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Autore: Sarck    06/09/2012    1 recensioni
“Sai” continuò Louis “assomigli molto a un mio amico”.
Sentì che l’altro si era girato a guardarlo, ma continuò a osservare la strada di fronte a lui.
“E come si chiama?” chiese.
Louis lasciò per un attimo che le palpebre scendessero a coprirgli gli occhi, come se d’un tratto la luce del sole gli desse fastidio.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La diversità delle somiglianze




Le foglie secche scricchiolavano sotto le scarpe di Louis.
Il sole era appena sorto e la sua luce tinteggiava di un arancione ancora più vivo il paesaggio. Il silenzio ricopriva ogni cosa, interrotto solo dal rombo di qualche motore lontano.
Un vento freddo gli scompigliò i capelli e lui si strinse maggiormente nel giubbotto, continuando a passeggiare per le vie di quella città che si stava ancora risvegliando.
Lui adorava i colori dell’autunno.
Si fermò un attimo e chiuse gli occhi. Il vento gli sferzava il viso, ma era una sensazione piacevole.  Aprì le braccia, come per abbracciare il mondo, e lasciò che l’aria fredda gli entrasse nei vestiti e raggiungesse il suo petto. Aspettò che gli scavasse nella carne ed arrivasse al cuore. Perché in quel momento lo sentiva bruciare.
Respirò profondamente un paio di volte, poi si costrinse ad aprire gli occhi e continuare a camminare.
Ogni tanto le foglie si staccavano dagli alberi e prendevano a volteggiare sopra la sua testa, per poi scendere lentamente ed adagiarsi al suolo. Una gli volò davanti al viso e lui la fermò, prendendola con due dita.
A qualche metro da lui c’era un ragazzo che protendeva le braccia verso l’alto e le agitava cercando di afferrare qualcosa.
Lasciò andare la foglia rossiccia che teneva ancora tra le mani e prese al volo un cappello che gli passò accanto, spostato dalla forza del vento. Il ragazzo gli si avvicinò; probabilmente era suo il berretto di lana.
Louis rimase fermo dov’ era, aspettando che fosse lo sconosciuto a raggiungerlo e ad ogni passo in meno che li separava sentiva sempre di più tornare quella sensazione di calore nel suo petto.
Quando l’altro fu abbastanza vicino gli porse il cappello.
Era un poco più alto di lui, il corpo avvolto da un trench nero da cui sbucavano le gambe lunghe fasciate dai jeans scuri.
Il ragazzo gli sfilò il cappello con un “grazie” e nel sentire che la sua voce era bassa e roca a Louis parve di ricevere un coltellata.
“Di niente” sussurrò. Come se parlando ad alta voce avrebbe, in qualche modo, distrutto la quiete di quel paesaggio silenzioso.
Solo dopo alzò gli occhi sul suo viso. Il ragazzo aveva i capelli castani e le ciocche ricce erano spettinate dal vento. Il naso era dritto e ben proporzionato, la mandibola leggermente squadrata. Gli occhi erano di uno strano verde, simile alle foglie autunnali.
Lo sconosciuto gli sorrise, gonfiando le guance rosee sotto agli occhi brillanti e il dolore al petto di Louis si affievolì un poco.
“Anche tu mattiniero oggi?” quasi si sbalordì nel sentire il suono della sua stessa voce rivolgersi con così tanta leggerezza al ragazzo.
L’altro annuì “avevo voglia di un passeggiata. Dove sei diretto?”
Louis si strinse nelle spalle “Non lo so, non ho una meta ben precisa. Al parco, forse” e cacciò le mani nelle tasche dei pantaloni, per evitare che l’aria fredda le screpolasse troppo.
Una folata di vento spostò i capelli a coprire gli occhi dello sconosciuto e Louis trattenne il fiato. Con un movimento veloce del capo questo se li scostò dal viso.
Riprese a respirare. Non aveva usato le mani per aggiustarseli.
“hei, tutto bene?” gli chiese il giovane.
Annuì chiedendosi se non fosse impallidito.
“Ti va se ti accompagno al parco?” e poi lo sconosciuto aggiunse subito “non ho molto altro da fare”.
Le labbra di Louis si incurvarono leggermente verso l’alto, mostrando i piccoli denti bianchissimi e con un semplice gesto del capo acconsentì.
Iniziarono a camminare lungo il viale ricoperto di foglie cadute, mentre il sole diventava man mano più forte e iniziava a riscaldare i loro volti.
“Vai a scuola o già lavori?” chiese Louis ricordandosi all’improvviso si essere sempre stato un ragazzo dalla parola facile. Nell’ultimo periodo lo aveva quasi dimenticato.
“Vado all’università di statistica, sono al secondo anno. Tu invece?”
“Mio zio ha un negozio di abbigliamento e io lo aiuto con il lavoro. Vendiamo un sacco di cappelli identici al tuo” Indicò quello che ora il ragazzo teneva ben stretto in mano, per evitare che il vento glielo portasse via di nuovo.
Il ragazzo con un saltello scavalcò un ramò che gli bloccava la strada “aspetta, non è mica quel negozio in centro con l’insegna gay?” chiese. Louis fece una smorfia e gli diede un leggera gomitata “sì è quello. Comunque il rosa va di moda, e poi l’ha scelta mio zio l’insegna” si difese.
Lo sconosciuto scoppiò a ridere, rallegrando l’atmosfera fredda e silenziosa che gli circondava. “Dai non te la prendere, in realtà mi piace molto quel negozio. Vende articoli carini.”
Louis si sentì più sereno, trasportato dal modo sciolto di parlare del ragazzo.
Lo scricchiolio delle foglie sotto ai piedi e il suono del vento che si abbatteva sui rami degli alberi faceva da sottofondo alle loro parole. Iniziarono a conoscersi, parlando si argomenti leggeri e chiedendo ognuno quali fossero le passioni dell’altro.
A un certo punto della camminata Louis si fermò, girandosi a guardarlo.
“Non ti ho ancora chiesto come ti chiami” constatò. Immerse gli occhi in quelli color foglia di lui, mentre nella mente continuava a vorticagli un solo nome. Il suo nome.
“Logan, e tu?”
“Louis”
Ripresero a camminare con gli occhi fissi sulla città davanti a loro che cominciava già a brulicare di gente.
“Sai” continuò Louis “assomigli molto a un mio amico”.
Sentì che l’altro si era girato a guardarlo, ma continuò a osservare la strada di fronte a lui.
“E come si chiama?” chiese.
Louis lasciò per un attimo che le palpebre scendessero a coprirgli gli occhi, come se d’un tratto la luce del sole gli desse fastidio.
Inspirò piano e gli riaprì, sentendoli pizzicare.
“Si chiamava Harry, è morto un anno fa.”




the end
Salve popolo, questa è la mia nuova creazione u.u
Pensavo che avrei fatto una storia a più capitoli, poi ci ho rinunciato.
Mi dispiace per chi sperava in un seguito, ma sono una ragazza che si stanca facilmente, sono pigra e sono svogliata :P ahaha no dai, più che altro mi piace fare tanti piccoli racconti diversi :)
Quindi vivete in pace <3
Se avete voglia lasciate qualche recensione che mi fa sempre piacere :)
ps: se trovate errori avvertitemi ;)

Yeah!! un abbraccio
da
Sarck

  
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