La frustrazione
dell’essere prodotto
“Salve a tutti, mi presento. Io sono 2.
Esatto, avete capito bene, sono il numero due.
Perché parlo? Perché ho qualche cosa da dire, perché se no?
Da millenni io e le altre cifre veniamo usate in ogni momento
della giornata e per mille usi.
Grazie all’addizione e alla sottrazione fin dagli albori
della vostra civiltà avete potuto contare ma siete voluti andare oltre nella
vostra smania di conoscenza.
Scoprire i segreti matematici può essere divertente per uno
studioso ma sicuramente non lo è per noi numeri.
Sento ogni giorno ragazzini che si lamentano di quanto siano
difficili queste o quelle espressioni ed equazioni e di come la matematica in
fondo non serva a gran che nella vita.
Mai nessuno che rifletta su quanto siamo caduti in basso, noi
che eravamo il fulcro della filosofia di Pitagora che insegnava ai suoi
discepoli che Tutte le cose che si conoscono hanno numero;
senza il numero non sarebbe possibile conoscere o pensare alcunché.
Con la sua filosofia dell’armonia siamo divenuti
un tutt’uno con la musica e l’universo mentre grazie alla sua distinzione tra
pari e dispari abbiamo potuto classificare il vostro mondo in opposti.
Mentre ora? Ora veniamo denigrati a materia di
serie B in tutte le scuole del mondo e la più grande aspirazione che possiamo
ottenere è di essere posti sul cartellino del prezzo di un capo di lusso.
Sono passati i secoli del “Tutto è numero” mentre
sono arrivati quelli del 3x2 al mercato sotto casa.
Tre per due. Diamine quanto odiamo la
moltiplicazione. Ma a voi che interessa? L’importante per voi è portare a casa
il risultato, il prodotto in questo caso. E che sia giusto, altrimenti la colpa
è nostra!
Degli sforzi che dobbiamo compiere nessuno ci
riflette mai. Che sarà mai un 2x2? O un 2x5? In fondo io sono un numero
piccolino.
Ma avete idea delle fatiche che sopporto, proprio
per essere così minuto, nel dover raddoppiare una cifra? Dello sforzo di far
comparire da un numero dispari come il 7 un prodotto pari come il 14?”
“Ma cosa avrà mai da lamentarsi, dico io? Che lavora troppo?
Almeno il suo lavoro viene considerato.
Se non mi avete riconosciuto sono l’Uno. Non ve ne faccio una colpa, in fondo è come
se non esistessi. 2x1=2. 1000x1=1000. E l’uno? Sparito, non si conta, non c’è.
Vengo costantemente eliminato ogni volta, come fossi una
appendice che esiste ma non è necessaria.
Nelle equazioni non si trova mai scritto 1x, l’uno non serve.
Così come la mia tabellina. Che insegnante interrogherebbe mai sulla tabellina
dell’ uno?
1x7? 7
1x30? 30
Sai che difficoltà!
Non creo nulla e non vengo creato da nessuno se non da me
stesso. Il 7 esisterebbe anche senza il mio aiuto, così come il 30. Tutti i
numeri possono essere dei prodotti, avere questa facoltà tranne io, a meno che
non mi moltiplichi per me stesso. Si può essere più soli?”
“ Si, si può essere caro amico Uno. Basta che tu sia uno
Zero. Ci si lamenta di chi lavora troppo e crea numeri grandiosi o di chi non
compare mai in un risultato. Che dire di me che annullo tutto pur non volendo?
Quante volte è capitato di vedere un ragazzino risolvere una
espressione difficilissima, vederlo arrivare alla fine per poi scoprire quel
“x0” che cancellava istantaneamente tutti i suoi sforzi con un cerchio vicino
all’uguale. 0, sono solo uno zero. Nelle addizioni riesco a nascondermi per non
essere visto e calcolato.
Nelle divisioni sono una fonte di impossibilità o di
indeterminatezza nel risultato mentre nella moltiplicazione sono sempre uno
zero, qualsiasi sia il numero che mi accompagni e che cerchi di sollevarmi dal
gradino più basso dei Numeri Reali, sia esso un 3 o un 76, non vedrà altro che
zero, che il nulla.
Questa è la vera solitudine. Che per quanto si voglia
moltiplicare un numero per 0 questo rimarrà sempre da solo.”