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Autore: _MaddyMads_    07/09/2012    9 recensioni
“Senta prof, so che lei mi odia, ma vorrei recuperare l’insufficienza, non è che mi potrebbe dare un consiglio su come fare?” chiesi schietta e gelida. Lui scoppiò in una risata agghiacciante. [...] “Oppure ripetizioni!” disse Giorgia, la mia migliore amica, spuntando dal nulla. [...] Non appena ci fummo sedute ai nostri posti scoppiai e dissi sottovoce a Giorgia: “Come hai potuto? Sai che se mi devo far dare ripetizioni dovrò chiedere a Riccardo, vero?” lei annuì sorridente e io le schiaffeggiai la mano. “Andiamo! Quando mai ti ricapiterà l’occasione di vedere Ricky a torso nudo tutto sudato?”
* * *
Quando Vanessa deve chiedere a Riccardo di darle ripetizioni in Educazione Fisica (il professor Palazzo reclama i propri diritti: "La Ginnastica è una materia non meno importante delle altre!"), lui si trova costretto ad accettare, poichè le loro madri sono migliori amiche; ed essendo tali, desiderano che anche i propri figli vadano d'amore e d'accordo. Purtroppo non sono a conoscenza del fatto che i sopracitati figli abbiano un rapporto antitetico alle parole "amore" ed "accordo"...
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Prologo: Jogging in due





Non poteva essere vero. Non doveva essere vero! Avevo la media dell’otto in tutte le materie tranne, rullo di tamburi, educazione fisica. Ed ecco spiegato perché, in quella domenica mattina in cui avrei tanto voluto riposarmi un po’, ero stata costretta ad uscire di casa alle sette del mattino. Dovevo andare a correre, con lui, quella sottospecie aliena creata da Dio in non so quale momento di pazzia. Con lui, la persona più odiosa nonché bella del pianeta.
Uscendo di casa ripensai a due giorni prima, quel maledetto Venerdì 17 Febbraio.


“Non è possibile! Non puoi farti rimandare di educazione fisica quando hai la sufficienza in tutte le altre materie!” disse mia madre entrando in casa sconvolta, con la pagella del primo quadrimestre in mano. Io rimasi più scioccata di lei a quella rivelazione. “Cosa?? Non può essere! Quello stronzo – scusa mà, ma in questo caso ci vuole proprio – ha osato mettermi l’insufficienza?” dissi incavolata come una belva.
“Si, Vanessa, e tu devi assolutamente impegnarti per recuperare tutti i quattro e cinque che hai preso questo quadrimestre, se non vorrai essere rimandata.”
“Mamma lo sai benissimo che sono negata in qualsiasi cosa possa essere definita sport a parte la danza!”. Ebbene si, non sapevo nemmeno fare una battuta in pallavolo, facevo danza da quando avevo quattro anni e non avevo mai smesso, anche perché era l’unico sport in cui ero portata, anche molto.
“Non mi interessa. Se vuoi continuare a ballare, devi recuperare quel voto in pagella.” Disse decisa.
“Mamma! E come farei? Ho diciassette anni, non posso iniziare ora a imparare uno sport!” dissi, ormai esasperata dalla piega che aveva preso quella conversazione.
“Fatti dare ripetizioni da Riccardo, il figlio di Clara!” Clara era la migliore amica di mia madre ed erano anni (ovvero da quando avevamo iniziato il liceo) che le due cercavano di far andare d’accordo i rispettivi figli. Peccato che non sapevano che i due si odiavano. Ogni volta che andavamo a mangiare a casa loro, davanti ai nostri genitori fingevamo di andare d’amore e d’accordo, e poi in qualsiasi altro posto – scuola, principalmente - ci mandavamo a quel paese e litigavamo come dei matti.
O meglio, ci stuzzicavamo.
“Ma mamma, non mi sembra il caso, cioè…”

“Oh, non essere sciocca, tesoro, voi due vi ADORATE e poi lo sanno tutti che eccelle in tutti gli sport. Potrebbe esserti di enorme aiuto! E poi lo sai che io e Clara abbiamo sempre sperato in un vostro fidanzamento, frequentarvi fuori dalle mura scolastiche potrebbe essere già un buon inizio…”
Adorarsi.
Fidanzamento.
Vomitevole, bleah!
“Oddio, mamma ti prego!”

“Oh, su! Non dirmi che è un brutto ragazzo! I suoi capelli color dell’oro, i suoi occhi verdi, il suo fisico scolpito!” Beh, in realtà i suoi occhi non erano verdi. Erano verdi col bel tempo, e grigi con le nuvole e la pioggia. Beh, erano bellissimi sempre… ALT! Rewind… cosa avevo appena pensato?? Che i suoi occhi erano… BELLI? Oh mio Dio, l’insufficienza mi aveva sicuramente dato alla testa. Scossi la testa e andai in camera mia, decisa a non chiedere il SUO aiuto, neanche a costo della mia vita.

Il sabato mattina avevamo quattro ore di scuola: due ore di ehm, Educazione Fisica e due di Italiano. Perfetto! Appena entrata in classe vidi il prof. Palazzo già seduto sulla sedia della cattedra. Era un buon professore, dovevo ammettere, ma mi aveva sull’anima (solo perché in prima superiore gli avevo – durante una partita di pallavolo -  per sbaglio lanciato la palla sulla sua testa pelata ed era inevitabilmente caduto all’indietro andando a sbattere contro la rete di pallavolo e sfasciandola tutta), e questo lo rendeva un prof da eliminare. Era sulla quarantina, fisico da giocatore di baseball, pelato (anche se aveva una macchia nera in testa, noi alunni abbiamo sempre cercato di capire se era muffa, un neo gigante o una manciata di capelli) e occhiali sulla punta del naso, come tutti i professori che si rispettino. Mi guardò malissimo e salutò: “Buongiorno, Montolivi.” Il mio cognome suonò più come una minaccia, e fu li che presi un po’ di coraggio e mi parai davanti a lui. Ero la prima ad essere entrata in classe e non c’era traccia dei miei compagni. Decisi di cogliere al volo l’occasione. “Senta prof, so che lei mi odia, ma vorrei recuperare l’insufficienza, non è che mi potrebbe dare un consiglio su come fare?” chiesi schietta e gelida. Lui scoppiò in una risata agghiacciante. “Beh, esistono molti modi… impegno, costanza e perseveranza.” Disse. Sbuffai, erano le solite parole che diceva per tirare su di morale la squadra che perdeva dopo una partita. “Oppure ripetizioni!” disse Giorgia, la mia migliore amica, spuntando dal nulla. Mi girai di scatto, e la fulminai con lo sguardo. “Giusto, Bruzzone!” – il cognome di Giorgia – “ Ottimo consiglio! Ora, se non vi dispiace, andate ai vostri posti, voglio iniziare l’appello.”
Non appena ci fummo sedute ai nostri posti scoppiai e dissi sottovoce a Giorgia: “Come hai potuto? Sai che se mi devo far dare ripetizioni dovrò chiedere a Riccardo, vero?” lei annuì sorridente e io le schiaffeggiai la mano. “Andiamo! Quando mai ti ricapiterà l’occasione di vedere Ricky a torso nudo tutto sudato?” Al solo pensiero scoppiai a ridere sempre a bassa voce, lanciando uno sguardo a Riccardo nel banco dietro di me: aveva i capelli color rame tutti scompigliati e quando mi girai puntò i suoi occhi azzurri (strano, non lo erano mai stati, probabilmente era per il tempo,  quel giorno non c’era nemmeno una nuvola) nei miei, facendo scomparire il sorriso che aveva sulle labbra - perfette - fino a poco prima. Anch’io lo fronteggiai impassibile, ma quando Palazzo – stronzo come al solito – mi richiamò, fui costretta a dargli le spalle, sentendo ancora il suo sguardo gelido contro la mia schiena.

 
Quando arrivai sotto casa sua, mi aspettai di vederlo già li sotto ad aspettarmi, visto e considerato che ero in ritardo di dieci munti buoni, ma invece non vi era nessuno. Suonai al citofono e dopo qualche secondo sentii la sua voce: “Scendo.”
Scendo un corno.
Un quarto d’ora dopo ero ancora lì ad aspettare. Stavo gelando, siccome era il 19 Febbraio e avevo dei pantaloncini corti da jogging, una canottiera bianca della Freddy, e una felpa della stessa marca sopra. Avevo raccolto i capelli neri in una coda alta e sugli occhi azzurri avevo messo solo un po’ di mascara. Per ingannare il tempo mi misi ad esaminare le nuvolette di vapore che uscivano dalla mia bocca. Quando finalmente sentii il portone aprirsi e chiudersi mi girai di scatto dicendo: “Final…” Peccato che mi bloccai sulle ultime lettere, perché lo spettacolo che avevo davanti era davvero… stuzzicante. Riccardo Canepa era in tuta da corsa di fronte a me pronto per una bella corsetta mattutina.
“Che c’è, hai perso l’uso della parola?” disse, beffeggiandomi. Feci un verso che doveva essere un ghigno, ma che in realtà uscì più come il verso di una gallina arrabbiata.
“Anch’io NON sono felice di vederti, Canepa.”
“Mai quanto me, fidati, Vanessa.” Sorrise, anzi, ghignò (non lo avevo mai visto sorridere, non a me, per lo meno) pronunciando il mio nome con fare impaziente.
“Ti sei dimenticato il mio cognome, Riccardo?” usai lo stesso tono per il suo nome e questa volta fui io a ghignare.
“Si… è così insignificante che non lo ricordo più.” Il mio ghigno sparì dalla bocca e capimmo entrambi che il gioco di battutine era finito lì. Non era mai stato così… cattivo con me
. “E’ meglio se iniziamo a correre.” Dissi soltanto, prima di mettermi le cuffiette nelle orecchie e iniziando a correre a passo non troppo veloce verso la Marina di Genova.
 
 

Spazio autrice :3

 
Ciaooo a tutte sono _MaddyMads_ :D
Spero che questo prologo vi piaccia, e tengo a puntualizzare che non sarei a scrivere qui se non grazie a @stay happy, una ragazza davvero d'oro, che oltre a spingermi a pubblicare la storia, mi ha dato tantissimi consigli! Mi ha anche fatto il banner, ma siccome sono inesperta di questo sito, non sono capace a metterlo u.u
Fatemi sapere cosa ne pensate, recensite recensite e recensite! <3
Kiss kiss (Gossip Girl) AHAHAH NO.
Okay, sono pazza -.-
_MaddyMads_
 
  
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