petto e buttati in questa follia. Affogherai? Può essere. Tanto che senso ha avuto la tua vita fino ad oggi? Che valore ha avuto la tua esistenza?
Sei solo una maschera. Era destino che cominciassero a formarsi delle crepe, e che qualcuno riuscisse a guardarci attraverso.
Certo, non avresti mai pensato che sarebbe accaduto così, con uno strano ragazzino biondo che ti si intrufola nella testa, ma comunque…
E da quando l’hai visto, poteri mentali o no, Taemin ci si è ficcato in quella testa, eccome. Non è più passato un giorno senza che tu pensassi a lui.
Alla sua camminata fluida, alla sua leggerezza. Al suo tocco fresco. Al suo sorriso dolce, alle sue battute argute, alle sue stranezze incomprensibili. Ai suoi occhi.
Nocciola però.
A quelli azzurri è meglio non pensare.
 
“Tae…” Minho lo svegliò con dolcezza, muovendogli un braccio. Il ragazzo si alzò subito sui gomiti.
“Ho capito quella cosa del fiore, sai?”
“Quale?” chiese Taemin, stropicciandosi gli occhi.
Che carino.
“Quando mi hai chiesto se ero così sicuro di essere più forte di un fiore. Non lo sono, perché un fiore non pensa, e quindi non può essere controllato, mentre io sì. Non mi serve a niente la forza se non posso decidere io come usarla.” Taemin gli sorrise.
“Che ti avevo detto, è inevitabile. Già vedi le cose in modo diverso. Vedi te stesso, in modo diverso.”
“Forse non mi conosco.”
“Nemmeno io so chi sono. Magari sono solo un burattino. Un niente.”
“Che dici se lo scopriamo insieme, chi siamo?”
“Hyung…”
“Non penso che sia così terribile, no? Capire.”
“La verità potrebbe essere devastante. E te lo dico io, che ho visto dietro tutte le menzogne che si crea la gente.”
“Taemin. Tu non mi dai l’aria di uno che la sa lunga.”
Risate silenziose nella notte.
“Sono pur sempre un ragazzino.” Minho gli diede una carezza sulla testa. Stava diventando una specie di abitudine.
“Pensavo… secondo te ci conviene spiegarla a Jonghyun? Tutta questa storia?”
“Come vuoi. Decidi tu. Le stesse cose che ho detto a te, valgono per lui.”
“Allora aspettiamo ancora un po’. Vediamo un po’ come va.”
“Ok.”
“Dai, torna a dormire.”
“Allora… hai deciso?” gli chiese poi il più piccolo, esitante.
“Sì. Torna a dormire.”
“Grazie. E scusa. Per tutto.”
“Shh.”
“Ti voglio bene hyung.”
“Anche io. Dormi.”
 
Erano passate esattamente quattro settimane da quando Minho aveva trovato Taemin disteso sulla riva, semi-cosciente.
C’erano ancora tante di quelle domande che gli affollavano la testa, mentre lo guardava mangiare, in silenzio. Erano nel bar d’ingresso alla spiaggia, Taemin portava alle labbra la forchetta, gli occhi che guizzavano intorno, luminosi e vivaci. E Minho lo osservava, in silenzio.
Notò che aveva l’abitudine di dare un colpetto col capo per spostare le ciocche di capelli biondi che gli ricadevano sul viso, di tanto in tanto. Guardava le sue labbra, rosee mentre masticava. Dovevano essere morbide.
Nel suo sogno erano così.
Guardava anche le sue guance. Nonostante fosse così magro, non erano affatto incavate. Erano tonde e lisce.
Perfette.
Aveva dei polsi strettissimi. Si chiese come doveva essere, allacciare una mano intorno a quei polsi. Il pensiero gli sembrò così strano, così sbagliato, che arrossì leggermente.
Non aveva mai guardato in quel modo nessuna ragazza, e il pensiero lo spaventò.
“Hyung?”
Minho si riscosse. Si stiracchiò e guardò altrove.
“A che pensi?”
“Perché non provi a guardare.” Non lo disse in modo serio, voleva più che altro prenderlo in giro. Taemin però non sorrise. Abbassò il capo sul piatto e iniziò a ravanare con la forchetta. Minho gli sfiorò il mento e gli fece rialzare il viso.
“Scherzavo, scemo.”
“Umpf.”
“Pessima battuta, ok.”
A cosa pensavo.
Vediamo.
Domande. Tantissime domande.
Taemin, dov’è questo fantomatico posto in cui sei stato allevato? E con chi? Sei rimasto davvero tutto solo, per diciannove anni? E come sei scappato? Come sei finito su quella spiaggia? Chi è lui? Perché i tuoi occhi diventano azzurri? O era solo uno strano riflesso di qualcosa? Ma di cosa… e perché sei rimasto qui con me? Cosa faremo adesso? Cosa stai aspettando, mentre i tuoi occhi guardano il mare, da lontano… perché lo vedo sai, che aspetti qualcosa. E quei brutti sogni che hai? Sogni ancora che io ti butti fuori di casa, dopo tutto quello che ci siamo detti? O forse non sono io, lo hyung che chiami ogni notte…
Taemin.
“Taemin.”
“Mmm?” aveva la bocca piena di riso. Minho allungò una mano e gli tolse un chicco che era rimasto a lato delle sue labbra.
“Eri sporco.” Il ragazzino sorrise e riprese a mangiare.
“Sai Minho, la signora della panetteria in centro…”
“Quale, quella vicino alla piazza?”
“Sì, quella… è simpatica. L’altro giorno mi ha regalato una brioche.”
“Ecco perché sapevi di nutella dopo.” Taemin spalancò gli occhi.
“Si sentiva?”
“Hai voglia.”
“Dall’alito?” Minho annuì.
“Fuu… perché non me l’hai detto?”
“Non è che devo starti a controllare come i bambini, potrai mangiarti una brioche senza chiedere il permesso.”
Da quando si conoscevano, a Minho era sempre sembrato di essere una sorta di ‘protettore’ o qualcosa del genere. Taemin gli sorrise.
“So che ormai ci tieni a me e ti piace sapere cosa faccio.”
“Bah.” Sbottò il ragazzo. Dopo tutti i silenzi e i misteri…
Beh sì, preferiva sapere almeno quelle piccole cose di lui. Lo faceva sentire più tranquillo.
“Non ti preoccupare hyung, sai già gran parte dei miei segreti.”
“Mi stai leggendo nella testa?” chiese di botto Minho, preoccupato da come quel ragazzino riuscisse a intuire i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Taemin rise ancora.
“No! Ma ti vedo in faccia.”
“Uhm.”
“Se lo stessi facendo te ne accorgeresti, te lo assicuro.” Minho lo guardò torvo ma decise di non proseguire. Incrociò le braccia sul petto nudo e riprese a guardarlo.
Che caldo.
“Stasera vado a correre, va bene? Ho i muscoli tesi e devo rilassarmi.”
“Ok! Ti farò com…”

“Taemin?” il ragazzino si era come bloccato a metà parola, le labbra ancora aperte. Era immobile, la forchetta sul piatto, solo gli occhi guizzavano da una parte all’altra, e per un momento a Minho parve…
“Hyung!”
“Cosa? Che c’è?” Minho si alzò dalla sedia, in allerta. Sentiva il sudore scendergli lento dalle tempie.
“C’è qualcosa di strano.”
“Dove? Chi è?”
Doveva esserci qualcuno attorno a loro. Poteva essere quella signora vicino al bancone? O quel ragazzino seduto poco distante? No, forse era la ragazza…
Minho si sentiva mille occhi azzurri addosso, occhi come quelli che aveva Yuri mentre non era in sé.
“Dove.” Chiese ancora, in preda all’agitazione. Anche Taemin si era alzato, ma era rivolto verso la strada.
“Non è qui. Lasciami guardare.”
Minho rimase immobile. Mentre lo sguardo di Taemin viaggiava lontano, non ci furono più dubbi per lui: nei suoi occhi baluginava uno scintillio azzurro ghiaccio.
Mentre Taemin usava il suo… potere, i suoi bellissimi occhi nocciola diventavano di quel colore freddo e terrificante.
No, a Minho non piacevano per niente.
Il ragazzino batté le palpebre e le sue iridi tornarono normale.
“E’ Jonghyun.” Disse solamente. A Minho non servì altro. Imprecò e uscì dal bar di corsa, gridando alla cassiera: “Torno dopo!”
“Aspetta!” si voltò perché Taemin lo raggiungesse.
“Dov’è?”
“Aspetta, è meglio se rimaniamo insieme. Da così lontano ancora non so esattamente com’è la situazione.”
“Va bene.”
“E’ di qua, vieni.”
Mentre correva dietro a Taemin, i suoi occhi erano di nuovo azzurri. Era come se sfiorasse con lo sguardo ogni persona che aveva attorno, orientandosi di conseguenza. Non aveva un’andatura regolare, a volte scartava di lato, altre si fermava per poi riprendere con decisione.
A Minho importava solo di Jonghyun. Non voleva affatto che gli succedesse qualcosa di simile a quello che era accaduto a lui… o peggio, non voleva che nessuno prendesse il controllo del suo amico.
“Merda!” gridò, quando Taemin si fermò, si voltò e tornò sui suoi passi.
“Si stanno muovendo, faccio fatica a mantenere il contatto con la mente di Jonghyun.” Si giustificò Taemin.
“Si stanno? Ma quanti sono?” Taemin correva e basta.
Jonghyun c’era sempre stato quando lui aveva bisogno. Il solo pensiero di averlo trascinato di nuovo nei suoi casini lo faceva sentire incredibilmente colpevole. Minho era furioso.
“Ho capito!” esclamò Taemin all’improvviso, nel bel mezzo di un incrocio. Una macchina gli suonò e il ragazzino riprese a correre.
Erano ormai parecchio lontani dal centro e dal mare. Si erano addentrati nella cittadina fino a raggiungere un grande parcheggio, che si ergeva sotto il sole cocente del pomeriggio. Le pareti erano grigie e vi si entrava attraverso una passerella che saliva a chiocciola nell’edificio, portando ai vari piani colmi di auto parcheggiate.
“Sono là dentro?” chiese Minho.
“Sì, secondo piano.”
Il ragazzo più grande non se lo fece ripetere due volte. Scattò in avanti e con un balzo superò la sbarra che bloccava l’accesso alle macchine sprovviste di biglietto, salendo la ripida passerella d’ingresso.
All’interno era buio. Quando il ragazzo giunse al secondo piano, gridò: “Jonghyun!” e il nome dell’amico rimbombò nell’edificio.
Suoni metallici.
A destra, oltre quella fila di macchine.
Quando Minho giunse nello spiazzo leggermente illuminato dal sole che filtrava da alcune finestrelle, la scena che si trovò davanti lo spiazzò: c’era Jonghyun, seduto con la schiena contro una macchina blu impolverata, gli occhi spalancati e il fiato grosso. Gli colava un rivolino di sangue dallo zigomo ma sembrava stare bene.
Davanti a lui, c’erano tre ragazzi, dei caschi bianchi da motociclisti in testa, guanti e dei bastoni in mano. le loro moto erano parcheggiate poco lontano, alle loro spalle. Tra i motociclisti e il suo amico, c’era un ragazzo biondo, i capelli tagliati in modo strano, rasati da un lato e un lungo ciuffo sulla fronte. Indossava dei pantaloncini bianchi e una t-shirt grigia, in spalla uno zainetto logoro. Aveva le mani sui fianchi e sbatteva un piede, come se fosse infastidito.
“Via!” gridò con voce squillante, indicando più o meno dove si trovava Minho. I motociclisti indietreggiarono, lasciando cadere i bastoni. Il ragazzo biondo fece un altro passo avanti e li fulminò con lo sguardo.
Aveva un taglio d’occhi e dei lineamenti decisamente particolari, che lo facevano assomigliare ad un gatto. Per un istante, Minho pensò che aveva qualcosa che gli ricordava Taemin: era molto bello.
I tre caschi bianchi si decisero a fuggire, salirono sulle loro moto e si lanciarono verso l’uscita, tanto che Minho dovette scartare di lato per evitarli.
Sentendo i motori che si allontanavano, Minho corse verso Jonghyun, ma il ragazzo biondo si frappose fra di loro. Aveva ancora le mani sui fianchi e lo squadrò con un’espressione per niente amichevole.
“Tu. Choi Minho.”
Il ragazzo moro deglutì.
Un altro che sa il mio nome, niente di buono.
“Stavo cercando te e invece ho incrociato lui.” Indicò Jonghyun che ancora non si era azzardato a muoversi.
“Siete molto amici? Vi avevo scambiati. Beh, d’altra parte è stata una fortuna. Quei tizi lo avrebbero fatto a pezzi.”
“Yah!” Jonghyun strillò, con voce per niente convincente. Intanto il ragazzo biondo era occupato a sistemarsi il ciuffo, ravviandolo con le mani.
“Allora? Dov’è Taemin?” chiese come se fosse la cosa più naturale del mondo. Minho si guardò intorno.
Non era ancora arrivato, lui aveva corso più veloce.
“Non lo avrai, smettetela con questa stupida storia, tutti voi!” il biondo si guardò in giro.
“Eh? Noi chi?”
“Voi voi! Non capite che qualcun altro vi sta facendo il lavaggio del cervello? Torna in te!”
Il ragazzo lo guardò con occhi spalancati, poi scoppiò a ridere. Minho ringhiò e decise di agire. Dopo che Yuri era scoppiata a ridere, era successo il finimondo e non poteva permettere che accadesse ancora davanti a Jonghyun. Inoltre era così arrabbiato, i muscoli così tesi che non vedeva l’ora di fare qualcosa. Scattò in avanti e fece per saltare addosso al ragazzo.
“No, no Minho lui no!” era la voce di Taemin alle sue spalle.
Minho inchiodò con un pugno già alzato che stava per calare sul ragazzo. Guardò Taemin che era appena arrivato da dietro la fila di auto, boccheggiante.
“Hyung!” gridò il ragazzino. Ma non stava guardando Minho.
È lui.
Gli occhi del ragazzo biondo brillarono. Lasciò cadere lo zainetto e corse verso Taemin mentre il ragazzino faceva lo stesso. Minho notò che il nuovo arrivato aveva un andamento aggraziato ma diverso da quello di Taemin.
I due si incontrarono a metà strada e si abbracciarono così stretti che Minho rimase a bocca aperta. Taemin alzò le gambe e le allacciò attorno alla vita del ragazzo, nascondendo il volto sul suo collo.
Intanto ripeteva “Hyung… hyung!” l’altro ricambiava baciandogli i capelli e le braccia, tutto ciò che riusciva a raggiungere.
Turbato, Jonghyun distolse lo sguardo. Si piegò e si passò un braccio dell’amico attorno alle spalle.
“Stai bene?”
“Bene è una parola grossa! Cazzo… che diavolo succede?”
“Non lo chiedere a me.”
 
Quando i due sciolsero l’abbraccio –molti minuti dopo- Taemin si rassettò la t-shirt e si voltò verso di loro, gli occhi lucidi e un sorriso che Minho non gli aveva mai visto in faccia prima di allora.
“Minho! Jonghyun! Lui è Kim Kibum!” i due ragazzi si guardarono. “E’ mio fratello!”
“Bwo?” esclamò Jonghyun. “Voi due…” li indicò. “Beh, in effetti qualche somiglianza c’è.”
“Non siamo fratelli di sangue.” Rispose Kibum con aria placida. “Ma siamo comunque fratelli.”
“Siamo cresciuti insieme, non è vero Hyung?” disse Taemin. Si era aggrappato con una mano alla canottiera dell’altro e non gli staccava più gli occhi di dosso. Era come stregato.
“Sì, è così.” Kibum gli sorrise ancora, accarezzandogli i capelli sulla nuca. Minho notò che erano più o meno alti uguali. E avevano lo stesso colore di capelli.
Anche la stazza era simile, ma Taemin era più esile. Kim Kibum era completamente privo di muscoli, esattamente come il ragazzino, aveva gli zigomi affilati e gli occhi penetranti. I jeans bianchi che indossava erano strettissimi.
“Taemin, è lui che aspettavi?” chiese Minho, istintivamente.
Finalmente, gli occhi del più piccolo tornarono su di lui. Ma solo per un istante, perché tutta la sua attenzione era catalizzata dal ragazzo al suo fianco.
“Sì. Sapevo sarebbe venuto a prendermi. Sapevo non mi avrebbe lasciato solo.”
“Come potrei…” Kibum gli diede un leggero bacio sulla fronte e Taemin chiuse gli occhi, estasiato.
Bah.
“Hyung, questi sono Minho e Jonghyun. Sono loro che mi hanno salvato e mi hanno fatto compagnia tutto questo tempo.”
Kibum si voltò a guardarli, o meglio… Minho si sentì sezionato da quegli occhi felini. Ma poi il viso del ragazzo si distese in un bel sorriso e si avviò verso di loro. Strinse la mano ad entrambi e si inchinò.
“Grazie, per esservi presi cura di lui. Speravo che incontrasse qualcuno come voi. È stato fin troppo fortunato.” Poi si rivolse direttamente a Minho e il ragazzo sostenne il suo sguardo.
“Da come hai reagito poco fa… sai qualcosa, vero? Su di noi.”
Minho sentì lo sguardo interrogativo di Jonghyun. Annuì.
“Taemin.” Continuò Kibum. “Perché l’hai detto a questo umano?”
Umano?Minho spalancò gli occhi, incredulo.
“Aww, hyung! Non essere così…” Taemin gli strattonò un braccio. “Loro sono miei amici. Sono importanti. Non chiamarli come lui, sai che mi da fastidio.” Kibum sbuffò.
“Scusa, hai ragione, è l’abitudine.”
“U… umano?” balbettò Jonghyun. Minho gli poggiò una mano su una spalla, per rassicurarlo.
Avrebbe voluto essere rassicurato anche lui. Quel ragazzo non gli piaceva.
Per niente.
“Comunque, perché gliel’hai detto? Non ci eravamo messi d’accordo diversamente? Tu non dovresti nemmeno essere ancora qui.” Continuò Kibum, ignorandoli.
“Lo so… non potevo partire da solo. E poi quando sono arrivato qui e…” Taemin rivolse uno sguardo fugace a Jonghyun “e ci siamo lasciati, io ero stremato hyung. Sarei morto se non ci fosse stato Minho.”
Adesso non esagerare.
“Capisco.”
“E poi sapevo, sapevo ce l’avresti fatta ad arrivare.”
Perché gli sorride così. A me non ha mai sorriso così.
“E poi io mi sono affezionato hyung, davvero. Non voglio…”
“E poi, e poi…” Kibum accarezzò una guancia di Taemin e lo prese per mano.
“Ho capito Tae, non c’è bisogno di altre spiegazioni.” Si rivolse a Minho. “Grazie ancora per averlo salvato.”
“Non è stato niente, solo un caso… stavo facendo jogging sulla spiaggia quando l’ho trovato. Era stato molto tempo in acqua e aveva freddo ma… l’ho scaldato facilmente.” Spiegò Minho.
“Capisco. Beh, grazie comunque per averlo tenuto con te.”
“Ehm… scusate…” la voce flebile di Jonghyun. Tutti si voltarono a guardarlo. Il ragazzo si passò il dorso di una mano sul sangue rappreso dello zigomo. “Mi dispiace interrompervi ma… mi spiegate che sta succedendo? Mi sembra di non capirci niente… chi erano quei pazzi che mi hanno colpito e portato qui?”
“Hai ragione Jjong…” ammise Minho, mettendogli un braccio sulle spalle. Poi si rivolse a Taemin.
“Credo che sia ora anche per lui di sapere.”
“Non dovresti sapere niente nemmeno tu, invece.” Ribattè Kibum, calmo ma deciso.
“Lo so. Ma è un mese che ci succedono cose strane, capisci… noi abbiamo il diritto di avere spiegazioni.”
“Posso fare in modo che nessuno di voi due ricordi niente. Noi ce ne andremo presto, quindi…” Minho osservò il volto di Taemin rabbuiarsi, ma il ragazzino non parlò.
Al solo pensiero di avere qualcuno dentro la testa, Minho sentì un brivido freddo lungo la schiena.
“No, non serve dimenticare. E anche Jonghyun penso che preferisca capire, piuttosto che dimenticare tutto, vero?” il ragazzo annuì, gli occhi enormi.
Kibum esitava.
“Non ci cambia niente, hyung. Ormai, lui sa già.” Il ragazzo biondo guardò Taemin per un attimo e il suo volto si addolcì.
“Va bene. Rimane solo un problema in sospeso.” Kibum si passò una mano fra i capelli. “Io non ho un posto dove stare.”
“Ah, non guardate me! Io non ho più spazio, già Taemin dorme sul divano! Il mio è un appartamentino, non un albergo.” esclamò Minho, mostrando i palmi delle mani in segno di resa.
“Beh… mia sorella è via col suo ragazzo quindi…” di nuovo tutti si voltarono verso Jonghyun. “Kibum potrebbe stare a casa mia.”
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Buongiorno ragazzi!
Sono felice di annunciare che ho passato il mio primo test universitario, quindi, per festeggiare, aggiorno!
Spero che mi stiate ancora seguendo, la storia inizierà presto ad entrare nel vivo e gli eventi si susseguirano velocemente, d'ora in poi. Come vedete, è entrato in gioco un nuovo, fondamentale personaggio! (Key <3)
Continuate a seguirmi!
Chuuu
Chiara
 
  
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