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Autore: YuskiLetruski_    06/09/2012    1 recensioni
(E' la prima volta che pubblico,fate i bravi...accetto consigli ma non insulti,crazi :D)
Era l’unica soluzione? Almeno sarebbe stato lontano da tutti là fuori.
Lontano dal male,dalle persone e lontano da lui. Lontano dai suoi occhi e dalla sua bocca. Da le sue parole dolci ma acide allo stesso tempo. Da quella sensazione di vuoto. Da quella sensazione di felicità e di passione. Da quello che lo aveva reso così. Da quello che lo aveva fatto sognare e da quello che lo aveva spinto dritto verso l’inferno.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                 "LIVE" alone.

--
« Infondo era un ragazzo come gli altri,era sempre felice,non so come mai è diventato così»

Si,un ragazzo normale,come no.

Il fatto che lui si vestisse diversamente dagli altri,il fatto che lui pensasse diversamente dagli altri ... il fatto che lui amasse un altro ragazzo,una persona uguale a lui,con il suo stesso sesso,questo lo rendeva diverso.

« Forse ha avuto qualche problema di cui lei non è venuta a conoscenza»

Sicuro. Lei non sapeva nulla di lui. Lui era suo figlio,ma era come se non lo fosse.

« Non credo,mi dice sempre tutto…»

Bugia. Non avevano mai parlato. Non parlavano mai. Lei era immersa tra il lavoro e gli amanti. Lui era immerso nei suoi problemi e nei suoi falsi sorrisi.

 « Allora non so darle spiegazioni,per ora lo terremo chiuso qua,nella clinica.»

Era l’unica soluzione? Almeno sarebbe stato lontano da tutti là fuori.

Lontano dal male,dalle persone e lontano da lui. Lontano dai suoi occhi e dalla sua bocca. Da le sue parole dolci ma acide allo stesso tempo. Da quella sensazione di vuoto. Da quella sensazione di felicità e di passione. Da quello che lo aveva reso così. Da quello che lo aveva fatto sognare e da quello che lo aveva spinto dritto verso l’inferno.

« Ci dovrà stare per molto? »

Sperava in un si. Sperava che  lo tenesse lontano.  Non voleva tornare indietro.

« Diciamo,almeno un mesetto per capire cosa ha che non va il ragazzo. »

Perfetto. Avrebbe preferito di più,ma quel tempo gli sarebbe bastato per dimenticarlo. Per toglierlo definitivamente dalla sua mente.

--

Li stava ascoltando,attraverso quel vetro che li divideva. Credevano che lui non sentisse,invece non era così. Riusciva a capirli,ogni singola parola. Li fissava,come se fosse il suo unico interesse e,finito il discorso,rimasero in silenzio per qualche secondo.

Entrò l’uomo nella stanza con le pareti color bianco sporco,attraverso una porta cigolante e,dall’altra parte del vetro,rimase la madre ad ascoltare.

« Allora,dovrai rimanere qua per un po’.. »

Disse di si con la testa. Non aveva voglia di parlare,di aprire la bocca per una cosa inutile.

« Bene … mi vuoi parlare di qualcosa in particolare? »

Il ragazzo distolse lo sguardo e lo puntò verso la madre dall’altra parte del vetro. Non la vedeva,ma sapeva che era lì.

Scosse la testa,inarcando un po’ il sopracciglio,come ad indicare all’uomo la parte interessata.

Lui si voltò e,tornando al ragazzo,disse qualche parola.

«..comunque non mi chiamare più dottore,chiamami semplicemente Omar,ok? Da adesso sarò un tuo amico»

Amico? Di chi? Non lo avrebbe accettato,no. Lo avrebbe chiamato Dottore,avrebbe continuato a chiamarlo così.
Sbuffò e portò la fronte sul tavolo.

« Non lo saprà mai nessuno,se dici qualcosa a me …»

Certo,chi voleva sfottere? Lo sapeva che sua madre sentiva quel che si dicevano e anche se lei non c’era avrebbe sentito lo stesso,grazie ai suoi pettegolezzi.
Tirò su la testa,lo guardò e torno a sbattere la fronte sul tavolo.

No,non avrebbe aperto bocca. Non gli avrebbe detto nulla finche non ci sarebbe arrivato da solo. Infondo,lui doveva scoprire cosa  gli passava per la testa.

« Oliver,dovresti dirmelo»

Oliver.

Oliver.

Oliver.

 Ha sempre odiato quel nome.

« O forse ti dovrei chiamare Live.. »

Rimase in silenzio.

Gli mancò il respiro per qualche secondo.

I ricordi.

Lui lo chiamava così. Lui lo stringeva a sè e iniziava a bisbigliargli quel nome,portandolo ai brividi. Live,solo lui lo chiamava così. Solo lui. Solamente lui.
Un altro attacco di iperventilazione improvvisa. Sua madre che correva nella stanza. Tutti intorno al lui mentre il “Dottore” li allontanava,portando una busta  alla sua bocca. I suoi occhi si affannarono. Li chiuse.

Quando li riaprì,intorno a lui era cambiato.

Era in una stanza diversa,sdraiato su un lettino,da solo. Vicino a lui solo un foglio.

Quando ti sentirai meglio,vienimi a cercare nel mio ufficio –Omar”.

Lo strappò e lo buttò via.

--
 


Yuski si sfoga:
Pene,questa è la prima storia che pubblico. 
Ed è per questo che vi supplico di non attaccarmi e non insultarmi çDç
Invece mi farebbe piacere aver qualche consiglio,mi servirebbe :o
Oltre a questo credo che il prossimo capitolo sarà lo pubblicherò tra pochissimissimissimo. Magari capirete un pò di più sulla storia del ragazzo...con il tempo capirete che ci fa in quella "clinica" e la sua storia :o
Vabbè,grazie mille a chi a letto e al prossimo capitolo :3
  
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