Ferma quelle lacrime, prima che ti macchino le guance. Fermale, prima che ti entrino in bocca. Fermale adesso, prima che la tua lingua ne assaggi il sapore.
Prendi un fazzoletto e ti strofini prepotentemente gli occhi, toccandone il bulbo oculare che sta pian piano diventando rosso. Gli occhi ti bruciano con insistenza, ma la piena è stata arginata.
E quando cerchi di scappare, cerchi di andartene, fuggire via da quella messinscena folle, ecco che dal soffitto delle pesanti sbarre d'acciaio tagliano il tuo cammino.
Ed è un attimo che le persone più care che hai ti sputano addosso parole ignobili, ed è un attimo che, con accanimento, distruggi le tue orecchie mettendo la musica al massimo, perché attraverso le cuffie ed il volume alto, nessuno può farti del male.
Ed ogni volta che strizzi gli occhi, lacrime cattive si spargono per tutto il viso, impastato di sudore e capelli, mentre premi ancora di più quelle cuffie contro la testa, così da poter sentire anche i bassi più profondi di quella canzone, bassi che ti isoleranno dal resto del mondo. Adesso sei inattaccabile, sei invulnerabile, sei potente, sei solo.
E le tue mani nervose fremono, ti attaccano, perché come il lupus costringe l'organismo ad attaccarsi, anche tu ti costringi a ficcarti le unghie nella pelle del braccio. Vuoi sangue, vuoi dolore, perché il dolore fisico fa molto meno male e fa quasi sentire bene.
Togli con forza le cuffie e ti precipiti in bagno, chiudendo la porta con due giri di chiave. Accendi lo stereo ed alzi il volume al massimo. Poi, con tutti i vestiti, entri nella doccia e ti siedi sul piatto. Fai scorrere acqua fredda che ti infradicia capelli e vestiti. Sotto i getti imperiosi dell'acqua, le lacrime non possono vedersi. E con quell'acqua prepotentemente fredda, tutta la rabbia e il dolore se ne vanno, nello scarico, lavati via.