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Autore: WilKia    07/09/2012    5 recensioni
Che cavolo ci faceva in quel posto dimenticato da Dio?
Ah, già.. non ho un posto migliore in cui andare.
Ricordò con una smorfia autoironica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Weight of the World
 
 
 
 
 
 
Rain lasciò le borse a terra e si avvicinò alla balaustra affacciata sul piano inferiore del centro commerciale.
Vi si appoggiò e diede una spintarella con la spalla a Quinn, che sembrava persa nei propri pensieri, mentre osservava i passanti con aria assente.
“Un dollaro per i tuoi pensieri?”
Offrì rivolgendole il suo mezzo sorriso.
“Sarebbe un dollaro sprecato.”
Mormorò Quinn distogliendo lo sguardo dalla folla.
“Lascia giudicare a me che sto proponendo l’affare – affermò rivolgendole un’espressione buffa – io non sprecherei mai il mio denaro per cose senza valore.”
Concluse ritornando seria.
Quinn distolse lo sguardo, riportando la propria attenzione alle persone che vagavano indaffarate tra i loro acquisti.
“Non stavo pensando a niente di particolare, davvero. Stavo solo…”
Scosse la testa.
“Sognando ad occhi aperti? Rimuginando?”
Le venne in aiuto.
“Già. Qualcosa del genere.”
Sospirò appoggiandosi pesantemente alla ringhiera.
“Santana?”
Domandò dopo alcuni istanti di silenzio.
“È scappata fuori per parlare al telefono. Di nuovo.”
Quinn ridacchiò, poi il suo sguardo si posò sulle porte automatiche che davano accesso al centro commerciale e il suo sorriso sparì improvvisamente.
“Abbiamo preso tutto per stasera?”
Domandò senza distogliere lo sguardo da ciò che l’aveva catturato.
“Sì. Non manca niente.”
“Allora andiamo via. Mi sono stufata di questo posto.”
Mormorò voltandosi di scatto ed allontanandosi rapidamente.
Rain gettò un veloce sguardo al piano di sotto, prima di seguirla, e le sue sopracciglia si inarcarono in un’espressione sorpresa. Il suo sguardo addestrato aveva scorto tra la folla la figura dinoccolata di Finn, seguito da una saltellante Rachel.
Il mistero si arricchisce di dettagli.
Pensò voltandosi e recuperando le borse piene di spesa, prima di affrettarsi a seguire Quinn.
 
Santana si lasciò cadere contro lo schienale della sedia.
“Sono piena da scoppiare.”
Borbottò massaggiandosi lievemente lo stomaco.
Quinn lasciò cadere la forchetta accanto al piatto, sospirando soddisfatta.
Era ormai la quinta sera che passava da loro e Santana era felice di essere riuscita a recuperare il rapporto con la sua migliore amica, anche se non le andava particolarmente a genio quanto si stesse avvicinando anche a Rain. Per quanto si volessero bene, il rapporto tra lei e Quinn era sempre stato basato sulla competizione oltre che sull’affetto, e la possessività innata di Santana verso le persone a cui teneva, tendeva a crescere esponenzialmente quando Quinn sembrava mostrare un qualsiasi interesse verso una di queste persone.
“Non capisco proprio come fai ad essere ancora così magra, Santana. Vivi con una Dea della cucina.”
Rain ridacchiò abbassando modestamente lo sguardo al complimento di Quinn.
“Semplice, faccio molta attività fisica.”
Rispose con fare ovvio.
“Ma se hai smesso di fare sport da quando abbiamo mollato i Cheerios.”
Disse Quinn confusa.
“Non quel tipo di attività fisica.”
Soffiò Santana socchiudendo gli occhi e rivolgendole un sorriso sornione.
Quinn roteò gli occhi annoiata.
“Certo. Come ho potuto non pensarci. In fondo è con te che sto parlando.”
“E questo che vorrebbe dire?”
Ringhiò Santana minacciosa.
“Semplicemente che sei incapace di non saltare addosso a Brittany.”
Spiegò Quinn serafica.
“Beh, non ha tutti i torti.”
Intervenne Rain, mentre ritirava i piatti – praticamente lucidi – dalla tavola.
“Ehi – protestò Santana – adesso ti coalizzi con lei?!”
Rain alzò le spalle in un gesto noncurante.
“Non ho certo detto che ti biasimo. Se avessi una ragazza come Brittany, nemmeno io riuscirei a toglierle le mani di dosso.”
Ma Santana non l’ascoltò neppure.
“Sono circondata – mormorò drammaticamente – ora non posso più fidarmi nemmeno della mia tutrice.”
Concluse teatralmente.
“Cos’è, Ragazzina. Ti sei fatta dare lezioni da DramaQueen da Rachel Berry?”
Ridacchiò Rain, ricevendo in risposta un dito medio alzato.
“Ecco, questa è la mia ragazzina.”
Replicò soddisfatta.
“Sempre incredibilmente fine ed elegante.”
Commentò Quinn con un sorriso, ma a Rain non sfuggì la vaga nota malinconica nella sua voce.
Ma non mi dire…
E non sfuggì nemmeno a Santana, che per un attimo osservò l’amica con la coda dell’occhio.
“C’è del gelato?”
Domandò Quinn dopo alcuni istanti di silenzio.
“Ma non stavi già esplodendo per la cena?”
Chiese Santana sogghignando.
Quinn scrollò le spalle e si alzò da tavola dirigendosi in salotto.
Santana e Rain si scambiarono uno sguardo perplesso.
“Ma che le è preso?”
Domandò Santana aggrottando le sopracciglia confusa.
“Non saprei – rispose – dopo tutto mi pareva che Quinn fosse la tua migliore amica. Perché mai dovrei essere io a sapere che ha?”
“Vorresti dire che non ti sei fatta nemmeno un’idea al riguardo?”
Insistette Santana, ma abbassò lo sguardo sentendosi in colpa.
“Sai ho un’idea… perché non vai di là e non le chiedi semplicemente qual è il problema?”
Suggerì Rain incoraggiante.
“Non è esattamente così che funzioniamo io e Quinn.”
Rain sollevò le sopracciglia in un’espressione interrogativa.
“Se io ora andassi di là a chiederle che cosa non va, lei si chiuderebbe a riccio e, probabilmente, inizieremmo una discussione completamente priva di senso in cui io finirei per criticare il taglio di capelli che si è fatta, tra l’altro su mio suggerimento, mentre lei sarebbe impegnata ad insultare i miei gusti in fatto di tagli di capelli.”
Spiegò concludendo il discorso sollevando contemporaneamente mani, spalle e sopracciglia.
“È così che funzioniamo.”
“Quindi non intendi fare nulla al riguardo?”
“Intendo lavare i piatti, mentre tu ti rilassi e, appena finito, intendo raggiungervi in salotto portandole una colossale coppa di gelato – spiegò – se vorrà parlarmi sarò pronta ad ascoltarla, ma non sarò io la prima a chiedere.”
Concluse addolcendosi lievemente.
Poi senza nessun preavviso la prese per le spalle e la fece voltare spintonandola verso la porta della cucina.
“E ora fuori di qui, che devo lavare i piatti. Perché non vai a scegliere un film o a tormentare il povero Nick?!”
“Sì, ma…”
Prima di poter dire qualsiasi cosa, Rain si vide chiudere la porta in faccia.
“Ooookay!”
Mormorò con un’alzata di spalle voltandosi per raggiungere Quinn in salotto.
La trovò abbandonata sul divano, con un braccio premuto sugli occhi.
“Ehi.”
Disse piano sedendosi accanto a lei.
“Ciao.”
L’accolse Quinn senza scoprirsi gli occhi.
“Perdonami – iniziò cautamente – non vorrei essere invadente, ma ho l’impressione che i tuoi pensieri siano un tantino affollati.”
Molto lentamente Quinn lasciò scivolare via il braccio dal viso, puntando su di lei uno sguardo confuso e umido di lacrime trattenute a fatica.
“Ha qualcosa a che fare con… si fermò cercando le parole adatte – con l’accettare che il cuore di una persona appartenga già a qualcuno?”
Le labbra di Quinn si incurvarono in un sorriso triste alla rievocazione del loro primo discorso.
Beh, a quanto pare sto migliorando in queste chiacchierate tra ragazze.
“Ti va di parlarne?”
Domandò cautamente.
“Non c’è molto di cui parlare…”
Mormorò Quinn sollevando le spalle in un gesto di falsa noncuranza.
“Ma c’è abbastanza da farti venire voglia di gelato, dopo due porzioni abbondanti del mio arrosto speciale al bacon.”
Suggerì con uno dei suoi mezzi sorrisi.
Quinn sospirò rassegnata.
“Devo solo imparare ad ignorare i miei sentimenti, finché non passeranno.”
“È questo il tuo piano?”
Domandò inarcando le sopracciglia incredula.
Quinn si limitò ad annuire.
“Sai, temo non sia il massimo come piano.
Voglio dire – si affrettò ad aggiungere – se si tratta di una semplice cotta, allora potrebbe anche funzionare, forse. Ma se i tuoi sentimenti per questa persona sono veri e profondi, temo che non spariranno dal giorno alla notte. E tentare di ignorarli ti porterà solo a soffrire inutilmente.”
“Beh, ma tu hai detto…”
“Anche se ho rinunciato a viverli, i miei sentimenti per Storm non sono mai scomparsi. Sono stati una spina nel petto ogni giorno.”
“Allora perché non ti sei fatta avanti?”
“Perché volevo solo il meglio per lei. Ho sperato di poter essere io quel meglio, ma la dura realtà era che ce l’aveva di già. Era giusto che rimanesse con la persona che amava e che insieme costruissero la famiglia che desideravano. Non è stato facile, ma non mi sono mai pentita della mia decisione. È stata la cosa migliore che potessi fare per lei. Anche se non è stata la cosa migliore per me.”
“Non mi sei di grande aiuto così.”
Mormorò Quinn amareggiata.
“Lasciami finire, per favore – sorrise incoraggiante – io mi sono fatta da parte, perché sapevo, avevo l’assoluta certezza, che Storm era felice e che la persona al suo fianco era quella giusta per lei. Se avessi avuto anche il minimo dubbio che non fosse così, allora avrei lottato con tutte le mie forze per averla.”
“No. Non credo sia un’opzione possibile per me.”
“Perché no?”
Quinn scrollò le spalle, mentre i suoi occhi si facevano umidi di lacrime.
“Sai, forse dovresti parlarne con Sant…”
“Perché pensi che Santana possa aiutarmi? Cosa ti fa credere che quello che mi succede abbia qualcosa a che fare con quello che ha passato lei?”
Rain inarcò le sopracciglia, perplessa al suo scatto.
“Intendevo dire che potrebbe farti bene sfogarti con la tua migliore amica… dopo tutto, lei ti conosce meglio di me e sicuramente saprebbe come tirarti su di morale, o quale consiglio darti.”
Quinn la osservò in silenzio e Rain poté vedere chiaramente l’indecisione e la paura attraversare il suo volto.
“Praticamente è come se avessi appena ammesso che la mia situazione è simile a quella vissuta da Santana, vero?”
Rain le offrì il suo mezzo sorriso in risposta.
“Preferisci la crudele verità o una pietosa bugia?”
Quinn lasciò cadere la fronte contro la sua spalla.
“Sono un vero disastro – mormorò – come lo hai capito?”
“Ti sei fatta tradire da certi sguardi che le lanci e dal fatto che sembri leggermente bipolare negli atteggiamenti che hai nei suoi confronti – spiegò semplicemente – e continuo a pensare che dovresti parlarne con Santana.”
“Certo, come no. Idea fantastica.”
“Cosa ci sarebbe di così terribile?”
“Oh assolutamente nulla. Immagina un po’ la scena.
Ehi San, vuoi sapere la novità? Credo di essere innamorata di Rachel Berry – sibilò risprofondando il viso contro la sua spalla – mi prenderebbe per il culo a vita!”
“Io penso che tu sia un po’ prevenuta nei suoi confronti…”
Quinn si sollevò e la fissò negli occhi sollevando un sopracciglio.
“Ok, sì. Ti prenderebbe per il culo. È fatta così. Ma credimi, poi sarebbe lì per te.”
Quinn scosse la testa.
“No. Non glielo posso dire. Non posso dirlo a nessuno.”
“Nemmeno a… Rachel.”
“Soprattutto a Rachel. E in ogni caso a che servirebbe? Rachel ha già il suo cavaliere dall’armatura scintillante, mentre io da quando la conosco non ho fatto altro che umiliarla, deluderla e respingere ogni sua offerta d’amicizia – sospirò sconfitta – meglio che mi dimentichi di questa storia e che vada avanti con la mia vita. Ancora un anno, poi lei se ne andrà a N.Y. ad inseguire i suoi sogni e non la vedrò più se non su qualche manifesto di un qualche Musical di successo.”
Quinn scosse la testa sbuffando e passandosi le mani sugli occhi, per trattenere le lacrime che minacciavano di uscire.
“Argomento chiuso – disse poi con voce ferma – allora, che film ti piacerebbe vedere stasera?”
Domandò rivolgendole uno sguardo che la supplicava di lasciar cadere il discorso.
Accidenti. E io che credevo che non avrei mai incontrato qualcuno testardo quanto Santana…
“Scegli tu – sospirò, accogliendo la sua richiesta silenziosa – ma ti prego, basta Horror, mi hanno stufata.”
Quinn si mise a frugare nel mobiletto dei DVD e dopo alcuni minuti ne infilò uno nel lettore, per poi lasciarsi cadere pesantemente sul divano accanto a lei, la spalla destra premuta contro il suo fianco, come in cerca di supporto.
Rain la scrutò per un lungo momento, ma alla fine decise che era inutile insistere, così si limitò a voltarsi verso il televisore.
“Oh, pessima scelta…”
Esclamò ridacchiando.
“Non dirmi che non ti piace Frankenstein Jr.?”
Domandò Quinn scandalizzata.
“Al contrario, lo adoro. E l’ho visto talmente tante volte da conoscere a memoria tutte le battute sia in inglese che in italiano. L’ultima volta che l’ho guardato con Santana, per poco non mi lanciava in testa il televisore.”
Raccontò con una lieve risata.
Quinn ridacchiò e le diede una lieve spintarella con la spalla, in un gesto che Rain interpretò come un silenzioso grazie.
I titoli erano quasi finiti, quando Santana fece il suo ingresso in salotto, reggendo precariamente tre coppette stracolme di gelato, che appoggiò sul tavolino davanti al divano con un sospiro.
“Oh, no! – esclamò con una nota di disperazione nella voce – non di nuovo Frankenstein Jr.”
Piagnucolò prima di voltarsi verso il divano.
I suoi occhi si socchiusero pericolosamente, vedendo quanto Quinn sedesse vicina a Rain.
Soffocò un commento acido e con un gesto secco consegnò una coppetta di gelato a ciascuna, per poi intrufolarsi tra le due ragazze, spingendo finché Quinn non fu scivolata contro l’altro bracciolo del divano. Quindi prese un’abbondante cucchiaiata di gelato e con un sospiro soddisfatto appoggio la testa sulla spalla di Rain.
Rain e Quinn si scambiarono uno sguardo divertito e con un’alzata di spalle tornarono a concentrarsi sul film.
 
 
“SI. PUO’. FARE!”
Tuonò Rain alzandosi in piedi sul divano e scatenando la risata di Quinn, mentre Santana alzava gli occhi al cielo per l’ennesima volta.
Ormai aveva roteato gli occhi talmente tante volte da sentire le orbite indolenzite.
Afferrò la maglietta di Rain e la tirò con forza, costringendola a risedersi, per poi rivolgerle uno sguardo minaccioso.
Rain sembrò cogliere il messaggio e nelle scene successive rimase tranquilla, limitandosi a mimare silenziosamente i dialoghi.
Dopo vari minuti di tranquillità, Santana commise l’errore di rilassarsi, smettendo di tenere sotto controllo l’ex-soldato.
Alla scena in cui il dottor Frankenstein scopriva il successo del proprio esperimento, Rain balzò in piedi, iniziando a camminare per il salotto, muovendosi come la creatura.
“Insomma, Rain. Adesso basta!”
Sbuffò esasperata.
“È impossibile guardare questo dannatissimo film con te.”
Ringhiò alzandosi indispettita per andare via.
A quel punto si sentì afferrare dalle mani forti di Rain, che la rigettò sul divano e iniziò a farle il solletico, intanto, sullo schermo, la creatura cercava di strangolare il protagonista, mentre questi tentava disperatamente di suggerire ai suoi goffi assistenti di sedare il mostro.
“Rain! – gridò Santana indignata tra una risata e l’altra – smettila subito. RAIN!”
Dall’altro lato del divano, Quinn rideva sommessamente, apprezzando il parallelismo tra la scena sullo schermo e quella che si stava svolgendo a un cuscino di distanza da lei, mentre si gustava la sua seconda coppa di gelato.
Quando le dita agili di Rain iniziarono a solleticarle l’incavo del ginocchio, Santana prese a scalciare, nel tentativo di sfuggire a quella tortura e improvvisamente, il suo piede colpì la mano con cui Quinn reggeva il suo prezioso gelato, facendoglielo rovesciare sui vestiti e sul divano.
“Ehi – esclamò Quinn indignata – il mio gelato!”
“Oh, scusa Q.”
Ghignò Santana, non appena riprese fiato.
“Dannazione – continuò osservando i suoi vestiti completamente macchiati – e adesso che cosa mi metto per dormire?”
“Non ti preoccupare, può sempre prestarti qualcosa Santana – intervenne Rain – anzi, perché non andate su, così ti cambi, mentre io ripulisco questo disastro.”
Offrì.
“Vieni Q.”
Borbottò Santana annoiata salendo le scale.
 
 
Dieci minuti dopo, Santana stava seriamente per esplodere.
Aveva praticamente svuotato tutti i propri cassetti alla ricerca di qualcosa che Quinn potesse indossare e l’amica non aveva fatto altro che scartare ogni singolo capo d’abbigliamento che le aveva offerto.
“Questa no. È troppo stretta, mi piace stare comoda quando dormo.”
Disse Quinn annoiata lasciando cadere a terra l’ennesima maglietta.
“Oh, aspetta. Forse quella può andare. No, no. Decisamente non ci siamo.”
A questo punto Santana scattò.
“Mi hai rotto Q. se non ti va bene niente, allora rimani in mutande!”
“Sei pazza? Devo dormire con te stanotte.”
“E con ciò?”
“Non intendo rimanere in mutande con una ninfomane che non vede la propria ragazza da quasi due settimane che dorme di fianco a me. Non ci tengo a svegliarmi con te che mi ansimi addosso in preda ad un qualche sogno sconcio.”
Esclamò Quinn con un gesto altezzoso della testa.
Santana era sul punto di saltarle addosso e sbranarla, quando Rain si affacciò alla porta della sua camera, probabilmente preoccupata dall’odore di un imminente spargimento di sangue che si era propagato per la casa.
“Ehi, ragazze. Tutto bene? Perché ci state mettendo tanto?”
“Chiedilo alla qui presente principessa sul pisello.”
Ringhiò Santana, incrociando le braccia al petto furiosa.
Rain si guardò intorno, perplessa dal caos che regnava nella stanza.
“Ok, ehm. Vieni Quinn, ti presto una delle mie magliette…”
Offrì in tono conciliante.
Quinn la seguì fuori dalla camera di Santana, ma fatti solo pochi passi nel corridoio, l’ex-soldato si bloccò estraendo il cellulare squillante dalla tasca dei suoi pantaloncini.
“Ragazzina – chiamò riaffacciandosi alla stanza di Santana – mostrale tu dove tengo le magliette, per favore. Io devo rispondere…
Scegli pure quella che preferisci.”
Concluse all’indirizzo di Quinn.
“È Reneè?”
Domandò Santana speranzosa, seguendola in corridoio.
Rain scosse la testa.
“Fren? Salutala da parte mia…”
“No, è Lara.”
Santana fece una smorfia e mimò l’atto di infilarsi due dita in gola.
“Sempre la solita impicciona.”
Borbottò Rain scendendo le scale, per poi rispondere al telefono, mentre si chiudeva alle spalle la porta della cucina.
“Andiamo Q.”
Bofonchiò Santana entrando in palestra e imboccando la porta che la collegava alla stanza di Rain.
“La sua ragazza?”
Domandò Quinn guardandosi intorno incuriosita. Era la prima volta che entrava in camera di Rain.
“La tipa con cui scopa.”
Rispose Santana stizzita.
“Devo dedurre che non ti piace?”
“È solo un ostacolo in più tra lei e quella che dovrebbe essere la sua famiglia a tutti gli effetti. Quindi no, non mi piace. Non mi piace affatto.”
Ringhiò aprendo l’armadio in cui Rain aveva impilato le sue magliette.
“Ecco a te – esclamò rivolgendole un sarcastico invito con la mano – serviti pure.”
Quinn si avvicinò indecisa all’armadio aperto.
“Tranquilla, Q. A differenza di me, non morde.”
“È che non mi piace l’idea di frugare nell’armadio di Rain…”
“Non stai frugando – sbottò Santana – stai scegliendo una sua maglietta come lei ti ha detto di fare. Quindi vedi di darti una mossa.”
Quinn sembrò convincersi e iniziò ad estrarre ordinatamente le magliette di Rain, ma nessuna sembrava fare al caso suo.
Ad un tratto una scritta in rosa fosforescente su una maglietta nera attirò la sua attenzione.
Diceva “I won’t be held down by who I used to be. She’s nothing to me.”
Si allungò verso lo scaffale su cui era riposta, mettendosi in punta di piedi per afferrarla.
La tirò verso di sé e dovette scostarsi per evitare una scatola di legno che cadde giù dallo scaffale insieme alla maglietta.
“Bel colpo Fabray.”
Sospirò Santana esasperata, osservando la scatola di legno che cadendo a terra si era aperta riversando il suo contenuto su tutto il pavimento.
“Di tutte le magliette che ci sono lì dentro, dovevi proprio andare a prendere quella che avrebbe causato un crollo.”
“Come potevo sapere io che ci fosse quella scatola lassù?”
Domandò con fare ovvio.
“Aspetta, ti aiuto a risistemare.”
Si offrì.
Ma Santana aveva riconosciuto la scatola di legno che Brittany aveva trovato il giorno in cui avevano scoperto l’esistenza di quella camera, e si affrettò a chinarsi sul pavimento per raccogliere le innumerevoli buste che erano volate ovunque.
“Lascia perdere, ci penso io. Tu cambiati e vedi di non combinare altri disastri nel frattempo.”
Quinn scrollò le spalle e iniziò a liberarsi dei suoi vestiti sporchi di gelato, mentre Santana raccoglieva i fogli ingialliti.
Quinn si infilò nell’ampia maglietta di Rain con un sospiro soddisfatto e rimase a lungo a fissare la a scritta in quel rosa evidenziatore che spiccava sul tessuto nero, persa nei suoi pensieri.
“Ok – disse poi riponendo le altre magliette nell’armadio – possiamo andare S.”
Quando non ricevette nessun tipo di risposta sarcastica dall’amica, si voltò confusa.
“San?”
Chiamò perplessa vedendola ancora inginocchiata a terra, mentre scrutava accigliata quelle che sembravano vecchie lettere.
“Santana?”
Ripeté iniziando vagamente a preoccuparsi.
“Scusa Q. – mormorò distrattamente alzandosi da terra, senza distogliere lo sguardo dai fogli che stringeva in mano – devo andare a fare una cosa…”
“Ma…”
Prima che potesse dire qualcosa, Santana era già uscita a passo di marcia dalla camera.
“San? Santana?”
Chiamò preoccupata affacciandosi sul corridoio dopo averla seguita.
L’unica risposta che ottenne fu il rumore secco della porta d’ingresso che sbatteva.
Pochi minuti dopo Rain la raggiunse e le rivolse un sorriso di approvazione.
“Ottima scelta. Quel tipo di rosa ti dona molto.
Qualcosa non va?”
Aggiunse poi notando la sua espressione confusa e preoccupata.
“Dov’è Santana?”
“Lei è andata via – spiegò ancora perplessa per il comportamento dell’amica – quando ho preso la maglietta una scatola di legno è caduta dall’armadio e mentre mi cambiavo Santana si è messa a raccogliere le lettere che erano uscite fuori… e ad un certo punto si è alzata ed è andata via.”
“Cosa? E dov’è andata?”
Chiese Rain.
Che abbia trovato gli indizi che a me erano sfuggiti?
“Non lo so. Ha solo detto che aveva qualcosa da fare. Non so dove sia andata, si comportava in modo strano. Sembrava confusa… è andata via quasi come se stesse scappando.”
Il cuore di Rain iniziò a battere con forza nel suo petto, mentre una sottile preoccupazione iniziava ad avvolgerla.
“Ok. Vado a cercarla. Tu rimani qui nel caso in cui torni.”
Disse sbrigativa infilandosi rapidamente un paio di scarpe e fiondandosi giù dalle scale, mentre una strana sensazione si impadroniva di lei.
Chissà perché nella sua mente sentì rimbombare la voce di Fren.
Tutte le informazioni e gli indizi sono sempre stati qui, sotto il tuo naso.
 
 
 
Angolo della pazza.
 
La canzone da cui ho preso in prestito il titolo, e di cui avete trovato una citazione sulla maglietta di cui si è impadronita Quinn, appartiene agli Evanescence.
 
Allora che ne pensate della strana coppia, come le posso chiamare… mmm FabRain?
Dopo tutto, come anche Rain ha notato, sotto certi aspetti Quinn è molto simile a Santana, perciò non le risulta poi così difficile rapportarsi con lei.
 
Come avrete capito Frankenstein Jr. è uno dei miei film preferiti in assoluto, e sì, Rain conosce tutte le battute a memoria perché le conosco io. Quanto è pucciosa Sannie tutta gelosa e possessiva amoooreeee.
 
Chissà che cosa sarà andata a fare con le lettere di Rain. Curiosi? Qualcuno ha già capito?
 
Fatemi sapere, su. Non abbiate timore di dirmi che ne pensate. Ogni saluto, consiglio, critica o insulto è ben accetto.
 
E se non vi va di dirmelo qui su EFP, potete sempre contattarmi su Twitter
 
Alla prossima.
 
Besitos WK >.<
 
 
   
 
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