Nessun preambolo.
Nessuna vista offuscata.
Nessuno sbadiglio.
Solo tu accanto a me.
Resto in silenzio ad osservarti finché non corrucci il viso.
Inizia quasi abituale vederti così.
-Buongiorno Rain.-
- ‘giorno. -
-Come ti senti?-
Alzi il braccio tenendo il pugno chiuso. - Sto benissimo! Potrei anche fare una corsa ora! – ma un movimento non proprio leggero ti costringe a gemere e riabbassare il braccio.
Inizio a prendere le fasciature: - Con “l’ ottima salute” che ti ritrovi posso solo mandarti a fare una passeggiata con i ragazzi del cimitero.
Mi guardi negli occhi.
-Lavori per il cimitero?-
Ti fisso la fasciatura sul braccio.
-Lavoro per i morti.-
-Quindi sei… -
-Un becchino, già. Non è il massimo dell’allegria ma a suo modo è adatto a me. -
-E’ triste fare il becchino?-
-Dipende dalle situazioni . E’ triste non nel concetto in sé ma come gli altri possano percepirlo.-
Un’immagine balena davanti ai miei occhi.
Riesco ad essere comprensiva più con i morti che con i vivi.
Hai il capo inclinato e i capelli ti coprono il viso.Li sposto piano.
-Però se questo lavoro deve rassomigliarmi deve pur avere qualcosa in comune con me, non pensi?-
-Cosa? -
-L’essere assetati d’amore. Hai mai visto nascere un bambino? Tutti lo circondano e lo riempiono d’amore. La stessa cosa accade quando ci si ritrova alla fine nel viaggio. Fiori, ricordi ovunque.
Forse sono proprio i cimiteri e gli ospedali i luoghi in cui noi possiamo sentire davvero l’amore.-
Butto le fasciature intrise di sangue.
-Vuoi un po’ di latte caldo?-
-Sì, grazie.-
Resto ad osservare la tazza fumante tremare.
Piccole onde si formano su una superficie un tempo liscia.
Inizio a bere.
-Dopo posso venire a vedere come lavori?-
Ho le lacrime per la tosse.
-Se vuoi , ti porto volentieri. Sei sicuro di poter restare sufficientemente in piedi? Sai, non sono così forte!-
Mi fai un sorriso sfrontato.
-Lo chiedi proprio al grande Matusalemme?-
Una linguaccia ti contraccambia.
-No, lo chiedo a te, Rain.-