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Autore: Ace Sanchez    04/07/2003    3 recensioni
Una storia situata in un universo alternativo. I protagonisti di Pokemon come non li avete mai immaginati nella più bella fanfiction mai scritta su questa serie.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brock | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pokemon Master

Autore: Ace Sanchez
Tradotto dall'inglese da Erika per il sito Erika's Fanfiction Page
Tutte le parti di questa storia possono essere trovate in lingua originale al seguente indirizzo: http://www.users.bigpond.net.au/acey/pokemon.htm

Avvertenza: Questa non è una fanfiction sui Pokemon standard. Contiene scene di violenza e linguaggio improprio.
Nota:Pokemon e i personaggi ad esso associati sono proprietà della Nintendo,Game Freak, Creatures Inc, e 4Kids Productions.

Parte 12 - Requiems

Occhi. Occhi blu ghiaccio che stavano fissando. Fissando lei. Esigenti, speranzosi.
L'uomo alto, biondo e barbuto che era suo padre stava davanti a lei, con sua madre dai capelli neri che gli sedeva accanto e che evitava il suo sguardo.
"Far parte di questa palestra significa avere padronanza dell'acqua."
Lei guardò da un'altra parte.
"La nostra famiglia si è sempre allenata sotto lo stendardo di Cerulean. Sarai tu l'unico membro della nostra dinastia ad abbandonare egoisticamente la tradizione?"
Un silenzio imbarazzante.
"Ebbene?"
Quando la risposta arrivò, era quasi un bisbiglio. "Io-io non sento la stessa cosa ... sull'acqua ... come tutti gli altri. Mi punirai per questo?"
"Se non per l'acqua, per cosa senti affinità?"
"Io ... io non lo so," bofonchiò lei.
"Se non fosse per Misty, non penserei nemmeno che sei una della famiglia," disse rigido suo padre, scuotendo la testa. "Ma in seguito hai cominciato a influenzare un poco anche *lei*. Questo deve finire."
I suoi occhi si socchiusero, ma dentro stava soffrendo. "E forse non voglio nemmeno diventare una degli stupidi Waterflower ..."
Lui smise di respirare e saltò in piedi, gli occhi freddi come acqua gelata. Ma prima che lui potesse fare niente, suonò il campanello della porta.
"Pensi che siano le altra ragazze, tornate dall'allenamento di nuoto?" chiese sua madre dubbiosa.
"No, è troppo presto." Sorprendentemente, suo padre sorrise un poco prima di alzarsi ad aprire la porta, e la ragazza si sentì ben più che un poco sconcertata.
Alcuni minuti dopo, tornò indietro con un uomo più vecchio che indossava un camice da laboratorio che ben si intonavano coi suoi capelli.
"Questa è lei, Professore," disse lui, indicandola.
L'uomo con il mantello bianco la osservò e i suoi occhi marroni sembrarono interessati.
"Capisco. Beh, signorina, io sono il Professor Oak e tu sei un caso molto interessante ..."
Sgranò gli occhi.
...
E Valdera si svegliò con la sensazione soffocante di non poter fare niente fin dentro la gola. Il futon sotto di lei era fradicio del suo sudore nonostante il freddo dell'aria morta dentro la vecchia stanza.
Fuori, attraverso la finestra rotta sul muro opposto, il vento della città scuoteva il vetro e le mura semidistrutte del desertico appartamento a molti livelli come fosse una casa di carte. Il gesso si staccava dal soffitto e cadeva con soffici tonfi sul pavimento di legno con suoni intermittenti. Non c'era da sorprendersi però, dal momento che l'intero blocco di questi appartamenti di questa parte della città era stato da lungo abbandonato, nessuno che si ricordava che un tempo era stato qualcos'altro.
Il suo respiro era duro, faticoso, prima che finalmente lei riuscisse a rilassarsi e lasciasse andare l'angoscia repressa. Si scostò una ciocca di biondi capelli dagli occhi. Non era più una ragazzina indifesa che poteva essere spinta in una direzione da chiunque. Mai più.
Nondimeno, sentiva un tipo di spinta diverso ora.
Mistaria.
Ma se ne sarebbe occupata molto presto.
Un'improvvisa risata stridente ruppe il silenzio della stanza, facendola trasalire.
"Sta buona bambina e forse ti lasceremo vivere dopo che avremo finito."
Valdera si sedette sul futon e osservò mentre due grossi uomini coi vestiti stracciati entravano nella stanza dalla porta mezza aperta. Sciocco da parte sua non averli notati prima ma gli incubi la lasciavano sempre vulnerabile. Comunque non c'erano scuse - sapeva com'era l'area lì intorno - anche con la supposta folla di persone che si erano riunite al palazzo per celebrare la riforma del mondo. Senza alcun vigilanza regolare, la vecchia zona residenziale era diventata un nido per i criminali e i violentatori. Ma naturalmente era anche quella la ragione per cui lei aveva scelto quel posto come loro punto d'incontro. Non voleva alcuna interferenza da parte della Lega, quando sua sorella fosse arrivata - e lei sarebbe arrivata. L'avrebbe guidata la curiosità; conosceva sua sorella quanto se stessa.
Ma prima ... un po' di divertimento. Sorrise lentamente.
I loro occhi luccicavano di desiderio e lei capì di non stare indossando alcun indumento. Non le importava - aveva scoperta tempo prima che il suo corpo era solo un'altra arma che poteva usare. Eppure francamente, feccia come quella non ne meritavano neppure la vista. Perciò si mise in piedi e l'oscurità della stanza si estinse all'improvviso quando lei lasciò uscire un fiamma di luce abbagliante dal suo corpo; brillante come il sole prima che fosse avvolto nell'ombra circondando la terra.
Gli uomini caddero all'indietro, urlando per la sorpresa, ciechi, indietreggiando come ragni sorpresi nel loro nascondiglio da una pietra rovesciata. Avanzando, spostò i capelli dietro una spalla snella col movimento della testa e fece scorrere la mano sopra il suo corpo. Al movimento, una luce vaporea diede forma a degli abiti sottili sopra sua pelle per nascondere la sua nudità.
"E - è una maestra di Pokemon!" esclamò uno di loro, ora completamente impaurito quando prima erano compiaciuti, potenti su una donna apparentemente debole. Ancora sgranando gli occhi per la luce accecante, si spinsero l'uno contro l'altro mentre cercavano di ritirarsi dalla porta nello stesso momento. Valdera spalancò la mano destra e catene come di luce eruttarono verticalmente dal pavimento bloccando la loro via di fuga, costruendo insieme una ragnatela impigliata.
"Ve ne andate così presto?" chiese con un sorriso diabolico sulle labbra. "Dite al Proibito nell' Inferno che lo saluto." Una sfera di elettricità bianchissima brillò brevemente nella sua mano prima che la mandasse a sbattere contro la testa girata dell'uomo più vicino con un leggero movimento del polso. Ci fu un suono non dissimile a quello di un'anguria che veniva spaccata e il corpo senza testa cadde sulla schiena del suo amico. L'uomo rimasto smise di districarsi dalle catene di luce e si girò, gridando quando vide cosa aveva fatto al suo compagno. Come una donna debole, urlò fino a che la voce non gli divenne rauca.
"Oh, sta zitto," disse lei mentre si avvicinava e spostava con un calcio del suo piede nudo il corpo del suo amico predente da lui. Lui si zittì immediatamente benchè la sua bocca fosse ancora spalancata alla ricerca d'aria come fosse un pesce in fin di vita. Lei si mise le mani sui fianchi e lo fissò inclinando leggermente la testa.
"Dì agli altri tuoi amici che questa notte è vietato entrare in questa zona," disse dolcemente. Spostò significativamente il suo sguardo di ghiaccio su quello che era stato il suo amico. "E dovresti sapere che la gente non è sempre quel che sembra."
Lo lasciò lì a tremare mentre la sua forma si dissipava in luce e si spostava giù nella strada accanto all'entrata dell'edificio. Si riformò lì. L'aria era cupa, come una nebbia macchiata da ombre, come se le nuvole fossero affondate dal paradiso. Una leggera brezza soffiò arruffando l'orlo del suo vestito e lei alzò lo sguardo verso l'oscurità del cielo, oltre le alte sommità degli edifici cittadini accanto a lei. La cupola protettiva che Lord Garick aveva eretto sopra l'intero altopiano era anche più scura ed impenetrabile del cielo coperto dietro di esso. Nemmeno gli alto e dolci lampioni luccicanti posti allineati lungo le strade della città potevano illuminare l'intero altopiano. Non più.
Ma lei aveva se stessa. Senza pensarci su, la sua figura si illuminò e cacciò via l'oscurità come acqua che lava via il fango. L'improvvisa luce fece trasalire un paio di prostitute vestite in abiti succinti che si erano appoggiate su una cabina telefonica lì accanto. Lei scosse la testa mentre le ragazze facevano scongiuravano con le mani e scappavano. Piccoli rattata che si stavano nutrendo di lattine di immondizia puzzolente nei vicoli adiacenti all'edificio dal quale era appena uscita le soffiarono contro e si sparsero più profondamente nel vicolo. L'aria sapeva di morte. Ma a questo punto ci era abituata. Lasciò scorrere gli occhi lungo la strada. Un altro delle abitazioni popolari doveva bastare finchè aspettava.
E si chiese se ad Ashura sarebbe piaciuto il modo in cui sbrigava le cose. Anche lei poteva essere brutale. Molto più brutale. Era scritto nei suoi geni dopotutto.

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La foresta scura e le rovine circostanti erano tranquille. Appoggiandosi su un ginocchio, la donna alta con capelli blu-scuro studiò la larga impronta di stivale stampata sull'erba umida lì intorno. Stava facendo dondolare una lampada in una mano per avere una migliore visibilità, mentre con l'altra stava toccando il terreno, cercando di sentire qualcosa con le dita.
Suzie socchiuse gli occhi. Nonostante tutto, la presenza di Brock influiva ancora molto su di lei; abbastanza da dare vita ad emozioni che, seppure fossero completamente diverse ora, credeva fossero morte per sempre. I suoi capelli caddero sul lato destro del suo viso da dove prima la coprivano le ciocche. Lo ignorò.
"Sembra che siano tutti entrati nel Plateau attraverso i tunnel della Victory Road," disse Rainer stando sui fatti mentre aguzzava la vista giù per il pendio, ancora stando sopra il suo cavallo di fiamme bianco e rosso. Scomodo soprattutto per il rapidash, come faceva notare nitrendo dolorosamente, e muovendosi da un lato all'altro per l'agonizzante aura liquida del Maestro d'acqua dal mantello blu che gli stava sopra.
Cassidy, anche lei sopra il suo cavallo accanto al suo compagno, Butch, storpiò il suo naso all'insù per il disgusto mentre osservava l'oscuro cimitero. Era appena visibile dopo l'affioramento di un paio d'alberi e alcune colonne di pietra cadute. "Ho sempre pensato che piazzare le tombe di quelli che erano morti nelle guerre davanti alle uscite dei tunnel fosse un po' perverso."
Suzie si alzò con un movimento rapido e fece svolazzare il suo mantello nero, la sua lunga treccia che si sistemava sulla schiena. "Non dimentichiamo tutti quanti chi ha iniziato questa guerra," disse con una nascosta traccia di astio. Si aggrappò alla criniera infuocata del suo rapidash con una mano e saltò per montare sulla sella a prova di fiamme.
Rainer annuì mentre guardava di nuovo i due Generali della Lega con un brillio ostile negli occhi blu. "E' vero. Infatti, Suzie, non vedo perchè dovremmo preoccuparci di questi due inutili umani. Aggiunto il fatto che facevano una volta parte del Team-Rocket ..." Disse l'ultima parola senza la minima misura di compiacenza.
Butch strinse l'impugnatura della larga spada inguainata alla sua cintura sotto il suo mantello grigio. "Idiota!" Dovresti stare ringraziando l'anima di Giovanni per quello che ha ridato all'umanità-"
"Ma così facendo, quello stupido dalla vista corta ha rovinato non solo Insula Indigo, ma anche l'intero pianeta," lo interruppe categoricamente Suzie .
"Basta così, è tutta storia vecchia." Squadrò Butc e Cassidy coi suoi occhi scuri prima di ritornare con lo sguardo a Rainer. "Ho scelto io questa alleanza, e mi sono serviti molto a provvedere alle caratteristiche della Lega. Finchè i loro scopi non interferiscono coi miei, non vedo alcuna ragione per romperla." Detto ciò, spronò il suo rapidash verso il cimitero lungo la collina in pendenza ricoperta di foresta e partì in un soffio di fuoco.

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Migliaia di piedi più sotto, all'interno delle più profonde oscurità delle caverne di Victory Road, una donna sola sedeva proprio sull'orlo della sporgenza di un dirupo, lasciando che le lunghe gambe dondolassero senza cura sul precipizio senza fine. Le spalle erano scoperte, e le ciocche di capelli rossi che sembravano del colore del sangue nell'oscurità furono spostate da una delle lisce guance da una mano guantata. Occhi di colore blu-acqua pallido osservarono la pericolosa altezza sotto di lei come rapiti da essa. Il mantello che le copriva il vestito era del colore blu-scuro dell'oceano.
Misty girò la testa e alzò lo sguardo. La massiccia formazione di colonne alte un miglio sembravano non finire nell'oscurità dell'ombra sovrastante. Ma lassù da qualche parte c'era l'entrata alla superficie della città. C'erano davvero vicini. Abbassò lo sguardo blu e ritornò a guardare le profondità sotto di lei. E a pensare.
In un anno, il sottopassaggio fatti di scogliere sotterrane e sporgenti, tunnel e tranelli era servito da impedimento finale alla competizione dentro il Campionato della Lega di Pokemon. Una penultima prova di resistenza e sopravvivenza che non comprendeva niente se non la compagnia di un pokemon oltre a naturalmente se stessi per difendersi nei pericolosi passaggi socchiusi pieni di trappole e astuzie ... per non dire pokemon ostili.
Appoggiò la scodella sulla roccia accanto a lei, non sentendo più alcuna sorta di appetito. Era passato un bel po' da quando era potuta rimanere da sola coi suoi pensieri come adesso. Quando il gruppo si era fermato per una breve pausa lei si era avventurata ancora più lontano fino alla stretta sporgenza per cibarsi in completo isolamento.
Poteva ancora ricordare quando c'era un movimento per distruggere la Victory Road tutti insieme . specialmente durante lo sfortunato anno quando non solo uno speranzoso contendente perì dentro le oscure caverne, ma molti nello stesso momento. Ma l'Elite presente a quei tempi aveva rifiutato. Fin dall'inizio della iniziale penetrazione della Lega dei Pokemon - così tanto tempo fa che rimanevo poche tracce di quell'era - era stata una spietata tradizione eliminare i meno determinati e meno dotati fra i contendenti .
Ma benchè allora fosse pericoloso e poco sicuro, dopo gli apparentemente casuali scavi dei tunnel in attesa del suo collasso durante le Guerre Oscure dei Pokemon, ora sembrava anche peggio. Pietre che scivolavano dai bordi delle scogliere laterali, tunnel che collassavano, per non nominare innumerevoli e incomprensibili buche rese invisibili da un sottile strato di sporcizia sparsoci sopra; l'attuale Victory Road era un'apparente trappola mortale per tutti tranne che per coloro che avevano precedenti esperienze nel percorrere i suoi macabri corridoi.
Comunque, in quel momento, quello che la confondeva maggiormente era il messaggio inviatole dalla gemella attraverso la donna con poteri paranormali, Sabrina. I sentimenti esatti che provava per suo sorella erano anche essi poco chiari. Da una parte, il fatto che rimanesse nella sua supposta alleanza con la Lega era detestabile, ma dall'altro semplicemente non riusciva a trovare dentro di se il coraggio di odiare la sua stessa sorella.
Ovviamente, la passata relazione di Valdera con Ash, che aveva scoperto recentemente, le provocava emozioni molto forti di cui non era ancora sicura. Se l'era certamente spassata, pensò amaramente. Per lei era stato diverso - dopo la loro rottura lei aveva semplicemente perso ogni traccia di desiderio per un altro compagno - non importa cosa potesse pensarne Ash. Lui poteva ritenerla una qualche sgualdrina che spargeva il suo miele ovunque, ma a lei non poteva importare di meno. Non le doveva importare.
Nondimeno, per quanto negasse, ora sapeva che sarebbe stata senza dubbio devastata per la sua perdita se veniva per caso ucciso in questo buco d'inferno in cui lei lo aveva trascinato. Anche se la sua coscienza avrebbe dovuto mettere in chiaro che lui sarebbe rimasto coinvolto anche senza di lei, il pensiero del suo comportamento suicida per qualche insana ragione minacciava ancora di farle sentire un tale dolore nel cuore che avrebbe potuto morirne.
Strinse il piccolo distintivo appuntito attaccato al petto del suo mantello fra l'indice e il pollice. All'improvviso sentì di non volere restare da sola. Lo staccò e lo alzò di fronte al suo viso, mentre il suo piccolo gioiello rosso brillava come il sangue rosso dei suoi capelli nell'ombra ... come il rosso sangue di un rubino a mezzanotte. Il suo primo vero pokemon, quando lo aveva catturato sotto forma di Staryu, mentre pescava in quel giorno fatale di tanto tempo fa.
"Starmos," bisbigliò, lasciando che il pokemon a stella nera le si mettesse accanto a volare nell'aria mentre si allargava fino ad assumere la sua forma regolare. L'occhio a forma di rubino brillò come forma di saluto mentre si ingrandiva, in proporzione ai suoi 10 arti appuntiti a forma triangolare. Da quando era passato al secondo stadio non era stato capace di produrre alcun suono - preferiva invece comunicare con il luccichio del suo gioiello.
"N-non so che fare."
Starmos brillò dolcemente pieno di comprensione e si avvicinò per toccare con la sua faccia la sua spalla. Lei spostò il braccio poi si fermò. Più si avvicinava alla stella appuntita, più si sarebbe fatta male.
Che ironia.

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Più sotto e intorno alla faccia del muro della grigia montagna, il resto del gruppo mangiava in relativo silenzio con il soffice brillio del fuoco da campo che bruciava dolcemente. Le fiamme si muovevano pigre, illuminando le sei figure quel tanto che bastava a renderle visibili le une alle altre nell'oscuro sfondo della caverna.
Una di loro, la figura magra e atletica di un giovane uomo vestito di abiti larghi e stivali completamente neri, sedeva sulla sporgenza del sentiero, a guardare giù dal dirupo nel oblio di estrema altezza, fissando le ombre sottostanti. Alla sua destra, avvolta nel suo mantello giaceva una donna incosciente, con lunghi capelli blu sparsi sulla liscia pelle del suo viso, i bei tratti contorti nell'angoscia di quello che sembrava un incubo.
Ash si sfregò stancamente uno degli occhi con il dorso della mano. Le tempie gli dolevano come se lo stessero colpendo incudini di acciaio, accompagnate dalla sensazione di nausea che sentiva nello stomaco come se avesse bevuto acido batterico. Sembrava che avesse contratto nuovamente la vecchia 'influenza mattutina, sin da quando si era svegliato dalla battaglia con quella strega, Agatha. Non sapeva perchè stava soffrendo i sintomi della malattia ora, ma non andava a nozze troppo bene con quella cosa che già sospettava.
Bruno sedeva vicino ad Erika e al suo uomo, Hikaru dalla corporatura robusta, a parecchi piedi di distanza con la schiena appoggiata al muro di pietra della montagna per cui la scogliera risaliva come una ferita.
"Qual'è il problema, Ashura?" chiese Bruno serio mentre continuava a mangiare dalla scodella con un paio di bastoncini. "La cucina di Giselle non ti va bene?"
Una Giselle dall'aspetto molto stanco vestita di un camice da laboratorio sporco e strappato che era una volta completamente bianco, ma che era ora macchiato come uno straccio e rivelava lembi di pelle e biancheria, sedeva al centro della scogliera e smanettava con la pentola. "Stai cercando di essere divertente?" chiese senza alzare lo sguardo, riuscendo ancora a usare un tono imperioso nonostante l'ovvia stanchezza. Bruno si limitò a fissarla senza capire.
"No, non lo faresti," disse Giselle, scostando i capelli marroni aggrovigliati dalle spalle mentre cominciava a rimettere le provviste e le razioni nel piccolo zaino da viaggio.
Erika aveva già finito il suo pasto ed era rimasta a fissarla per un po', con attenti occhi verdi. Era come se stesse aspettando una possibilità per parlare con lei. "Okay, Giselle. Siamo chiari. Tu *hai* il dono elementale, no?"
Giselle rivolse un automatico sguardo di ghiaccio alla sua sorellina che era seduta dietro un piccolo macigno, insieme al figlio di Bruno, Junior. Laselle si scosse e prese tra le mani una ciocca dei suoi lunghi capelli per il nervosismo. "Non gliel'ho detto. Davvero!"
"Free," il butterfree nero confermò scuotendosi dall'alto della sua spalla. Il settimo Maestro di Pokemon sembrava ora avere un'affinità per la forma che aveva usato per ingannarli..
Strofinandosi la pelle del collo, Ash li interruppe. "In verità ti sei più o meno tradita quando hai fatto questo," disse indicando il punto dove aveva lasciato segni rossi sul suo collo quando l'aveva tramortito con la mano. Giselle si era svegliata subito dopo di lui e sembrava che non si ricordasse che cosa fosse esattamente successo. Fino ad ora, nessuno aveva parlato dell'incidente mentre continuavano nel loro cammino. Ash le spiegò brevemente chi era Chanelle in verità e che cosa aveva fatto.
"Quella piccola strega!" disse Giselle mentre vedeva cosa aveva fatto al suo collo quando lui ebbe finito di spiegare. "Mi dispiace molto." Poi guardò sua sorella. "Ma come mai tu non sei stata catturata come noi?"
Laselle fece spallucce sotto il suo mantello verde-foresta. "Non so."
Gli occhi rossi del butterfree nero brillarono annoiati. "Free, free, free!"
Ma Laselle sgranò solo gli occhi. "Huh?"
Però Pikachu aveva ascoltato intensamente fino ad allora e si mise su un altro macigno al centro del cammino "Pikapi, pikachu pika pika," tradusse con piccoli movimenti delle sue zampette nere.
"Pikachu dice che il Ditorion ha interferito con l'incantesimo abbastanza da permettere a lui e a Laselle di teletrasportarsi da qualche altra parte all'interno della Victory Road," spiegò Ash mentre si sfregava la fronte. Il suo mal di testa stava peggiorando.
"Ma non poteva fare lo stesso per noi?" disse pericolosamente Giselle.
Il butterfree cominciò a sudare freddo.
Erika stava ancora fissando intensamente Giselle, gli occhi brillanti come smeraldi. "Giselle, stai cambiando discorso."
Bruno intervenne anche lui, i tratti duri del suo viso immobili come pietra. "Sapevi che la Ribellione era più debole paragonata alla Lega, specialmente per quanto riguarda i Maestri. Se avevi questa abilità, perchè l'hai nascosta? Avevamo bisogno di tutte le persone che avessero questo potere..."
Giselle abbassò la testa e chiuse gli occhi. Sembrava stranamente vulnerabile mentre si appoggiava all'indietro sui polpacci e piazzava entrambe le palme delle mani sul pavimento roccioso. "Io-io proprio non potevo," disse lentamente, la testa giù con i lunghi capelli ricci che scendevano giù ad accarezzarle i lati delle guance. Poi aprì gli occhi e li fissò, il suo sguardo dagli occhi marroni pieno di dolore. "Non ho mai desiderato questo cosiddetto dono, capite?"
Bruno sembrava un po' confuso mentre si sfregava i lunghi capelli marroni appuntiti. "Ma... perchè? Come può non piacerti avere quella forza? La forza di cui si ha disperatamente bisogno per difendere se stessi e gli altri?"
Giselle alzò le palme delle mani e li fissò. "Per quel che mi riguarda, gli umani non avrebbero ami dovuto essere capaci di maneggiare i poteri elementali dei Pokemon. Voglio dire, guardate cosa ne abbiamo fatto." Allargò le mani.
"Guardate! Siamo come dei bambini con pistole in mano!" Raccolse le ginocchia e le abbracciò, affondando il viso dentro di loro. "Ho negato il mio 'dono' sin da quando ha cominciato ad emergere quando avevo 16 anni. Mentre stavano disperatamente cercando gente con il dono per reagire agli attacchi dei "Maestri di Pokemon" del Team Rocket, io ho nascosto il mio. Non volevo usarlo per la guerra - mai."
Ash stava guardando il viso addormentato di Duplica. Si chiedeva quali demoni stesse affrontando nel suo sonno per causarle una tale espressione di dolore. Sperva che sarebbe stata bene - qualunque cosa le avesse fatto Agatha era probabilmente grave. "Credo sia per questo che sei diventata un dottore invece," disse ad alta voce. Cominciò a rimettersi i guanti.
Di botto, Giselle si lasciò sfuggire una risata sprezzante. "Ma certo, non sono così moralista e santarellina dopo tutto. Intendo,voglio dire quando vedevo tutte quelle persone con anche una traccia di quell'abilità che erano mandati a combattere nelle prime file, mi spaventavo a morte. D'altronde, non ne sapevo nemmeno molto su come controllarlo."
"Ma prendersi cura dei feriti e di coloro che stanno morendo richiede altrettanto coraggio, se non di più." Lui scosse la testa e iniziò ad alzarsi, sollevando il corpo inerte di Duplica avvolto nel suo mantello nero per trasportarla sulla schiena. "Comunque, abbiamo riposato abbastanza. Faremo meglio a muoverci prima che inizi ad apparire qualche Pokemon Proibito." Spostò le braccia di Duplica intorno al suo collo.
"Pikapi," il piccolo topo elettrico sembrò essere d'accordo con lui mentre saltava giù dal macigno e correva a stare al suo fianco.
"Hey, guardate!" disse all'improvviso Laselle, indicando qualcosa di quasi camuffato contro la faccia di pietra della montagna. "E' un pokemon! E' da un po' che non ne vedo di selvaggi."
Ash osservò con curiosità il punto che stava fissando - non l'aveva nemmeno sentito. Era un graveller stretto contro il muro, con le enormi braccia di pietra che svolazzavano di tanto in tanto quando si estendevano dal suo corpo a forma di macigno, alto tre piedi. Guardandolo meglio, sentì all'improvviso un sensazione di ... sbagliato riguardo ad esso.
Pikachu ringhiò a bassa voce nella gola e si mise sulle quattro zampe, con la coda seghettata e il pelo rizzato in fondo. Come se fosse un segnale Bruno, Erika e Giselle si misero tutti in piedi allarmati mentre Junior, Laselle ed Hikaru si alzarono anche loro prudentemente per fissare il pokemon. Il cibo era stato dimenticato mentre le scodelle cadevano in pezzi contro la scogliera rocciosa. "Che ha che non va?" chiese Bruno, con gli occhi fissati sul graveller. "Ho un'affinità per i Pokemon roccia ..ma non riesco a sentire niente provenire da lui."
Pikachu cominciò ad avvicinarglisi, ma Ash senza parlare lo fermò dall'andare oltre. "Penso che stiamo per scoprire il motivo per il quale ci sono così pochi Pokemon selvaggi in giro ultimamente..."
Il graveller brillò all'improvviso di una luce bianchissima come se stesse per evolversi. Ma poi cominciò a urlare orribilmente come se stesse soffrendo di un dolore acuto. Gridando come pazzo, il bianco si dissolse e infine si scurì fino a diventare un minaccioso blu-nero. Due punti rossi brillavano nell'oscurità e quando la luce sparì, rimase un graveller di ebano. Ora con un soffio selvaggio che gli usciva da una bocca piena di fauci di pietra appuntite, si preparò ad attaccarli con i graffi delle sue enormi braccia dotate di artigli.
"Non ci credo," disse Erika, facendo un passo indietro con un espressione impallidita sul viso. "I Pokemon selvaggi si erano tramutati in Pokemon Proibiti? Pensavo che venissero tutti dalle gabbie. Come è possibile? Che cosa significa?"
Ringhiando contro di loro, il graveller saltò all'improvviso, con gli artigli fuori pronti ad uccidere, ma Bruno avanzò e con un colpo secco lo scagliò brutalmente in aria con una sola grossa mano, spaccando il pokemon nero in mille pezzi. Polvere e shrapnel volarono dappertutto. "Non lo so, ma non può essere una buona cosa," disse, strofinandosi la mano.
"Attento," lo avvertì Ash mentre i pezzi del graveller sparsi in giro intorno ai suoi stivali iniziavano a muoversi e a riunirsi.
Bruno bestemmiò e poi calciò la maggior parte dei detriti giù dalla scogliera e ancora più sotto con pochi movimenti del suo pesante stivale. Lo scalpitare delle rocce riecheggiò da lontano, fino a che non poterono più essere uditi. "Quelle dannate cose sono dure da uccidere."
Ma la stretta sporgenza rocciosa davanti a loro cominciò a tremare e a rombare; dapprima dolcemente, poi in modo sempre più forte. Pezzi di rocce e massi cominciarono a piovere giù dal tetto dell'immensa caverna e dalla faccia della colonna montagnosa da cui stavano cadendo. Un suono stridulo uscì dalla tasca del mantello di Giselle e lei rimosse velocemente il suo detector portatile per studiarne il grafico.
"Il detector indica innumerevoli punti di energia dell'elemento terra a due miglia sotto il livello del mare, sud-sud-ovest," urlò superando il rumore del terremoto.
"Questo significa un immenso raccoglimento di energia alla base della colonna. Sono pokemon, ma il detector non riesce a calcolare i loro livelli. Sono senza dubbio Proibiti!"
Si fermò mentre decifrava qualcos'altro sul piccolo schermo. "Aspettate, c'è un potere elementale di natura umana e anche di natura ... rocciosa."
Ash fu immediatamente allerta. "Tu, Laselle, Junior e Hikaru avete detto che Brock era scappato ed era al nostro inseguimento ora, giusto?" I suoi occhi brillarono di una luce profonda. "Misty!"
"Sono qui," disse una voce soffice sopra di loro. Alzò lo sguardo verso la scogliera per vedere ... lei ... che veniva da dietro l'angolo del muro roccioso, e camminava attentamente sentiero ad una distanza sufficiente dal bordo per non rischiare di cadere. Lui tirò un sospiro di sollievo, poi si arrabbiò subito con se stesso per averlo fatto. Lui scosse la testa per spazzare via le emozioni i lotta. Non poteva permettersi di pensare a lei ora. Dopo tutto quello che era successo lui era ancora confuso sulla reale natura della sua relazione con lei o della sua con lui. Meglio prendere la strada di mezzo e fare finta che non sia successo niente.
A rompere la sua scia di pensieri, arrivò balzando un Persian bianco dallo stretto sentiero sottostante seguito da due ninja in nero, con le maschere abbassate nella fretta di scalare il pendio. Erano rimasti indietro rispetto al gruppo come retroguardia.
"Graveller neri dappertutto," fece rapporto Jessie.
"E non sembrano ben intenzionati!" aggiunse James.
"Puoi prendere la mia roba, per favore?" chiese Ash a Misty mentre sistemava Duplica in modo più confortevole sulla sua schiena.
Misty li guardò entrambi per un attimo con occhi blu-ghiaccio indecifrabili. Poi senza dire niente, andò verso il punto dove era appoggiata il suo piccolo zaino marrone, e dopo aver avvolto il mantello all'altezza della cintura per lasciare che avvolgesse la sua snella e formosa figura, lasciò scivolare dolcemente la cinta intorno al braccio libero. .
Bruno gli si avvicinò. "Preferisci che porti io Duplica al tuo posto?"
Ash squadrò il Maestro dal mantello marrone. Nonostante il suo corpo muscoloso e grosso, il modo in cui Bruno sembrava curarsi del suo braccio sinistro come se fosse slogato e i vari tagli sulla faccia stanca, fecero pensare ad Ash che non fosse poi una così buona idea.
"Non preoccuparti, Bruno. Tu ed Hikaru non dovreste sforzarvi." La curva della sua bocca si sollevò leggermente. "D'altronde, è stata la qui presente Duplica che ti ha battuto in un primo momento. Come posso essere sicuro che tu non voglia vendicarti?"
Gli occhi di Bruno si infiammarono, ma poi si spensero quando capì di essere stato preso all'amo. "Molto divertente, Ashura." Si sfregò il braccio e guardò da un'altra parte. "Se avessi combattuto seriamente, avrei potuto fermarla. Ma non ho pensato fosse saggio mettercela tutta contro una di noi, per così dire." Ridacchiò fra se. "Ma lo ammetto, lo sottovalutata. Non avevo idea che la ragazza potesse essere così potente."
"Sento un po' di gentilezza qui?" chiese impertinentemente Erika mentre si avvicinava all'altro lato di Ash , mentre si spostava i capelli neri, lunghi fino alle spalle, con una mano prima di rimettersi il cappuccio rosso. Bruno si limitò a grugnire.
"Faremo meglio ad andare," li interruppe finalmente Misty. Nella mano teneva una torcia di legno che aveva acceso col fuoco del campo. Dopo aver scrollato la testa una volta per spostarsi i capelli dalle spalle e farli cadere sullo zaino, si mosse per prima, mentre l'orlo del suo mantello blu le si strusciava contro i piedi. "Conduco io stavolta. Ricordo ancora la strada attraverso la Victory Road."
"Come vuoi." Ash fece spallucce e cominciò a seguirla mentre Erika, Bruno, Giselle e sua sorella, così come Junior e Hikaru, si misero dietro di lui in una singola fila tenendosi vicini al lato montagnoso della scogliera.
Bruno notò che Jessie e James non li stavano seguendo. "Venite voi due?"
Il pokemon dal pelo bianco che era Persian, si staccò dal muro e soffiò indignato. "Siamo in tre," disse con voce felina. "E no, ci teniamo indietro. Continueremo il resto del viaggio da soli."
Ash alzò le spalle benchè non ne fosse sorpreso. Erano paranoici come al solito su almeno qualche cosa. Naturalmente, nel modo in cui era cambiato il mondo negli anni e la loro apparente professione, non era poi così sorprendente. Continuarono ad andare avanti, lasciando i mercenari ad arrangiarsi.
Tuttavia non poteva negare che era preoccupato per loro. Ridacchiò piano. Si era di nuovo ammorbidito come quando era un bambino - sempre a tenerci troppo. Era pericoloso tenere troppo a qualcosa.

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"Garick... Garick... Garick..."
La cupola di nuvole che sovrastava l'intero massiccio della città turbinava alta come olio su una tenda a mezzanotte. Dagli alti balconi dell'immenso Palazzo Indigo, di color marmo bianco - il centro dell'altopiano e della città - sembrava quasi di poterlo raggiungere e toccare. Era, dopo tutto, una delle strutture più grandi e alte dell'intera città, anche quando molti dei grattacieli erano ancora in piedi.
Ma la figura coperta da un mantello e incappucciata in un annebbiante color grigio che stava sulla sua cima più alta era minacciosamente immobile mentre osservava le migliaia di persone che si affollavano sulle strade tutte intorno alle mura del palazzo come formiche, adorando il suo nome. Solo gli alti venti gelati gli causarono un movimento; il suo mantello si increspò sulla sua figura atletica quasi come se fosse vivo.
"Garick... Garick... Garick..."
Un suono improvviso di qualcosa che si agitava.
"Mio signore." Dietro di lui, l'uomo appena arrivato avvolto in un lungo mantello blu aspettava un suo segno. Con una mano, l'uomo si tirò indietro il cappuccio, rivelando capelli nerissimi tenuti stretti in luminose e lunghe punte che stavano sopra un affascinante viso dagli occhi blu. "Agatha è stata uccisa."
Ma lui non si girò; rimase semplicemente a studiare le persone che erano venute a prepararsi per l'ultimo stadio della profezia da svelare.
"Non è preoccupato? Dopo Lorelei, rimaniamo solo io e Brock - sempre che Brock sia ancora vivo. Abbiamo perso contatto con lui." Una pausa. "E lei, naturalmente."
La figura dal mantello grigio che stava sul precipizio del balcone non diede segni di movimento. Invece ci fu il ruggito di un tuono in lontananza. Fulmini neri cominciarono a brillare nel cielo. Gli alti venti soffiarono più forte, così forte che il marmo del balcone del palazzo su cui stavano stava scricchiolando per lo sforzo. "Allora ... Ashura è già arrivato?" La voce era bassa, alzata quel tanto che bastava perchè potesse essere sentita oltre il rumore del vento.
"Non credo. Devono essere ancora nei tunnel della Victory Road. I Maestri di livello più basso e i soldati appostati all'entrata della città non hanno ancora comunicato niente." Una pausa di riflessione. "Raddoppierò la guardia e dirò loro di stare allerta - impediremo a quei parassiti ribelli di interferire - persino Ashura non potrà combattere contro l'intera Lega e la sua armata. Troverò Valdera e-"
"Sembri spaventato, Lance," lo interruppe.
Lance brontolò. "Non ho paura. Sono solo prudente. Guardi quanti dei nostri maggiori Maestri abbiamo già perso. Per non parlare di due dell' Elite dei quattro." Si avvicinò al fianco del Maestro della Lega e seguì il suo sguardo giù verso tutte le persone radunate intorno al palazzo. "Li ascolti. La gente invoca il suo nome. Dipendono da noi per riformare il mondo com'era prima delle Guerre Oscure. Non si dimentichi che questo, con la nostra morte, non potrebbe mai accadere."
La figura dal mantello grigio si girò verso di lui anche se, come al solito, il suo viso non poteva essere visto nelle profondità del cappuccio. Un occhio rosso brillò. "Non raddoppiare la guardia. Lasciali entrare."
"Ma-"
"Fa come ti dico. E dì alle sentinelle di setacciare la città alla loro ricerca una volta che saranno arrivati. Voglio sapere immediatamente dove sono Ash e Misty. Per quanto riguarda i loro compagni ..." Rise all'improvviso all'idea dell'ironico pensiero.
"Possono ucciderli. Non sono importanti. Non dovrebbe essere troppo difficile."
Lance si rimise rapidamente il cappuccio a posto sulla testa, oscurando il suo viso. "Ho capito."
Un altro sprazzo di vento ed era andato.
E Gay rimase ad osservare la gente adorante. Come un artista che commette degli errori e deve poi metterci una pietra sopra .... o almeno, era quello che tutti quanti pensavano
Dopo tutti quegli anni avrebbe finalmente realizzato il sogno.
Noi avremmo finalmente realizzato il sogno.

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Misty teneva la torcia alta nella mano sinistra mentre camminava intorno alla curva della sporgenza rocciosa. Stava attenta a tenersi vicina al muro e il più lontano possibile dal precipizio. Dietro di lei, poteva appena sentire i deboli tonfi degli stivali di Ash sulla pietra mentre la seguiva, anche con Duplica sulla schiena. Pikachu, intanto, saltellava su tutte e quattro le zampe accanto al piede sinistro di lui, con la coda seghettata ben ritta. Si ricordava quando aveva quindici anni e avevano incontrato la guida delle foreste di Fuchsia che aveva insegnato loro molto sulle tecniche per mascherare il suono dei loro passi in modo da non risultare troppo rumorosi. Era un'altra delle cose utili - specialmente con tutte le camminate che si stavano facendo in quei giorni.
Subito dopo avevano avuto quella grande gara su chi sarebbe riuscito a passare a tutta velocità oltre Jigglypuff ... ma naturalmente, lei fu quella che finì coi segni in faccia - Ash era stato più bravo di lei.
"Perchè ridi?" chiese all'improvviso Ash.
Lei gli lanciò un'occhiata di traverso e corrugò la fronte senza rallentare il passo. "*Non* stavo ridendo."
"Sì, invece."
"Come avresti potuto vedere la mia faccia da lì?"
"Beh, stiamo girando l'angolo, no?"
Lei voltò di nuovo lo sguardo verso di lui. "Guarda, non stavo ridendo, va bene?"
Ash sgranò gli occhi. "Beh, se è così importante, okay, non stavi ridendo."
Poi si zittì come se avesse ricordato qualcosa e la sua espressione divenne vaga. Si era probabilmente dimenticato che non si supponeva dovessero parlare. Almeno non come se si conoscessero.
All'improvviso lei sentì la sporgenza vibrare e rimbombare sotto i suoi piedi ancora una volta. Perse quasi l'equilibrio quando accadde, e guardando di sotto, capì che la pietra su cui stavano camminando sembrava essere diventata più ruvida ... e piena di cunei. Come pezzi irregolari nel granito. "Questa sporgenza, non pensi che ci sia qualcosa di strano?" si azzardò a dire, anche solo per cambiare argomento.
Lui stette in silenzio per un attimo mentre si poteva udire solo il suono del suo respiro dietro di lei. Quando la risposta arrivò fu pronunciata in un tono confuso. "Hai ragione, c'è qualcosa -"
"Pikapi!"
"Pikachu!" Lei lo sentì slittare mentre si fermava perciò si fermò anche lei, mentre i suoi stivali scivolarono un poco prima che lei afferrasse come supporto un pezzo di roccia. Mentre si girava, alzò la torcia più in alto, illuminando di più l'oscurità e rivelando che la sporgenza che avevano fino a quel momento seguito si era ristretta in modo che ora era larga solo tre o quattro piedi dalla faccia colonnata dello strapiombo.
Appoggiò il palmo sul muro inclinato, sentendosi all'improvvisa impaurita dall'estrema altezza a cui si trovavano. Un passo falso e si sarebbero trovati catapultati nella loro rovina. Ash era leggermente inginocchiato sul punto in cui Pikachu sembrava aver dato una zampata contro la sporgenza rocciosa.
"Qual'è l'intoppo?" la voce rude di Bruno arrivò da dietro.
"Pikachu si è incastrato," disse Ash, mentre cercava di bilanciare il corpo inerme di Duplica sopra la sua schiena e simultaneamente esaminare le rocce vicino alla zampa del suo pokemon.
"Pika," concordò Pikachu in tono preoccupato. I suoi occhi blu era socchiusi sul pavimento scoglioso della sporgenza come se sospettasse qualcosa.
Erika entrò nel raggio della luce dietro Ash e si inginocchiò quando all'improvviso urlò mentre perdeva l'equilibrio, quasi cadendo nel precipizio e nell'oscura profondità sottostante. Fortunatamente Bruno la stabilizzò con una mano da dietro. Respirando forte con gli occhi verdi spalancati per lo shock, guardò giù alla roccia su cui si era appoggiata.
"Il terreno si è mosso!"
Ash le lanciò rapidamente uno sguardo. "Cosa?"
Dietro al gruppo, Laselle urlò. "La sporgenza! Ha gli occhi!"
Misty fece brillare freneticamente la torcia dietro di loro. La sporgenza - la sporgenza si stava muovendo! Innumerevoli punti di luce rossa brillarono all'improvviso dalla roccia sotto i loro piedi, illuminando l'oscurità ancora di più come se insetti brillanti stessero trafficando per terra dappertutto. Insetti ... Misty si sbattè una mano sulla bocca per trattenere un grido di terrore dall'uscire dalle sue labbra. Guardò più da vicino. No, non erano insetti, erano davvero occhi. Non sapeva se era peggio che pensare fossero insetti.
"Merda!" urlò la voce di Giselle da qualche parte dietro Bruno. "Il detector dice che ... che ci troviamo *sopra* un nido di Pokemon Proibiti!"
"L'intera dannata sporgenza è una piattaforma di graveller!" gridò Ash mentre tirava un pugno disperato contro le rocce che stavano sulla zampa di Pikachu per liberarlo, producendo un rumore di roccia spezzata. Polvere volò formando una nuvola intorno al suo pugno mentre la roccia che aveva spaccato sembrava ruggire di dolore. Ma Pikachu era ora libero di saltellare sul braccio di Ash e attaccarsi alla cima della sua testa, con gli occhi blu spaventati.
Misty cadde a terra quando la sporgenza si mosse sotto i suoi piedi e tutto attorno, artigli affilati dalle dita di pietra eruttarono dal suolo, cercando di afferrare i loro stivali. La sporgenza era un cumulo di rumore con Bruno, Junior e Hikaru che urlavano, Giselle che diceva ad alta voce coordinate elementali mentre Laselle non aveva ancora smesso di urlare.
E poi la sporgenza di graveller cominciò a separarsi. Le profondità sottostanti della caverna si rivelarono dai buchi che si stavano aprendo sotto di loro come formaggio spezzato.
"Piantatela di gridare tutti quanti e andiamo!" disse Ash mentre si sforzava di mettersi in piedi e alzava Duplica sulla schiena. "Misty, andiamo! Non guardare di sotto!"
Cominciarono a proseguire per la loro strada per il resto della stretta sporgenza, saltando da una parte all'altra in un pericoloso gioco mortale. Ma era troppo tardi; si stava spaccando sempre di più. Infatti, la sporgenza davanti a Misty era diventata così piena di buchi che era impossibile andare oltre e dovettero fermarsi - erano in trappola. Le profondità senza fine spalancate sotto di loro sembravano invitare la loro morte.
"Ash, la regola del non-elemento, è ancora valida?" urlò improvvisamente Bruno.
"Penso che i Pokemon proibiti sappiano che siamo qui - stiamo camminando loro sulla testa!" "Era tutto quello che avevo bisogno di sentire!" ringhiò il Maestro di Forza. Ci fu una luce bordeaux e un'esplosione di pietra shrapnel e polvere quando Bruno diede un pugno contro il muro della montagna facendone andare giù una sezione. "Lo sapevo che c'era qualcosa dietro questa roccia!" urlò trionfante. "Tutti dentro!"
Si fecero tutti largo nella cava appena aperta mentre la sporgenza fuori infine si disintegrava, lasciando tutti quanti a respirare pesantemente all'interno dell'apertura. Dentro c'era persino meno luce se possibile e un odore stantio che suggeriva un certo grado di anzianità del luogo. Fortunatamente la luce scarsa e lampeggiante della torcia di Misty riusciva in un qualche modo ad illuminare l'oppressiva oscurità, benchè lasciasse a molti di loro la possibilità di vedersi solo come deboli contorni quando non illuminati direttamente dalla fiamma.
Misty si guardò intorno, spostando la torcia da una parte all'altra mentre cercava di capire dov'erano finiti. La cava sembrava continuare fino al cuore della montagna scoscesa in una direzione leggermente in salita. Era davvero antica e in disuso come suggeriva l'odore dell'aria; ragnatele circondavano i rocciosi muri arrotondati mentre un sottile strato di polvere copriva il pavimento. Tratteneva il fiato quando piccoli insetti e ragni volavano via spaventati dalla lucentezza della sua torcia.
"Mio Dio, c'eravamo vicini," Hikaru tirò un sospiro di sollievo mentre camminava verso l'apertura sbriciolata per la quale erano passati e sbirciava all'indietro verso la strada da cui erano venuti, fuori dalla caverna sotterranea. "Bella idea, Maestro Bruno-"
In modo scioccante il grosso Allenatore di Forza urlò di dolore e fu gettato violentemente all'indietro, andando a sbattere contro il muro dietro Bruno. Ci rimbalzò come un sacco bagnato e atterrò incosciente sul pavimento del tunnel.
"Hikaru!" urlò Bruno, correndo immediatamente a lato del suo uomo.
Ash era già in posizione da combattimento nonostante il fardello di Duplica sulla sua schiena. Erika, Junior, Giselle e sua sorella fecero un passo all'indietro preparandosi.
L'aria era mortalmente calma con niente di udibile se non il lento respiro alterato di tutti i presenti e l'occasionale ruzzolare di alcune rocce. Misty alzò la torcia verso l'alto per illuminare l'entrata della caverna così che potessero tutti vedere cosa aveva gettato Hikaru all'indietro con una tale forza.
E poi il terreno cominciò a tremare come se l'intera caverna sotterranea stesse cominciando a spaccarsi. Fra il ruggito delle rocce che si rompevano e si spaccavano, divenne chiaro un suono lacerante, acuto come un fischio, dapprima debole, poi sempre più alto, simile ad un crescendo sacro. L'aria divenne fredda - fredda come il vento artico - e poi anche potente come uno di quelli. Una forte brezza si era alzata dai tunnel dietro di loro come se tutta l'aria stesse venendo risucchiata dai passaggi e dall'apertura in un potente turbine. Misty aveva messo un mano sui capelli per trattenerli dal finire davanti agli occhi e alla faccia, mentre il vento la spingeva e soffiava contro il suo mantello prepotentemente. Gli abiti di tutti quanti svolazzarono violentemente al vento. Polvere e rocce riempirono l'aria così che risultava difficile vedere qualcosa.
La torcia si spense. Oscurità.
"Luce." Quando Pikachu ebbe di nuovo illuminato il tunnel, poterono vedere cosa aveva causato il vento e il rumore.
Zubats. Zubats Proibiti.
Centinaia - no, milioni di loro; entravano dall'apertura come se fosse il boccale di una bottiglia che veniva svuotata, ricoprendo ogni cosa di una foschia d'oscurità. Ce n'erano così tanti, che nessuno dei piccoli pipistrelli era individualmente distinguibile, invece c'era una fitta, nuvola blu-nera che cresceva di secondo in secondo, e si allargava nella loro direzione attraverso gli stretti confini del tunnel come se stessero cercando di abbracciarli.
Oltre al suono del loro movimento, erano silenziosi; quello che causava rumore non era il solito verso di tale pokemon, ma l'immenso sbattere di tutte le bilioni di ali che sbattevano tutte violentemente. Era come se fossero un esercito di locuste alla carica di un raccolto di grano maturo.
Con loro come grano.
"Uh, sembra ragionevole che se i pokemon selvaggi si sono evoluti in proibiti, ci siano così tanti zubat, "precisò Erika seccamente mentre cercava senza successo di far smettere al mantello verde di svolazzare di fronte a lei per la forza del vento.
"Ci sono momenti per gli studi scientifici e momenti in cui si deve correre," disse Giselle impertinentemente. "Ma ora è il momento di correre, credo."
Laselle stava già seguendo il suo consiglio, spingendo un confuso Junior dietro di se e lungo il tunnel. "La cosa più intelligente che tu abbia detto da un po' di tempo a questa parte, sorellona!"
Iniziarono a correre.

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"Fire Blast!" ordinò Cassidy disperata.
Il suo rapidash stava urlando di paura ma le obbedì lo stesso mentre rilasciava un proiettile di lava a forma di croce dalla bocca contro l'ammasso di roccia dagli occhi rossi che stava dirigendosi direttamente addosso a lei. Ma tutto quello che il fuoco sembrò fare fu quello di rendere i graveller rossi per il calore mentre continuavano ad avanzare.
Nemmeno Butch stava avendo più fortuna mentre cercava di tenerne a bada un altro gruppo con spirali di fuoco dalla cima della sua stessa cavalcatura dietro un macigno. Il sudore colava dalla sua fronte in fitti rivoli, bagnando i suoi capelli color acqua. Solo Rainer e il suo vaporeon sembravano riuscire a domare i loro con grandi spruzzi di liquido blu rispettivamente dalle loro mani e bocca.
La stessa Suzie, però, sembrava imperturbabile mentre sedeva sul suo cavallo e lasciava fare tutto il lavoro al Maestro d'acqua.
Avevano avuto dei momenti relativamente tranquilli attraverso i tunnel sopra i loro cavalli ma quando questi si erano aperti nelle caverne principali, proprio quando era in vista, benchè ad oscura distanza, il pilastro principale che conduceva in superficie, si era scatenato un terremoto. Da tutte le parti erano usciti gravellers neri saltando dall'alto giù nel poco profondo canyon all'interno del quale si trovavano come se avessero aspettato per fare un'imboscata sulle alture più alte dei vari macigni rocciosi, muri e sentieri.
"Stiamo perdendo troppo tempo," disse Suzie leggermente arrabbiata. "Butch, Cassidy, c'è una qualche scorciatoia che possiamo prendere da qui?"
Butch brontolò mentre estraeva la sua grossa spada per colpire un graveller che si era avvicinato troppo. Quando si girò bruscamente per rispondere, una ciocca sudata dei suoi capelli acqua gli cadde sulla fronte e lui la scostò col dorso della mano libera. "Possiamo andare a nord-est da qui," disse con fatica, "ma questo significherebbe che verremo fuori dalla parte opposta rispetto ad Ashura e i ribelli."
"Suggerisco di farlo," disse Rainer mentre rilasciava un raggio di ghiaccio dal palmo e congelava almeno mezza dozzina di Pokemon Proibiti trasformandoli in blocchi d'acqua ghiacciata. "Presto o tardi se continuiamo così, saremmo sopraffatti. Sembra che qualcosa li abbia messi in agitazione." "Va bene," disse Suzie, spostando la torcia a sinistra, e illuminando un pezzo di terreno roccioso in salita. "Attraversate il pendio coi vostri cavalli e andiamocene da qui."
Cassidy affondò grata le ginocchia sui fianchi del suo cavallo per seguirla.
Comunque, all'improvviso, sentì un dolore al fianco e urlò. La prima cosa di cui si rese conto dopo, era che era stata buttata via dal suo cavallo e giaceva a faccia in giù sul terreno roccioso. Cercò disperatamente di togliersi i capelli biondi dagli occhi nel punto in cui alcune ciocche si erano aggrovigliate così da poter vedere ma poi si lasciò sfuggire un grido di diniego quando vide figure nere coi denti affilati che attaccavano il suo rapidash, rodendogli le zampe e mangiandolo vivo.
Butch urlò e tornò indietro prenderla e proprio quando un ammasso di quelle creature stava per saltare su di lei. Passandole accanto, afferrò il suo braccio teso e la tirò su, facendola sedere dietro di lui.
"Sto cominciando a pensare che tutto questo non valga la pena," disse mentre incitava più forte il suo rapidash per raggiungere gli altri.
Respirando a fatica dietro di lui, Cassidy si limitò a scuotere la testa, mentre la lunga massa dei suoi pallidi capelli sventolava al vento creato dalla loro velocità. "Per avere ciò che uno vuole, ci si deve preparare al rischio," disse testardamente.
Dentro di sè, si immaginava lei stessa che guidava Ashura in battaglia, ordinandogli di fare qualunque cosa lei desiderasse, mentre distruggeva tutti quegli stupidi Pokemon Proibiti.
Lord Garick che si inginocchiava davanti a lei, chiedendo pietà. Diede una pacca alla massa avvolta dentro il suo mantello e sorrise mentre abbracciava Butch più forte all'altezza della cintola. Sabrina era sicura che avrebbe funzionato.

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"Laselle, sai almeno dove stai andando?" chiese Junior alla pazza ragazza in giacca verde e mantella color foresta davanti a lui. Era un po' che correvano e tutti i tunnel che avevano passato erano sembrati intricarsi in un continuo labirinto; aveva perso la cognizione delle direzioni.
"Butterfree, ehm, Ditorion sa la strada," disse la sua esitante risposta.
"Free?"
Lei fermò bruscamente la loro selvaggia corsa e Junior finì quasi addosso alla sua schiena. "Vuoi dire che non lo sai nemmeno tu?" si rivolse al pokemon.
"Free, free," disse il butterfree in tono arrabbiato mentre si librava sopra la testa di lei, illuminando l'oscurità del tunnel così che potessero vedere.
"Non dirmi che significa quel che penso," disse Junior, impallidito, mentre lasciava andare la mano di lei.
Le si girò verso di lui, con uno sguardo colpevole negli occhi marroni. "Junior-"
"Non chiamarmi così," disse lui, sentendo rabbia al suono di quel nome. "Ho saputo solo ora rispetto a cosa sono 'junior' e non voglio farne parte. Puoi chiamarmi JT d'ora in poi..." "Pensavo avessi detto di non chiamarti JT?" chiese lei in tono esasperato. "Comunque, come stavo dicendo, potremmo semplicemente rimanere qui ad aspettare gli altri. Devono essere dietro di noi."
Si sedettero ed aspettarono per parecchi minuti, appoggiandosi al freddo muro di roccia del tunnel. Non c'era alcun suono eccetto per il costante battito d'ali del butterfree. Junior stava giocando col suo cappello marrone. "Non penso che qualcuno ci stia seguendo."
"Ma devono essere-"
"Laselle!" esclamò lui stanco. "Ho visto così tanti bivi nel tunnel che abbiamo percorso. Potrebbero facilmente aver preso una direzione diversa dalla nostra."
Laselle cominciò a spaventarsi. "N-non l'avevo capito. E' solo che quei zubat ... Odio gli zubat."
Junior sentì un groppo alla gola. Gli era venuto in mente solo adesso che erano soli .... e virtualmente senza difesa. Lui aveva i suoi pokemon - no, chi stava prendendo in giro? Machop o Graveller non avrebbero avuto *alcuna* possibilità contro i Pokemon Proibiti - figuriamoci un Maestro di Pokemon - alcuna possibilità. E per quanto riguardava lui stesso - certo che conosceva qualche tecnica di combattimento - tutti i maestri di Forza dovevano continuamente praticarne - ma contro il tipo di potere che dovevano fronteggiare, per quel che importava poteva non conoscerne nessuna.
"Hai sentito? Junior - voglio dire, JT," bisbigliò Laselle improvvisamente. E allora lo sentì anche lui. Passi. Che venivano da dove erano arrivati loro.
"Pensi che potrebbero essere loro?" continuò lei eccitata mentre si mettevano entrambi in piedi.
"Non lo possiamo sapere," la interruppe Junior. "Po-potrebbe essere chiunque."
Gli occhi di Laselle di spalancarono quando lo capì anche lei. "Che possiamo fare?"
Junior si guardò immediatamente intorno. "Là, dietro quel piccolo macigno. Possiamo nasconderci e vedere chi è prima di fare qualunque cosa." Sgattaiolarono dietro la roccia precedentemente nominata e il Butterfree smise di utilizzare la sua abilità Flash, facendo cadere tutto nell'oscurità." "Butterfree, voglio dire, Ditorion, puoi per favore trasformarti in ... ehm ... qualcosa di grosso se è un nemico?" chiese Laselle speranzosa.
"Free."
Junior sospirò sollevato. Si era dimenticato del 'pokemon' di Laselle. Certo sarebbe stato imbarazzante essere salvato da una ragazza, ma era meglio di niente.
I passi si avvicinavano e loro trattennero il fiato. Butterfree si preparava a trasformarsi.
Una grossa figura coperta di mantello fu finalmente visibile.
"Maestro Bruno!" urlò Laselle sollevata, alzandosi per rivelarsi da dietro il macigno.
La grossa figura muscolosa di fermò. "Allora ci incontriamo ancora, ragazzina." La voce era bassa e profonda. E per niente simile a quella del Maestro Bruno. Dannazione.
"Maestro Bruno?" tentò ancora Laselle col cuore in gola.
Butterfree illuminò finalmente l'oscurità con un fascio di luce dal corpo.
La figura muscolosa ricoperta da un mantello marrone buttò il cappuccio all'indietro rivelando un viso duro e oscuramente affascinante con occhi scintillanti stretti come fessure che li fissavano da sotto capelli marroni modellati in punte affilate.
La faccia del Maestro di Roccia era dura come il suo titolo. Lui la corresse.
"Maestro Brock."

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"Merda, merda e merda!" Erika stava spergiurando mentre procedeva lungo il tunnel. Il terremoto era cessato ed erano riusciti a far perdere le loro tracce a quei dannati zubat ma ora Ash, Misty e Duplica erano spariti *così come* Bruno e i ragazzini. E come se non fosse già abbastanza aveva della terra in bocca. Cercò di sputarla con forza ma il sapore secco e di pietra rimase nella sua bocca.
"E io che pensavo che le brave ragazze non dicessero le parolacce," disse Giselle al suo fianco. La dottoressa era stata l'unica a finire con lei. Se questa fosse una cosa buona o cattiva, Erika non ne era sicura. Sembrava che la sua personalità fastidiosa e arrogante fosse tornata a farsi viva con viva forza.
"Ugh," disse con un ulteriore sputo. Sentì qualcosa intorno alla testa e diede un sospiro di sollievo quando capì che la sua fascia era ancora al suo posto. "Farò finta di non averti sentito," disse magnanima.
Giselle spazzò via una nuvola di polvere dalla faccia e tossì mentre spostava i suoi lunghi capelli marroni lontano dalle sue guance sporche e pallide. Il suo viso pareva preoccupato. "Ora che facciamo?" Erika scosse la testa mentre dava calciava via qualche ciottolo con gli stivali.
"Beh, la cosa più intelligente che possiamo fare, credo, è quella di andare avanti. Se torniamo indietro e cerchiamo di trovare gli altri, potrebbero volerci mesi in queste caverne ... e francamente non abbiamo mesi a disposizione con tutti quei Pokemon Proibiti che circolano. Tutti si sarebbero diretti in superficie in ogni caso, così avremmo avuto maggiori possibilità di incontrarci."
Giselle le rivolse una strana faccia, poi si girò per guardare il tunnel, mettendo le mani a coppa intorno alla bocca. "Laselle! Ash! Bruno!" La sua soffice voce echeggiò lungo le mura. Erika spalancò la bocca poi le pizzicò un braccio.
"Ow!" Giselle smise di gridare e le rivolse uno sguardo freddo. Erika non sembrava voler scusarsi. "Idiota! Capisci che anche i nemici potrebbero aver sentito la tua voce? Specialmente i Pokemon Proibiti?"
"Va bene, ho capito!" le disse furiosa Giselle. "Non dovevi pizzicarmi." Alzò il braccio sottile e tirò indietro la manica del suo mantello.
"Guarda qua! Un livido!"
Erika sorrise in silenzio. "Niente più di quello che meritavi. Ora usciamo di qui." Passò oltre la donna arrabbiata e continuò ad andare avanti.

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"Hai visto dove sono andate Erika e Giselle? Pensavo fossero proprio davanti a noi," diceva Ash mentre continuavano a correre lungo il tunnel, coi loro stivali che producevano lievi rumori sul pavimento roccioso. "Dannazione, dove sono tutti?" Dietro di loro c'era il dolce ruggito del vento che indicavano che gli zubat erano ancora da qualche parte dietro di loro benchè sembrasse dal suono che si stessero allontanando sempre di più. Magari erano riusciti a lasciarseli dietro ora ...
"Ash, puoi magari, fare una cosa, tipo smettere di stringermi la mano così forte?" chiese Misty mentre lo lasciava trascinarla dietro di se con la mano libera. Con l'altra stava a malapena trattenendo Duplica dal cadergli dalle spalle.
Lui non si prese la briga di guardare indietro. "Peccato. Dovrai sopportare il mio spiacevole ego. Non ho intenzione di perdere nessun altro."
Ma in quell'istante il terreno ruggì più forte come il suono di un tuono e una consistente massa di pietre pesanti e macigni cadde da sopra come una grandine che faceva loro da sbarramento. Prima che lui stesso se ne rendesse conto, i suoi stivali incontrarono una sezione irregolare del pavimento del tunnel ed inciampò, facendoli cadere tutti in un ammasso di mantelle e corpi.
Poi ci fu un curioso silenzio. L'improvvisa frana o qualunque cosa fosse era finita. Poteva sentire col tatto e con l'udito rocce e sporco che cadevano sulla sua schiena mentre cercava di riprendere fiato.
"Pikapi?" chiese Pikachu ad alta voce da dentro il suo zaino.
"Sto bene," rispose Ash stancamente mentre soffiava via i capelli dagli occhi con una stanca folata di aria. "Misty?"
La sua vista si abituò gradualmente all'oscurità ma riusciva appena a vedere con tutta quella polvere e sporco che svolazzava intorno a loro. Dopo un attimo, riuscì a distinguere la sua figura che giaceva accanto al corpo svenuto di Duplica dietro di lui.
"Tutto okay," disse lei con tono duro mentre si appoggiava sulle ginocchia e si aggiustava il mantello e il vestito.
All'improvviso sentì Duplica tossire e capì che si stava finalmente svegliando.
"Duplica?" disse con sollievo.
Dopo qualche attimo di silenzio, Duplica si mise seduta, ancora avvolta nella mantella nera. Si strofinò gli occhi ancora chiusi, pettinandosi i lunghi capelli blu con le dita di una mano. Altra polvere si alzò nell'aria. "C-che è successo?" chiese a fatica. I suoi occhi marroni si sgranarono aprendosi e abituandosi all'oscurità.
"Una lunga storia," disse Ash, mettendosi anche lui seduto mente Pikachu gli saltava sulle ginocchia. Si strofinò il viso con il dorso della mano per togliere lo sporco ma riuscì solo sporcarsi anche le guance.
Duplica sorrise e sembrò che stesse per fare qualche sciocco commento come faceva di solito - o come la vecchia Duplica faceva di solito - fino a che la sua espressione cambiò brutalmente. I suoi tratti si congelarono, e lei spostò lo sguardo, e i capelli andarono a coprirle gli occhi. Ricordi improvvisi sembravano scavarsi una via nella sua testa. "M-mi dispiace tanto..." disse finalmente. La sua voce era simile a un dolorante bisbiglio. Sembrava che stesse per piangere.
Lui abbassò lo sguardo e i suoi capelli gli caddero sulla faccia. Un sentimento doloroso gli crebbe nel petto. Era così sbagliato vedere Duplica in questo stato. Non andava bene, anche più di quando era stata posseduta. "Ricordi cosa è successo?" chiese lentamente. "Duplica, non è stata colpa tua ... è stata Agatha ad usarti..."
"Chu," annuì Pikachu con forza, con le orecchie appuntite che stavano all'indietro sulla sua testa.
"T-tu non capisci. Io-" balbettò all'improvviso Duplica mentre capiva d'un tratto cosa la stava coprendo. Il suo mantello. Quasi come se le bruciasse la pelle, si strappò di dosso il manto nero e lo buttò ad un lato.
La lasciò esposta per un attimo prima che lei creasse affrettatamente un vestito bianco sopra il suo corpo con un breve fascio di luce.
Sorprendentemente, Misty le toccò all'improvviso le spalle, con uno sguardo stanco sul viso. "Duplica ... nessuno di noi te ne fa una colpa." I suoi occhi andarono su di lui per un attimo poi ritornarono dov'erano. "Io non te ne faccio una colpa. Solo piantala di punire te stessa."
Lei sorrise tristemente. I minuti passarono. Quando Duplica alzò lo sguardo, c'era una strana espressione sul suo viso. Si strofinò gli occhi bagnati e poi si mise in piedi, sembrando più se stessa di quanto lo fosse mai stata in tanto tempo. Poi ridacchiò, benchè fosse più un singhiozzo spezzato che qualcosa di umoristico. "Mi dispiace di essere stata una tale piagnucolona ... C-credo solo di non essere brava a dispiacermi di me stessa." La sua figura si illuminò di viola mentre formava il mantello intorno al suo corpo.
Ash si strofinò le tempie doloranti lentamente e si spostò ancora una volta i capelli da davanti agli occhi. Sembrava che stesse meglio ma lui non poteva ignorare la preoccupazione che ancora sentiva. Si lasciò sfuggire un sorriso. "Già, Duplica, mi hai davvero spaventato. Tutti quanti sono cambiati così tanto ... non penso che potrei sopportarlo se lo facessi anche tu."
Occhi marroni lo fissarono. Non era uno sguardo freddo, ma era totalmente diverso da come lei lo aveva sempre guardato. "Ashy-boy, le persone cambiano sempre," disse lei, improvvisamente seria. "Io, più di tutti." Iniziò a camminare giù per il tunnel.
Misty lo guardò, scrollò le spalle, poi si alzò per seguirla dopo aver spostato all'ingiù il mantello blu.
"Pika?" chiese Pikachu. Ash lo sollevò sulle spalle e raccolse il suo stesso mantello.
"Non farci caso, Pikachu. Nemmeno io ho mai capito le donne. E poichè Duplica è una delle mie migliori amiche, talvolta mi dimentico che anche *lei* è una donna."
"Pikachu."
Cominciò a seguire le due donne. "E sì, mi ha appena ricordato questo fatto."

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Erika e Giselle continuarono a camminare. La loro strada sembrava convergere ancora in un altro tunnel che sembrava portare verso l'alto. Davanti a loro, il condotto sembrava umido e freddo, in contrasto col calore delle caverne sottostanti. Le ombre danzavano via lontano da loro come topi spaventati quando una torcia che Erika aveva creato prima e alzato in alto, mostrava la sua luce nell'oscurità. Non voleva rimanere così vicina al fuoco, ma con tutte le cose che succedevano era necessario, avrebbe dovuto essere coraggiosa davanti ad esso.
"Penso che dovremmo essere piuttosto vicini alla superficie ora," disse Erika mentre esaminava attentamente tutto quello che stava loro davanti. A parte la luce scintillante della sua torcia, non sembrava muoversi niente fra i piccoli massi e i detriti che coprivano il tunnel che sembrava andare avanti all'infinito.
"Grande," replicò Giselle storcendo il suo bel naso. "Temo che tutta quest'aria stantia e sporca non stia facendo niente di buono per la mia pelle."
"Un bagno farebbe meraviglie." Erika rise un poco. "Non avrei mai pensato che sarei vissuta abbastanza per vedere il giorno in cui la perfetta Giselle avrebbe avuto un aspetto così trasandato."
"Davvero?" tentò di dire con condiscendenza Giselle, senza riuscirci a causa del suo aspetto poco pulito. "Beh, potrei dire lo stesso di te ... Ho sempre trovato divertente che tu ti ritenga così tanto superiore a me, quando tu stessa ti comporti spesso come me."
"Non mi ritengo meglio di nessuno," disse Erika un poco annoiata ora. "E nemmeno mi comporto come qualcuno..."
"Ora, davvero," disse Giselle, con gli occhi marroni che scintillavano in atto di sfida. "Per tutto il tempo che abbiamo lavorato insieme nella ribellione ... hai sempre pensato a me come una sgualdrina o qualcosa di simile. Sei sempre stata la fredda bellezza femminile che non poteva abbassarsi a frequentare gli uomini come facevo io." Poi le sue sopracciglia sottili si alzarono quando le venne in mente una cosa. "Aspetta un attimo, da quando ti conosco non hai mai avuto una relazione con un uomo. Sei frigida?"
Erika si rifiutò di guardarla. "No."
Il naso di Giselle si storse. "Non dirmi che preferisci lo stesso lato della sponda? Devo avere paura di te, Erika Cara?"
"No! Tu non capisci," disse Erika con uno scintillio degli occhi verdi. "Guarda, tu pensi che sia stato difficile quando è emerso il tuo potere, ma era niente e voglio dire *niente* paragonato al mio."
"Come mai?"
Ma Erika ignorò la domanda. Smise di camminare e con un braccio fermò Giselle dal proseguire. Poteva sentire qualcosa di familiare ... ma anche di non familiare. Strano e destabilizzante. Spense rapidamente la torcia sbattendola contro il muro e tutto cadde in un istante nell'oscurità. "Zitta ..." bisbigliò mentre eliminava il fumo prodotto dal pezzo di legno strofinandolo per terra.
Il suono crebbe d'intensità. Un suono come di mascelle di animali che si aprivano e si chiudevano rapidamente. Non solo una, ma molte. E un odore familiare cominciò ad assaltare i suoi sensi. Erika si accucciò su un ginocchio e aspettò in silenzio che la sua vista si abituasse all'improvvisa mancanza di luce.
Finalmente i suoi occhi si abituarono all'oscurità e iniziarono a emergere delle figure alla fine del passaggio. Pensò per un attimo di stare vedendo un giardino movente prima di capire che erano pokemon. Cose a forma di fungo mezze aperte...
"Non vedo niente," mormorò Giselle. Si era accucciata da qualche parte dietro di lei. "E, ugh, cos'è questo disgustoso odore? Sembra qualcosa di andato a marcio da una settimana ..." Storse il naso. "Beh, senza offesa, ma somiglia al tuo Gloom in verità."
Gloom.
Innumerevoli occhi rosso sangue brillavano come stelle morenti mentre la distesa di neri fiori moventi avanzava verso di loro come una piaga. Man mano che diventavano sempre più vicini, Erika riusciva a vedere le loro bocche che sbavavano sopra i loro steli innaturalmene pieni di punte. Deglutì pesantemente, sentendo i capelli sul collo che le si rizzavano. "Questo risponde alla tua domanda? C'è come un'ondata di Pokemon Proibiti davanti a noi ... Gloom. Ma non penso che si siano ancora accorti di noi."
"Oh grande, e ora che facciamo," disse Giselle, a disagio.
"Non possiamo tornare indietro, a meno che tu non voglia morire a causa di zubat bevitori di sangue."
Ad un tratto Erika sentì un movimento all'interno del suo mantello e all'improvviso una delle sue sfere poke verdi saltò fuori da sola e si aprì. Lo spazio intorno a loro si illuminò per un attimo con una luce smeraldo mentre il suo gloom veniva fuori e si metteva al suo fianco.
Aveva un'espressione preoccupata sulla faccia bluastra. "Gloom, gloom..."
La sfere poke verde ritornò nelle mani di erika e lei la miniaturizzò e la rimise dentro il mantello. "Gloom, dici che hai qualche idea?"
"Gloom gloom gloom," squittì disperatamente.
"Credo che sia la nostra unica possibilità ..."
"Che dice?" chiese Giselle, con gli occhi rivolti all'onda di Pokemon Proibiti di fronte a loro. Finalmente anche lei riusciva a vedere qualcosa.
"Passeremo proprio in mezzo a loro," spiegò tranquillamente Erika. "Basta che trattieni il fiato e stai vicino a me ... ora!"
"Gloom!" Il suo pokemon a forma di fungo-fiore buttò il suo odore nell'aria intorno a loro e cominciò a saltellare sulle sue gambe corte dritto verso la folla. Erika si mise rapidamente in piedi e cominciò a corrergli dietro. Dietro di lei, sentì Giselle spalancare la bocca rivoltata ma che iniziava a seguirla nonostante tutto.
Incredibilmente la fila di fiori neri e moventi iniziò a spaccarsi proprio nel mezzo permettendo loro di trovare un'apertura. Gloom si avvantaggiò di questo fatto e passò attraverso di loro con audacia, allargando ancora di più il passaggio. Erika scosse la testa sollevata mentre lo seguiva a poca distanza. Non poteva quasi credere che stesse davvero funzionando - ma in fondo i Gloom proibiti magari avevano ancora qualche qualità tipica dei gloom normali ...
Dietro di lei poteva sentire Giselle che cominciava a emettere suoni strozzati.
"Avresti dovuto trattenere il fiato più a lungo," disse Erika un poco malignamente.
"Penso che avresti dovuto tenermi la mano," rispose Giselle con voce triste. "Altrimenti avrei potuto decidere spontaneamente che morire sarebbe stato un destino migliore rispetto a questo," tossì, "gradevole odore..."

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Andando in generale verso l'alto come una conchiglia, lo stretto tunnel che Misty, Ash e Duplica avevano seguito fino ad allora cominciò finalmente a livellarsi e ad allargarsi così che ora somigliava più ai vecchi tunnel. Meno ragnatele adornavano gli angoli rocciosi e c'erano meno detriti sparsi per il terreno. Ma la differenza più grande era che la profonda oscurità delle caverne aveva cominciato ad illuminarsi, così tanto che potevano ora vedere tutto quello che stava loro davanti fino a dove grossi pilastri di pietra cominciavano ad allinearsi ai muri del sempre più largo passaggio. Più in fondo, brillava una luce arancione che disegnava le loro ombre. Colonne alte quindici piedi incise con disegni demoniaci svettavano fino al soffitto, e vi erano dragoni con sguardi ostili sulle loro facce di pietre. La luce che illuminava l'oscurità mentre andavano avanti sembrava essere emessa da candele piazzate all'interno dei molti occhi delle statue. Camminarono finchè non raggiunsero la prima coppia di statue e continuarono ad avanzare in mezzo a loro.
Soffici tonfi improvvisi provenienti dai suoi stivali la fecero trasalire prima che esaminasse il suolo più attentamente e capisse che non si trattava più della dura roccia grigia dei tunnel ma di un bel marmo bianco. Guardandosi intorno, vide che i muri e il soffito si intonavano con la superficie immacolata dell'avorio. "E' la galleria principale che conduce alla superficie," disse dolcemente Misty. "Sembra la stessa di otto anni fa." Era una galleria bella ed elegante, con i muri che si incurvavano con grazia verso il tetto inclinato.
Ma era una bellezza pericolosa come evidenziato dai disegni minacciosi delle incisioni nei muri e dalle spaventose statue di dragoni. Ash sembrava leggermente preoccupato. Non era particolarmente visibile, ma Misty poteva capirlo dal leggero inarcarsi delle sue sopracciglia marroni. "Speravo che gli altri fossero passati di qui per primi, ma non penso che nessuno di loro abbia raggiunto ancora questo punto." Si fermò e si guardò intorno, come per cercare di vedere o sentire qualcosa fra le numerose colonne statuarie. Alzò la mano mettendola di lato e rallentò il passo, tenendo lei e Duplica dietro. "Attente ora. Dovrebbe essere ovvio che la galleria principale è sorvegliata ..." Notò all'improvviso che la stava toccando. Con un'espressione indecifrabile, spostò la mano e cominciò ad andare avanti, senza guardarsi indietro.
Misty si strofinò il braccio nel punto in cui lui era venuto in contatto e chiuse gli occhi per un attimo. Ora sapeva che essersi abbandonata alle rovine era stato un errore. Almeno prima di allora, lei ed Ash si erano comportati civilmente l'uno verso l'altra - ora non era più sicura di come comportarsi con lui visto che lui la trattava come un'estranea. Ma ... era stato così bello pretendere anche solo per un attimo che fosse ancora come cinque anni fa, così perfetto.
Finalmente si riprese. No, fare finta era bello ma era solo una fantasia. La vita reale era diversa. La vita reale aveva dentro di sè dolore. Cominciò a seguirli. Lui, Pikachu e Duplica erano già parecchi metri davanti a lei e avevano cominciato ad accelerare il passo.
Senza dire una parola, con Ash davanti al gruppo, si mossero furtivamente lungo il muro est della galleria, facendosi attentamente scudo con le lunghe ombre prodotte dalle alte colonne. Ma stranamente mentre avanzavano, i passi di Ash cominciarono a vacillare come se avesse sempre più dei capogiri, fino a che si fermò completamente e cadde in ginocchio con le mani a terra. Gli occhi erano chiusi, con una mano piazzata all'altezza delle tempie come fosse in agonia.
Misty e Duplica si affrettarono rapidamente a inginocchiarsi al suo fianco.
"Che c'è che non va?" bisbigliò Misty allarmata. Guardò preoccupata Pikachu, che sbucava con la testolina fuori dal suo zaino, e anche lui sembrava soffrire dello stesso malore.
"Ashy?" chiese Duplica incerta.
Un attimo dopo Ash fece un gran respiro e sembrò riprendersi. Aprì gli occhi e Misty si spaventò nel vedere una leggera tonalità rossa nelle sue pupille prima che tornassero al loro naturale color marrone chiaro. "N-non è niente," disse in modo un po' forzato. Si scostò i capelli da davanti gli occhi con una mano.
"Pikachu pika," annuì Pikachu con cautela, facendo vedere loro le zampette dall'alto dello zaino di lui.
"Niente?" chiese lei incredula. "I tuoi occhi sono appena ... cambiati!"
Ash scrollò le spalle senza badarci. "Ammetto di essermi sentito un po' strano prima. Ma non dovete preoccuparvi - era una sensazione diversa rispetto a quell'altra. Perciò non diventerò pazzo all'improvviso e non mi metterò ad ucciderci tutti," rispose lui sardonico.
Lei scostò lo sguardo, punta sul vivo. "N-non intendevo niente del genere." E prima che potesse fermare la frase dall'uscire dalle sue labbra, aggiunse, "Ero solo preoccupata per te."
Ash aprì la bocca, poi la richiuse, incerto su cosa fare. Poi lei osservò i suoi occhi oscurarsi e si rese conto che l'aveva presa per il verso sbagliato. "Non preoccuparti, non morirò adesso - c'è probabilmente più di una possibilità che prima ucciderò qualcun altro." Si rimise in piedi poggiando una mano sul pavimento di marmo e si voltò per continuare con il loro sgattaiolamento nascosto fra le statue di dragoni. Misty chiuse gli occhi, poi li riaprì, sentendosi all'improvviso così stufa.
"Vuoi smetterla di comportarti come per punirmi?" esplose lei, con gli occhi che le brillavano di blu.
Ash smise di camminare e sembrò girarsi con calma. Ma quando si trovò faccia a faccia con lui, potè vedere che era tutto tranne che calmo. I suoi occhi avevano cominciato a brillare un po', così come i suoi. "Punirti? Ti sto solo trattando come farei con un estraneo. E' il modo più sicuro. E' il modo migliore."
"Intendi un estraneo che disprezzi," disse lei acidamente. "So che mi odi, ma per favore risparmiamela fino a dopo la fine di tutto questo." Lui la fissò. "Divertente. Pensavo fossi *tu* ad odiare me. Mi fa anche pensare perchè hai deciso di cercare il *mio* aiuto innanzitutto. L'hai fatto solo per torturarmi? Per sbattermi in faccia il fatto che puoi ancora giocare con me in una sorta di sporgo gioco?"
"Ti stai riferendo a quello che è successo allora sulle rovine?" chiese Misty, con la rabbia a malapena controllata. "Se sì ... Lo ammetto, è stato un errore. Ma ho fatto così tanti errori nella mia vita, che conta un altro da aggiungere al mucchio? Almeno sappiamo per certo che sei davvero libero dal mio veleno - prima mia sorella e ora me."
"Non ho mai toccato Valdera in quel modo sin da quando l'ho lasciata tanti anni fa," disse lui pericolosamente. Poi le rivolse all'improvviso un sorriso forzato e lei seppe che stava per dire qualcosa di doloroso. "E non che non avrei voluto, però. Dopotutto, perchè dovrei amare te quando amare lei è la stessa cosa tranne che lei non ferisce i miei sentimenti e poi mi butta via quando è stanca di me?"
Poteva sentire il dolore nel petto, che la soffocava, la atterrava. "Sei solo un cane senza spina dorsale," disse, ancora una volta, prima di fermarsi, solo per ferirlo a sua volta. "Solo perchè ti ho rifiutato là alle rovine. Era solo un po' di piacere, non voleva dire che avevo intenzione di tornare a qualcosa di serio."
L'aria era agitata da un'inconfondibile minaccia e un'aura oscura cominciò ad uscire dal corpo di lui. Una brezza innaturale diede uno strattone ai suoi capelli, alzandoli abbastanza per rivelare occhi che brillavano di dorata furia. Lei era nello stesso stato, con dolore e rabbia che radiavano da lei mentre si fissavano con occhi minacciosi.
"Smettetela!" si intromise all'improvviso Duplica con voce stridula. "Volete per favore piantarla tutti e due!"
Si voltarono entrambi per vedere Duplica che li osservava, con un misto di rabbia e dispiacere nel viso improvvisamente pallido. Poi scostò lo sguardo, abbassando la cresta. "Mi spiace," disse piano, "ma stare qui a guardarvi - voi che avevate tutto, mentre vi distruggete; è solo uno spreco, un orribile spreco!"
Involontariamente, Misty fece un passo all'indietro, lontano da lei. Pensieri tristi si affollarono nella sua mente. Duplica aveva ragione.
Uno spreco.
Aveva chiamato Ash cane senza spina dorsale. E lei. Non era uguale?
Uno spreco.
Le parole furono come la caduta di una diga. Ash era disposto a parlare là alle rovine ma lei aveva rovinato tutto. Perchè? Con niente più di una parola, tutto il dolore, la solitudine e i mal di testa, tutto quello avrebbe potuto essere risolto. Forse si era sbagliata? Ma quando aveva cercato di lui aveva cercato di parlarle per aprirsi a lei ... aveva provato *odio*. Odio! C'era qualcosa di sbagliato in lei. E povera Duplica. Niente di tutto questo era colpa sua. Infatti, era probabilmente tutta colpa di lei stessa fin dall'inizio! Forse se non avesse replicato così tanto - forse se non avesse preteso così tante cose - forse se gli avesse mostrato maggiormente il suo amore - Le sue guance le solleticarono e capì che le stavano cadendo lacrime dagli occhi. Ash stava lì davanti a lei, lo sguardo di rabbia rimpiazzato da uno di sgomento ... e-e affetto. Poteva finalmente vederlo; nonostante tutte i suoi commenti che dicevano l'opposto, poteva vedere lo sguardo che era stato lì presente sin dall'inizio. E il dolore, poteva riconoscerlo ora per ciò che era.
Era stanca di se stessa. Stanca delle negazioni, stanca di ferire se stessa e lui. Stanca dell'implicito biasimo, quando non avrebbe modificato i suoi sentimenti. Ma ora non aveva bisogno di una soluzione. "M-mi dispiace Ash," singhiozzò. "E' tutta colpa mia." Guardò anche Duplica. "V-vi ho visti tutti e due. Entrambi." Gli occhi di Duplica si spalancarono. "Quel giorno di cinque anni fa. Io-io ... per favore prenditi cura di lui."
E poi si fece largo a spintoni fra loro due, correndo. Correndo senza pensarci giù per la galleria. "Misty, aspetta, non capisco!" le gridò lui dietro. Poi il suono di passi. La stava inseguendo. Doveva lasciarlo indietro. Non ce la faceva più. Corse più forte, col lungo mantello che svolazzava sulla sua scia. Le lacrime erano fredde contro il vento. Le fila di statue demoniache su entrambi i lati della galleria sbiadivano come ridendo di lei mentre cominciava a confondersi nella sua vista.
Come in un'imboscata, due uomini in lunghi mantelli giallo scuro uscirono da dietro il nascondiglio fornito dalle statue e le bloccarono il passo. Maestri di Tuono della Lega di Pokemon. I loro pugni ricoperti da guanti brillarono ai loro fianchi e i loro occhi luccicarono d'ambra mentre accedevano alla loro innata abilità di controllare l'elettricità. Entrambi avevano i capelli biondi che si erano rizzati a causa del loro potere. Stranamente non aveva paura. L'oscurità le coprì la visione nonostante le candele danzanti negli occhi delle statue. Dentro sentiva freddo. Solo freddo.
I Maestri di Tuono scaraventarono le braccia contro di lei, liberando lampi di luce spezzata che soffiarono con intento omicida.
Non le importava.

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Era così impegnato a seguire Misty, la sua vista sfocata fissa sulle svolazzanti pieghe zaffiro del suo lungo mantello davanti a lui, che Ash non notò i Maestri di Pokemon della Lega che uscivano dalle statue fino a che non fu troppo tardi. Vide di sfuggita mantelli gialli ...
No.
Brillarono dei fulmini che illuminarono l'intera galleria. Si buttò in avanti disperato per buttarla a terra. Ma capì mentre era in aria che non avrebbe mai fatto in tempo. L'elettricità l'avrebbe raggiunta prima di lui.
No.
La sua figura sembrò oscurarsi. Lampo. Una scarica esplosiva di fredda oscurità lo accecò, rallentò il suo volo, poi lo buttò con violenza all'indietro per parecchi metri facendolo sbattere contro qualcosa di stretto e duro - una statua. Il sangue gli cadde dalle bocche e cadde a terra sulla pancia - con tanto dolore nella testa quanto nel corpo.
Svenne.

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Junior ansimò mentre si appoggiava al muro di roccia incurvato del tunnel. Tagli e lividi coprivano tutto il suo corpo e il suo cappello giaceva tristemente sul terreno emettendo un po' di fumo. I suoi vestiti bordeaux erano mezzi strappati all'altezza del petto ed erano macchiati col suo stesso sangue. Ma nessun osso era rotto. Non ancora.
Laselle giaceva sul terreno dietro di lui in un cumulo di vestiti verdi strappati. Stava piangendo sommessamente a causa del potente colpo ricevuto allo stomaco quando aveva cercato coraggiosamente di difendersi da sola. Brock stava solo giocando con loro. Altrimenti era sicuro che sarebbero già morti. Non erano nemmeno riusciti a scappare via visto che il Maestro di Roccia aveva esercitato il suo elemento e chiuso il tunnel dietro di loro con macigni che si ingrandivano a vista d'occhio. Jumior fece una smorfia di disgusto. Che peccato che il troppo codardo butterfree di Laselle vi fosse scappato attraverso prima di allora. Il settimo Maestro di Pokemon ... forse era stata quella dannata cosa che li aveva innanzitutto portati in questa trappola. Tradimento dopo tradimento.
L'imponente uomo dal mantella marrone stava davanti a loro, leggermente sul fianco, con le muscolose braccia ancora poste accanto ai fianchi, coperte per lo più dalle svolazzanti pieghe del suo manto. I suoi occhi sottili si posarono su di loro - anche se era difficile stabilire quali fossero esattamente i suoi pensieri.
"Allora tu sei il figlio di Bruno." La voce era profonda ma non conteneva alcuna ovvia emozione.
Nonostante il suo terrore, la rabbia filtrò dentro di lui al ricordo della sua appena ritrovata parentela. "Non per colpa mia." Disperatamente si inclinò in avanti per tentare un altro attacco. Tentò un pugno frontale con la mano destra, che era danneggiata solo di striscio, poi un calcio affondato. Brock gli bloccò il piede nella mano e poi lo sbattè contro il muro. Junior urlò mentre rimbalzava sulla superficie rocciosa e poi cadeva dolorosamente.
"Suppongo che dovrei dirti che una volta ero uno degli amici più intimi di tuo padre."
Con i sensi che gli barcollavano, aveva una sola opportunità. Non poteva permettere che Laselle fosse catturata. Forse il suo Pokemon poteva riuscire dove lui aveva fallito - una lieve speranza ma meglio di niente. Portò la mano alla cintura e rimosse una piccola sfera poke color bordeaux. "Machop, va! Karate Chop contro la sua testa!" urlò e allo stesso tempo ingrandì la sfera e la mandò dritta contro il viso dela Maestro di Roccia. La Roccia era debole contro l'abilità di Forza. L'unica possibilità. Brillò una luce rosso scuro. Il ringhio di un Pokemon; seguito da un urlo e il devastante impatto contro la roccia. Junior alzò lo sguardo per vedere il braccio di Brock disteso, il pugno che conficcava il Pokemon da combattimento di colore leggermente blu contro un appena formato cratere sul muro del tunnel. Brock riportò il braccio sul fianco e il Machop di Junior rimase sul muro un attimo prima di scivolare giù per terra lasciando una scia rossa sulla pietra incurvata.
"Ma anche lui amava," continuò Brock come se niente fosse successo. Spostò lo sguardo su Laselle e una sensazione di disperazione si formò nel cuore di Junior. Ringhiò. "Loro non valgono la pena, figlio." Poi sorprendentemente il suo sguardo marrone luccicò e i macigni che bloccavano il tunnel dietro di loro tornarono nella terra. L'imponente Maestro dal mantello marrone si coprì la testa dal cappuccio, nascondendo il suo viso nella sua ombra e passò oltre lui e Laselle. Continuò a camminare lungo il tunnel e li lasciò da soli.

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Gli occhi di Ash si aprirono di scatto. Per un po' non potè far altro che giacere per terra disorientato, con le orecchie che gli fischiavano come se un migliaio di campanelli si fossero accessi nella sua testa. Il freddo pavimento di cemento sotto la sua guancia gli stava nascondendo la faccia. Con una mano si si staccò un po' col petto dal pavimento. La vista era annebbiata.
Nebbie nere sembravano librarsi dal suolo come sinuose nuvole che stavano lentamente intasando il corridoio. L'aria sapeva di elettricità dissipata e di una nebbia di ozono acre. C'era silenzio come in un cimitero. Debole, gli tornò un pensiero in mente. Misty. Sputando sangue, si sforzò di mettersi in ginocchio ma riuscì solo a cadere all'indietro di spalle.
Con determinazione si mise di nuovo su e riuscì finalmente a mettersi in una posizione da seduto sebbene con la schiena appoggiata per supporto su una statua di dragone sbriciolata che stava dietro di lui.
Spostò una ciocca di capelli umidi lontano dal suo occhio sinistro e strinse più stretto il mantello attorno a se stesso. L'aria era gelata. E la nebbia nera aveva completamente inghiottito l'intero corridoio e si era sparsa nell'aria come una coltrina di fumo impenetrabile. Le candele dentro le statue allineate al muro si erano spente, distruggendo anche quelle misere sorgenti di luce. Se non fosse stato per la sua vista, sarebbe stato completamente cieco fra le nebbie e le ombre. Ma anche da quello che riusciva a vedere, capiva che Misty non c'era. Invece, pezzi di cadaveri inceneriti e congelati con mantelli gialli strappati ricoprivano l'area dove si trovavano i Maestri del Tuono.
Ma Misty non c'era più, ritornò quel pensiero. Sapeva che, viste le sue sfuriate, non avrebbe dovuto importargliene più di tanto, ma era come se una parte del suo spirito fosse sparita. Chi voleva prendere in giro? Si cacciava di continuo in situazioni che mettevano alla prova i suoi sentimenti, e di continuo, il risultato era positivo. Lei aveva ragione - la stava punendo. Ma non sapeva che stava punendo anche se stesso. Era un bastardo, e non meritava la felicità. Pensò alla vita che aveva condotto. Un malefico bastardo.
Ma si promise che non l'avrebbe lasciata morire qui, quello mai. L'avrebbe trovata e avrebbe impedito alla profezia di distruggere tutto quello a cui teneva. Anche se dopo di questo, come aveva detto anche a lei, non si sarebbero mai più visti. Non avrebbe mai conosciuto la pace ma lei meritava qualcuno meglio di lui. Qualcuno che non avrebbe causato così tanto dolore ad entrambe le parti in causa.
Non gli sarebbe importato neppure se fosse stato Brock, finchè il suo amico l'amava veramente.
Gli occhi gli si annebbiarono al pensiero. Sì, ecco ciò che avrebbe fatto. Duplica si mosse dietro di lui apparendo completamente distrutta, e spezzando la sua linea di pensieri. I lunghi capelli blu di lei erano stropicciati intorno alle spalle, e il suo mantello viola sembrava avere parecchi punti spezzati, con buchi e strappi che mostravano la bianca camicia che aveva sotto. Lividi sembravano star formandosi sulla fronte e sulla sua guancia sinistra. "Da quanto siamo qui?"
La voce di lei sembrava stanca quasi quanto lui.
"Non lo so," rispose in tono monotono. Il suo senso del tempo era andato a farsi fregare insieme al suo mal di testa. Avrebbero potuto essere pochi minuti così come parecchie ore. Si grattò la guancia. Aveva una sensazione sconosciuta di elementi che volteggiavano nell'aria - ovviamente acqua vista la nebbia. Eppure ... c'era ombra? Non ricordava di averne emessa alcuna. Infatti l'aveva attivamente soppressa per paura di perdere il controllo. Magari l'aveva accidentalmente emanata quando era svenuto.
Pikachu ringhiò da dentro il suo zaino, o per quello che poteva sentire era teso mentre tutto quello che sentiva lui era una sorta di obbiettivo letargo. Suoni di passi gli arrivarono all'orecchio; molti passi. "Sta arrivando qualcuno."
Ignorando il dolore, si mise in piedi usando la statua come supporto ancora una volta. Duplica fece lo stesse con un lieve mugolio ed entrambi si nascosero dietro le ombre più scure del muro dietro la statua; e proprio in tempo, mentre parecchie figure arrivavano aprendosi un varco nella nebbia fino ai resti inceneriti dei Maestri del Tuono che avevano teso loro l'imboscata.
Regnava il silenzio mentre il gruppo sembrava studiare i cadaveri.
Uno di loro fece per vomitare. "E' - è diabolico."
Una pausa ed altri passi. Ash li potè sentire passare loro oltre con movimenti lenti. La statua che stavano usando come copertura era appena abbastanza larga per entrambi. Trattenne il fiato. Al suo fianco, Duplica fece lo stesso. Essere scoperti sarebbe stata la cosa peggiore che poteva succedere ora; una sottile linea di sangue scorreva dalla sua tempia e lui si sentiva troppo debole per un confronto. Scosse la testa a quel pensiero improvvisamente sarcastico. O se avesse avuto voglia di combattere, sarebbe stato incontrollabile, avrebbe distrutto ogni cosa.
Suoni di passi strascicati. "Nessun altro oltre questi due. Dev'essere stato il punto di contatto."
Ash sgranò gli occhi. Questi due? Ce n'erano altri? Continuò ad ascoltare.
"Punto di contatto?" continuò una voce diversa. "Pensi che sia opera di quei dannati ribelli? L'attacco alla loro base di Sud-Lavender dovrebbe averli spazzati tutti via. Non abbiamo nemmeno ordini particolari riguardo ad attacchi. Sembra più opera di Pokemon Proibiti."
L'altra voce rispose decisa. "Impossibile. Le protezioni di questo corridoio avrebbero dovuto prevenire che chiunque di loro entrasse nella città principale..." Il suono dei loro passi si allontanò per il passaggio. Protezioni. Pensieri percorsero la sua mente. Allora era una certezza. Chiuse gli occhi. Se solo avesse potuto uccidersi in quel momento ... ma no, non poteva. Misty.
Lei sapeva quanto lui fosse ipocrita e gli aveva fatto promettere. Mollare era contro tutti i suoi principi, contro la stessa materia di cui era fatto, ma ora per quel che ne sapeva, mollare avrebbe significato che nessun altro sarebbe morto per mano sua. In un modo o nell'altro, aveva perso.
Doveva andare. Aveva sentito abbastanza. In silenzio, si allontanò dalla statua e continuò lungo il corridoio, assicurandosi di tenersi vicino alle ombre. La nebbia nera era ancora in giro e le candele spente rendevano sicuro il fatto che fosse completamente invisibile.
"Dove stai andando?" gli bisbigliò Duplica da dietro mentre anche lei lo seguiva. Davanti, la galleria continuava fino a che finalmente, attraverso la nebbia nera, riusciva a vedere un'enorme scala di marmo che li conduceva in superficie.
Si rimise il profondo cappuccio sulla testa, lasciando che la sua ombra gli coprisse il viso, mentre il suo mantello nero notte svolazzava dietro di lui mentre si muoveva velocemente.
Le rispose senza guardarsi indietro.
"Indigo City."

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Indigo City.
La più grande città capitale dell'intera isola Indigo e probabilmente, del mondo intero. L'arcipelago Orange, gli altri continenti, nessuno era stato risparmiato dall'oscurità. La Guerre Oscure di Pokemon avevano portato a questo. Era chiamata rivoluzione. Una rivoluzione contro le stesse cose su cui era basata la società. Giustizia, democrazia, la gente che viveva in armonia per coesistere col mondo e le creature elementali che loro chiamavano 'pokemon' e dalle quali, in verità dipendevano pesantemente per ogni cosa. Tutto questo era sparito, a cominciare da quell'infausto giorno in cui era stato fatta la riscoperta. Tutto a causa di un uomo di nome Giovanni assetato di potere che aveva osato dar fastidio all'equilibrio che esisteva dall'alba dei tempi. Il Traditore, era conosciuto dappertutto con questo nome. Ma anche con quello di Riformatore.
Fulmini silenziosi e neri sfrecciavano per il cielo coperto che stava sopra l'alta e concreta giungla che era Indigo Plateau City. Le sottili linee spezzate di elettricità che avevano il colore del chiaro di luna attraversavano a caso l'orizzonte nuvoloso con l'accompagnamento di un costante soffio di vento che soffiava fra le cime degli oscuri grattacieli e degli uffici. Le loro finestre di vetro riflettevano le luccicanti luci nere così che la città sembrava avere vita propria, brillando con forza con la sua stessa energia elementale. La maggior parte delle strade nella zone periferica della città erano vuote di gente, ma di quella gente che stava in centro e che si era avventurata a fare il viaggio solo per vedere il mondo purificato ed erano rimaste fuori dalle porte a celebrare, con tutti che sentiva l'atmosfera carica di una sensazione di grande cambiamento nell'aria. La visibilità era anche più bassa del solito a causa delle nubi di nebbia dense che erano discese sopra ogni cosa.
Sarebbero successe molte cose quella notte.
In verità molte cose stavano succedendo *proprio in quel momento*, pensò il Generale Yas mentre stava ai piedi del corridoio che conduceva all'elegante struttura in marmo bianco conosciuta il Victory Gate. Con la sensazione di un disastro incombente, osservava i soldati nel panico e gli allenatori che correvano verso l'entrata principale, con le spade sguainate e le sfere poke pronte e strette in mano.
Vestito di un mantello della Lega color argento, corse su per le enormi scale che conducevano all'edificio del Victory Gate saltandone due alla volta, con la maglia di ferro sotto il mantello che tintinnava contro il petto. Afferrò uno dei tanti soldati che passavano, anche lui in uniforme grigia, per il braccio col pugno coperto da un guanto di ferro.
"Tu! Che sta succedendo qui?" Alzò il mento verso l'alto indicando l'entrata in pieno trambusto all'edificio di marmo, che brillava ancora magnificamente nonostante l'oscurità della notte. Era stato buttato giù dal letto dall'allarme dell'interfono, che indicava un'emergenza. Non era il suo turno, ma in un'emergenza non c'erano turni. Un vero peccato visto che avrebbe voluto dormire un po' prima della riforma. Fino a che si svegliava il giorno dopo col sole scintillante e gli uccellini cinguettanti che volavano nel cielo azzurro, non gli importava molto di cosa fosse successo.
Il soldato fece una smorfia e stava per scostarsi bruscamente quando riconobbe chi era che lo aveva fermato. I suoi occhi marrone scuro si spalancarono. "Generale Yas! Mi perdoni. Ma si è aperta una breccia nei tunnel della Victory Road. Sembra che qualche Pokemon Proibito sia riuscito a scappare." Portò automaticamente la mano all'impugnatura della lunga katana legata alla cintura del suo mantello. La sensazione di minaccia si spostò dalla gola allo stomaco. "Proibiti? Ma ... è impossibile!"
"Questo è ciò che sospetta il Generale Kas," replicò lo spaventato soldato mentre si strofinava il braccio appena liberato. "Il conteggio dei corpi è a quota dodici inclusi-" la sua voce si spezzò qui, indicando che non riusciva a crederci nemmeno lui. "Inclusi due Maestri di Tuono. I corpi sono stati ... bruciati e mostrano segni di elementi Proibiti."
I suoi occhi grigi si assottigliarono alla menzione del nome del suo rivale, ma poi lui represse il sentimento. In tempi di crisi, scaramucce su rivalità minori era meglio dimenticarle. "Elementi Proibiti hai detto? Luce od Ombra? Magari la nostra cara strega concittadina con arie da regina, la Maestra Valdera, si stava solo scaldando i muscoli."
"Tutti gli indizi portano all'Ombra, Signore."
Elemento Proibito Oscuro allora. I sottili capelli presenti sul suo collo si rizzarono. Diede al soldato il permesso di andare con un brusco cenno della testa e con uno scatto di velocità continuò nella sua strada verso l'entrata, con gli stivali che pestavano le scale d'avorio.
Proibiti. Ad Indigo City. La sensazione di un tradimento crebbe nel suo petto.
Lord Garick non aveva promesso che la loro città sarebbe stata estranea alla riforma? Cercò di combattere il panico crescente. No, era meglio non saltare a conclusioni affrettate. Avrebbe investigato sulla faccenda ...
All'improvviso un altro soldato che correva giù per le scale si scontrò con la sua spalla e lui grugnì all'impatto, la cui forza era stata sufficiente a farlo girare e quasi a farlo cadere al gradino sottostante. La furia gli oscurò gli occhi fino a farli diventare del colore argento del metallo delle armi mentre si strofinava la spalla e si girava per rivolgersi a quello sciocco idiota. "Idiota! Guarda dove vai!"
Il soldato si era fermato per osservarlo con occhi freddi color marrone chiaro. Lunghi capelli di un dolce color nero sventolavano nella fredda brezza notturna, fatti volare di tanto in tanto sopra un viso affascinante. Il grigio standard del lungo mantello da soldato ricopriva il suo corpo snello e atletico dalla testa ai piedi, e il lembo più basso svolazzava agli angoli dei suoi stivali. Il simbolo del fuoco accanto all'emblema della Lega che stava sul petto lo identificava come un Maestro di Fuoco e non come un soldato comune. Quello che non era normale era il piccolo zaino marrone piazzato dietro la sua schiena. Uno spaventosa sensazione di familiarità esplose nella mente del Generale, ma quando cercò di ricordarsi chi era, non riuscì proprio a definire l'identità dell'uomo. Come un pesce scivoloso fra le mani, gli sfuggiva. Le dure labbra sul viso affascinante diedero segno di un sorriso canzonatorio. "E' parecchio che non ci vediamo." Un dito toccò la punta del suo naso come un impertinente saluto, e con un battito di mantello, continuò giù lungo la grossa rampa di scale di marmo verso le illuminate strade cittadine. Un Flareon saltellò dietro di lui sulle quattro zampe, con il manto rosso e arancione che brillava come fuoco vivo.
Il Generale Yas trascorse parecchi secondi a cercare di ricordare chi fosse quell'uomo prima di mollare con un brontolio annoiato. Continuò a salire di corsa per le scale. Aveva cose più importanti da fare ora che preoccuparsi di un qualunque maledetto subordinato.

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Per strada ad una via di distanza dal Victory Gate, fuori dalla vista di curiosi passanti o di altri soldati e maestri, Ash si strappò dalle spalle il lungo mantello grigio della Lega e con uno scoppiettio di luce nera, disintegrò il tessuto riducendolo in polvere svolazzante. Il vento freddo ne alzò in aria i resti e li fece volare via in alto verso le cime degli alti edifici allineati alla strada, e ancora più su, verso il cielo notturno.
Il Flareon che trotterellava ai suoi piedi brillò di luce e tornò di nuovo ad essere una donna alta più di un metro e settanta con lunghi capelli blu e un mantello viola drappeggiato intorno al corpo snello.
Duplica non lo guardò. "Dobbiamo trovarla." Non c'era alcun dubbio sulla persona di cui stava parlando.
Per un attimo lui non rispose. I loro stivali andarono a camminare sul marciapiede distrutto. Alla loro destra, stavano in silenzio negozi abbandonati. A sinistra, la strada era vuota salvo pezzi di spazzatura fatti ruotare, soffiati dal vento, lungo la strada. I lampioni allineati alla via si sforzavano di illuminare la profonda oscurità in mezzo alla fitta nebbia che sembrava ammassarsi sopra di loro. In verità era incredibile che ci fosse ancora corrente elettrica in città. Un pensiero ironico lo fece quasi sorridere.
Magari i Maestri di Tuono della Lega stavano facendo le ore piccole.
Si tolse lo zaino e rimise con un oscuro brillio sulle spalle il suo lungo mantello nero da maestro. "La troverò." Chiuse gli occhi e abbracciò lo zaino. "Ma dopo ... non so."
La testolina nera di Pikachu spuntò dalla cima del suo zaino, con le orecchie rizzate e agitate. "Pikapi. Pikachu." Il Pokemon gli diede una pacca sul braccio.
Duplica gli lanciò un'occhiata di traverso. I suoi occhi brillarono all'improvviso. "Beh, naturalmente tornerete insieme." Lui fu preso alla sprovvista dall'intensità del suo sguardo. Nel loro insieme, gli occhi di lei gli ricordavano qualcuno. Alzò le braccia sopra i fianchi per lasciare che il suo mantello lo avvolgesse come un asciugamano così da potersi rimettere lo zaino addosso. Poi si lasciò sfuggire una grossa risata diretta a se stesso. "Duplica, Io ... Io apprezzo la tua preoccupazione ... ma certe cose, dobbiamo risolverle da soli."
Lei scostò lo sguardo e tenne apposta lo sguardo fisso davanti a se mentre camminavano. "Stronzate, Ash. Sono solo stronzate. So esattamente cosa stai pensando. Non me ne starò in silenzio mentre tu fai qualche stupido errore, come il decidere spontaneamente che ci tiene troppo a lei per tenere anche a te stesso. E' proprio il tipo di gesto generoso, ma stupido che faresti."
La sorpresa gli fece quasi mordere la lingua. Duplica non parlava mai così seriamente. Che le aveva fatto Agatha per cambiarla? Non sembrava proprio lei ... non l'aveva nemmeno chiamato Ashy o uno di quei altri irritanti nomignoli.
"Non essere così scioccato," continuò lei in un tono grave completamente estraneo al solito tono mieloso. Si rifiutava ancora di guardarlo. "Anch'io posso essere seria quando devo. E tengo troppo a t-... ai miei amici per lasciare che si puniscano da soli."
Ash diede un calcio con lo stivale a un mucchio di giornali che stava sul marciapiede. Era combattuto. "Duplica ... non è così semplice. Tornare insieme. Sai il detto 'è meglio aver amato e perduto, che non aver mai amato affatto'?" Strinse i denti. "Un pacco di bugie. Te ne dico uno migliore. Prendi un uccellino che è stato in gabbia per tutta la sua vita. Cresciuto in cattività. Ma poichè era tenuto sul fondo, l'oscurità era tutto quello che conosceva. Poi un giorno, lo lasci andare in una bellissima giornata. Per la prima volta nella sua vita conosce la luce, la sensazione di volare all'aria aperta, la libertà. Un attimo dopo lo acchiappi con una rete e lo riporti nell'oscurità del fondo della sua gabbia. Almeno prima non aveva mai conosciuta una vita di libertà. Ora sa che non la otterrà mai - questa è crudeltà." Scosse la testa. "La vita non ha sempre esito felice. Infatti, in taluni casi, sarebbe meglio se non ci fosse un esito felice."
Duplica adesso lo stava fissando apertamente. "Stai dicendo che sarebbe meglio che perdessimo?"
Lui si fermò un attimo. "Forse."
"Non ha alcun senso-"
Suoni di passi dietro di loro. Lui si fermò e si nascose velocemente in un vicolo lì accanto, trascinandola dietro di lui e tagliando la sua frase a metà. Abbracciarono con la schiena il muro vischioso senza dire una parola mentre una compagnia di soldati della Lega passava loro accanto, seguita da due uomini con lunghi mantelli color rosso scuro, con contegno silenzioso e grave.
Quando il suono dei loro passi sparì, Duplice osservò la mano di Ash stretta al suo braccio. Corrugò lo sguardo come se vi avesse trovato un insetto, e con sua sorpresa, si scostò violentemente lontano da lui. "Non dovevi nasconderci, avrei potuto affrontarli."
"Poi avremmo dovuto affrontarne un migliaio," replicò Ash, leggermente confuso. "Sapevi chi era quell'uomo dai capelli neri, mantello grigio e armatura là al Gate?"
"Se ricordo bene, doveva essere il Generale Yas. Non era lui a condurre metà della cavalleria della Lega nelle guerre?"
"Proprio lui. Il suo compito ora è proteggere Indigo City insieme al suo ... diciamo pure ... compagno. E lo prende molto seriamente. Non so te, ma io vorrei superare questa cosa senza dover combattere schiere di eserciti in una popolata città."
Duplica brontolò. "Non dev'essere molto intelligente se non ti ha riconosciuto. L'hai praticamente buttato giù dalle scale."
"Non ne sono sorpreso. Cerca solo di non pensare troppo a me." Le camminò oltre e si inginocchiò per esaminare una macchia nera nella strada fuori dal vicolo. La toccò con le dita. Sembrava un pezzo di stoffa bruciato, con l'angolo inferiore sinistro che era meno rovinato e di una tonalità blu oceano. Alzandosi rapidamente, buttò all'indietro una piega del suo mantello e cominciò a guardarsi intorno. "In ogni caso, faremo meglio a sbrigarci. Avevo ragione, è passata da queste parti."
Duplica fissò il pezzo di stoffa fra le sue dita. "Ash." Esitò. "Hai idea di quello che è successo laggiù?"
Lui chiuse gli occhi per un momento. "Io ... non so più che pensare. O nemmeno se ci voglio pensare." Scosse la testa mentre studiava ancora i dintorni. C'era un balcone più in alto sul muro del vicolo, il primo di tanti che sembravano scalare l'intero edificio. Sarebbe stato più semplice se avessero cercato dall'alto, e meno persone li avrebbero visti. Forse anche lei aveva avuto la stessa idea.
"Tieniti forte, Pikachu," disse rivolgendosi di nuovo al suo zaino chiuso. Poi prendendo una rincorsa, rimbalzò sul muro opposto con gli stivali e si spinse all'insù, afferrando il pavimento del balcone più basso e issandosi sopra. Si preparò a saltare sul prossima, e abbassò lo sguardo verso il basso per segnalare a Duplica di seguirlo. La strada era vuota.
"Qui su," disse una voce da sopra.
Alzò gli occhi per vedere Duplica che già scavalcava l'edificio, saltando di balcone in balcone. Scosse la testa ancora una volta.

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Le strade principali della città erano intasate da centinaia e migliaia di persone eccitate che urlavano tutte la loro gioia per l'imminente riforma. Molte di loro avevano dei cartelli che dicevano, "Salvate il mondo' e 'Distruggete l'oscurità' per non parlare dei diversi cartelli che mostravano la lettera 'L' della Lega dei Pokemon.
Sulla terza strada, la folla urlante fu all'improvviso fatta zittire quando il coperchio di un tombino che stava nel bel mezzo della folla esplose brutalmente verso l'alto come se un geyser sotterraneo fosse eruttato. Però, invece di caldo vapore, a provocare l'esplosione, era stato un geyser fatto di pezzi di ghiaccio a temperatura sottozero e acqua.
Le grida di gioia si trasformarono in urla di terrore mentre le persone più vicine all'esplosione si allontanavano ad anello scioccate e doloranti poichè erano state in parte congelate.
Il coperchio del tombino che era alto nel cielo si spezzò in mille pezzi di ghiaccio provocando un breve raggio di luce così intenso, che illuminò l'area circostante per due isolati. A seguire, un Maestro di Pokemon dal mantello blu uscì fuori dal buco, seguito a breve da una donna dall'aspetto pericoloso anche lei in mantello e coi capelli legati e da due Generali della Lega del Pokemon in uniforme grigia.
Suzie si guardò intorno osservando la strada intasata dalla gente e gli edifici cittadini circostanti. Alzò lo sguardo verso la cappa nera che copriva il cielo. Erano dentro finalmente. Sistemò il suo mantello nero spiegazzato e lanciò un'occhiata ai pezzetti di gelo che si erano raccolti sulle sue maniche. Corrugò lo sguardo e quelli evaporarono nell'aria emettendo un leggero sibilo.
"Muoversi, muoversi!" urlò a squarciagola una voce profonda, facendo smettere i piagnucolii spaventati della gente intorno a loro.
Suzie alzò lo sguardo e vide una compagnia di soldati della Lega bardati in armatura grigia e mantelli che si facevano brutalmente strada verso di loro fra le gente. Il soldato in comando la scorse. "Donna! E' illegale ostruire-"
Butch e Cassidy si misero davanti a lei. "Abbassa la cresta, soldato!"
Ringhiò Butch, con gli occhi marroni socchiusi mentre la mano coperta da un guanto si stringeva intorno al manico della sua spada. "Hai una qualche idea della persona a cui ti stai rivolgendo?"
"G-Generale Butch!" balbettò il soldato. Divenne ancora più pallido davanti all'espressione sulla faccia di Cassidy. "E Generale Cassidy! Ma noi tutti sapevamo che eravate morti nella battaglia finale contro i ribelli."
"Niente di più falso," Cassidy sniffò con disprezzò facendo volare di lato la coda di cavallo bionda. "Pensi davvero che una piccola forza com'era tutto quello che era rimasto della Ribellione avrebbe potuto sconfiggerci?"
Il soldato avvertì il suo sguardo da dentro l'elmo. "Non i ribelli ... ma ... abbiamo sentito delle voci secondo le quali ... il Maestro Ashura è tornato."
Rainer si mise di forza davanti a Butch e Cassidy, strappandosi il cappuccio per rivelare la sua faccia- "Basta così! Mentre voi state qui a spettegolare, vi rendete conto che una squadra di ribelli composta da Maestri di Pokemon guidati dallo stesso Maestro che hai menzionato sta entrando nella città?"
"Cosa?" ringhiò qualcuno.
Suzie si girò e vide un uomo alto e imponente con larghe spalle e capelli biondo-cenere che si faceva largo a forza tra i soldati. Indossava un lungo mantello color argento della Lega che riusciva appena a contenere le muscolose spalle. Gli occhi neri brillavano di rabbia. Con gli occhi della mente riusciva a vedere la fiamma giallo brillante che si sprigionava da lui.
"Generale Kas," lo salutò Cassidy con un sorriso compiaciuto. "Hai un bell'aspetto."
Lui la ignorò e si rivolse a Butch. "Che storia è questa dei ribelli che entrano in città?"
"Si tratta di Maestri di Pokemon Ribelli che sono sopravvissuti alla purga," replicò Butch con voce stridula. "Sembra che pensino di poter impedire a Lord Garick di invocare l'Armageddon."
Le labbra del Generale Kas si incurvarono in un sorriso malizioso. "Non possiamo permettere che succeda." Le sue labbra si appiattirono ancora di più quando gli ritornò in mente una cosa. "L'apertura al League Gate," ringhiò.
Suzie fece un passo avanti, interrompendolo. "Basta perdere tempo," disse con calma. "Generale Kas, sa qualcosa del Maestro Brock?"
Lui abbassò lo sguardo verso di lei con disprezzo. "Stupida donna, ti rendi conto che stai parlando a qualcuno con un'autorità-"
Lei socchiuse gli occhi. A quello sguardo, gli occhi di lui si sgranarono, e fece inconsciamente un passo indietro. Osservò Rainer, che fece un segno di assenso. Si girò di nuovo verso di lei e scosse la tesa. "Non sappiamo sempre più cose su di lui, " disse grugnendo. "Ma so la risposta alla sua domanda. Il Maestro Brock manca da qualche tempo ormai."
Suzie strinse i denti. Avrebbe già dovuto averlo fra le sue mani in quel momento! Era una situazione insopportabile ... se non fosse stato per Ash ... i suoi occhi brillarono all'improvviso. Dove c'era Ash ... c'era sicuramente anche Brock. Guardò gli altri. Butch e Cassidy stavano parlando al loro collega e Rainer stava guardando la folla come in cerca di qualcuno. Non aveva più bisogno di loro. Ora che era dentro la città ed era così vicina al suo obiettivo, poteva sentirlo, sarebbero stati solo un peso in più. Avrebbe trovato Brock da sola ... e avrebbe finalmente messo fine a tutto questo.
Mettere fine all'incubo.
"Date l'allarme," ordinò il Generale Kas ad uno dei suoi soldati. "E dite a quel buono a nulla del Generale Yas quello che è successo."

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"Fanno 9 monete d'oro," urlò loro la cameriera, ma nonostante ciò la sua voce si sentiva appena visto l'enorme baccano e questo benchè si trovasse a meno di un metro dal loro tavolo.
"Nove monete d'oro?" chiese James, ad alta voce mentre la cameriera piazzava davanti a lui la fila di bicchieri. "E' un furto!"
Jessie stava cercando di capire cosa stessero facendo Butch e Cassidy dalla sua sedia accanto a lui, benchè fosse difficile con la grande massa di persone sulle strade che si urtavano fra di loro e che per la maggior parte bloccavano la loro visuale dalla caffetteria all'aperto. "Paga e basta James," gli gridò infastidita.
"Quando porteremo dentro quei due, dovrebbe bastare per farci vivere da re per un bel po' di tempo." Butch e Cassidy sembravano parlare col nuovo Generale della Lega, che aveva un forte muscolatura e capelli biondo scuro quasi rapati a zero. In quel preciso momento parevano essere pesantemente sorvegliati là nella strada principale e con così tanti soldati che guardavano ... e c'era anche quel Maestro dal mantello blu, che osservava la folla. Proprio in quell'istante sembrò che guardasse dritto verso di lei, con lo sguardo freddo e cristallino che penetrava il suo nonostante le decine di persone che avevano usato come copertura. Lei si nascose immediatamente dietro un uomo grasso che si stava ingozzando con suo pranzo su uno dei tavoli che si trovava in mezzo alla linea visiva presente fra di loro.
"Cosa c'è che non va, Jessie?" chiese James mentre beveva il suo bicchiere. Spostò la testa di lato per vedere da cosa si stava nascondendo.
"Non renderlo così ovvio, stupido!" gli sibilò lei mentre appoggiava il mento sulla superficie del tavolo.
"Intendi il Maestro d'Acqua? Non sta più guardando da questa parte." Poi prese in mano la sua ordinaria tunica da civile. "E non credo che ci riconoscerebbe con questi nuovi travestimenti che stiamo indossando."
Jessie staccò la faccia dal tavolo. "Questo lo so, ma non possiamo mai essere abbastanza attenti con .. sai, i Maestri di Pokemon." Lei si passò una mano fra i rossi capelli scuri, non legati nella solita coda di cavallo, ma lasciati liberi di cadere sulle spalle. Si sentiva particolarmente a disagio col suo stesso travestimento. Un abito civile da donna che era tutto sommato stretto. Avrebbe dovuto capirlo che la donna da cui l'aveva rubato era un po' troppo bassa.
James bevve un altro sorso del suo bicchiere. "Se sei così preoccupata, perchè hai insistito a lasciare lo scemo e i suoi amici? Avremmo potuto servirci del suo aiuto."
"Oh andiamo, James. Mi rifiuto di affidarmi all'aiuto dello scemo," disse con superiorità.
"Ma pare dovremmo farlo lo stesso. Hai sentito quello che qualcuna di queste persone dice?" disse con il tono che usava nei momenti di panico. "Dicono che tranne questa città, progettano di spazzare via l'intero pianeta. Questo vuol dire niente Stato di Fucsia ... e niente Stato di Fucsia significa niente lavoratori, e niente lavoratori significa niente premio per portare dentro quei due criminali, e che avremmo speso tutto questo tempo per niente!"
"Perchè non lo dici più forte, non penso che l'intera caffetteria ti abbia sentito lamentarti," disse Jessie sarcastica. Sentì un movimento dalla strada dietro di lei e si girò, portando la testa oltre l'uomo grasso, che si stava ingozzando.
Butch and Cassidy stavano iniziando a camminare lungo la strada attraverso la folla in compagnia del generale e dei suoi soldati, e i loro capelli biondi e gli occhi acqua divennero presto bollicine nel mare delle persone. Lei spinse la sedia all'indietro, provocando il brontolio infastidito di una persona, e si alzò. "Beh, andiamo James, faremo meglio a seguirli."
James fece lo stesso anche lui ma poi sentì qualcosa nella tasca. "Penso che Persian voglia venire fuori ora. Non è più abituato a stare dentro una sfera pole, e continua a far muovere i miei pantaloni." Lei scosse la testa con un sorriso malizioso. "Beh, mi spiace per lui. Se venissimo catturati da uno qualunque di questi soldati con un pokemon, saremmo arrestati prima che un solo lamento possa lasciare le nostre labbra. D'altronde, mi sono piuttosto stufata del suo atteggiamento arrogante e almeno lì, possiamo non sentirlo darci ordini a destra e a manca." Poi dalla bocca le scappò una risata ironica ad un'altro pensiero. "Immagina. Ai civili non viene più permesso di tenere pokemon. Che barbarità."

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Trattenendo forte il fiato mentre i suoi polmoni chiedevano urlando aria, Giselle diede un un'ultima poderosa spinta al coperchio del tombino che stava sopra la sua testa, riuscendo finalmente a spostarlo dal suo posto. Il coperchio di ferro arrugginito si rivoltò e cadde con un distinto suono metallico su quella che sembrava una strada come fosse un moneta di gigante. Lei salì freneticamente quello che rimaneva dell'esile scaletta e uscì fuori nella notte.
Spalancò la bocca come un palombaro che dal profondo del amre veniva fuori dall'oceano. Meravigliosa, aria fresca! Beh, non così fresca ma comunque era meglio del tanfo che c'era laggiù. Era fredda al contatto col suo viso arrossato, ma la parte migliore era che non puzzava. Cadde con la schiena sulla strada sospirando stancamente. "Ce l'abbiamo fatta!"
"Non essere così melodrammatica," rispose seccamente una voce da dietro di lei. Giselle aprì gli occhi e li sgranò, cercando di regolare la vista al diverso tipo di luce. Le fogne erano nere come uno dei suoi vestiti preferiti. Il pensiero le fece corrugare la fronte. Tutti i suoi vestiti erano andati distrutti insieme alla base di South Lavender. Si mise per metà in piedi e si girò per guardare la forma verde arricciata che emergeva dalla stesso buco da cui era uscita lei con uno sguardo imperioso. "Beh, scusa se non sono una conoscitrice di orribili odori, Maestra Erika. Quasi *non* ce l'ho fatta. Prima il tuo Gloom e poi la fogna. Penso che il mio naso possa aver subito danni permanenti."
La figura verde arruffata finì di uscire dal buco con certo più grazia di Giselle stessa e si appoggiò sulle ginocchia. Gradualmente, la sua forma si focalizzò come quella di una donna dal mantello verde con capelli blu che arrivavano all'altezza delle spalle tenuti legati da una fascia rossa. Con un'espressione quasi annoiata sulle labbra, "Non mi lamenterei fossi in te, del mio Gloom o delle fogne, e specialmente di quelle," disse Erika con accanimento. "E' stata una fortuna che siamo persino riusciti a penetrare nel sistema o altrimenti ci saremmo perse per sempre nei Tunnel della Victory Road."
Giselle sniffò con naso, non ancora convinta. "Fortuna non è la parola esatta." Si mise del tutto in piedi e si ispezionò. Il suo camice da medico, una volta bianco, era ora quasi verde quanto gli abiti di Erika. Tranne che non era un verde naturale, ma una sorta di verde sporco. E non voleva nemmeno provare a indovinare cosa fosse quella roba marrone e viscida che si era attaccata alle sue unghie - ora quasi tutte rotte. Parecchio infastidita ora, aggiunse, "D'altronde, tu non hai di che preoccuparti. Il tuo senso dell'odorato è già danneggiato."
Erika le rivolse uno sguardo duro e sporco proprio quanto si sentiva Giselle in quel momento ma poi scrollò le spalle e sembrò lasciar perdere. Il Maestro d'Erba stava quasi per scostarsi alcune ciocche di capelli con le mani ma poi notò la stessa roba marrone viscida che copriva le sue dita e che Giselle aveva e si fermò in tempo. "Comunque, faremo meglio a nasconderci, siamo troppo esposte qua all'aperto," disse mentre si metteva in piedi.
Strofinandosi le dita in un vano tentativo di togliere lo sporco dalle sue unghie, Giselle guardò meglio il posto in cui erano sbucate in superficie. O almeno fece del suo meglio per vedere, vista l'aria nera che sembrava così fitta, che se apriva la bocca avrebbe probabilmente potuto sentirne il sapore. Tutto quanto aveva una sfumatura grigia o nera o un miscuglio del genere.
Ma distingueva abbastanza bene i lampioni posti sui lati della strada che erano ancora funzionanti, e espandevano una fioca luce nell'oscurità.
Sembrava che fossero venute fuori nei sobborghi della città all'interno del settore poco urbanizzato - case con tetti rivestiti di tegole erano in file su entrambi i lati della strada su cui si trovavano; prati verdi, alberi e un incrocio con semafori ad un limite, un parco all'altro. Benchè, a differenza dei lampioni, i semafori non dessero segno di vita, le loro luci si erano oscurate come il cielo. Naturalmente, senza veicoli funzionanti in giro, non è che ci fosse bisogno di loro. Guardando verso sud, l'orizzonte era oscurato dalla cupola. Erano finalmente dentro.
Finì la sua ispezione con una scrollata di spalle. Erika non aveva motivo di preoccuparsi. Le vicinanze apparivano deserte. Tutte le finestre delle case erano prive di luci e l'opprimente silenzio indicava che nessuno nell'intera via si trovava in casa. "Non c'è nessuno che possa vederci in ogni caso," concluse mentre tirava fuori dalla tasca del camice le scarpe col tacco. Brontolò mentre saltellava su un piede per mettere la scarpa nell'altro. "Il che è una buona cosa, dal momento che sono un disastro."
"Non preoccuparti del tuo aspetto ora, preoccupati di che faccia farai se una sentinella della Lega ci becca," disse Erika in un tono secco, sebbene i suoi occhi verde prato si stessero guardando intorno allerta alla ricerca di un qualunque segno di movimento lungo la strada. Giselle si zittì solo per farla felice. Con loro sorpresa furono premiate da un debole scalpittio di quelli che sembravano essere zoccoli di cavallo giù per la strada da ovest verso dove c'erano i semafori rotti.
"Fantini." gli occhi verdi di Erika si socchiusero. Si girò velocemente con uno sventolio del mantello e corse giù per la strada verso una casa che dava un mucchio di ombre fra le quali nascondersi. "Andiamo, Giselle, nasconditi!"
"Non sei il mio capo," disse solo per fare l'antipatica, ma la seguì lo stesso. Saltarono oltre uno steccato di legno bianco mezzo crollato e si accucciarono dietro un roseto troppo cresciuto nel cortile della casa deserta. Stette attenta a non toccare alcuno dei rami pieni di spine mentre si nascondeva, la qual cosa era in verità un'impresa vista la notte così scura e nonostante i lampioni.
Il trotterellare ritmico dei cavalli crebbe e poi riuscirono a notare le criniere brillanti di ponytas al guinzaglio guidati da soldati in mantello grigio. Si mossero lentamente lungo la strada nel loro campo visivo e controllarono con gli occhi le case sui lati come stessero cercando qualcosa.
Giselle strizzò gli occhi. Due dei soldati sembravano altamente familiari. Parevano entrambi donne. Una aveva capelli blu corti, mentre l'altra aveva capelli rossi legati a coda di cavallo ... ringhiò all'improvviso. "Quelle traditrici!"
"Calma," la interruppe immediatamente Erika. "L'aspetto può ingannare. Ricordati che ci sono più di una sola Jenny e Joy nel mondo."
Giselle scosse la testa. Ma certo. Le loro Jenny e Joy erano a Waterflower con le sorelle di Misty. Queste due ... dovevano essere con la Lega.
"Quello che ritengo più importante," bisbigliò Erika, "è quell'affare luminoso che Jenny sta studiando nella sua mano sinistra. Lo vedi?"
Si sforzò di vedere cosa stava tenendo in mano la donna dai capelli blu davanti all'altra. Una luce si accese nell'oggetto e all'improvviso lei riconobbe il piccolo marchingegno elettronico. Si lasciò sfuggire un respiro sorpreso. "E' un Silph Co EDS."
Una pausa. Poi Erika chiese in tono secco, "Va bene, ma cos'è esattamente un EDS? A differenza di qualcuno, non siamo tutti ingegneri e dottori qui ... beh, qualunque cosa tu sia esattamente."
Giselle scosse la testa con una certa condiscendenza. "Non sai altro a parte giocare coi tuoi profumi e i fiori? Un EDS è un Elemental Detection System (Sistema di Rilevamento Elementale). Non sono sofisticati come ... diciamo come i sensi di un Pokemon Proibito, ma possono rilevare alcune energie elementali e la loro fonte - pokemon o umana. Quello che viene segnalato da un umano dotato è identico alle energie dei pokemon standard dopotutto." Tirò fuori il suo stesso dispositivo di rilevazione fuori dalla tasca. "Anch'io ne ho uno, questo, e me l'ha visto usare. Ma penso che quello là che ... Jenny ... sta tenendo sia più sofisticato."
Erika corrugò lo sguardo osservando il congegno. Poi alzò lo sguardo e la fissò. "E' tutto tanto bello, ma ricordati che è stata la *mia* conoscenza della flora che ti procura le medicine che usi per curare-" Un suono acuto fu emesso dal detector dall'altra parte della strada che la Jenny della Lega stava tenendo. Brillava di una luce verde e immediatamente due dozzine di soldati poco amichevolmente armati stava voltando gli occhi nella loro direzione. Nel panico, Giselle cercò di mettere velocemente una mano sopra la bocca di Erika, ma fallì poichè la Maestra d'Erba notò le sue mani sporche e si ritrasse con un'espressione disgustata sul viso.
"Mi spiace, perciò per favore calmati!" bisbigliò Giselle con forza. Il beep del detector smise. Uno dei soldati guardò Jenny. "Vuole che vada a controllare quel cortile?" poterono sentirlo dire burbero. Il capitano dai capelli blu stava ancora studiando il detector anche se si era già spento. La sua voce arrivò a loro insieme al vento che soffiava.
"Non darti la pena di farlo. Probabilmente era solo un bulbasaur di passaggio. Inoltre, non stiamo cercando energie elementali d'Erba, ma pare il tipo Proibito. Il Generale Yas e Kas hanno detto che c'è stata un'irruzione al Victory Gate al limite più a nord della città."
Immediatamente, un visibile senso di panico attraversò tutti i soldati. "Non ci avevate detto che pensavate ci fossero dei Pokemon proibiti coinvolti!"
"Non pensavamo nemmeno che sarebbero riusciti ad entrare in città!" Gli occhi color brandy della Jenny della Lega si oscurarono. "Bene, ora lo sapete! Siete soldati della Lega o una massa di codardi piagnucolosi? Difenderemo questa città se ce ne sarà bisogno, difenderemo le vostre povere famiglie, anche se dovessimo affrontare innumerevoli demoni proveniente direttamente dall'Inferno! Manca solo una notte prima che Lord Garick completi finalmente la profezia di riformazione e poi potrete tornare a nascondervi sotto i vostri letti!"
Al castigo del loro capitano, i soldati dal mantello grigio parvero vergognarsi. Poi si drizzarono e fecero il segno del saluto. "Come desidera Capitano."
"Ed è così che dev'essere." La truppa continuò nel suo cammino verso est giù per le strade periferiche. Quando se ne furono andati, Giselle si mise in piedi e si scostò qualche filo d'erba e qualche foglia dai capelli. Sospirò. "Ci siamo andate vicino."
Erika non sembrava così rilassata mentre guardava intorno sospettosa le varie ombre intorno a loro. "Pokemon Proibiti in città? E io che pensavo che non avremmo dovuto preoccuparci di questo visto che c'era già la cupola nera che copriva la città e tutto il resto." Scosse la testa. "E l'hai sentita? E' qualcosa che non dobbiamo dimenticare. La gente qui sta solo cercando di proteggere le loro famiglie. E' normale. Naturalmente, lasciare che tutte quante le persone che non fanno parte di questa città vadano all'Inferno non è esattamente carino, ma dovremmo cercare di capire la natura umana."
Gli occhi di Giselle si socchiusero mentre una sorprendente ondata di rabbia la investiva. "Non mi interessa. Ogni vita umana è preziosa e *loro* questo dovrebbero capirlo. Sono tutti felici nel loro piccolo mondo chiuso e ignorano bellamente tutte le altre persone che non sono abbastanza privilegiate da far parte della Lega. Quella profezia è una pazzia e se loro sono d'accordo con essa, per quel che mi riguarda, stanno tenendo in mano la scure del boia tanto quanto Lord Garick e i Maestri di Pokemon."
Quando si girò, fu per trovare Erika che la fissava attentamente con occhi verdi sgranati. "Che c'è?"
"E pensare che credevo di conoscerti solo un paio di giorni fa ..."
Tossì e scuotè il viso improvvisamente accalorato. Si sforzò di agire normalmente. "Comunque, per come stanno le cose," disse con voce arrogante, "non penso che dovremmo preoccuparci troppo di essere scoperto."
Si stirò i vestiti come meglio poteva. "Dovrebbero essere più preoccupati di trovare noi piuttosto. Da quello che ho visto non sei male nella Maestria dell'Erba e io basto a mettere uomini allupati al loro posto."
Erika scosse la testa divertita come per dire che non la beveva. A sua volta ispezionò il suo mantello verde che era stato anch'esso sporcato dalla loro nuotata nelle fogne. "Quello che dimentichi, Dottore, è che ora siamo nella stessa Indigo City, il vero cuore della Lega del Pokemon. Adesso vedremo molti più Maestri di Pokemon come me ... e te ... contro di noi."
Detto ciò, corrugò lo sguardo verso i suoi vestiti fradici. Il mantello verde brillò brevemente prima di ritornare pulito.
Non convinta, Giselle si limitò a scrollare le spalle allo stesso desiderò conoscere anche lei quel particolare trucchetto. Era una di quelle cose che non le sarebbe dispiaciuto imparare col suo non desiderato potere. Ma in fondo, era una cosa sola paragonata alle molte che non voleva sapere. Finito col suo mantello, Erika si girò per fissarla. Il suo naso si storse.
"Perchè non ti pulisci anche tu? Non è difficile e dovrebbe andare bene fino a che non potremo farci un bagno decente."
Senza incontrare i suoi occhi, divenne seria. "Sai cosa ne penso della gente e dei poteri elementali. Ho già infranto la mia promessa due volte sul fatto di usarlo."
Erika era solenne. "E' la tua decisione ... e credo sia più sicuro dal momento che quelle sentinelle hanno quegli AIDS."
"Si dice EDS," la corresse, con la mente altrove.
"Ci avrei scommesso che lo sapevi."
"E con questo che vuoi dire?"
"Niente! Ora andiamo, dal momento che il centro di Indigo non si farà crescere le gambe per camminare da noi, la logica suggerisce che dovremmo affrontare il cammino per conto nostro." Si girò tenendo il peso sul tacco dei suoi stivali e corse verso il lato della strada cercando di nascondersi fra le ombre dei cespugli. Giselle mormorò fra se e se prima di seguirla a distanza ravvicinata. Il silenzio tornò nella notte.
E senza che lo sapessero, un'oscura figura le osservava dall'alto, perfettamente bilanciata sopra la cima della colonna alta e snella di un lampione che brillava appena.

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Da tetto a tetto una figura slanciata scivolava fra edifici a molti piani, col mantello a cappuccio blu che sobbalzava a ogni salto più lungo del normale.
Salto.
Passi rapidi sopra un tetto duro e concreto.
Salto.
A quell'altezza, i venti freddi che soffiavano per le correnti più alte e fra le cime delle strutture della città avevano molta più forza che a terra. Ma il suono che produceva mentre soffiava nelle sue orecchie era quasi un lamento.
Lei saltò verso il prossimo edificio, che aveva almeno dodici piani. A mezz'aria godeva della sensazione di assenza di peso mentre sembrava farsi trasportare con la corrente dai venti alti. Le faceva quasi sembrare di non essere lì. Sotto, l'oscurità delle strade cittadine era quasi avvolta nell'ombra tranne che per il debole luccicare dei lampioni. Si chiese cosa sarebbe accaduto se fosse caduta. Non sarebbe mancata a nessuno. A se stessa più di tutti gli altri.
Poi all'improvviso atterrò sul tetto successivo con un tonfo degli stivali. Strinse una piega sciolta del suo mantello con la mano destra e continuò ad andare avanti senza esitazioni.
I vecchi alloggi della Lega erano situati nella parte ovest della città.
Benchè alloggi fosse un termine inappropriato; baracche era una descrizione maggiormente attinente alla realtà. Non c'erano nemmeno case vere lì, solo condomini multipiano stretti all'inverosimile. Era stata una volta la parte 'povera' della città. Almeno nei vecchi tempi.
Raggiunse la fine del tetto e saltò giù verso il seguente edificio, col suo mantello che svolazzava sopra di lei. Dopo essere caduta rapidamente attraverso l'aria, atterrò con un rumore sordo, spaccando il cemento sotto i suoi stivali, e mantenne l'equilibrio con una mano mentre si inginocchiava.
Pur indesiderati, ricordi di Ash ritornarono ancora a colpirla come un coltello nel petto, quasi come rispettassero un orario. Pensava onestamente che lui sarebbe stato felice senza di lei che rendeva miserabile lui e se stessa.
Allontanò con la forza quei pensieri con un leggero singhiozzo mentre si metteva in piedi e continuava per la sua strada, a saltare per i tetti. Era a pezzi. Ma in fondo l'aveva saputo da tanto tempo, solo non l'aveva ammesso apertamente a se stessa. Ora aveva solo scoperto quanto fosse a pezzi. L'incontro con Valdera ...
Una luce brillante nel cielo apparve alla sinistra del suo campo visivo. Guardò appena il centro della città da dove poteva sentire il debole ronzio delle grida della gente. In lontananza, attraverso gli alti picchi degli altri edifici, era di nuovo visibile il palazzo dell'Elite dei Quattro. Era una struttura a pianta pentagonale costituita di strati di eleganti balconate. Dalla sua cima, svettava una torre sottile che si ergeva verso il cielo, e il suo apice sembrava quasi toccare la stessa cupola che copriva l'intera città. I fulmini neri che brillavano lassù sembravano riflettere sui suoi muri fatti di marmo bianco donando al tutto un effetto sinistro. L'ultima torre da usare per aprire finalmente la strada.
Una volta aveva tutto un aspetto diverso. Una volta era conosciuto come lo Stadio Indigo dove veniva tenuto il campionato della Lega di Pokemon ogni anno. Il posto dove erano nati i Maestri di Pokemon - veri maestri che si erano conquistati il loro titolo grazie al duro lavoro, allo sforzo, alla strategia e al lavoro di squadra.. Non la dinastia bastarda del vecchio sangue che aveva con così spaventosa velocità rimpiazzato i vecchi metodi, fatta di sola forza bruta e tremendo potere. Gary. Ora che lei aveva ... liberato Ash dalle sue preoccupazioni riguardo a lei, lui si poteva sul compito che aveva a portata di mano. E fermare questa tremenda pazzia. Mantenne lo sguardo fisso davanti, non doveva guardare il cielo per vedere la sua profonda oscurità.
Distruggere il mondo intorno a lui nel nome della Lega del Pokemon.
Che livello di arroganza ed egoismo doveva avere una persona per commettere un'atrocità del giorno? La nascita di un nuovo mondo, ma a quale costo? E poi, non poteva trattenere la voce sprezzante che aveva in testa e che la tormentava. Lascia morire questo mondo, disse la voce traditrice. Non vale la pena di salvare niente, d'altronde.
"Piangi, sorella? Le lacrime non ti si addicono."
Misty quasi scivolò mentre atterrava sul nuovo tetto. Guardandosi rapidamente intorno, scorse finalmente la figura slanciata dal mantello bianco che stava sopra il tetto dell'edificio adiacente. I lunghi capelli biondi scossi dal vento scivolarono sinuosamente di lato seguendo i venti alti che soffiavano fra di essi.
Con rabbia, mise la mano dentro il cappuccio per trovarvi una leggera umidità nelle sue guance e la asciugò subito. Sorvegliò l'area. Gli edifici non erano più così alti paragonati alle strutture del centro della città. Condomini di appartamenti oscuri e vecchi abbondavano nelle strade sottostanti. Non si era resa conto di essere arrivata alla sua destinazione.
Ritornò con lo sguardo a sua sorella. Valdera era in piedi sopra l'orlo di un edificio leggermente più alto e guardava giù verso di lei. Le vesti leggere e bianche che la coprivano erano leggere e non si alzava un pelo sulla sua pelle liscia nonostante l'aria fredda. Loro due non erano mai state particolarmente influenzate dal freddo.
Misty buttò il cappuccio all'indietro, lasciando che il vento prendesse sia quello che i suoi capelli, facendoli volare di lato come quelli di sua sorella.
"Posso piangere se voglio," disse piano.
Valdera si inginocchiò un poco, poi saltò dall'altra parte e si unì a sua sorella sopra il tetto. Sembrava quasi volteggiare, I suoi vestiti leggeri catturati dall'aria in quel modo, mentre attraversava il vuoto che c'era fra di loro. E non ci fu nemmeno un suono quando i suoi piedi nudi toccarono terra. Sua sorella si girò per guardarla, entrambe stavano ora a poca distanza l'una dall'altra, con occhi color acqua identici ai suoi che brillavano appena.
"Ma in fondo, questa non è la tua festa, Mistaria?" disse, mentre le labbra disegnate si attorcigliavano in un sorriso beffardo.
"Risparmiami le banalità, Vally," replicò Misty, lasciando brillare i suoi stessi occhi. "Ho ricevuto il tuo messaggio. Ora mi dici che sta succedendo, o vogliamo stare qui a lanciarci insulti avanti e indietro?"
"Vally," ci riflettè sopra mentre scuoteva leggermente la testa, e i lunghi capelli biondi si lasciarono catturare ancora di più dal vento e presero a fluttuare sinuosamente al lato della sua testa.
"Non mi chiamavano in quel modo dalla notte in cui ho lasciato Cerulean City."
A quel ricordo, Misty quasi soffocò. "Lasciato? Pensavo fossi morta! Tutti l'hanno pensato. Sei caduta nel fiume ..."
"Solo per il fatto che odiavo nuotare, non significava neppure che ero un incompetente. D'altronde, non ne eri felice?"
"Felice? Come hai potuto pensare che fossi felice?" Crebbe dentro di lei una sensazione di oltraggio. "Come hai osato pensare una cosa del genere? Proprio tu avresti dovuto sapere che ti volevo bene. Per tutte le volte che mi sono messa dalla tua parte davanti a Mamma e Papà. Per tutte le volte che ci siamo unite contro Daisy, Lily e Violet. Dannazione, eravamo gemelle!"
Guardò l'espressione di sua sorella. La notte in cui Valdera era sparita avevano sette anni. Erano identiche in tutto, tranne per il diverso colore dei capelli. Ora, sedici anni dopo, anche se erano diventate entrambe adulte, era ancora la stessa cosa. Il viso di Valdera era ancora uguale al suo, gli stessi occhi, lo stesso naso, le stesse guance, la stessa bocca con il tocco di rosa; che andava giusto giù a toccare la guancia destra quando sorrideva. Osservò il corpo di sua sorella, coperta da larghi abiti bianchi e sottili. Anche le loro figure erano identiche. Portava persino i capelli legati allo stesso modo, esattamente della stessa lunghezza, lasciati sciolti a coprire le spalle e la schiena.
Però naturalmente, i capelli di Valdera erano ancora dello stesso colore dorato di allora, e i suoi invece erano rossi - le tonalità erano solo un poco più scure ora.
Probabilmente per far coppia con le tonalità delle loro anime.
Qualcuno avrebbe potuto pensare fosse una cosa sinistra il solo sapere che c'era un'altra persona in giro che condivideva il tuo stesso viso. Ma per un gemello, era semplicemente il modo in cui giravano le cose. Erano cresciute in quel modo.
"Gemelle? Siamo molto più di così, Mistaria. Molto di più." La bocca di Valdera di storse. "Per esempio, io so che tu non hai mai creduto che io fossi morta. Quando mi hai visto in seguito per la prima volta, non eri molto sorpresa. Sei rimasta più sorpresa dal sapermi nella Lega, e dopo aver saputo del mio elemento, semmai."
Misty sgranò gli occhi. Non aveva mai abbandonato la speranza che sua sorella fosse viva, e anche se non lo aveva mai detto a nessuno, di tanto in tanto aveva fatto ricerche nella speranza di trovarla. Comunque, ora che ci pensava, chissà come dentro di se sapeva che se sua sorella fosse morta, lei lo avrebbe sentito … in un qualche modo. "A-aspetta," balbettò, "che intendi quando dici che siamo più che gemelle?"
Valdera sorrise maliziosa. "Come pensi abbia rimosso il tuo legame di sangue con Ashura?"
Qualcosa di ruppe dentro di lei e i suoi occhi brillarono di luce viva. "Allora eri davvero tu a South Lavender." Parlava piano ma con rabbia mortale.
"Era bravo quanto me lo ricordavo." Valdera abbracciò se stessa attorno alla vita snella e buttò all'indietro I capelli biondi con un movimento del collo. "E sembra che si sia ricordato di me visto quanto gli è piaciuto riavermi di nuovo."
L'aria scese di alcuni gradi mentre Misty la guardava. Lentamente cominciò a uscire nebbia dalle loro bocche mentre respiravano. Poi lei si lasciò scappare un leggero sorriso.
"Stai mentendo. Era privo di conoscenza in quel momento."
"Ah, ma è l'inconscio che non mente." A chissà quale pensiero, il corpo di Valdera brillò all'improvviso con una luce bianca, illuminando l'intero tetto come fosse un razzo che era esploso. Un candore bianco cominciò ad emettere da lei in un'aura di mortale elettricità mentre il suono di fulmini sibilanti permeava l'aria. Stivali bianchi si formarono sopra i suoi piedi nudi, così come il suo lungo mantello da Maestro che andò a coprire i suoi abiti.
"Il che mi porta alla ragione principale per la quale ti ho chiamato qui," continuò in tono furioso. Sorprendentemente, i suoi occhi blu erano bagnati da lacrime non ancora versate, rivelate ora dall'intensità della sua aura. "Benché tu dica di volermi bene, io sono diversa.Odio nostro padre, odio nostra madre, odio le nostre sorelle … ma più di tutti, ODIO TE."
Infine con un urlo, aprì il palmo della mano e lo tese in alto, facendo esplodere fiammate di vivida luce nell'oscurità e Misty si salvò appena dall'esserne accecata, buttandosi davanti al viso una piega del mantello; poi saltò via. Dopo aver completato il salto, un singhiozzo arrabbiato che proveniva da qualcuno davanti a lei la avvertì dell'intento di Valdera e saltò all'indietro, alto nel cielo, scostandosi il mantello dagli occhi. Aveva visto giusto, poiché Valdera si era materializzata sotto di lei, esattamente nel punto da cui era appena scappata, e le aveva indirizzato un calcio a scure dall'alto che mancò lei, ma prese contatto invece col materiale del pavimento del tetto. Il colpo era così potente che il cemento sotto il suo piede parve dissolversi in mille pezzi di shrapnel grigio e roccioso e aria pressurizzata che andavano dappertutto.
La forza dell'esplosione la spinse più indietro di quanto Misty avesse calcolato e all'improvviso si ritrovò senza un tetto su cui atterrare. Pensando velocemente, completò una giravolta su se stessa per stabilizzarsi e lanciò un colpo d'acqua verso un condominio alla sua destra. Nell'istante in cui la colonna di liquido colpì, lei la congelò dandole la forma di uno scivolo, vi girò intorno con una mano e salitaci sopra si lasciò scivolare con gli stivali verso l'edificio che aveva colpito.
Era una faccenda seria, pensò Misty, scossa, mentre girava la testa in cerca della sorella. Il tetto su cui l'aveva vista per l'ultima volta non era altro che un mucchio di polvere. Se il calcio l'avesse colpito, ora starebbe respirando direttamente dai polmoni. Mai prima d'ora Valdera l'aveva attaccata con serie intenzioni di ucciderla.
I suoi sensi urlarono all'improvviso. Senza sapere esattamente perché cominciò a scendere in picchiata lungo lo scivolo che aveva costruito, mettendo la testa avanti per prima, proprio quando Valdera si teletrasportò nell'aria proprio sopra di lei e distrusse la sua costruzione di ghiaccio con un colpo a due pugni che era diretto alla sua testa.
L'aria era fredda, passando per il suo viso e sventolando il suo mantello, mentre lei continuava a scendere e mirava a una delle molte finestre dell'edificio più vicino. Nell'ultimo istante, portò le mani in avanti, spezzando il ghiaccio e interrompendo la sua caduta con alcune giravolte in avanti seguite da una scivolata sopra il pavimento duro e legnoso dell'appartamento. Non riusciva a vedere mentre mobili di legno si rompevano e lei cercava di fermare la sua corsa. Finalmente, piantò entrambi le mani al suolo e si buttò coi piedi verso il muro più vicino, vi rimbalzò e atterrò sopra un divano, riuscendo finalmente a fermarsi.
Valdera passò per la finestra poco dopo di lei, fece un paio di giravolte e atterrò dolcemente. Stava minacciosamente ferma, la sua forma coperta dal mantello bianca era luminosa nell'oscurità dell'appartamento abbandonato. I suoi capelli svolazzavano al ritmo con vento freddo che stava ora soffiando nella stanza attraverso il pannello di vetro spaccato dietro di lei.
"Piantala di fare così."
"Di fare cosa?"
"QUESTO!"
Saltò anche prima che Valdera portasse la mano destra in avanti inviando una scarica di accecante elettricità ai suoi piedi. La luce scintillante fece arrostire le suole dei suoi stivali mentre lei si aggrappava ad una lampada sul soffitto e scappava via. Stranamente, si sarebbe aspettata di essere ferita vista la vicinanza del colpo, ma non sentì niente oltre all'atteso calore.
Qualcosa di bianco passò come un flash davanti a lei mentre stava spostandosi, ed era pronta anche a quello, quando sua sorella le si mise in mezzo per intercettarla con un calcio a mezz'aria. Senza pensarci, la bloccò con l'avambraccio, saltellò sul posto e si spinse all'indietro con entrambi i piedi, usando la gamba di Valdera come trampolino. Sua sorella spalancò la bocca per la sorpresa quando perdette l'equilibrio e fu scaraventata all'indietro. Entrambe fecero una capriola all'indietro mentre cadevano l'una lontana dall'altra e atterravano simultaneamente, entrambe in ginocchio.
L'aria era fredda e silenziosa, tranne per il l'ululato del vento fuori e il suono del loro respiro affannato mentre si osservavano l'un l'altra con occhi blu fiammeggianti.
"Posso capire mamma e papà …. E forse anche le nostre sorelle maggiori. Ma perché odi anche me così tanto?" chiese Misty piano.
"Non l'hai ancora capito?"
"No!" gridò all'improvviso. "Hai una qualche idea di come mi sono sentita la prima volta che ti ho nuovamente rivista, dopo che ho saputo con certezza che eri viva, e che stavi allegramente aiutando Gary a finire quello che era rimasto di Cerulean City e stavi cercando i ribelli come me per ucciderli?"
Valdera socchiuse gli occhi. "Quella era vendetta. Ho passato l'inferno solo perché ero diversa, solo perché non ero come tutti gli altri, col loro stupido amore per l'acqua. E tu … eri la peggiore di tutti. Sei solo una traditrice."
"Di che stai parlando? Ti ho sempre difeso! Quando gli altri bambini sparlavano alle tue spalle, ero io quella che metteva loro un po' di saggezza in testa. Come pensi che mi sia guadagnata la fama di maschiaccio?"
"Forse, ma ti sei venduta lo stesso." I suoi occhi brillarono all'improvviso come sapesse qualcosa di nascosto. "Ti sei affidata alla tua Maestria d'Acqua quando eri capace di molto di più. I nostri geni di Maestri d'Acqua sono l'anello debole del nostro sangue. Il difetto di nostro padre. E sarebbe stato il difetto anche di nostra madre." Fece una smorfia. "O della nostra presupposta madre. Grazie al diavolo non lo era o saremmo state proprio come quelle oche delle nostre sorelle maggiori .. o non saremmo esistite affatto che è sicuramente un opzione migliore."
Lo shock le fece spalancare la bocca. "Che dici, perché la nostra presupposta madre? Lei era nostra madre!"
"Hai vissuto con loro più a lungo di me e ancora non l'hai capito? Nostro padre, per quel testardo cinghiale che era, non era così virtuoso dopo tutto. Ha avuto un'amante. Noi siamo il risultato."
I suoi occhi si chiusero. Qualcosa dentro di lei voleva negarlo, le diceva che Valdera stava solo dicendo bugie … ma per la prima volta nella sua vita, tutto quadrava. Sembrava spiegare tutti quei pensieri fastidiosi che aveva avuto per tutta l'infanzia … calzava troppo perfettamente per non essere vero. Ma … ma allora … chi era la loro vera madre?
"Ed è QUELLA la domanda, cara sorella," disse Valdera ad alta voce, "insieme a quella che chiese chi era il padre del nostro caro Ashura."
I suoi occhi si spalancarono e lei si mise in piedi con una scossa violenta del mantello. "Che sai del padre di Ashura?"
Valdera si mise anche lei in piedi dalla sua posizione accucciata. "Ehi, ehi, ti interessa."
"Come diavolo sai così tanto?"
Lei rispose con un sorriso per niente divertito.
"Il resto della Lega lo sa?"
"Lord Garick sì … perchè pensi che vi abbia lasciati entrare così facilmente? Ha bisogno di Ashura …" Una luce ben poco sacra brillò nelle sue pupille mentre diceva il resto. "Ed è la ragione per cui devo ucciderlo."
Il tempo sembrò fermarsi. Poi riprese la sua corsa, incredibilmente veloce.
"Al diavolo che lo farai."
La sua figura brillò di un violento blu scuro mentre lei esplodeva in avanti con così tanta forza, che il pavimento di legno sotto di lei si spaccò.

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Il debole suono della baldoria che c'era in strada arrivò su fino a loro mentre saltavano da un edificio all'altro nell'oscurità della notte artificiale.
Ash starnutì quando il vento gelato passò sopra le sue spalle, facendo scendere il suo cappuccio e il suo mantello dietro di lui. Gary aveva fatto le cose per bene, pensò lui, alzando lo sguardo verso la cupola protettiva che copriva la città. Se si concentrava poteva calcolare le complesse scariche di pura ombra che c'erano volute per farla. Questo fatto lo preoccupava. Sembrava che il suo vecchio rivale avesse in un qualche modo acquisito la conoscenza e il potere dell'elemento proibito che lui aveva pensato fino a quel momento essere solo suo… Chiuse gli occhi per il dolore. Insieme ai Pokemon Proibiti che erano stati richiamati in quel regno. Il potere della profezia? Sapeva che Gary era predisposto all'elettricità proprio come lo era lui, ma ora anche questo? Non andava bene.
Duplica saltò sul tetto dell'edificio che le stava davanti, col mantello viola e I capelli blu che svolazzavano nel vento dietro di lei. Ash la seguiva da vicino, e il suo stesso salto lo portò dall'altra parte proprio dietro di lei.
Duplica rivolse uno sguardo oscuro al centro della città dove veniva generato la maggior parte del rumore.
"Idioti. Urlano il nome di quel matto come se lui fosse la risposta a tutti i loro problemi. Ma è solo un assassino."
Ash si sorprese di trovarsi a volerlo difendere. "Gary vuole solo il meglio per questa città." Strinse i pugni. "Ma credo che questo non scusi il fatto che è pronto a sacrificare tutti gli altri così che solo la sua città possa avere un mondo ricostruito tutto per se."
"E questa è un'altra cosa che non ha senso. L'intera profezia Proibita include la fine del mondo … non c'è niente che indica che ci sarà una rinascita."
Ash scosse la testa, anche se sapeva che Duplica non poteva vederlo, visto che era davanti a lui. Mancava qualcosa, lo sapeva.
Poi fece un respiro, facendo uscire il pensiero preoccupante dalla sua mente.La cosa importante ora era trovare Misty. Sapeva che c'erano vicini.
L'enorme sensazione che aveva di lei era così forte nell'aria.Normalmente poteva percepirla, dal momento che la conosceva così bene, ma per una qualche ragione, c'erano segni sufficienti per pensare che ce ne fossero due di lei.
"Perché Misty si sarebbe diretta verso la periferia della città?" si chiese ad alta voce anche solo per fare conversazione con Duplica che gli stava davanti. Misty non era l'unica persona di cui si stava preoccupando. Era preoccupato anche per Duplica.
Ma lei si limitò a grugnire qualcosa di incoerente e lo ignorò.
Lui rimase in silenzio, sentendosi a disagio. Duplica non era ancora se stessa.
Sin da quando si era svegliata, sembrava quasi che … lo odiasse. Beh, magari non da quando si era svegliata, c'era stato un breve momento in cui era sembrata se stessa … poi si era irrigidita come se fosse un ospite particolarmente sgradito. Fissò il retro della sua schiena mentre lei mostrava la strada. Incontrava di rado il suo sguardo ormai e preferiva camminare davanti a lui o dietro di lui.
"Duplica, mi odi?" chiese lui all'improvviso.
La sua corsa sopra il tetto si interruppe all'improvviso e lui quasi le finì contro la schiena.
Si grattò il retro della testa. "Voglio dire … se c'è qualcosa che ho fatto …o se … so che avrei dovuto proteggerti da quella strega, Agatha-"
"Ash, cosa ricordi della tua infanzia?" chiese d'un tratto Duplica, senza girarsi.
"Beh, lo sai," disse lui, confuso. "Me ne sono andato di casa a dieci anni nel solito viaggio d'allenamento."
Lei si girò per guardarlo appena in faccia, sebbene I suoi occhi marroni non incontrassero ancora I suoi. "Non quello, voglio dire prima. Quando eri solo un bambino."
Il suo sguardo si fece scuro. "Beh … sai che io e mia madre vivevamo nella piccola fattoria di Pallet … era dura farcela, ma la aiutavo con le verdure che facevamo crescere e vendevamo-"
"Che mi dici di tuo padre?"
D'improvviso una furia cieca crebbe dentro di lui. "Non ho un padre," ringhiò. Poi sgranò gli occhi, un poco confuso dalla sua stessa reazione. "In verità, devo aver avuto un padre, se no, non sarei qui, no?" Rise, ma sembrava una risata forzata persino a lui. "Ma onestamente, non ricordo. Deve essere morto quando ero un bambino. La Mamma non ha mai parlato di lui."
Duplica lo guardò negli occhi e questa volta non era uno sguardo freddo. Erano occhi confortanti e marroni. Lui sgranò gli occhi. Ora si ricordava a chi somigliava il suo sguardo. Per forza gli era sempre piaciuta. Gli ricordava di-
"Io non ti odio, Ashy," disse lei, spezzando i suoi pensieri. "Anche se vorrei farlo. Sarebbe più facile." Pi si girò di nuovo e saltò, col mantello che sventolava in aria, giù fino al tetto del ristorante abbandonato che c'era sotto prima che lui potesse dire qualunque cosa.
Ancora confuso, Ash non la seguì subito, ma la osservò sparire dalla sua vista dietro le mura di una scala che portava giù dentro nell'edificio. Perchè Duplica si era improvvisamente interessata nella sua famiglia e nel suo passato? Non aveva senso. Aveva sempre evitato di parlare di cose come quelle prima e lui aveva pensato che si sentisse a disagio con l'argomento perchè lei stessa era orfana. Si ricordava di averla accettata volentieri a casa sua prima che le guerre cominciassero, e lei sembrava stare bene lì come se fosse appartenuta a quel luogo.
"Beh, meglio non rimanere qui a ricordarmi le cose come un vecchietto," disse ad alta voce.
"Pika," concordò Pikachu dallo zaino, un poco annoiato.
"Beh amico, non devi ascoltare i miei pensieri se ti annoiano."
Saltò la distanza che c'era fra i due tetti, sopra le strade scure e i vicoli sottostanti, sentendo il duro vento freddo mentre soffiava i suoi capelli all'indietro e li allontanava dai suoi occhi ...
E dell'acqua scrosciò sotto i suoi piedi quando atterrò. All'istante sentì che c'era qualcosa che non andava mentre abbassava lo sguardo e notava che l'intero tetto era pieno di acqua, che usciva da una tubatura rotta vicina alla scalinata nel mezzo. L'acqua fuoriusciva dai bordi dell'edificio come una cascata dal momento che c'era un terreno completamente bagnato che pareva una pozzanghera di una profondità di almeno due pollici.
"Non posso dire che tu sia il benvenuto, Ash," disse freddamente una voce dietro la scalinata. Il proprietario venne fuori tenendo in mano una satana incurvata puntata al collo di Duplica che teneva davanti a lui come ostaggio.
"Generale Yas," disse Ash, facendogli sapere che lo aveva riconosciuto. "Suppongo che finalmente ti sei ricordato di me."
"Ti stai complimentando da solo." Gli occhi del Generale brillarono d'argento come la lama di una spada. "Non sei degno della mia attenzione. E' stato il Generale Kas che ha dato l'allarme e mi ha detto che eri probabilmente tu che eri entrato per il League Gate. I Maestri lasciati a guardia lì sono cadaveri inceneriti. Ho semplicemente fatto due più due. Avrei dovuto capirlo che era opera tua, Assassino." Disse quel nome con profondo disprezzo come se parlasse di una lumaca invece che di un assassino.
Ash ignorò l'insulto e si aggiustò con nonchalance i guanti neri privi di dita. "Puoi farli uscire ora."
"Come vuoi." Yas fece un fischio, e dalla scala antincendio sull'altro lato del tetto arrivarono dozzine di Allenatori della Lega armati di sfere poke e spade. Dall'altra parte, un Maestro di Fuoco che indossava una mantella rossa e un Maestro di Terra vestito di marrone uscirono saltando dai loro nascondigli sui lati dell'edificio.
Ash non riconobbe nessuno di loro, quei Maestri sembravano giovani e appena sopra l'età in cui ci si prendeva le proprie responsabilità. Quindi non erano dei suoi tempi. I due lo fissavano arrogantemente come se fosse un topo che stava per essere divorato dai gatti che senza dubbio pensavano di essere loro. Allora erano proprio troppo giovani.
"Un altro," gridò con impazienza.
Il suono di ciottoli che cadevano dietro di lui lo fece girare e non fu sorpreso di notare una donna vestita di nero e adornata con gioielli d'argento che arrivava fluttuando oltre il bordo del tetto e si posava a terra. Quello da cui fu sorpreso fu la reale identità della telepatie che aveva bloccato i suoi sensi. Allora erano cauti dritto in trappola.
"Cassandra?" disse lui, e la sua voce era strozzata per il tradimento subito.
La donna dai capelli blu scostò lo sguardo dai suoi occhi. "Mi dispiace molto Ash. Ma ... conosci mia nonna. Non sopravviverebbe senza questa città. Devo alla Lega la mia lealtà."
Si girò furioso verso il Generale Yas che teneva ancora Duplica in ostaggio dietro la sua spada. Rise amaramente. "Sei fuori di testa se pensi che questa cosiddetta riforma risolverà tutti i tuoi problemi. Se continui a fare ciò che quell' … idiota di Gary ha proposto, farete tutti parte di un complotto per un omicidio di massa."
Yas rise con un'amarezza che si equiparava alla sua. "Tu osi accusarci di questo? Tu che hai ucciso così tanta gente, che dubito ricordi quante siano? Non hai avuto il tuo soprannome dando le caramelle ai bambini." Abbassò gli occhi grigi verso la guancia di Duplica che era rimasta in silenzio per tutto il tempo. "E chi è questa? Mi sembra familiare anche se non posso dire che ci siamo incontrati. Un'altra dei tuoi seguaci? La sacrificherai facilmente così come hai fatto con mia figlia?"
Ash prese fiato. "So che sono colpevole di omicidio, e dopo questa storia, probabilmente brucerò all'inferno e ne sarò grato, ma non ho sacrificato Yasmine come tu erroneamente credi! E' morte da eroe nelle Guerre Oscure, dandosi di sua spontanea volontà, io non ho niente a che fare con quella storia. Ha salvato innumerevoli vite. Perché ancora non riesci a riconoscerle l'onore che le spetta?"
"Onore?" ringhiò Yas. "Non puoi goderti l'onore se sei morto!" Poi tossì, ricomponendosi. "Ora apri il tuo zaino e manda il tuo pikachu da questa parte, o taglierò la gola di questa ragazza," disse in un tono pericolosamente tranquillo.
Ash cercò disperatamente una via di fuga, ma non riusciva a pensare a niente. Yas aveva pensato a tutte le evenienze da esperto Generale qual era. Se inviava loro una scarica di elettricità, l'acqua nella quale stavano tutti avrebbe fatto male anche a Duplica. Yas sapeva che non avrebbe mai messo in pericolo di sua volontà i suoi amici … anche se naturalmente sua figlia era un'eccezione. Se cercava di attaccare fisicamente, sapeva che stava tenendo Duplica in ostaggio. Se cercava di fare qualcos'altro, Cassandra e gli altri Maestri di Pokemon e allenatori sarebbero stati su di lui all'istante. E una volta che avesse consegnato Pikachu, sarebbe stato meno forte della metà e una facile preda per il numero di persone che aveva contro.
Ma quello che Yas non aveva considerato era Duplica stessa. Specialmente dopo che lei aveva notato i vestiti neri da telepatia che Cassandra stava indossando. I suoi occhi marroni esplosero diventando di uno spaventoso colore oro.
Urlò. "Io … non … sarò … controllata … MAI PIU'."
"Cosa ...?" Yas urlò per lo schock mentre il corpo di Duplica si scioglieva in acqua e passava attraverso di lui e finiva dietro la sua schiena, e poi di nuovo con la sua forma, metteva la sua stessa mano sulla sciabola della katana, sopra il suo stesso pugno guantato, minacciando di tagliare il suo di collo. Aveva completamente cambiato la situazione, ora era lei che lo stava tenendo in ostaggio.
I due Maestri di Pokemon fecero un passo in avanti, con le mani che cominciavano a luccicare.
Duplica girò rozzamente il corpo di Yas verso di loro. "Un altro passo e giuro che staccherò la testa del vostro Generale dalle sue spalle!" I Maestri smisero di avanzare.
"Ragazza …" disse Yas, con voce tremendamente arrabbiata," Non verrò usato in questo modo!"
Il suo corpo brillò di verde e un cumulo di polvere le esplose davanti al viso.
Duplica barcollò assonnata e Yas riuscì a liberarsi, portando la sua katana con se nel processo, quindi la colpì con la katana. Ma incredibilmente, gli occhi di Duplica si assottigliarono e invece di schivare il colpo, lei spinse la spada lontano con un braccio, improvvisamente diventato acciaio durissimo, e spinse all'indietro il Generale con un calcio e un sfarfallio del mantello.
Ash era completamente sorpreso, non aveva idea che Duplica potesse compiere una simile mossa, ma fu presto indaffarato con problemi più importanti quando i Maestri di Fuoco e Terra si girarono nella sua direzione, facendo già scorrere il potere dei loro elementi nelle palme spalancate, E come se non bastasse, il suono di energia che veniva rilasciata riempì l'aria quando dozzine e dozzine di Pokemon della Lega furono lanciati fuori dagli Allenatori con l'accompagnamento di luci rosse. Mandò via le braci di fuoco con la mano destra, mandandole alte in cielo, e sparò una lieve scarica in acqua attraverso i suoi piedi, abbastanza per far alzare elettricamente una piccola che arrivava all'altezza del suo petto e che lo copriva dagli attacchi di Terra che gli erano stati gettati contro.
"Charmeleon, Fuoco!"
"Sandslash, Getto di Roccia!"
"Beedrill, Veleno!"
Saltò in aria, e il cemento che era sotto di lui si disintegrò all'istante quando dozzine e dozzine di attacchi di Pokemon colpirono lo stesso punto, mandando pezzi di pietra, ciotoli e gocce d'acqua dappertutto..
Sotto, Cassandra fissava Duplica e cominciava a mormorare sottovoce, mentre le mani si muovevano disegnando gesti nell'aria di fronte a lei.
Duplica produsse un urlo animalesco e si trasformò in una bestia di tremenda distruzione che creò un cratere profondo nel tetto. Il Generale Yas gridò di dolore mentre veniva buttato all'indietro dal colpo; il fuoco di lei l'aveva colpito malamente. Una furiosa Moltres prese il volo per i cieli scuri per la nebbia con un battito delle grandi ali, l'uccello leggendario brillante di fuoco illuminava l'oscurità come un sole. Urlò il suo verso, e un'enorme pila circolare di fiamme calde come lava uscì dal suo becco aperto dirette alla donna incantatrice. Cassandra urlò per la paura quando capì che non avrebbe completato il suo incantesimo in tempo.
"Duplica, no!" gridò Ash mentre atterrava dopo il suo salto, rivolgendo la sua attenzione ai Maestri e alla donna che era stata una dei tanti suoi vecchi amici. Attacchi elementari gli furono lanciati in risposta.
"Pikachu, coprici ora!"
"Pikaaa!" gridò Pikachu mentre saltava fuori dallo zaino e generava un campo di forza fulminante blu-nero, che li protesse entrambi a mezz'aria. Gli attacchi dei Pokemon andarono a sbattere contro di quello al suono di una grandinata.
A sua volta, Ash puntò le mani contro Cassandra e si concentrò velocemente. Un campo elettrico fatto da lui si formò in uno sfavillio di fulmini e prese la forma di una cupola sopra la donna spaventata. Il Getto di Fuoco di Duplica vi rimbalzò sopra e continuò di lato come un raggio di luce riflesso sul lato di un edificio in lontananza. Mezzo secondo dopo, l'intero edificio cominciò a bruciare col suono di una tempesta e iniziò a sciogliersi su un fianco come una candela.
Ash atterrò dal suo salto con un tonfo in acqua sul tetto ancora bagnato, mentre Pikachu atterrò sulla sua spalla.
"Continuate a colpire!" ordinò con rabbia il Generale Yas, ancora accasciato sul cemento fradicio nel punto in cui Duplica lo aveva spinto con la sua trasformazione. Sotto l'ordine dei loro Allenatori, le dozzine di Pokemon della Lega spararono ancora una valanga di attacchi elementari. Da parte loro, i Due Maestri, avendo capito che sarebbe stato più difficile del previsto, fecero uscire i loro Pokemon dalle sfere poke nascoste sotto i mantelli, rispettivamente un Rhyrorn e un Charizard che ruggirono entrambi all'unisono mentre venivano liberati. Il Rhyhorn scalpitava nel tetto bagnato, con la testa abbassata mentre iniziava a fare il suo verso come se sentisse dolore per l'acqua che gli arrivava agli zoccoli mentre il Charizard sputava fuoco dal muso e spiegava le ali preparandosi a prendere il volo.
Sirene e urla spaventata riecheggiavano in lontananza. Già poteva sentire numerose fonti di energia che si dirigevano dalla loro parte. Ash eresse disperatamente un nuovo muro di elettricità davanti a se usando il suo legame con Pikachu come potenziamento. Fermò la maggior parte dei colpi dei Pokemon della Lega ma non aveva fiducia che avrebbe resistito un minuto di più una volta che i due Maestri e il Generale avessero cominciato a coordinare i loro attacchi.
Era ora di andare.
Duplica-Moltres stava volando alta sopra di loro, ancora gridando il suo dispiacere per il salvataggio di Cassandra.
Era al sicuro.
Perfetto.
Saltò alto nell'aria e indicò il tetto bagnato.
"Pikachu, Tuono Schock!"
"PIKA!"
Una luce paralizzante esplose dappertutto.

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Il pavimento di legno si spezzò, il vecchio intonaco crollava intorno a loro, e i mobili si spaccavano mentre Misty continuava ad attaccare furiosamente, mentre Valdera si ritraeva, sorridendo mentre schivava o bloccava ognuno dei suoi colpi.
Pugno, salto-pugno, calcio, calcio, giravolta, pugno, calcio. Continuava a picchiare, con lo sguardo annebbiato e le labbra chiuse in una linea sottile. Le braccia e le gambe di Valdera erano sfocate mentre lei pareggiava il numero dei suoi pugni e contrattaccava ai suoi calci con altri di sua fattura. Andava avanti così da più di mezz'ora.
Non aveva senso. Per niente. Perché Valdera dovrebbe voler uccidere Ash, quando da tutto quello che sapeva fino a ora, sembrava tenerci a lui? E perché lei non riusciva a mettere a segno nemmeno un singolo colpo? Quando prima aveva evitato tutte le mosse di Valdera, aveva pensato di essere una buona avversaria per lei, ma ora sembrava quasi l'opposto.
"Perché Gary ha bisogno di Ash?" disse affannata fra i calci e i pugni.
Valdera ignorò la domanda mentre si difendeva, e invece disse, "Combatti bene." La sua espressione divertita sparì mentre sembrava esaminare le sue mosse criticamente. "Il tuo stile di combattimento è molto familiare." Misty calciò verso l'alto poi lasciò cadere la gamba all'ingiù in una sforbiciata che fu anch'essa bloccata. "Sei tornata e hai completato il tuo allenamento, non è vero?"
"Certo che l'ho fatto! Tu ed Ash non siete stati gli unici a combattere nelle Guerre Oscure!" Tentò diversi calci laterali ma fallì ancora nel rompere la difesa di Valdera. "Pensavo che magari fossi semplicemente andata via a piangere. Ti ha tradito, non è vero? Ecco perché te ne sei andata. Non potevi sopportare il pensiero di essere messa da parte, perciò te ne sei andata prima che potesse farlo."
Misty rallentò il suo attacco scioccata. "Come lo sai?" Poi singhiozzando per la rabbia, saltò da un muro all'altro per un attimo prima di venire giù verso di lei con un potente calcio aereo.
Gli occhi di Valdera brillarono di un tremendo blu. "Mistaria, non ti ho già detto che siamo più che gemelle!" urlò mentre afferrava la gamba tesa di Misty e poi la faceva girare intorno con forza usando contro di lei la sua stessa spinta per spingerla contro il muro. "E' talmente peggiorato ora, che le tue emozioni si stanno trasmettendo a me!"
Trasmettendo a lei? Valdera stava leggendo la sua mente? Incapace di fermare il suo volo, Misty si girò a mezz'aria per livellare i suoi piedi contro il muro mentre vi finiva sopra in un'esplosione di legno, intonaco e detriti. Poi all'improvviso era fuori sospeso nel vuoto, nel cielo nero, visto che era stata scaraventata fuori dall'edificio. L'aria gelata fece volare il suo mantello con forza.
In fretta, afferrò il distintivo a forma di stella attaccato sul petto del suo mantello, lo premette una volta, poi lo buttò nell'aria davanti a lei.
"Starmos, scelgo te!"
Il viso color rubino del suo pokemon stella brillò di rosso e si allargò fino alla sua reale stazza e la afferrò giusto in tempo. Misty si aggrappò alla sua schiena mentre il pokemon scendeva in picchiata e poi saliva, mancando per poco un tetto troppo basso.
Valdera la fissava dal buco creatosi nell'edificio, il suo mantello bianco era brillante per la rabbia. "
"Puttana!" Con la mano produsse un movimento complesso e la luce uscì dalle sue dita, trasformandosi poi nel suo pikachu femmina con occhi verdi che si sistemò sopra il suo polso. "Piccola mia, distruggila! Fulmine radiante!" La buttò alta in aria.
Gli occhi verdi del Pikachu la fissarono mentre si librava in aria come una pallottola. "Pikaa …" ringhiò furiosa in una contrastante vocina dolce mentre il suo corpo si illuminava sempre di più e iniziava a lanciare fulmini per l'energia bianca che stava raccogliendo.
A mezz'aria Misty diede rapidamente un calcio al didietro di Starmos facendolo accelerare davanti a lei. Per il momento, la spinta le consentiva di continuare a salire mentre si aggrappava alla schiena della stella formando uno scudo, e unendo la sua mente con quella di lui, così come le sue abilità. Non sapeva che odiasse Valdera così tanto. Una luce argentea eruttò dal viso della stella.
"Riflesso!" Misty urlò al pikachu di Valdera, che ora somigliava ora a una cometa bianca che rimbalzava sullo scudo senza creare danno.
Valdera spalancò la bocca, vedendo l'attacco del suo pokemon diretto a lei. Saltò giù dall'edificio giusto prima che la bianca cometa, che poi era il suo pikachu, vi si scontrasse, causando un'enorme esplosione di luce e cemento infuocato che illuminò l'intera area come se ci fossero fuochi d'artificio.
Mentre sua sorella cadeva per aria verso il tetto più vicino, Misty si girò ancora una volta per sedersi di nuovo sopra Starmos, si concentrò e continuò il movimento fino a creare una palla di Hydro Pump che faceva sembrare la sua mano destra una palla di cannone. "Non mi interessa più!" singhiozzò lei. "Tutto quello che so è che prima che tu uccida Ash, io ucciderò te … o persino me stessa per prima!"
"Che generosità!" la prese in giro Valdera mentre atterrava dalla sua caduta sull'edificio e alzava la mano. Socchiuse gli occhi e quelli brillarono di blu lucente mentre il suo pikachu bianco riappariva proprio sul suo palmo sollevato. La palla di acqua distruttiva sibilò mentre attraversava l'aria. Con un agile movimento lei saltò, trasformò il suo pokemon in una lunga e curva katana, e colpì con forza verso il basso, tagliando il proiettile in due. Le due parti caddero lontano da lei e andarono a finire contro i tetti di due edifici causando geysers esplosivi di detriti e acqua.
"E usi ancora attacchi d'acqua e ghiaccio?" le urlò mentre atterrava dolcemente e ritrasformava la spada nel pikachu che si mise seduta sulla sua spalla. "Come puoi sperare di battermi quando mi sono praticamente rimodellata come arma contro l'elemento della nostra famiglia?" Chiuse le braccia davanti al suo petto e intrecciò ledita. "Muori!" La sua figura dal mantello bianco brillò ancora una volta, poi un fascio di luce bianca fittissimo eruttò dalle sue mani e salì verso Misty con una linea a zigzag di distruzione.
Non riuscì a spostarsi abbastanza in fretta. La luce la colpì con la piena potenza del suo elemento. Urlò. Un dolore come solo un fulmine poteva causare uscì dal suo essere. E tuttavia, per una qualche ragione, il fulmine era stato anche piacevole … come se le appartenesse. Perse il controllo di Starmos e andò a scontrarsi contro un edificio vicino, cercando di intorrempere la sua caduta rotolando sul pavimento di cemento. Starmos rimbalzò accanto a lei e rimase fermo.
Quindi Valdera urlò come se provasse anche lei un dolore agonizzante. Il suo pikachu cadde dalle sua spalla e atterrò paralizzato a terra. Fulmini brillavano intorno al suo corpo a caso e senza controllo. Si mise in ginocchio e si accasciò in avanti, premendosi lo stomaco.
Per un attimo entrambe rimasero sdraiate, fumando ancora per l'energia elettrica appena dissipatasi, e ognuna sui loro tetti adiacenti respirava affannosamente mentre cercava di riprendere fiato.
Valdera si riprese per prima, sorridendo apertamente mentre si rimetteva in piedi. "Non mi sono sentita così sin dalla prima volta che ho imparato a maneggiare l'elettricità," tossì. Poi chiuse per un attimo gli occhi blu. "Avrei dovuto saperlo che non sarebbe stato così semplice."
Anche Misty si sedette. "Perchè … perchè succede?" Fissò lo sguardo della sorella nonostante la distanza fra loro. La sua voce si abbassò ad un bisbiglio. "Valdera, esattamente come siamo legate?"
Anche se era solo un bisbiglio, Valdera sembrò udirlo facilmente. "Scopriamolo," ringhiò lei mentre saltava in piedi e prendeva un rincorsa verso il tetto di Misty.
Misty socchiuse gli occhi, mentre la rabbia cresceva dentro di lei proveniente da chissà quale luogo. La sorprese. "Vuoi ancora combattere? Beh, sarebbe gentile da parte mia aiutarti!" Saltò anche lei in piedi e saltò in alto per incontrare sua sorella in aria. Roteò in un calcio volante che prese Valdera dritto nello stomaco.
Immediatamente un dolore acuto esplose dentro il suo stesso bacino e lei si piegò in agonia e completa sorpresa. Perdendo l'equilibrio, cominciò a perdere il controllo mentre cadeva. La città sotto di lei era una scena in moro di ombre e luci. E poi atterrò con le spalle sul freddo tetto di cemento di un altro edificio con un sonoro tonfo, rimbalzò una volta e poi rotolò dolorosamente come un mucchio di armi e braccia.
Valdera atterrò accucciandosi accanto a lei, corrugando leggermente la fronte mentre si accarezzava lo stomaco. "Calci forte, sorella," disse con qualche difficoltà, poi si alzò e cercò di lisciare il suo mantello svolazzante. "Ma in fondo, io ho imparato a sopportare più dolore di questo. Voglio dire, con la parte inferiori dei miei geni d'acqua, mi faceva male ogni volta che cercavo di esercitarmi con l'elettricità." Abbassò lo sguardo verso lei che giaceva a terra e sniffò. "Sembra che d'altro canto, tu invece no."
Misty si girò e calciò ruotando all'indietro il mento di Caldera mentre usava le mani per spingersi verso l'alto. Fece volare sua sorella all'indietro facendola ricadere sulla schiena con violenza. Allo stesso tempo, il suo stesso mento le esplose di dolore e fu buttata a terra nuovamente.
Sputando sangue Valdera bestemmiò mentre saltava all'indietro e poi in alto e si dirigeva infine con un calcio verso la vita di Misty, che la mandò a terra ruzzolando. A sua volta, fu colpita anche lei allo stomaco da una forza invisibile e fu spinta all'indietro, cadendo col petto.
Misty sgranò gli occhi mentre si rimetteva di nuovo in piedi e mentre Valdera faceva lo stesso. Sua sorella alzò le mani in posa da combattimento. Era ridicolo. Non le portava da nessuna parte. Ed era stanza, così stanca. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi.
"Vally ... Io-io non voglio più combattere con te. Perché non mi dici perché vuoi uccidere Ash? Pensavo che ti piacesse, abbastanza almeno da stare con lui durante le Guerre Oscure, e io so quanto poco ti piacevano i ragazzi … se vuoi, puoi uccidere me, se è ciò che ti rende felice, ma per favore, lascia stare Ash. Se non per me, allora almeno per il mondo che sta cercando così duramente di salvare nonostante quello che ha fatto in passato."
Gli occhi di Valdera che erano parsi annoiati durante il loro ultimo scontro, ritornarono in quel momento in vita con un blu abbagliante. "Sei una tale ipocrita, Mistaria! Se ci tieni così tanto a lui, allora perché non glielo hai mostrato? Perché ti sei di nuovo separata da lui?
Misty cercò di rispondere duramente, ma le parole le morirono in bocca. Non riusciva a rispondere.
Valdera allargò le braccia mentre la guardava. "Te lo dico io perché, cara gemellina Hai paura di farti male! Dentro di te, ti fai tutte queste scuse sul perché è meglio che stiate lontani. Oh, lo renderei solo un miserabile! Sono una persona talmente orribile, merita di meglio!"
Chiuse gli occhi e la sua voce si rattristò. "Ma dopo tutto questo tempo, un tempo che io ho solo potuto sognare di avere, ancora non sai cosa significa amare ed essere amati. Non puoi avere l'amore se non ti rendi vulnerabile. L'amore non è solo gioia pura, è anche dolore. Ed è quello che rende l'amore così dolce quando ce l'ahi. Sapere che anche la persona che ti ama si sta rendendo vulnerabile per te." Aprì gli occhi di nuovo, e quelli erano bagnati da una patina di lacrime. "Avevi tutto questo ma l'hai buttato via! Avevi così tanto, e l'ha rifiutato." La sua voce perdette in quel momento la sua tristezza e acquisto di nuovo rabbia. "E questa è la principale ragione per la quale ti odio così tanto." Si diede una pacca sulla spalla e brillò una luce mentre portava il suo pikachu a sedersi sopra di essa. D'improvviso buttò le braccia in cielo, e le correnti della parte alta della città crebbero dieci volte di forza mentre la sua aura bianca brillava come nuova, ancora più lucente persino degli edifici in fiamme che avevano lasciato dietro di loro.
"Quanto odio me stessa!" I suoi occhi blu chiari brillarono sorprendentemente di un rosso scurissimo.
Misty indietreggiò di diversi piedi a causa del potente vento che si era scatenato all'improvviso che soffiava e guaiva come un migliaio di anime tormentate. I suoi stivali non riuscivano ad aggrapparsi al cemento del tetto e cominciò a scivolare lentamente all'indietro mentre alzava una piega del suo sventolante mantello blu per proteggersi gli occhi dalla luce e dal vento. Si sentiva come se i suoi capelli potessero staccarsi dalla sua testa da un momento all'altro.
"Valdera, che stai facendo?" gridò, alzando la voce perché il suo suono superasse quello dei fulmini sgargianti appena comparsi che avevano cominciato a rimbombare nel cielo nero coperto. L'odore di ozono era forte nell'aria ora. Valdera non rispose. Il suo mantello bianco sbatteva con forza contro il suo corpo in risposta alla potente energia che stava generando. Le finestre degli edifici intorno a loro cominciarono a rompersi e sopra di loro fulmini bianchi solcavano il cielo, non si vedeva più un solo lampo nero. Nel centro della città dove le masse di persone si erano radunate, le grida di baldoria cominciarono a sparire mentre tutti notavano il grande disturbo che c'era ad est.
Quasi impossibilmente, la cupola nera e blu proprio sopra di loro, tremò, poi ringhiò come se fosse sotto tremenda pressione. Il rumore era assordante e Misty pensò che le sue orecchie sarebbero scoppiare da un momento all'altro. Poi apparve una piccola crepa, crebbe e poi si spezzò, creando un buco lungo la protezione della città coperta. Anche più scioccante fu l'improvviso raggio di luce che passò attraverso il bruco, che bruciava via il paradiso nero che aveva adombrato il loro mondo, un raggio di sole che non era stato visto sin dal giorno in cui era cominciato l'incubo della profezia. Il sole era di un bianco arrabbiato innaturale, e brillava di un caldo che quasi bruciava, bagnando loro e gli edifici su cui si trovavano come sotto ondate. All'istante uscì sibilando del vapore dal cemento del tetto.
"Mi è mancato il sole," bisbigliò Valdera come se parlasse a se stessa, e Misty la sentì nonostante la folata di vento e il rombo dei tuoni mentre si copriva gli occhi con il retro della mano guantata.
La paura fece seccare la gola di Misty Aveva visto quella scena già un'altra volta. Ash a South Lavender prima che riducesse la base e la maggior parte della campagna sottostante in polvere. Vally … per favore Dio, no …
Le braccia di Valdera erano ancora alzate verso l'alto, e anche le pale erano ancora aperte. In quel momento le strinse. La terra tremò. "ULTIMO TUONO BIANCO!"
Misty non capì cosa glielo fece fare, ma esplose in avanti, afferrando i pugni chiusi di Valdera nelle sue mani. Per un lungo momento sembrava che Misty stesse guardando uno specchio, tenendosi le mani col suo riflesso.
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza. Falla arrabbiare, devo ucciderla, non sarò mai libera, ho bisogno di essere me stessa, devo spezzare la profezia, mi odio, mi ucciderò, devo vivere per essere libera …. Che succede, mi sta tenendo le mani, non dovrebbe farlo, mi ricorda Ash, Ashura, Ash …
Sgranò gli occhi e il mondo cambiò.
E all'improvviso c'era Ash davanti a lei, che le teneva strette le mani fra le sue. Ma non era l'Ash di adesso, era un Ash più giovane, I capelli neri non gli cadevano sopra gli occhi, il suo viso sanguinava in seguito a vari tagli, il suo mantello era così malconcio che sembrava cadere dalla sue spalle ad ogni momento.
Tutto intorno, gli edifici stavano crollando e cadendo, molti di loro erano in fiamme. Era Celadon City. Ma non era ancora stata completamente distrutta. Davanti a loro stavano tre uomini che indossavano lunghi mantelli con cappuccio del colore della terra.
"So che non ti piaccio, so che mi odi, ma devi ascoltarmi!"
Il suo stomaco si rivoltò con sentimenti contrastanti. Finalmente la sua bocca si aprì di sua spontanea volontà. "Perché sei venuto qui, Ashura? Questa è la mia battaglia e devo finirla!" Le sue mani cercarono con forza di liberarsi ma lui non la lasciava andare. "Lasciami!" Misty sentì all'improvviso un dolore lancinante mentre l'elettricità usciva dalle sue mani. "O ti ucciderò come ho ucciso qualunque altro idiota dell'esercito di Rocket!"
Ash trattenne il fiato mentre l'elettricità passava nelle sue mani e fu abbastanza per distrarlo così che lei potesse sollevarlo e buttarlo di lato con violenza. Si voltò verso i suoi aggressori. "Allora, dove eravamo?"
L'uomo col mantello nel mezzo scosse la testa. "Avresti dovuto ascoltarlo, ragazza." La sua voce era profonda e aveva un tono che sembrava presagire guai. "Potrai anche avere uno straordinario talento naturale per gli elementi, ma sei ancora una pivellina." I suoi occhi brillarono di un marrone malvagio. "Farò tutto da me piccola puttana e magari mi divertirò con te più tardi."
La sua figura in mantello brillò come i suoi occhi e all'improvviso sentì un dolore dentro la testa come non ne aveva mai sentiti prima. Pensava di aver superato ogni dolore dopo aver appreso a comandare una parte del suo elemento che era così contraria alla sua natura che le causava dolore ogni volta che lo usava, ma sembrava che si fosse sbagliata. Cadde a terra in ginocchio e vomitò al suolo.
"Game over, piccola maestra d'elettricità," disse l'uomo col mantello. Sembrò guardarla con occhio critico. "Pensavo di averti più tardi, ma pare che tu non sia proprio il mio tipo. Non importa, puoi stare qui e morire."
Le sua mani brillarono di potere elementare. "Aculeo sotterraneo!"
Il suolo sotto di lei tremò e lei chiuse gli occhi. Era stata una stupida. Così debole. Aveva pensato che col potere che stava acquisendo avrebbe potuto sconfiggere chiunque. Che i giorni in cui si sottometteva a tutto e a tutti fossero finiti per sempre. Invece, pareva che questi … Maestri di Pokemon vestiti di marrone fossero più potenti di quanto avesse mai potuto immaginare. Avrebbe dovuto prestare più attenzione alle voci. E Ashura l'avrebbe vista morire. Ashura…
E all'improvviso fu spinta via con forza mentre un aculeo di roccia usciva dal suolo mancandola appena. Una macchia bagnata le finì sulla guancia mentre rotolava via.
"NO." La voce proveniva da dietro di lei e sembrava priva di emozioni. "Tutto quello che mi rimane sono i miei amici e non lascerò che vi prendiate anche loro."
Si girò debolmente per vedere cosa l'aveva salvata. Era Ash che era inginocchiato vicino all'aculeo di terra, con un lungo taglio lungo il braccio nel punto in cui l'aveva colpito. Lui l'aveva spinta via e si ferito per farlo. "Ragazzo, non avresti dovuto inteferire," ringhiò il Maestro di Pokemon dal mantello marrone. Due occhi maligni brillarono di rosso sotto il cappuccio scuro.
Che stava facendo? Pensò lei. Poteva solo combattere a mani nude, non aveva abilità elementari sue! Questi Maestri di Pokemon lo avrebbero ucciso. Si era appena condannato a morte!
...
Per lei
...
Pensieri contrastanti si sparpagliarono nella sua coscienza.
E tuttavia alcuni sembravano combaciare perfettamente.
...
Le loro mani si staccarono con violenza, entrambe caddero a terra di schiena, Misty si sentiva incredibilmente stanca, non aveva più energia dentro di sé. Per il suono del respiro affannato di Valdera era probabile che lei si sentisse allo stesso modo … si sentiva allo stesso modo.
Il sole sopra di loro fu nascosto da nuvole nere tempestose che ripresero il loro posto, coprendolo. E presto, anche quelle non si videro più quando il buco che Valdera aveva creato nella cupola d'ombra si chiuse da solo come se fosse una ferita che si era appena risanata. La oscura nebbia nei cieli cominciò anch'essa rinnovarsi e il vento che era sparito, tornò col solito soffiare sinistro.
Misty chiuse gli occhi. Sapeva ora. Praticamente Valdera aveva dovuto sbatterglielo in faccia, diavolo, si era perfino picchiata da sola.
Ma ora sapeva.
Si mise seduta e sputò sul fianco del sangue che aveva in bocca. Valdera fece lo stesso. Misty si mise in piedi a fatica e si girò, pronta ad andarsene.
"Me ne vado ora."
Sentendo ciò, Valdera rise senza voglia. "Non ti importa più di quello che farò ad Ashura?"
Misty scosse la testa. "Tu non puoi uccidere Ash." Scosse la testa ironicamente. "Neanche per salvare il mondo."
Gli occhi blu di Valdera che erano anche i suoi si accesero di luce, poi come si erano accesi, si spensero. Invece i suoi occhi si chiusero rassegnati.
"So che non potresti mai ucciderlo," continuò Misty, "perchè io non potrei mai ucciderlo. Perché tu sei me … e io sono te."
*** 


Nota dell'autore 
Mi ci è voluto un po' perchè mi rivenisse voglia di scrivere di nuovo, ma ora eccomi qui. Spero vi sia piaciuto. La prossima parte sarà l'ultima, lo prometto. Come sempre, non sono una persona perfetta, perciò se vedete errori grammaticali o di spelling ditemelo. (credo valga solo per la versione inglese, per quella italiana dite a me, NdT) Cerco di correggerli tutti ma qualcosa mi sfugge sempre. Ah, per quelle persone che si stanno chiedendo come stia il mio fratellino, sembra che si stia riprendendo bene dal suo attacco di Leucemia, beh ora è in convalescenza. ^_^
Ciao fino alla fine!
Nota del 20 Giugno 2001

  
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