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Autore: _xstylesinmybed    07/09/2012    6 recensioni
«April, ci tengo a farti conoscere mio figlio - disse la gentile signora puntando un dito contro il ragazzo - lui è Harry»
Il ragazzo mi porse la mano a 'mo di saluto. Io arrossii ancora, per una terza volta.
«Io... - balbettai - io sono April» continuai, ricambiando il saluto.
Be', il mistero era stato svelato: il suo nome era Harry, Harry Styles.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Escape from reality
Prologue
«April, preparati, dobbiamo andare a fare una visita!» urlò dal piano di sotto, mentre cominciava a girare come suo solito per tutta casa, in cerca delle chiavi sperdute della macchina.
«Che visita?» risposi mentre scendevo le scale, con un pizzico di curiosità, anche se l'idea di abbandonare la mia tana mi infastidiva un po'.
«Dobbiamo andare a trovare la signora Styles, ha comprato una nuova casa, e le faceva piacere se andavamo a trovarla» rispose.
«La tua migliore amica di vecchio stampo? - domandai mentre mi dirigevo in cucina, ficcando in bocca un cioccolatino trovato lì per caso - E cosa c'entro io? Vuole sicuramente vedere te, e non me, a malapena si ricorda di me» continuai andando verso di lei a braccia conserte.
Non appena pronunciai tali parole, mamma mi lanciò un'occhiata fulminante, lasciandomi pietrificata. Avevo capito che teneva che andassi, anche se a me non andava.
«Va bene, prendo il cappotto e vengo» risposi, senza neanche dargli il tempo di rispondere.
Di tutta fretta salii in camera, aprii le ante dell'armadio, e presi il mio cappotto che mi capitò davanti agli occhi, e scesi giù. 
«Prendi il regalo, si trova sopra il divano!» affermò, mentre lei si dirigeva in macchina - a quanto pare aveva trovato le chiavi. Acchiappai il regalo, e avviluppai la sciarpa intorno al mio goffo collo.
«Le hai comprato pure il regalo!?» continuai mentre salii in macchina.
«Tesoro, è solito fare così quando una famiglia si trasferisce in una nuova casa!» affermò.
«Convinta tu...» sussurrai con un sottile tono di voce.
A volte mi chiedevo se Annabelle Rose Palmer fosse veramente mia madre. Eravamo completamente diverse, due comportamenti opposti, forse l'unica cosa in cui ci assomigliavamo erano i riccioli rossi che mi ritrovavo come capelli.
Una manciata di minuti, ed eravamo già arrivati a destinazione.
Scesi dalla macchina, e mi diressi verso la porta. Era una casa enorme, color verde pistacchio, e con un bel giardinetto all'entrata. All'apparenza sembrava una semplice casa, di un qualsiasi cittadino di Holmes Chapel. 
Mi avvicinai alla porta di casa, e suonai ripetutamente il campanello, dato che da quasi cinque minuti, aspettavamo pazientemente l'arrivo di qualcuno che aprisse quella maledetta porta e ci accogliesse in casa. Un ragazzo dagli occhi verdi, riccioli color cioccolato, con delle dolci fossette e un sorriso da urlo mi si presentò davanti.
Arrossii leggermente, e indietreggiai affiancandomi così a mia madre.
«Tu dovresti essere April, giusto?» disse puntando il suo enorme indice verso di me, «e lei dovrebber essere Rose, se non mi sbaglio»
Sentivo le guance in fiamme, qualcosa era andato storto - o per lo meno, qualcosa non era andati come nei miei piani. Come faceva a conoscermi? O almeno, a conoscerci!? Era per caso uno stalker che mi perseguitava da giorni-settimane-mesi o anni?!
«Sì, giusto» rispose mamma, sciogliendo le sue labbra in un caloroso sorriso.
«Bene, entrate, mia madre vi sta già aspettando!» esclamò, spostandosi e aprendo di più la porta, segno che potevamo entrare dentro e accomodarci.
Annuimmo ed entrammo dentro casa. Una donna, mora e con occhi chiari, si diresse verso di noi, e strinse in un forte e caloroso abbraccio mamma; doveva essere Anne.
Era cambiata; non la ricordavo così, anche se l'ultima volta che l'avevo vista avevo l'età di quattro anni - ma va bé, tralasciamo.
«Sono felice che siate qui, mi fa davvero tanto piacere che avete accettato il mio invito - disse, completando la frase abbozzando un sorriso - quanto sei cresciuta April, non ti riconosco più» continuò.
Risposi alzando le mani al cielo e facendo spallucce. Odiavo commenti simili, mi mettevano a disagio.
«Ah, vi presento mio... - disse, ma non riuscì a continuare la frase, mentre fissava continuamente un punto. Mi voltai, e notai che il ragazzo non era più in salotto con noi, era sparito - ..mio figlio, ma a quanto pare è scomparso, ve lo presenterò dopo» completò.
Dopo una lunga, lunghissima discussione, dopo aver parlato del più e del meno, Anne uscì fuori dalla cucina con una teglia di biscotti al cioccolato. Dolci, erano il mio cibo preferito. Ma non potevo mangiarne troppi, altrimenti avrei rischiato di diventare una palla a rischio esplosione.
Ne presi alcuni, e li ficcai velocemente in bocca, divorandoli in meno di un secondo.
Dopo continui pettegolezzi da parte delle due signore, mi allontanai un attimo, avevo un forte bisogno di sciacquarmi il viso con un po' d'acqua.
«Scusa, dov'è il bagno?» chiesi, schietta.
«Sopra, in fondo al corridoio, l'ultima porta a destra» rispose con estrema gentilezza Anne.
Di fretta e furia, mi allontanai, e mi avventurai in giro per casa. Quella non era una casa, quello era un labirinto per acchiappare le prede nella loro ragnatela - o magari nelle mani di quello stalker.
Dopo aver percorso l'intera casa da cima a fondo, trovai finalmente il bagno. Bussai un paio di volte alla porta, per evitare di fare figure imbarazzanti, e al terzo battito la porta si aprì, e mi ritrovai di davanti il misterioso ragazzo dai riccioli color cioccolato.
Arrosì per la seconda volta, ma questa volta fu peggio. 
Mi lasciò passare, lo sorpassai, entrai, e mi chiusi dentro il bagno.
Mi diressi verso il lavandino, e mi ci appoggiai. Sciacquai il viso con un po' d'acqua fresca.
Uscii di nuovo dal bagno, ma stavolta il misterioso ragazzo non c'era più.
Scesi di fretta giù, e notai che mamma e Anne stavano ancora parlando, ma stavolta a loro si era aggiunto una nuova persona: era sempre quel ragazzo.
Ma chi diavolo era? E come si chiamava!?
Continuai a scendere lentamente le scale quando, ad un tratto, tutti si voltarono verso di me.
Mica stavano aspettando me, vero?
«April, ci tengo a farti conoscere mio figlio - disse la gentile signora puntando un dito contro il ragazzo - lui è Harry» 
Il ragazzo mi porse la mano a 'mo di saluto. Io arrossii ancora, per una terza volta. 
«Io... - balbettai - io sono April» continuai, ricambiando il saluto.
Be', il mistero era stato svelato: il suo nome era Harry, Harry Styles.

Escape from reality
Prologue


«April, preparati, dobbiamo andare a fare una visita!» urlò dal piano di sotto, mentre cominciava a girare come suo solito per tutta casa, in cerca delle chiavi sperdute della macchina.
«Che visita?» risposi mentre scendevo le scale, con un pizzico di curiosità, anche se l'idea di abbandonare la mia tana mi infastidiva un po'.
«Dobbiamo andare a trovare la signora Styles, ha comprato una nuova casa, e le faceva piacere se andavamo a trovarla» rispose.
«La tua migliore amica di vecchio stampo? - domandai mentre mi dirigevo in cucina, ficcando in bocca un cioccolatino trovato lì per caso - E cosa c'entro io? Vuole sicuramente vedere te, e non me, a malapena si ricorda di me» continuai andando verso di lei a braccia conserte.
Non appena pronunciai tali parole, mamma mi lanciò un'occhiata fulminante, lasciandomi pietrificata. Avevo capito che teneva che andassi, anche se a me non andava.
«Va bene, prendo il cappotto e vengo» risposi, senza neanche dargli il tempo di rispondere.
Di tutta fretta salii in camera, aprii le ante dell'armadio, e presi il mio cappotto che mi capitò davanti agli occhi, e scesi giù. 
«Prendi il regalo, si trova sopra il divano!» affermò, mentre lei si dirigeva in macchina - a quanto pare aveva trovato le chiavi. Acchiappai il regalo, e avviluppai la sciarpa intorno al mio goffo collo.
«Le hai comprato pure il regalo!?» continuai mentre salii in macchina.
«Tesoro, è solito fare così quando una famiglia si trasferisce in una nuova casa!» affermò.
«Convinta tu...» sussurrai con un sottile tono di voce.
A volte mi chiedevo se Annabelle Rose Palmer fosse veramente mia madre. Eravamo completamente diverse, due comportamenti opposti, forse l'unica cosa in cui ci assomigliavamo erano i riccioli rossi che mi ritrovavo come capelli.
Una manciata di minuti, ed eravamo già arrivati a destinazione.
Scesi dalla macchina, e mi diressi verso la porta. Era una casa enorme, color verde pistacchio, e con un bel giardinetto all'entrata. All'apparenza sembrava una semplice casa, di un qualsiasi cittadino di Holmes Chapel. 
Mi avvicinai alla porta di casa, e suonai ripetutamente il campanello, dato che da quasi cinque minuti, aspettavamo pazientemente l'arrivo di qualcuno che aprisse quella maledetta porta e ci accogliesse in casa.Un ragazzo dagli occhi verdi, riccioli color cioccolato, con delle dolci fossette e un sorriso da urlo mi si presentò davanti.
Arrossii leggermente, e indietreggiai affiancandomi così a mia madre.
«Tu dovresti essere April, giusto?» disse puntando il suo enorme indice verso di me, «e lei dovrebber essere Rose, se non mi sbaglio»
Sentivo le guance in fiamme, qualcosa era andato storto - o per lo meno, qualcosa non era andati come nei miei piani. Come faceva a conoscermi? O almeno, a conoscerci!? Era per caso uno stalker che mi perseguitava da giorni-settimane-mesi o anni?!
«Sì, giusto» rispose mamma, sciogliendo le sue labbra in un caloroso sorriso.
«Bene, entrate, mia madre vi sta già aspettando!» esclamò, spostandosi e aprendo di più la porta, segno che potevamo entrare dentro e accomodarci.
Annuimmo ed entrammo dentro casa. Una donna, mora e con occhi chiari, si diresse verso di noi, e strinse in un forte e caloroso abbraccio mamma; doveva essere Anne.
Era cambiata; non la ricordavo così, anche se l'ultima volta che l'avevo vista avevo l'età di quattro anni - ma va bé, tralasciamo.
«Sono felice che siate qui, mi fa davvero tanto piacere che avete accettato il mio invito - disse, completando la frase abbozzando un sorriso - quanto sei cresciuta April, non ti riconosco più» continuò.Risposi alzando le mani al cielo e facendo spallucce. Odiavo commenti simili, mi mettevano a disagio.
«Ah, vi presento mio... - disse, ma non riuscì a continuare la frase, mentre fissava continuamente un punto. Mi voltai, e notai che il ragazzo non era più in salotto con noi, era sparito - ..mio figlio, ma a quanto pare è scomparso, ve lo presenterò dopo» completò.
Dopo una lunga, lunghissima discussione, dopo aver parlato del più e del meno, Anne uscì fuori dalla cucina con una teglia di biscotti al cioccolato. Dolci, erano il mio cibo preferito. Ma non potevo mangiarne troppi, altrimenti avrei rischiato di diventare una palla a rischio esplosione.
Ne presi alcuni, e li ficcai velocemente in bocca, divorandoli in meno di un secondo.
Dopo continui pettegolezzi da parte delle due signore, mi allontanai un attimo, avevo un forte bisogno di sciacquarmi il viso con un po' d'acqua.
«Scusa, dov'è il bagno?» chiesi, schietta.
«Sopra, in fondo al corridoio, l'ultima porta a destra» rispose con estrema gentilezza Anne.
Di fretta e furia, mi allontanai, e mi avventurai in giro per casa. Quella non era una casa, quello era un labirinto per acchiappare le prede nella loro ragnatela - o magari nelle mani di quello stalker.
Dopo aver percorso l'intera casa da cima a fondo, trovai finalmente il bagno. Bussai un paio di volte alla porta, per evitare di fare figure imbarazzanti, e al terzo battito la porta si aprì, e mi ritrovai di davanti il misterioso ragazzo dai riccioli color cioccolato.
Arrosì per la seconda volta, ma questa volta fu peggio. 
Mi lasciò passare, lo sorpassai, entrai, e mi chiusi dentro il bagno.
Mi diressi verso il lavandino, e mi ci appoggiai. Sciacquai il viso con un po' d'acqua fresca.
Uscii di nuovo dal bagno, ma stavolta il misterioso ragazzo non c'era più.
Scesi di fretta giù, e notai che mamma e Anne stavano ancora parlando, ma stavolta a loro si era aggiunto una nuova persona: era sempre quel ragazzo.
Ma chi diavolo era? E come si chiamava!?
Continuai a scendere lentamente le scale quando, ad un tratto, tutti si voltarono verso di me.
Mica stavano aspettando me, vero?
«April, ci tengo a farti conoscere mio figlio - disse la gentile signora puntando un dito contro il ragazzo - lui è Harry» 
Il ragazzo mi porse la mano a 'mo di saluto. Io arrossii ancora, per una terza volta. 
«Io... - balbettai - io sono April» continuai, ricambiando il saluto.
Be', il mistero era stato svelato: il suo nome era Harry, Harry Styles.

 

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Ehilà, mi chiamo Sofia e blablabla (?)
Questa è la mia seconda FF, anche se l'altra non è ancora finita kndkgr, ma per il momento l'ho sospesa, a causa di mancanza di ispirazione çç
Per quanto riguarda questa storia, come avrete ben capito, questo è il prologo lol
E' semplice, ma spero che vi piaccia comunque!
Allora...parliamo un po' dei personaggi, April potete immaginarla con il volto della bellissima Jane Levy (guardate il banner), Harry è Harry, e alla madre di April non ho ancora attribuito un volto ben preciso çç
Poi, devo un particolare ringraziamento a mel___
  per il bellissimo, jkdsk, banner che ha fatto: GRAZIE :')
Spero che l'inizio di questa FF vi piaccia, e, vi prego, datemi un segno (?) se poter continuare o meno.
Alla prossima, spero c:
BYEEE.

 

  
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