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Autore: lafilledeEris    06/09/2012    1 recensioni
Avvolto nel suo lungo mantello, Draco corre a perdifiato verso la Sala Grande.
Ti prego, fa che lei stia bene.
Anche se si sono lasciati da poco più di qualche ora nessun altro pensiero lo preoccupa. Solo lei che sorride ancora. E combatte. La sua donna. E in mezzo a quella disperazione, un sorriso – l'ombra di esso, ricordo di altri momenti – gli increspa le labbra.
STORIA PARTECIPANTE AL CONTEST "SI STA COME D'AUTUNNO GLI ALBERI LE FOGLIE- DRAMIONE CONTEST" INDETTO DA ELLE SINCLAIRE SUL FORUM DI EFP.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nickname su EFP e sul FORUM: La Viola Moody (Efp)/ V.Moody (forum)
Titolo della storia: Ti Prego – Un sussurro da labbra che ami.
Genere/i: Angst, Triste, Drammatico
Rating: Giallo
Introduzione: Draco ed Hermione stanno segretamente insieme. Si trovano ad affrontarsi fra scelte e fazioni differetenti. Saranno loro gli artefici del loro destino o si lasceranno trascinare dagli eventi?
Avvertimento/i:
Prompt utilizzato: Lutto
Nda: (facoltativo) Ho usato vari autori che hanno parlato del lutto. Ho citato Freud  , Romano Battaglia, Elisabeth Kübler Ross,  Dostoevskij.
 
Beta Reading: Beta- reader a cura di _Aras_.
 
 
 
 
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Ti prego
Un sussurro da labbra che ami

 
 
 
Fuori dalle mura del castello, la gelida aria autunnale si annuncia con tuoni e lampi.
Il colorito delle foglie degli alberi della Foresta Proibita varia dal giallo al rosso, segno che ormai sono prive di linfa e che la clorofilla ha smesso di fare il suo dovere. Il destino – infido e subdolo – vuole che le foglie non siano le uniche ad abbandonare questa Terra.
All'interno del castello, la causa del freddo è la vita che cede il passo alla Signora con la falce. Colei che si muove elegante e disinvolta, fra anime e corpi che espiano i loro peccati in punto di morte.
Non degna nessuno di uno sguardo, fa solo ciò per cui è al mondo. Porta via la vita – linfa ed essenza.
Sono le tre del mattino, l'alba è ancora lontana e due ombre furtive trovano rifugio in una vecchia aula.
"Perché lo stiamo facendo?"
Draco fissa Hermione, con sguardo attento. Sa benissimo che c'è qualcosa che la turba. E' quasi assente.
"Di che parli?"
Hermione incrocia le braccia al petto e mette distanza fra loro.
"Questa guerra. Noi possiamo scappare, lo sai. Se solo volessimo..."
Draco scuote la testa in segno di dissenso.
"Ti vorrei dire che va tutto bene e che questo finirà presto, ma mentirei. Ed io odio farlo, soprattutto con te."
Hermione spalanca gli occhi, e deglutisce a vuoto.
"Dimmi la verità, allora."
"Dobbiamo combattere. Io devo farlo per la mia famiglia, tu devi farlo per la tua. Pensa che una volta posto fine a tutto questo, potrai far tornare i tuoi genitori."
Una lacrima sfugge lungo la guancia di Hermione.
"Fallo per loro." Le si avvicina e asciuga quella ribelle e inconsistente rappresentazione di dolore.
"Ma che ne sarà di noi due?" domanda lei titubante, tenendo lo sguardo basso.
Dov'era il suo coraggio in quel momento? Aveva un che di arrendevole.
Vorrebbe scuoterla per risvegliarla da quel torpore.
"Noi due staremo bene..."
"Non potremo mai stare bene," sbotta lei. Draco fa per parlare ma lei glielo impedisce.
"Draco, ti rendi conto che potremo stare bene solo dopo che saranno morte delle persone? E non teniamo alle stesse persone. Una volta fuori di qua, tu starai da una parte, io dall'altra. E che faremo quando ci troveremo uno contro l'altro? Siamo nati per stare divisi. Divisi dal sangue, divisi da degli stupidi colori. Siamo destinati a stare separati, fin dalla nascita."
"È questo quello che pensi?" Draco si siede sulla scrivania dell'aula, osservando Hermione che gli da le spalle.
Sembra più piccola, più indifesa. Non c'è più quella leonessa determinata che lo aveva colpito al cuore, prima di rapirlo.
C'è solo una ragazza di diciassette anni che ha paura del domani – se mai ci sia un domani – e di tutto quello che accadrà.
"Draco, tu non capisci. La nostra storia è destinata a finire per mano degli altri..."
Il ragazzo la raggiunge, la fa voltare e la scruta.
"Stai davvero pensando a come la nostra storia finirà, senza nemmeno viverla? Lo so io e lo sai anche tu che tutto può arrivare al capolinea. Non per questo dobbiamo evitare di viverla sino in fondo. E poi perché permetteresti ad altri di intromettersi fra noi? Il nostro legame non è una ragione valida per cui combattere?"
Copiose lacrime bagnano il viso di Hermione.
È possibile vivere un lutto, ancor prima che la persona venga a mancare?
Nel cuore di Hermione ormai si è steso il velo dell'angoscia, senza la mancanza di Draco, nonostante sia lì, davanti a lei.
Le distanze del cuore sono maggiori da colmare, rispetto a quelle fisiche.
E la consapevolezza si fa spazio in Hermione. Tutti hanno bisogno di qualcuno, anche se prima o poi ognuno di noi si trova solo. Il lutto provocato dalla mancanza non verrà mai colmato. Come si può colmare l'amore? Effimero rimpiazzo in un cuore ormai freddo, caduto in battaglia ancora prima del corpo. Draco, fiducioso, la guarda dritto negli occhi. Lui non sa – non può sapere – che destino lo attende. Perchè l'amore rende ciechi e stupidi, ignari che il dolore più grande possa venire da chi ci ha donato attimi di vita.
Non si sa mai se il nero dona.
 
 
 
 
 
 
Avvolto nel suo lungo mantello, Draco corre a perdifiato verso la Sala Grande.
Ti prego, fa che lei stia bene.
Anche se si sono lasciati da poco più di qualche ora nessun altro pensiero lo preoccupa. Solo lei che sorride ancora. E combatte. La sua donna. E in mezzo a quella disperazione, un sorriso – l'ombra di esso, ricordo di altri momenti – gli increspa le labbra.
I lampi di luce delle bacchette, lo circondano come in un caleidoscopio.
Arrivato a destinazione, la sua attenzione viene richiamata da sua zia Bellatrix, che ne esige la presenza al suo fianco.
Un senso di nausea lo invade.
È forse la sua coscienza – lezione di vita impartita da Hermione – a bloccarlo?
La mano che tiene la bacchetta si fa molle, priva di forza e senza segni di vita.
Ciò che gli rammenta di avere un arto sinistro è il dolore lancinante, scaturito dal tatuaggio, a ricordargli che Voldemort vuole che compia il suo dovere.
Spargere sangue e lacrime, giocandosi il suo posto all'Inferno a dadi. Del resto lui il suo posto in Paradiso lo ha già avuto. Con lei – Oh, Hermione – sicuro rifugio che gli permetteva di redimersi dallo squallore della sua vita, ogni volta che gli concedeva anche solo un abbraccio.
"Ragazzino! Siamo in guerra, qui non sono ammessi sogni ad occhi aperti! " gli urla contro Greyback.
Ma lui di guerra non vuole sentirne parlare. Che risulti un codardo poco gli importa.
Ha solo diciassette anni, una vita davanti e un amore da vivere.
La bacchetta, ormai, è in bilico sul suo palmo.
Se è vero che la bacchetta sceglie il mago, allora in quel momento anche lei stava decidendo di non combattere.
Accanto a Draco si materializzano i suoi genitori, Lucius a destra e Narcissa a sinistra, come in una foto di famiglia.
"Padre, io non voglio..."
"Non terminare neppure la frase!" tuona Lucius, furibondo. "Non osare fermarti,"esclama, puntando la bacchetta contro Shacklebolt per schiantarlo.
Draco incrocia lo sguardo della madre. E' uno sguardo spento il suo, privo di vita e d'amore.
E' morta dentro. Gli mette una mano sulla spalla, restando dietro di lui, si avvicina all'orecchio e gli sussurra: "So che c'è chi ami fra loro, ma ti prego, combatti per la tua famiglia."
Il legame di sangue può davvero portarci a rinnegare noi stessi, o meglio ciò che abbiamo imparato ad essere?  Secondo Draco, sì. Allora, la famiglia è ciò che conta.
Ma cos'è un famiglia, se non il luogo che chiami casa? Per lui, casa è Hermione che lo sgrida per il disordine, mette il muso e poi, dopo cinque minuti, tutto torna alla normalità.
Il problema è che il richiamo del sangue – un urlo in un mare di brusio – che ti ha dato la vita, il più delle volte ha la meglio.
"Padre, lasciate andare avanti me." Draco mette una mano sulla spalla del genitore e lo sposta per farsi spazio. 
La presa sulla bacchetta torna salda e lui, ormai, si arrende.
A se stesso.
Al destino legato ad un tatuaggio.
E alla morte che alberga nel suo cuore.
E al lutto che celebra la fine di tutto.
Alza la bacchetta e colpisce in pieno petto Luna Lovegood, che cade a terra in preda a rantoli di dolore.
Tutta la rabbia, la frustrazione racchiusa nella bacchetta.
Cerca Hermione con lo sguardo e rimane sconvolto da come lo guarda.
È incerta e non sa bene che fare, ma almeno non lo guarda come farebbe con un alienato.
 
 
 
 
 
Hermione in quel momento ha solo una certezza: Draco è accanto a lei. Anche se sta dall'altra parte della Sala Grande e si confonde con i mantelli neri dei suoi compagni Mangiamorte, il suo sguardo non l'abbandona un attimo. Quei grandi occhi grigi, che lei sa capaci di illuminarsi e sorridere, ora sono vigili, ma non per questo spenti. C'è un barlume di luce – come l'appiglio per salvarsi – che la fa sperare.
Alla fine staremo insieme. Se lo sono ripromessi, aggrovigliati fra le lenzuola della camera da Prefetto di Hermione.
Deve andare così. Loro hanno grandi progetti.  Attorno la battaglia imperversa furiosa.
Nessuno bada al fatto che a distanza si tengono d'occhio, pronti anche ad uscire allo scoperto pur di salvarsi l'un l'altra.
Nessuno sa di loro. E' il segreto che li lega a doppio filo, fino ad arrivare al cuore.
Filo rosso come la passione – e l'amore – che unisce i due giovani amanti.
"Hermione, sta attenta!" Ron la spinge lontano, quando Greyback con un balzo lo raggiunge e subito cerca di addentargli il collo.
"Lascialo stare, ammasso di pulci! Cruciatus!" Fred, accorso in aiuto del fratello minore, si dimostra di riflessi pronti.
Il lupo mannaro in preda alla sofferenza inizia a dimenarsi.
"Fred, finiscilo! Se non lo fai tu, lo faccio io." George affianca il gemello. Sono disposti a tutto pur di salvare la propria famiglia.
"Bisogna vedere come stanno gli altri," urla Fred. D'isitinto Hermione porta lo sguardo su Draco. È come se fosse la cosa più naturale del mondo.
 
 
 
 
Draco, alle spalle di sua zia Bellatrix, con sguardo attento cerca di anticipare le mosse degli avversari. Si trova faccia a faccia con Tonks, finchè lei non lo schianta. L'aver esitato è stato il suo problema. L'idea di poter far male a qualcuno a cui Hermione tiene, per un attimo lo ha come paralizzato. Possibile che anche in quel momento, lei – solo lei, se ci fosse un per sempre sarebbe lei – fosse la sua priorità? Il pericolo e la morte incombono su di lui, camminandogli accanto come vecchi amici e lui cerca il suo profumo, la sua presenza fra la folla. Si rialza, barcollando e con una spalla dolorante, probabilmente slogata.
Odia negare i suoi sentimenti davanti agli altri, lui che era sempre stato orgoglioso di tutto ciò che faceva, si trova ad occultare il legame con Hermione.
Per il sangue, per il dovere verso il Signore Oscuro, per la sua famiglia.
Ma quand'è che il dovere diventa ossessione? Draco lo ha scoperto a sua spese.
Ora si trova a fronteggiare la donna che ama. Ha raggiunto Tonks.
Per Salazar, il dolore alla spalla è nulla in confronto a quello al petto.
È il rumore di un cuore di cristallo – il suo, fragile organo pulsante – quello che gli rimbomba nelle orecchie.
Hermione, lo senti? Questo è il suono del mio dolore. Vorrebbe che lei riuscisse a capire che deve andarsene, che non può stare lì, davanti a lui. Non vuole usare la magia – quella più  oscura, più pericolosa – contro di lei. Non ci riuscirebbe. Non dopo ciò che hanno condiviso.
Dopo l'amore rubato, il segreto condiviso e il sacrificio di dover nascondere tutto.
Si sono fatti una promessa: alla fine della guerra diranno tutto. Saranno una coppia normale, con una vita normale.
Ti prego, amore, fuggi.
Ma è davanti a quegli occhi, a quello sguardo, a quel cuore, che lui si blocca.
Lo spettro della disgrazia, artefice di destini avversi e di cerchi chiusi in malo modo, che la loro storia si compie. Come un libro con la scritta "Fine" nell'ultima pagina. Ma non è sbiadita, non lascia la speranza di un finale diverso. È nitida.
"Hermione! Che aspetti?" la incita Tonks.
Se devi farlo, fallo adesso.
"Ti prego," mima con le labbra Draco.
E le ultime parole che legge sulle labbra di lei sono "Avada Kedavra".
Nessun "Ti amo", solo il preludio di un lutto che lei vivrà da sola.
Ed il nero è un triste colore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Le foglie ingiallite rappresentano l'autunno con tutta l'incertezza e la malinconia delle creature che ci abbandonano per sempre.
[Romano Battaglia,Foglie, 2009]

 
 
 
 

Prima fase: negazione

 
 
 
 
 
Non è una prova del coraggio che alberga nel cuore di Hermione, solo il risultato di scelte fatte, o che si è costretti a fare.
Quel corpo inerme disteso supino sulla fredda pietra. Il colorito pallido – come pallido è ormai il ricordo di un cuore pulsante in petto – è segno che ormai ogni speranza di rivedere un sorriso su quelle labbra che Hermione ha tanto amato è vana.
Io ti amo.
Ma la verità qual'è?
Ora giace davanti a lei, col capo riverso all'indietro, i capelli biondi scompigliati davanti agli occhi. Vorrebbe tanto toccarlo, accarezzargli piano la guancia, ma la paura di svegliarlo la frena.
Sembra che dorma placido e sereno, e lei non vuole svegliarlo.
Preferisce stare a guardarlo per memorizzare ogni dettaglio. Per l'ultima volta.
Non può essere davvero così. Lui non l'ha lasciata. No, non può aver perso colorito- ultimo sintomo di vita. Non può averla lasciata a combattere da sola tutta quella sofferenza, tutto quel dolore.
Perché la causa di quel dolore è lui. E lei è la causa della sua morte. Dolore ha, chi dolore da.
"Hermione, dobbiamo andare. Lui, verranno a prenderlo..." Ron, alle sue spalle, cerca di avvicinarsi a lei. Quando sente le mani dell'amico sulle spalle, se le scrolla di dosso.
"Lui..."
L'amava. E lei lo ha ucciso.
"Lui non c'è più," conclude Harry.
A  quelle parole Hermione si irrigidisce, si alza come se si muovesse a scatti. Quando si volta verso i suoi amici, tiene lo sguardo basso. La mascella è contratta e stringe convulsamente la bacchetta, sino a sentire il legno di vite scalfire la pelle del palmo della mano.
Sembra evitare accuratamente ogni minimo contatto con i due ragazzi davanti a lei, che decidono di seguirla a distanza.
"Secondo te cosa le è preso quando ha visto Malfoy?" sente chiedere da Ron.
Oh, se solo sapessero!  Se solo fossero a conoscenza del legame che li univa. Ma questo basterebbe a far capire loro quanto lei ancora confidi nel vedere Draco girare per i corridoi della scuola?
La risposta la conosce già. No.
E alla fine gli ha puntato la bacchetta contro ed ha sferrato il fatale incantesimo.
Magari pensandoci bene non è del tutto sola come crede. Se solo avesse il tempo di fermarsi, sentirebbe l'abbraccio rassicurante del ragazzo che amava – che ama – che le sussurrerebbe parole di conforto.
Ha bisogno di sentirsi dire che la perdona.
Mi perdoni, amore mio?
Se la speranza è l'ultima a morire, Hermione morirà con lei.
A che serve battersi con onore, se poi quando si muore si finisce tutti nello stesso?
Siamo tutti foglie dello stesso albero. E viviamo tutti il lutto di doverlo abbandonare.
 
 
 

Seconda fase: rabbia

 
 
 
 

Il melanconico ha subito una perdita che riguarda l'oggetto; da ciò che egli dichiara risulta invece una perdita che riguarda il suo Io.
 
[S.Freud -Lutto e Melanconia,1915]

 
 
Le urla dei maghi e delle streghe coinvolti nella battaglia riecheggiano ovunque fra le larghe mura di pietra, sovrastando il frastuono dei tuoni all'esterno.
Quando tutto terminerà il rumore di armature crollate, quadri andati in frantumi, muri crollati, gli incantesimi urlati rimbomberanno ancora. Questo per ricordare che il dolore riesce ad impregnare tutto ciò che sfiora.
-Tu, insulsa strega che si è macchiata di peccati gravissimi, familiarizzando con sporchi Babbani e Mezzosangue, ora riceverai la punizione che meriti!-
Al sentire quelle parole Hermione si volta di scattò e vede Luna, impegnata in uno scontro con una Mangiamorte. Corre ad affiancarla.
In un impeto d'ira – cieca, inesorabile – non ha esitazioni.
"Avada Kedavra!" E così anche l'animo più puro può sporcarsi del sangue dei suoi simili.
Non c'è stato tentennamento, solo la forza che le da ormai un ricordo sbiadito e la rabbia della certezza di stare per perderlo.
 Che differenza fa un incantesimo in più, oramai?
Un altro Avada Kedavra le sfugge dalle labbra. E sembra l'unica soluzione. Perché in una guerra si combatte ad armi pari e lei non vuole essere da meno.
Hermione ha uno sguardo che non perdona e non si piega davanti a niente e nessuno.
Ha perso l'uomo che ama.  Per mano sua.
Dio, se mi amputassi questa mano, avrei la redenzione? Forse lui tornerebbe da me...
Non ci sarà sconforto, perché non c'è il tempo per versare lacrime. Preferisce usare quel tempo per combattere.
Si accorge dello sguardo basito di Luna, che ha osservato come con freddezza abbia preso dimestichezza con le Maledizioni senza Perdono.Ci sarà tempo per le spiegazioni.
 
 
 

Terza fase : contrattazione

 
 

Il caos ha messo ordine nell'universo e spargendo dolore mette disordine nell'animo umano
[Anonimo]

 
Hermione sente una mano che stringe la sua. Si guarda accanto e trova Ginny, col volto rigato di lacrime, ma negli occhi una forza e una determinazione degne di una combattente.
"Andiamo," sussurra, e la piccola Weasley acconsente.
In qualche modo, in quel contatto si sente protetta. Non più sola, non più isolata, anche se è lei la causa del suo isolamento. Non ha più il pensiero di quel corpo – il corpo di lui – come chiodo fisso. Cerca di non pensarci, perchè cedere al dolore sarebbe da persona debole. Ed è l'ultima cosa che vuole fare.
Vorrebbe solo il suo perdono.
"Dove sono Harry e Ron?"
"Nell'ala ovest del castello, vogliono bloccare tutti i passaggi segreti."
Hermione sta per aprire bocca, quando un boato assordante la sorprende. Un muro è crollato, davanti a loro Bill è accasciato a terra, col viso sanguinante.
A Ginny sfugge un singulto, cerca però di contenerlo.
"Ragazze! Cercate di portarlo lontano da qui, di lui mi occupo io." Neville si frappone fra il Mangiamorte che ha colpito l'uomo e la ragazze. "Presto!" insiste, quando vede che non accennano ad andarsene.
Così prendono ciascuna un braccio di Bill e lo portano sulle loro spalle.
Riescono a trovare un rifugio sicuro in una vecchia aula.
Ed Hermione sente nuovamente il freddo che le invade il petto. Come in corridoio. Stavolta è diverso, però. Bill tornerà da Fleur, non è colpito gravemente. E lei, per un attimo, si scopre gelosa della felicità altrui. Questo la fa sentire inorridita da se stessa.
 
 
 

Quarta fase: depressione

 
 
 

Soffrire e piangere significa vivere. 
 
[Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo, 1866]
 

 
 
Dopo aver lasciato Bill alle cure di Ginny, Hermione si ritrova sola a vagare per il castello. Ha tutti i sensi allerta, affina l'udito affinchè nulla possa coglierla alla sprovvista.
In quel momento di silenzio, una consapevolezza si insidia in lei.
È sola.  Non perché con lei fisicamente nonci sia nessuno. In realtà non sente più la sensazione che aveva inizialmente, come di qualcuno che,invisibile e incorporeo – ammettere chi sia, è doloroso –  le sta accanto.
Lei sa benissimo che lui l'ha abbandonata nel momento in cui ha chiuso gli occhi, lasciandole come ultimo ricordo solo uno sguardo.
Occhi di piombo che l'ammirano, prima di spegnersi ed entrare nell'oscurità.
E lei svanisce insieme a loro. Le forze le mancano, le ginocchia tremano e lei sente l'alito della Morte sfiorarla. Ma a pensarci bene che senso avrebbe continuare a vivere?
L'orgoglio, il coraggio, la determinazione, a che servono se poi a tutti gli uomini viene riservato lo stesso destino? Che differenza può fare se si indossa il nero o il bianco per rappresentare il proprio lutto, se poi finiamo tutti allo stesso modo?
Siamo anime che ballano tutte la stessa danza della Morte, in tutte le parti del mondo.
Devi avere una ragione per vivere. Ma cosa accade se poi è la stessa che ti porta alla morte?
Hermione sente i polmoni che esigono sempre più spazio nella cassa toracica a causa della corsa.
La gola è in fiamme. L'unica cosa che le viene in mente di fare è ranicchiarsi su se stessa e piangere. Perché ha troppo lacrime da versare. Ha un mare di dolore dentro di sé ed un oceano di lacrime. E nessuno con cui potersi sfogare. Se ci fosse stato lui, l'avrebbe abbracciata – sino a stritolarla, pur sapendo che lei detestava quando lo faceva – e le avrebbe detto che andava tutto bene. Che ogni cosa sarebbe tornata al suo posto.
Quanto può pesare una bugia? Ed aveva davvero mentito?
 
 

Quinta fase: accettazione

 
 
 
 
Hermione sembra cadere giù a picco. Vuole raggiungere l'oscurità. Per lui. Ma è davvero questo che Draco vorrebbe? È questa l'Hermione di cui si era innamorato. O è quella combattiva, che gli dava filo da torcere. Lei sa bene che era per questo che a lui piaceva.
Ed ora magari guardandola – ovunque fosse – sarà deluso dal suo comportamento arrendevole.
È arrivato il momento di affrontare realmente quella guerra. Nessuna fuga, né scappatoia.
Sarà una ragazza che guarda in faccia le sue paure e i suoi demoni, aspettando che il destino giochi le sue carte. Qualunque esse siano.
 
 
Questa notte tante persone sono morte. Tutti avranno un velo nero – perché il nero non risparmia nessuno – calato sul cuore.
C'è chi ha perso un figlio, chi i genitori che vivranno solo in ricordi altrui, chi un fratello.
Ma Hermione sa che se in questo momento alzasse gli occhi al cielo vedrebbe un gruppo di stelle risplendere, saprebbe così che lui non l'ha mai abbandonata, nonostante tutto.
Il lutto ci porta alla deriva, ma l'amore sopravvive anche se solo nei meandri del cuore.
 
 
Il mio angolino Questa storia è dedicata a Egoica, il mio unicorno. E' stato dopo aver letto una sua storia che ho ripreso a scrivere dopo tantissimo tempo. Questa è per te.
   
 
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