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Autore: Klaineinlove    07/09/2012    13 recensioni
Cosa succederebbe se potessi decidere il tuo futuro?
Se in un singolo momento potessi scegliere il tuo destino?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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PASSATO

 

 

Era passato già un po' di tempo da quando Blaine si era trasferito al McKinley. Purtroppo, lui e Kurt non si erano più parlati dal giorno in cui Blaine aveva conosciuto Aidan, solo Sebastian si limitava a fargli qualche scherzetto e a mandargli occhiate provocatorie e imbarazzanti.

Blaine però era riuscito a farsi degli amici, o quasi. Si era unito al Glee Club e l'unico ragazzo con cui aveva stretto un rapporto era Artie Abrams. Le ragazze invece si limitavano a salutarlo, a chiedergli come stesse e a passargli gli spartiti per provare insieme. Gli altri ragazzi lo evitavano e basta. Il professore aveva notato questa indifferenza nei confronti di Blaine e aveva assicurato al ragazzo di dare tempo agli altri per abituarsi al nuovo membro e gli confessò che con molta probabilità erano gelosi della sua voce.

Per fortuna c'era Aidan. Quel ragazzo aveva passato tanto tempo insieme a Blaine che ormai quest'ultimo lo definiva un migliore amico, ma non del tutto. Aidan aveva avuto degli atteggiamenti particolari che fecero portare a Blaine la conclusione che fosse gay. Non lo aveva mai detto chiaramente ma alcuni gesti lo urlavano.

Come ad esempio ogni volta che Aidan lo riaccompagnava a casa gli poggiava sempre una mano sul ginocchio stringendolo forte e spesso la mano saliva sempre più fin quando però Blaine dall'imbarazzo non scappava via con una scusa. Inoltre, quando si fermavano a chiacchierare nei corridoi vuoti era capitato più di una volta che Aidan accarezzasse il retro del collo di Blaine con finta attenzione chiacchierando di quanto fosse stato duro l'allenamento con la squadra.

A Blaine piaceva Aidan, ma sapeva che doveva fare attenzione a non far girare certe voci nella scuola. Voci che sarebbero potute giungere all'orecchio di suo padre.

Però, dall'altro lato, c'era Kurt Hummel. Quel ragazzo era strano. Blaine aveva notato come Kurt lo fissava durante le lezioni, nei corridoio e a pranzo. Quello sguardo puntato dritto su di lui lo infastidiva, ma al tempo stesso lo eccitava: Kurt era dannatamente bello e Blaine di notte aveva fantasticato più volte, chiuso nella sua camera, su come fosse baciare le sue labbra. Non aveva mai baciato un ragazzo ed era terribile perché era tutto ciò che desiderava. Aidan era carino, gentile, ma niente di più. Blaine non aveva mai pensato a loro due in situazioni particolari come invece faceva con Kurt.

 

Quando Blaine rincasò, sentì le voci dei suoi genitori, discutere in cucina.

“Mi ha detto che non è stato bullismo. Ed è stato parecchio tempo fa, cosa c'entra adesso?”

“Bene. Non voglio che si metta nei guai, l'avevo detto io che questa faccenda era pericolosa”

“Faccenda, Richard? Ti rendi conto che sono esasperata? Ho paura di ogni volta che tu e Blaine state nella stessa stanza, perché ho paura che lui possa dire qualcosa e tu possa arrabbiarti. Sono stanca Richard, perché non puoi farti scivolare tutto addosso? Non cambierà, rassegnati”

 

Blaine rimase immobile vicino alla porta mentre stringeva la bretella della sua borsa. Sapeva che non doveva ascoltare quelle conversazioni, suo fratello gli aveva sempre detto che faceva male a se stesso se restava ad origliare.

Ma ora Cooper era andato via e nessuno impediva a Blaine di non ascoltare, di non soffrire.

Approfittò dell'attimo di silenzio dei suoi genitori ed entrò in cucina.
“Sono tornato” recitò sembrando credibile, così anche sua madre sorrise fingendo che andasse tutto bene.

Non era una famiglia quella, se la loro era una recita, non c'era niente di vero.

“Hai fame?” domandò lei cercando di essere premurosa.

“Se ha fame si cucina da solo, è abbastanza grande” si intromise Richard. Sua moglie sospirò, si dipinse un sorriso sul volto e uscì dalla cucina.

Blaine aprì il frigo e prese un succo d'arancia per poi versarsene un po' in un bicchiere.

“Sabato sera alcuni amici vengono a prendermi. Andiamo a casa loro e studiamo insieme” e nel dire quelle parole, Blaine non stava chiedendo il permesso, stava soltanto avvisando. Non era uno stupido bambino che il padre poteva controllare. Blaine non lo sopportava, ci teneva a lui, ovviamente, gli voleva bene, ma quando faceva sentire male sua madre era uno strazio. Lei non meritava tutto questo perché era una donna meravigliosa che Richard non sapeva apprezzare.

“Hai già degli amici?” domandò suo padre.

“Non sono un asociale. Mi piace stare con gli altri ragazzi” e qui Blaine si fregò da solo.

“Lo immagino”

“Non-non volevo dire-”

“Lascia perdere. Puoi uscire, non ci sono problemi, se mi stavi chiedendo il permesso”

“Non te lo stavo chiedendo. Volevo solo avvisarti”

Il ragazzo si allontanò per infilarsi in camera quando però dovette fermarsi udendo la voce di suo padre.

“Blaine, ricorda il patto”

 

 

Quando arrivò Sabato, Blaine evitò di mettersi uno dei suoi papillon e optò per una camicia, senza maglione, anche se era ottobre non faceva poi così tanto freddo, e dei jeans stretti. Con l'auto seguì le indicazioni dettategli da Aidan ma ci mise un po' ad arrivare alla sua villa. E chiamarla villa era un eufemismo.

Era una casa davvero grande di due piani o tre, un giardino immenso e una piscina sul retro.

Quando entrò riconobbe diversi volti del suo istituto e abbozzò qualche sorriso a mo' di saluto, poi finalmente beccò Aidan che lo abbracciò stretto. Rimasero a chiacchierare qualche minuto poi Aidan dovette andare a prendere un vassoio con altra roba da mangiare e Blaine ne approfittò per versarsi da bere.

“Non mi aspettavo di trovarti qui”

Blaine riconobbe la voce di Kurt e dovette ammetterlo a se stesso: gli era mancato tanto parlare con lui. Sempre se i loro incontri potessero definirsi “parlare”, Kurt minacciava, Blaine annuiva ma c'era qualcosa nell’altro che lo attirava.

Fissò per un istante il suo abbigliamento: Kurt era meraviglioso. Quei pantaloni disegnati su di lui, stivali che arrivavano al ginocchio e una maglia con il collo scoperto. Molto scoperto. Blaine deglutì cercando di concentrarsi sugli occhi del ragazzo.

“È la festa di un mio amico, mi chiedo come potrei non esserci. Inoltre, mi pare che sia stato proprio tu a dirmi qualche tempo fa che dovevo stare lontano da lui. Quello sorpreso dovrei essere io”

Kurt scoppiò in una risata “Ma quanta intraprendenza.” disse prendendogli di mano il bicchiere da cui Blaine aveva bevuto e se lo portò alla bocca leccandone il bordo. Blaine dovette deglutire di nuovo, molto rumorosamente.

“Hai ragione, Aidan non mi piace per niente. E' un fottuto gay che vuole soltanto portarsi a letto il primo che capita”

“Beh, io non sono gay mi dispiace dovertelo confermare ancora una volta. Aidan è mio amico e niente di più” specificò Blaine.

“Blaine” cominciò Kurt con un tono preoccupante che spaventò il moro “non te lo dico per gelosia, rabbia o quant'altro: stai lontano da Aidan. Girano voci su di lui che non sono per niente buone. Mi sembri veramente un bravo ragazzo. Non voglio che ti succeda qualcosa”, detto questo Kurt girò sui tacchi e si allontanò, e Blaine rimase lì a fissarlo non sapendo esattamente cosa fare.

 

PRESENTE

 

 

La polizia arrivata sul luogo si era accertata che tutti i ragazzi, almeno quelli sopravvissuti, fossero usciti dall'istituto. Quando entrarono dovettero reprimere i conati di vomito mentre fissavano quel macello di corpi di adolescenti stesi lì sul pavimento.

All'esterno della scuola c'era ancora il caos. Tina piangeva disperatamente per la morte del suo ragazzo e così anche Sugar per Rory.

Rachel era macchiata di sangue. Sangue proveniente da Quinn che però era stata, per fortuna, ferita solo ad una gamba. E Burt era lì, immobile ad aspettare di rivedere suo figlio.

Si voltò quando qualcuno urlò il nome di Blaine.

Richard Anderson si era presentato sul luogo in cerca di suo figlio. Burt si avvicinò a lui e cercò di spiegargli cosa fosse successo in modo molto confusionale e dovette dare la brutta notizia che Blaine era chiuso lì dentro.

Poi tutti sentirono dei colpi.

Uno, due, tre.

Ci fu un momento di silenzio totale. I respiri repressi e le lacrime incastrate negli occhi. Gli sguardi fissi sulla scuola.

Il ragazzo era tornato a sparare.

 

Quando sentirono i colpi Kurt e Blaine si strinsero l’un l’altro. Tyler non li aveva colpiti, aveva semplicemente sparato ai lavandini dove i tubi, ora scoppiati a causa dei colpi, spruzzavano acqua ovunque bagnando i tre ragazzi.

Kurt e Blaine non piangevano più, sembravano essersi rassegnati al loro destino. Diverse volte Blaine aveva cercato di dire a Tyler di sparargli, ma Kurt lo aveva tenuto stretto a sé cercando di guadagnare tempo nella speranza che la polizia arrivasse in fretta.

“Tutti quei corpi, lì a terra, sono bellissimi. Vederli soffrire per me è stato come rinascere. Nessuno mi ha mai visto soffrire. NESSUNO!” Urlò Tayler.

“P-perché te la pren-prendi con noi?” tentò di dire Kurt e di colpo gli venne puntata l'arma al petto.

“Perché tutti voi dovete essere puniti. Ma ora mi sono stancato, ditemi a chi di voi due devo sparare. Ditemelo adesso!”

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

 

Kurt sospirò nel letto. Era bagnato, sporco e sudato e il fumo della sigaretta del tipo che stava fumando accanto a lui gli entrava nelle narici.

Tradiva Jamie da un po'. Stranamente non si sentiva neanche in colpa. Si incontrava con questo Oliver, a volte Mark e Danny e faceva sesso con loro. Per ore, fin quando non sentiva le ossa spezzarsi dentro, fin quando infilarsi i pantaloni diventava un'impresa impossibile. Si guardò intorno, quella stanza ormai fin troppo familiare per le ore passateci dentro; diede uno sguardo all'orologio. Era tardi, probabilmente Jamie lo stava già cercando. Si alzò dal letto e con una smorfia si infilò i boxer e i pantaloni.

“Domani ci vediamo?” domandò Oliver spegnendo la sigaretta nel posacenere sul comodino.

“No.” fece Kurt con tono incolore raccogliendo la camicia e infilandosela in malo modo, poi prese la sua borsa e senza voltarsi o dare un cenno di saluto se ne uscì.

Arrivò sotto casa con aria distrutta e appena rientrò nell'appartamento si gettò sul letto chiudendo gli occhi e facendo scorrere le lacrime.

Era sbagliato. Non era stupido, lo sapeva benissimo. Ma la sua vita era cambiata così radicalmente che ormai era impossibile tornare indietro. Si alzò e si gettò sotto la doccia cominciando a singhiozzare.

Gli mancava Blaine. Gli mancava come l'aria e si malediceva per tutte le cose che gli aveva fatto in precedenza quando erano due adolescenti. Per averlo preso in giro, per averlo messo in situazioni imbarazzanti. Ma poi, quando si erano innamorati le cose erano completamente cambiate. Kurt aveva parecchi rimpianti e il primo era quello di non esser riuscito a dimostrare realmente l'amore che provava verso Blaine.

Erano solo due ragazzini, avevano ancora una vita intera per mostrare il loro amore. Ma adesso Kurt aveva una vita dinanzi a sé. Lui si, Blaine no.

Chiuse la doccia e fu meravigliato di trovare Jamie nell'appartamento.

“Sei già qui?” domandò al ragazzo.

“So quanto questa giornata sia dura per te, così sono uscito prima dal lavoro e ho preso la cena dal ristorante sotto casa nostra così non abbiamo bisogno di perdere tempo in cucina.” spiegò Jamie.

Kurt sorrise a quelle premure e diede un bacio sulla guancia a Jamie prima di sistemare le cose sulla tavola e iniziare a cenare.

“Vuoi parlarne?” fece Jamie dopo un lungo momento di silenzio.

“Di cosa?” domandò Kurt rotolando con poca voglia gli spaghetti intorno alla sua forchetta.

“Di quel giorno. Da quando ci siamo conosciuti mi hai sempre detto solamente le cose che si sono lette sui giornali o sentite in Tv. Ma tu invece, sai molto di più. Forse ti farebbe bene sfogarti, magari la tua anima-”

“Non psicanalizzarmi Jamie” disse con tono secco Kurt facendo cadere la forchetta nel piatto.

“Dico solo che sfogarsi è meglio.”

“Se comincio a parlarne, ricomincio a piangere, torno ad essere debole e quelle immagini mi torneranno nella mente. È questo quello che vuoi? Vuoi che stia male per tutta la notte e i giorni che verranno?” urlò Kurt battendo le mani sulla tavola.

“Calma tesoro” provò a tranquillizzarlo Jamie allungando una mano verso quella di Kurt.
Quest'ultimo sospirò. “Hai ragione. Scusami” ricambiò la stretta.

“Vieni, su avanti, vieni qui” Jamie allungò il braccio tirando Kurt fino a farlo sedere sulle sue gambe.

“Forse ho una proposta che potrebbe interessarti” disse Jamie cercando di far tornare il sorriso al suo uomo.

“Sarebbe?” domandò Kurt con un pizzico di curiosità.

“Lo so che non è il posto adatto, non è romantico ma-”

“Jamie parla!”

“Sposami”

 

 

 

 

 

 

 

 

Note: avete il diritto di insultarmi solo se mi lasciate una faccina sorridente a fine insulto.

A parte questo, sappiate che ci tengo ai Klaine quindi cercate di restare calmi, capirete tutto pian piano leggendo.

   
 
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