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Autore: Sofy_m    06/09/2012    8 recensioni
Dal testo:
-Non dividerò la stanza con te, Martha e Alexis vanno bene, ma non dormirò con te...
-Detective, perchè pensa sempre male di me?
-...e devi smetterla di chiamarmi Kate!
Castle sbuffò. -Sei un mostro, vuoi rovinarmi tutto il divertimento?

Beckett accetta di partire per una vacanza con la famiglia Castle in un'isoletta sperduta in mezzo all'oceano indiano.
Spiaggia, mare, sole... sembra quasi un paradiso.
Ma loro sono pur sempre una detective della omicidi e uno scrittore di gialli, no?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alexis Castle, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo 18


L'elemento ricorrente.




Castle e Beckett si guardarono spaventati.
La detective si alzò. -Ok Alexis, portaci da lui.- disse correndo fuori dalla stanza.
La ragazza dai capelli rossi li fece attraversare l'intero villaggio, fino a raggiungere una delle piscine più grandi. Lì si fermò, indicando la piccola folla formata dagli altri ospiti. -Ho detto a nonna di controllare che nessuno tocchi nulla.
Musa e scrittore annuirono.
-Detective della omicidi, permesso!- esclamò Kate estraendo il distintivo e ricordando a tutti il suo lavoro. -Lasciateci passare!
Immediatamente tutti si fecero da parte lasciando libera la visuale alla detective.
Dall'ingresso della piscina partiva una lunga scia di sangue che arrivava fino al bordo della piscina. In mezzo all'acqua sporca di sangue galleggiava il corpo senza vita di un uomo.
Beckett sospirò. -Rick,- disse sottovoce. -aiutami a tirarlo fuori.
L'uomo annuì togliendosi la camicia e i pantaloni ed entrando nella piscina, seguito dalla sua musa. Lentamente riuscirono nel loro intento e depositarono il cadavere vicino al bordo.
-Alexis, sei sicura che si tratti di Matteo Negri?- domandò Kate uscendo dall'acqua.
La giovane Castle annuì. -Sì, è stata sua figlia Ginevra a trovarlo.- indicò la ragazza tremante seduta in un angolo con lo sguardo perso. -Vuoi che te la chiamo?
-No, no. Sua sorella dov'è?- chiese Beckett rivestendosi.
-In spiaggia, Cooper e Riley sono andati a chiamarla.
-Ok, dovremo darle la brutta notizia.- disse prima di tornare a rivolgere la sua attenzione al corpo.
Rick le passo un foglio di carta e una penna mentre le riferiva ciò che sapevano. -Matteo Negri, 47 anni, italiano. Viveva con le sue due figlie, Elena e Ginevra, a Milano. Ha sempre lavorato come cuoco e per un periodo lui e sua figlia minore hanno vissuto in America a causa del suo lavoro. Aveva un alibi per gli altri omicidi e ci aveva detto di non aver mai conosciuto prima le vittime.
-Ok.- Beckett si inginocchiò vicino al cadavere. -Ferita da arma da fuoco al petto, a occhio una nove millimetri.- alzò lo sguardo verso il suo partner. Sapevano entrambi cosa significasse. Matteo era morto nello stesso modo di Harada. -E' stato ucciso poco tempo fa. Non ci sono segni di lotta, l'assassino deve averlo preso alla sprovvista, oppure è qualcuno di cui si fidava. Intorno alla scena del crimine, a parte il sangue, non ci sono indizi. Niente impronte, capelli o altre cose strane. Chiunque sia è in gamba.- si rialzò avvicinandosi a Castle vedendo avvicinarsi la figlia maggiore della vittima.
Kate prese un respiro profondo.
Rick le cinse i fianchi con un braccio. -Vuoi che lo faccia io?- le chiese dolcemente.
Lei scosse la testa. -No, è il mio lavoro... e ci sono già passata, so cosa si prova. Solo... stammi vicino.
Lui annuì posandole un bacio sui capelli. -Always.
Lentamente si avvicinarono alla ragazza che si stava guardando intorno preoccupata.
-Elena Negri?- domandò la detective.
-Sì, sono io. Che sta succedendo? Quei due australiani sono venuti a chiamarmi in spiaggia e hanno detto qualcosa riguardo mio padre e...
Castle scosse la testa confuso. La figlia della vittima aveva parlato in Italiano e lui non aveva capito una parola. -Ehm... sai parlare la nostra lingua?
Lei scosse la testa.
Beckett sospirò. -Rick, potresti chiamare sua sorella?
Lo scrittore annuì allontanandosi velocemente per fare ritorno qualche secondo dopo seguito dall'altra italiana.
Ginevra, appena vide la sorella, corse ad abbracciarla scoppiando in lacrime. Elena ricambiò l'abbraccio confusa. -Gin, che diavolo succede?- chiese sempre più spaventata.
La sorella singhiozzò. -Papà... Elena... Papà è morto.
Elena impallidì. -No, non può essere. Gin, ti prego...
Ginevra scosse la testa continuando a piangere.
Kate strinse la mano a Castle. -Ginevra, mi dispiace per la vostra perdita, davvero. So quanto sia orribile. E non vorrei disturbarvi, ma devo per forza farvi qualche domanda.
L'italiana annuì. -Cosa vuole sapere?- il suo americano era perfetto.
-Tutto ciò che puoi dirci su tuo padre che può esserci utile.
-Ok.- rispose asciugandosi le lacrime e cercando di farsi forza. -Abbiamo vinto questo viaggio in una lotteria e abbiamo deciso di partire insieme, per passare un po' di tempo in famiglia.
Castle la interruppe. -Scusa se te lo chiedo, tua madre...?
-Mia madre è morta di malattia, dieci anni fa. Io e mio padre, dodici anni fa, ci trasferimmo in America, lui aveva trovato lavoro come cuoco; mia madre e mia sorella decisero di rimanere in Italia. Dieci anni fa scoprimmo che mia madre era malata, aveva il cancro. Mio padre decise di tornare immediatamente a casa per starle vicino e aiutarla nelle cure, ma fu tutto inutile. Due mesi dopo il nostro arrivò morì. Avevo sei anni all'epoca, mi sembrò che il mondo fosse improvvisamente crollato.
Beckett tremò. A quella ragazza di appena sedici anni era stata strappate la madre quando era bambina e ora aveva dovuto dire addio anche al padre. Aveva perso tutto.
-Mio padre, distrutto dal dolore, lasciò il lavoro in America e tornammo a vivere normalmente a Milano, io, lui e mia sorella.
Kate annuì. -Ginevra, sai se tuo padre aveva dei nemici?
La ragazza scosse la testa. -No, era sempre ben voluto da tutti. Era un uomo allegro, simpatico.- si interruppe un attimo accigliata. -Però...
-Però?- chiese Castle curioso.
-Però ricordo una violenta discussione che ha avuto al telefono poco dopo la morte di mia madre, forse lo stesso giorno del suo funerale.
-Sai chi fosse al telefono?- domandò Beckett prendendo appunti.
-Il suo datore di lavoro in America.- rispose senza pensarci.
La detective la guardò stupita. -Come fai ad esserne così sicura?
-L'ho sentito urlare al telefono, era la prima volta che succedeva. E urlava in americano.
-Ricordi qualcosa di quella discussione?
-Ecco... Non lo so. Mio padre diceva qualcosa tipo che non gli interessava, che mamma era morta e lui non sarebbe tornato indietro. Che avrebbero potuto chiamarlo e cercarlo ma lui non sarebbe tornato indietro perchè aveva noi due a cui badare.
Castle annuì. -"Chiamarlo e cercarlo", sai a cosa si riferisse?
-No, all'epoca ho pensato si riferisse al suo lavoro di cuoco, ma adesso ripensandoci c'è qualcosa di strano.
-Ok Ginevra, penso che possa bastare così.- disse Kate. -Grazie di tutto.
La ragazza annuì e fece per voltarsi ma poi cambiò idea. -Avevate detto che l'avevate preso.- disse con voce tremante. -Avevate detto che non eravamo più in pericolo e che era tutto ok. Ma mio padre è morto con un proiettile in mezzo al petto!- urlò con la voce carica di rabbia e dolore. -Perchè? Avevate detto che l'assassino non era più un problema ma mio padre è mordo!
Lo scrittore scattò in avanti per risponderle ma la sua musa lo trattenne per un braccio, abbassando lo sguardo. -Lo so Ginevra, ci siamo sbagliati. Vorrei chiederti scusa ma so benissimo che le mie scuse non serviranno a nulla, non riporteranno in vita tuo padre, non ti faranno sentire meglio e non ti daranno giustizia.- alzò lo sguardo con decisione. -Ma per quanto possa valere ti assicuro che prenderò quel bastardo, ad ogni costo. Lo farò pentire di ogni suo gesto e lo sbatterò in prigione per il resto dei suoi giorni. E' una promessa.
Ginevra annuì senza dire una parola e se andò.
Castle abbracciò forte la detective stringendola contro di sè. -Mi dispiace, mi dispiace...- sussurrò. Sapeva che a causa di tutta quella storia Kate stava rivivendo gli incubi del suo passato.
-La vita è ingiusta.- mormorò mentre alcune lacrime le scendevano sul volto. -Ha solo sedici anni e ha già perso tutto. Ha solo sedici anni ed è costretta a convivere con il dolore di una perdita da quando ne aveva sei. E adesso... adesso il dolore la scaverà ancora più a fondo, la svuoterà totalmente.
Rick rimase in silenzio accarezzandole i capelli. Raramente Kate gli aveva parlato di come si era sentita subito dopo l'omicidio di sua madre.
-Ogni cosa la farà pensare a loro. E così inizierà ad odiare tutto. Passerà un sacco di tempo a piangere, a chiedersi perchè è toccato proprio a lei, perchè non qualcun altro. Cercherà ogni modo per uscire da quella spirale di dolore e scoprirà che non ne esiste nessuno. E poi, una mattina, si accorgerà che può farcela, che può andare avanti, che fa male ma che esiste ancora un po' di speranza.
Castle le baciò la fronte. -E' quello che è successo a te?
Lei annuì. -Sì, ma c'è una differenza, non lascerò che l'assassino la passi liscia, non lascerò che a Ginevra e Elena capiti ciò che è successo a me, per nessun motivo. Non voglio che affondino come ho fatto io dentro un caso senza fine, non è giusto. Devono vivere, essere felici, trovare l'uomo giusto sulla loro strada, non aspettare che le venga a salvare dal fondo del precipizio.
-Sono contento di averti salvata. Tu hai salvato me.
Kate si alzò in punta di piedi per baciarlo. -Ti amo Richard.
-Ti amo Kate.
La detective sospirò appoggiando la testa alla sua spalla. -Va bene se chiedo a tua figlia di fare qualche domanda agli ospiti del villaggio mentre noi continuiamo ad indagare?
Il suo partner annuì. -Sì, tanto è testarda come sua madre e sua nonna. In un modo o nell'altro ci costringerebbe a farci aiutare.

Dopo aver sistemato il cadavere e raccolto tutte le informazioni utili musa e scrittore tornarono nella loro suite.
La detective si armò di scotch e pennarello e decise di usare l'enorme finestra che dava sugli scogli come lavagna improvvisata. Attaccò tutti gli appunti che aveva preso, le foto che aveva scattato e le testimonianze che aveva raccolto. Poi si sedette sul divano iniziando a riflettere.
Le stava sfuggendo qualcosa, se ne rendeva conto benissimo, ma non riusciva a capire cosa.
Si alzò iniziando a camminare avanti e indietro, pensando a tutto ciò che era successo.
-Sai,- la voce di Castle la risvegliò dai suoi pensieri dopo diversi minuti. Era seduto per terra, vicino al divano, e come lei stava studiando quella specie di lavagna. -ho notato una cosa.
Lei lo guardò stupita. -Dimmi.
L'uomo si alzò avvicinandosi alla vetrata. -Allora, abbiamo cinque omicidi. Iva, James, lo sceriffo Mills, il presunto colpevole Harada e ora Matteo. Sembrerebbe l'opera di un pazzo omicida, che colpisce a caso, ma proviamo a ragionare attentamente.- disse staccando le foto dei cadaveri per spostarle.
Beckett lo seguiva attenta.
-Sappiamo che il colpevole ha ucciso lo sceriffo solo per poter recuperare il coltello, quindi possiamo immaginare che non fosse una cosa premeditata. In questo modo le vittime sono quattro. Ora, noi abbiamo accusato Harada degli omicidi e l'abbiamo chiuso in cella. L'assassino si è fermato per un po'.
Poi però l'ha ucciso e ha ricominciato. Ipotizziamo che abbia ucciso Harada perchè era a conoscenza di qualcosa, il giapponese sarebbe un'altra vittima "non premeditata". Detto questo, le nostre "reali" vittime sono tre, e hanno una cosa in comune.
Kate capì subito. Ecco il tassello mancante, quello che le sfuggiva. -L'acqua.
-Esattamente.- concordò lo scrittore.
La sua musa prese in mano le tre foto. -Iva è stata accoltellata e trascinata fino a dentro la vasca da bagno, James allo stesso modo è stato portato fino in cima alla fontana. Matteo è stato ucciso con una pistola e trascinato fino alla piscina. In tutte e tre le scene del crimine l'elemento ricorrente è l'acqua!- esclamò stupita voltandosi verso il suo partner. -Sei un genio!- gli disse prima di passargli le braccia intorno al collo e baciarlo appassionatamente.
Dopo poco però si staccò. -Ok, ma questo come ci aiuta?- chiese perdendosi nei suoi fantastici occhi azzurri.
Castle sospirò. -Non lo so. Forse è un messaggio in codice, legato al movente, o un modo per sfidarci, come quelle foto.- rispose spostando lo sguardo fino alla busta gialla sopra il tavolo. -Ma è un'altra la cosa che non mi spiego. Perchè mai...
-...usare una pistola?- concluse la detective al suo posto.
-E' vero, il coltello adesso lo abbiamo noi...
-... ma avrebbe potuto rubarne un altro...
-...e se aveva la pistola fin dall'inizio...
-...perchè non utilizzarla subito?
Rick scosse la testa. -Non ha senso.
-Già.- concordò Beckett mentre il sole scendeva piano verso l'orizzonte.
Lo scrittore sbadigliò. -Ho fame, preparo qualcosa da mangiare, abbiamo saltato il pranzo prima per colpa di tutta questa storia.
Kate annuì.
-E Kate, amore, non distruggerti la testa nel tentativo di capire qualcosa. Lo prenderemo, ok?- le disse terribilmente serio accarezzandole il viso.
-Ad ogni costo Rick.
L'uomo annuì a sua volta avvicinandosi al bancone della cucina.

Mangiarono abbastanza tranquilli, cercando di rimanere positivi, pensando a cosa sarebbe accaduto quando sarebbero tornati a New York.
-Ci vanteremo all'infinito con Ryan ed Esposito per essere riusciti a risolvere un caso anche soli su un'isola deserta!- esclamò Castle sorridendo e bevendo un bicchiere di vino.
-Lo spero davvero tanto.
-E ci prenderanno in giro dicendo che avevano sempre saputo che saremmo finiti insieme e Lanie vincerà un sacco di soldi perchè è stata l'unica abbastanza furba da scommetterci.
Kate ridacchiò.
-Ma ovviamente, se non vuoi, manterremo il segreto. Continueremo ad essere i soliti Castle e Beckett e ci comporteremo come due amanti segreti.- continuò con un fantastico sorriso.
-Non lo so Rick... Mi piacerebbe mantenere il segreto solo per noi, almeno all'inizio, ma non so...
-Farò quello che vorrai tu, amore mio.- rispose lui serio guardandola negli occhi.
Beckett sentì le sue guance arrossire e il battito del suo cuore accelerare.
-Ma ora che ne dice di andare a dormire, mia musa?- chiese alzandosi e tendendole una mano. -Domani sarà una giornata lunga.
La donna annuì sorridendo. -Va bene, mio scrittore.- disse facendo intrecciare le loro dita.
In camera si cambiarono lentamente, silenziosamente, continuando a sorridersi. Castle rimase in boxer e si distese sul letto, con le braccia incrociate sotto la testa.
La detective indossò la sua vestaglia e si sedette vicino a lui, ammirando il suo corpo perfetto. -Sei bellissimo.- disse in un sospiro avvampando.
Rick sollevò le sopracciglia stupito e la guardò. La dolcezza presente nella voce della sua musa l'aveva lasciato senza parole. Sorrise. -Beh, grazie.- rispose giocando con le punte dei capelli lunghi della donna. -Vieni qui, Kate.- disse poi attirandola verso di sè e facendole appoggiare la testa sul suo petto.
Beckett fece passare un braccio intorno alla sua vita mentre con una mano gli accarezzava dolcemente i capelli. -Rick, io...- iniziò debolmente, ma lo scrittore la interruppe alzandole il viso e facendo incontrare le loro labbra.
La baciò lentamente e a lungo, con tutta la dolcezza possibile, staccandosi di tanto in tanto per lasciare il tempo ad entrambi di respirare; la baciò come se da quel gesto dipendesse ogni cosa.
Kate era senza fiato, estasiata per quel bacio così diverso da tutti gli altri. I baci che si erano scambiati fino a quel momento erano sempre stati tutti pieni d'amore, ma anche di passione travolgente. Erano stati baci affamati, disperati, necessari come l'ossigeno.
Questo no. Questo era diverso.
Questo era amore e dolcezza allo stato puro.
Non avrebbe mai voluto che finisse. Sarebbe voluta rimanere lì, a baciarlo in quel modo, per sempre.
Castle, con le sue labbra morbide, la sua lingua calda e il suo sapore perfetto, era riuscito a farle scordare ogni problema.
Dopo quella che sembrò essere un'eternità, i due si staccarono. Rick sorrise radioso vedendo gli occhi della detective brillare.
-Kate,- disse avendo capito cosa voleva dirgli prima. -non... pretendo di fare l'amore con te stanotte. Voglio solo tenerti stretta a me, sentendo il tuo respiro sulla mia pelle, accarezzandoti dolcemente, guardando la tua espressione cambiare mentre dormi e sussurrandoti che ti amo per tutta la notte. Desidero solo questo, nient'altro.
La detective lo guardò per alcuni secondi in silenzio, poi, con un sorriso tornò ad appoggiare la testa sul suo petto. -Stringimi Rick.

Anastasia correva il più velocemente possibile in mezzo al bosco, guardandosi intorno allarmata, cercando di prestare attenzione ad ogni suono.
"Devo raggiungere il villaggio", pensò, "devo raggiungere il villaggio e chiedere aiuto!"
Si maledì ancora una volta per aver deciso di uscire e fare un giro da sola. Che idea stupida, che idea stupida!
Improvvisamente vide una luce davanti a sè.
L'entrata del villaggio.
Ok, c'era quasi mancava poco, bastava solo che entrasse e si mettesse a urlare, qualcuno sarebbe arrivato subito. Bastava un ultimo sforzo, solo uno scatto. Chiunque la stesse seguendo non l'avrebbe comunque raggiunta, era più che sicura di averlo seminato.
Con un sorriso vittorioso si avvicinò all'ingresso, rallentando e recuperando fiato.
Quando stava ormai per raggiungere gli scalini dell'entrata sentì un rumore di passi dietro di sè. Spaventata si voltò di scatto.
-Buona sera Anastasia.



Angolo dell'autrice (in ritardo come al solito):
Ok, ma dico, le avete viste le foto??? Sono fantastiche, bellissime, stupende!!! Quanto sono sexy Nathan e Stana? Tanto tanto tanto.
Stanathan everywhere!!!
Bene, scusate lo sfogo ma mi serviva, il mio cervello deve ancora riprendersi :D Pensiamo alla storia, và. Le cose ricominciano a farsi interessanti, tornano i morti! Evvai!
Ahahahaha :D Non odiatemi, prometto che ci saranno ancora dei momenti dolci dolci!
Non ho riletto il capitolo (non li rileggo mai) perciò spero non ci siano errori...
So di avervi lasciati sospesi, ma dovevo per forza farlo finire così (mi dispiace!). Nel prossimo saprete chi ha incontrato Anastasia.
Bene, spero vi piaccia anche questo capitolo e di pubblicare presto il prossimo. Grazie mille per tutte le recensioni, mi fanno sempre molto piacere!
Un bacio, alla prossima!
Sofy_m
P:S: Ah ricordate, Stanathan is real!
  
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