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Autore: Kekkafox    06/09/2012    2 recensioni
Blaine decide di lasciarsi il passato alle spalle e si trasferisce a New York. Qui, conosce persone molto sorridenti, a parer suo. Anche se, non ha né un lavoro, né una casa. Così, cerca una casa, possibilmente con un coinquilino e fortunatamente la trova. Peccato, però, che sembra non andare molto d'accordo con il suo nuovo coinquilino.
Klaine. Fic.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alle 20:30 ero già arrivato al bar. Non vedevo Kurt ed era lecito, visto che ero molto in anticipo. Entrai, comunque. Era parecchio pieno, un po’ come il bar di Sam –il nostro bar- all’ora di pranzo. Solo questo mi metteva un po’ d’ansia. Ok, lo ammetto. Non solo un po’.

Mi avviai al bancone con la mia chitarra sulle spalle. Al banco c’era un ragazzo molto alto dai capelli castani e il sorriso che aveva era in netto contrasto con la sua corporatura.

- Salve. – dissi timido. Lui si voltò verso di me e mi concesse un sorriso. Si accigliò quando vide la mia chitarra.

- Tu devi essere il cantante di stasera. Kurt non è con te? – chiese il ragazzo, sempre con il suo sorriso. Era un po’ rassicurante.

- Sì, sono io e credo che Kurt venga più tardi. – gli risposi. Lui mi porse la mano.

- Brody Weston.

- Blaine Anderson. – gli dissi di rimando, stringendogli la mano.

- Seguimi. Il signor Smythe ti dirà cosa fare. – mi disse Brody. Quel cognome mi riportò alla mente Sebastian e il suo pensiero mi portò, stranamente, a sorridere.

Io seguii il barista, che mi portò al piano superiore del bar. Mi lasciò davanti alla porta del proprietario del locale, con un “buona fortuna”. Ero un po’ agitato. Ok, molto agitato. Ero convinto di dover andare lì con Kurt, ma il mio inutile cervello mi aveva fatto andare lì in anticipo.

Bussai alla porta e, dopo aver sentito un “avanti”, entrai. L’uomo che mi ritrovai davanti era, stranamente, molto somigliante a Sebastian. Stessi occhi verdi e stesso colore dei capelli tendenti al biondo. Ma mi ricordai che Kurt aveva detto che era il padre di un suo collega. Quindi non era possibile che fosse il padre di Sebastian. Seb non sarebbe mai diventato uno stilista.

- Oh, tu devi essere il signor Anderson. – mi disse, sorridente. Io mi avvicinai alla sua scrivania, imbarazzato. Mi porse la mano, che strinsi dolcemente.

- Robert Smythe. – oh mio Dio. Se la memoria non è sbagliata, il nome del padre di Sebastian era proprio Robert. Ok, stavo solo immaginando tutto. Non era vero. Non era il padre di Seb. Solo una coincidenza.

- Blaine Anderson.

- Oh, mio figlio mi ha parlato molto di te. – ma chi lo conosce il figlio di questo tizio? No, non ci posso credere che è il padre si Sebastian. Non voglio crederlo. Non voglio finire a lavorare per Smythe. Beh, tecnicamente lavoravo per suo padre, ma per me era lo stesso.

- Scusi, ma non credo di avere l’onore di conoscere suo figlio. – se è il ragazzo che penso io, non è per niente un onore.

- Invece, credo proprio di sì. Mio figlio è Sebastian Smythe. – fatemi morire!! Per favore. È proprio quel Sebastian. Aiutatemi, non voglio rincontrarlo. Non con Kurt.

- Oh. – questo è l’unica cose che il tuo cervello è in grado di elaborare, idiota?

A un tratto, sentii la porta aprirsi e la persona che entrò nella stanza era la persona che non avrei mai voluto vedere. Avrei voluto volare dalla finestra o almeno non farmi vedere. Perché non ho il Mantello dell’Invisibilità? Maledizione, Sebastian!

- Anderson? Che ci fai qui? – bel saluto, Smythe. Robert si accigliò alla vista del figlio che era entrato.

- Sebastian, quante volte ti ho detto di chiedermi il permesso, prima di entrare?

- Oh andiamo, papà. Bel culetto, allora? Che ci fai qui? – vidi Robert roteare gli occhi al soprannome che mi aveva dato. No, non mi era mancato Sebastian. Specialmente, quando mi chiamava in quel modo.

- Mi chiamo Blaine e poi sono qui per cantare. – oh mio Dio, voglio sprofondare. Perché diavolo ho accettato di cantare in questo posto? Ah, già. Kurt.

- Ah, quindi tu sei il ragazzo di cui parlava quella principessina di Hummel? – mi offesi un po’, anche se Kurt era solo un semplice conoscente.

- Sì, sono io. Non sapevo che ti piacesse la moda, Sebastian. – dissi, enfatizzando sul suo nome. Insomma, chi avrebbe mai pensato che a Sebastian Smythe interessasse qualcosa di moda.

- Sono più gay di quanto pensi, Anderson. – mi rispose. Il solito Sebastian.

- Sebastian, perché non fai vedere a Blaine, dove dovrà esibirsi? – disse Robert, cercando di alleviare il discorso che stava prendendo una brutta piega. Beh, come tutti i discorsi con Sebastian.

- La ringrazio signor Smythe. – dissi, alzandomi. Robert mi sorrise e Sebastian si avviò davanti, aspettando che io lo seguissi. Così feci.

- Perché non hai cantato tu, stasera? – gli chiesi, non appena fummo usciti dalla stanza. Sebastian mi guardò con un’occhiata scettica.

- Non sono così gay, Anderson.

- Ma se hai appena detto che sei più gay di quanto sembri. – gli dissi, cercando di sopprimere una risata.

- Lascia stare, non puoi capire. – sapevo che Sebastian diceva così, ogni volta che non sapeva cosa dire. - Allora, dov’è la tua amichetta Hummel?

- La smetti di chiamarlo così?

- Oh mio Dio, non dirmi che ti piace. – mi disse Sebastian, voltandosi di scatto verso di me.

- Cosa? No! Siamo solo amici. – dissi e lui mi guardò scettico.

- Sei anche più patetico di quando eri al liceo, Anderson.

****

Finalmente, mi ero liberato di Sebastian e mi stavo preparando sul palco. Da lontano, vidi Kurt entrare e mi sembrava molto spaventato, forse perché non mi aveva visto. Infatti, appena mi vide sul palco si rilassò subito. Si avvicinò.

- Ti stavo aspettando. – mi disse, sorridente e quel sorriso mi emanava sempre strane sensazioni. Sembrava come se il suo sorriso emanasse una strana forza.

- Sono arrivato in anticipo. Molto in anticipo. Ero e sono molto agitato. – gli risposi. Lui mi osservò e poi si arrampicò sul palco, per raggiungermi. Gli diedi una mano e si sedette accanto a me.

- Sarai fantastico. Ne sono sicuro. Devi solo credere in te stesso. Coraggio. – mi disse. Mi strinse forte la mano. Io gli sorrisi, per ringraziarlo. Scese dal palco e mi lasciò solo.

- S-Salve. Mi chiamo Blaine Anderson e stasera canterò per voi. – dissi, attirando l’attenzione di poche persone, ma stranamente m’importava solo l’attenzione di Kurt.

La musica partì. (Spoiler: http://www.youtube.com/watch?v=2g0FRi0B3r0)

So this is what you meant 
When you said that you were spent 
And now it's time to build from the bottom of the pit 
Right to the top 
Don't hold back 
Packing my bags and giving the academy a rain check 

I don't ever want to let you down 
I don't ever want to leave this town 
'Cause after all 
This city never sleeps at night 

It's time to begin, isn't it? 
I get a little bit bigger, but then I'll admit 
I'm just the same as I was 
Now don't you understand 
I'm never changing who I am 

So this is where you fell 
And I am left to sell 
The path to heaven runs through miles of clouded hell 
Right to the top 
Don't look back 
Turning to rags and giving the commodities a rain check 

I don't ever want to let you down 
I don't ever want to leave this town 
'Cause after all 
This city never sleeps at night 

It's time to begin, isn't it? 
I get a little bit bigger, but then I'll admit 
I'm just the same as I was 
Now don't you understand 
I'm never changing who I am 

It's time to begin, isn't it? 
I get a little bit bigger, but then I'll admit 
I'm just the same as I was 
Now don't you understand 
I'm never changing who I am 

This road never looked so lonely 
This house doesn't burn down slowly 
To ashes, to ashes 

It's time to begin, isn't it? 
I get a little bit bigger, but then I'll admit 
I'm just the same as I was 
Now don't you understand 
I'm never changing who I am 

It's time to begin, isn't it? 
I get a little bit bigger, but then I'll admit 
I'm just the same as I was 
Now don't you understand 
I'm never changing who I am

 

Non me lo aspettavo, ma molte persone mi applaudirono. Peccato, che la mia vista era concentrata su Kurt. Mi stava applaudendo e aveva una strana luce negli occhi. Io sorrisi.

A fine serata, ero stanchissimo. Non avevo mai cantato così tanto in vita mia. Scesi dal palco e mi avvicinai a Kurt. All’improvviso, me lo ritrovai addosso. Mi stava abbracciando. Aveva un buon profumo. Sapeva di vaniglia e camomilla.

- Scusa. È solo che sei stato f-fantastico. – mi dice, abbassando lo sguardo come un cagnolino che ha appena fatto qualche guaio. Io sorrido a quella vista.

- Grazie. – lui mi guarda negli occhi e poi assume un’espressione. L’espressione.

- Tutto bene? – mi chiede.

- Oh, sì. Sono solo molto stanco. – gli risponde. Lui mi sorride.

- Ti va un caffè? – che faccio? Accetto? Oh mio Dio, che faccio? Vabbè, un caffè non si rifiuta mai.

- Sì, grazie.

****

È da un bel po’ che sto parlando con Kurt e devo ammettere che è molto interessante. Avevamo gli stessi interessi, o quasi. Lui era completamente pazzo per la moda e diverse volte aveva criticato i miei capelli o i miei papillon. Anche Santana lo aveva fatto. Ma cos’ho che non va? A me piacciono.

Comunque, stava andando tutto alla grande, fino a quando non è arrivato lui. Sebastian. Proprio ora. Dov’è diavolo era stato tutto questo tempo? Proprio ora doveva arrivare?

- Anderson, già ti dai da fare con Hummel? – oh cavolo, già inizia. Abbasso lo sguardo imbarazzato. Kurt, invece, ci guardava con quell’espressione che mi fa tanta paura. Oddio, mi lancerà una maledizione, vero?

- Vi conoscete? – ci chiese Kurt e l’espressione di Sebastian non prometteva nulla di buono. Infatti…

- Principessina, io e Anderson eravamo scopa-amici al liceo.

- Cosa? Io non sono mai venuto a letto con te e mai lo farei! – Kurt ci guardava divertiti, mentre Sebastian mi scoccò un’occhiata scettica.

- Anderson, lo sapevamo tutti che volevi essere fottuto da me. – oh mio Dio, voglio scappare. Ora. Perché cavolo ho accettato di cantare qui? Ah già, me l’ero dimenticato di nuovo. Kurt.

- Lascia stare, Blaine. Anche con me fa lo stesso, ogni singolo giorno. Se non fosse per lui, la mia vita sarebbe perfetta. – mi disse Kurt, facendomi ridere e lui mi seguì a ruota, mentre Sebastian ci guardava e faceva il finto offeso.

- Comunque sia, mio padre vuole parlarti. – e quella frase cambiò il mio umore. Cosa voleva dirmi? Avevo fatto schifo, vero? Aiuto!! Kurt m’incoraggiò con un sorriso e seguii Sebastian da suo padre.

- Papà, ti ho portato il nano. – Robert roteò gli occhi ed io sorrisi. Era divertente come nemmeno suo padre sopportasse la sua strana ironia. Mi accomodai.

- Blaine, sei stato davvero bravo. Questi sono per te, spero che bastino. – mi disse, porgendomi una mazzetta di soldi sulla scrivania. Ma erano 500 dollari!! Ok, capisco che la famiglia Smythe era molto ricca e conosciuta, ma non era un po’ troppo?

- No, signor Smythe. Non voglio tutti questi soldi, per una sola serata. Li tenga. Per me è stato un piacere cantare nel suo locale. – gli dissi, mandando i soldi indietro, ma Robert insistette e me li mise di nuovo davanti.

- Non è mica solo per questa serata. Hai attirato l’attenzione di molte persone. Nessuno che ha cantato qui ci è mai riuscito, quindi voglio assumerti come cantante del bar. Credo che 500 dollari al mese bastino, no? – ok, forse avevo sentito male. Forse era solo un sogno. Io sono ancora nel letto, per andare da Sam. Anzi, forse sono ancora a Westerville.

- Blaine? Blaine, ci sei? – oh mio Dio. Non stava dicendo sul serio, vero?

- Sta dicendo sul serio? – che domanda stupida, Blaine!

- Sì, certo. Allora, accetti? – mi chiese, speranzoso. Ok, devo ammettere che 500 dollari mi avrebbero fatto comodo, ma lavorare da Smythe. Quel Smythe. Quello che ha appena detto davanti a Kurt che al liceo eravamo scopa-amici. Cosa per niente vera, dopotutto. Oh, ma chi se ne frega. Almeno mi pagano per sopportare Sebastian.

- Sì. Sì, certo. Sarà un onore. – gli dissi, con un sorriso che arrivava da orecchio a orecchio. Strinsi la mano e Robert e corsi da Kurt. E, stavolta, ero io quello che si era gettato addosso a Kurt.

- Che è successo? - mi chiese, sorridente. Non so perché, ma avevo l’istinto di baciarlo. Se non fosse stato per lui, non sarei mai finito a cantare in quel bar. Se non fossi entrato nel bar di Sam, ora non mi ritroverei con 500 dollari in mano.

- IlsignorSmythemihaassuntocomecantantenelsuolocale. Avrò500dollarialmese! – dissi. Non mi ero capito da solo, figuriamoci se mi aveva capito Kurt.

- Blaine, forse se parli un po’ più lentamente, capisco cosa vuoi dirmi. – presi un bel respiro.

- Il signor Smythe mi ha assunto come cantante nel suo locale. Avrò 500 dollari al mese. Kurt, io devo ringraziarti. Se non fosse stato per te, non sarei mai finito a cantare qui e non mi ritroverei 500 dollari al mese. Anzi, 700 con tutti i soldi del lavoro al bar. – Kurt mi sorrise non riuscii a resistere. Lo abbracciai. Forte. Gli ero riconoscente a vita. Non volevo più staccarmi da lui. Sentivo gli occhi pizzicarmi.

- Blaine, sono molto felice per te. – mi sussurrò. Quando ci staccammo, mi guardò negli occhi. – Oh Dio, no. Non piangere, Blaine. Sii forte. Devi essere felice. Devi essere orgoglioso di te stesso, come ora io lo sono di te.

- Davvero sei fiero di me? – gli chiesi, come se fosse l’unica cosa che avrei voluto sentire. Lui mi sorrise. Dio, quanto amavo quel sorriso.

- Molto. Ma ora ho una proposta per te.

- C-Cosa?

- Ora che hai un secondo lavoro e soldi sufficienti, vuoi venire a vivere con me? – oh, cavolo. Non sta succedendo davvero.

- Oh, beh non saprei. Non vorrei lasciare Brittany da sol-

- Mi ha chiamato Santana. Non vuole più stare a Louisville. Si trasferirà qui a New York.

- Beh, in questo caso… Sì, mi trasferisco da te.

Ci abbracciammo di nuovo. Non c’era più nulla intorno a me. A parte il suo profumo. Le sue braccia che mi stringono forte. C’era solo Kurt intorno a me e, stranamente, era ciò che volevo. Volevo Kurt. Ma non sapevo quanto mi sarei pentito, o almeno in parte, di quel “sì, mi trasferisco da te”...

 

Note dell’autrice

Salve a tutti! Tan Tan Tan. Allora, com’è? Questo per me è un capitolo molto importante e vorrei che fosse venuto bene. A voi come sembra? Ho tanta paura che mi sia venuto male…

Ok, ora un po’ di spiegazioni. Questa frase --> Ma non sapevo quanto mi sarei pentito, o almeno in parte, di quel “sì, mi trasferisco da te”... significa molto. Eh, sì. Questo è solo l’inizio della storia. L’introduzione della ff dice che Blaine non andrà molto d’accordo con il suo coinquilino e, per quanto sembri il contrario, succederà davvero e sarà anche molto divertente.

Spiegazione numero due: il proprietario del bar è il padre di Sebastian solo per arricchire ciò che dice Blaine nel capitolo precedente, cioè che New York è molto piccola, per quanto sembri grande. Però, qui Sebastian non farà il solito antagonista. Sarà il solito spaccone, ma non intralcerà per niente la Klaine.

Spiegazione numero tre: come potete vedere, la canzone che canta Blaine è It’s Time che Blaine canterà nel tf nel primo episodio della quarta stagione. Ho voluto aggiungerla perché è da stamattina che l’ascolto e mi piace moltissimo.

Bene, le spiegazioni sono finite. Come vi ho detto, questo è un capitolo molto importante per me e determinerà la vera storia. Devo dire che mentre scrivevo questo capitolo, le mie mani più volte hanno cercato di scrivere “e ci baciammo”. Fortunatamente o sfortunatamente, decidete voi, le ho fermate, altrimenti mi avrebbero rovinato tutta la storia.

Ok. Come al solito volevo ringraziare le persone che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Davvero grazie. E ringrazio anche quelle persone che mi fanno l’onore di farmi sapere cosa ne pensano. Mi fa un piacere enorme leggere le vostre recensioni.

Non vi sembro troppo seria, oggi? xD Ok, allora vediamo se questa cosa è seria. Lo sapevate che una recensione allunga una vita a un’autrice? Eh, sì. È proprio così.

Gay Bye. Cioè, volevo dire Bye Bye.

   
 
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