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Autore: Zomi    07/09/2012    1 recensioni
[Genzo x Bellmere]
Vorrei che tu fossi ancora qui, amor mio, anche solo per dirti “Ciao”, per poterti vedere un’ultima volta, per accarezzarti ancora, per baciare le tue sottili labbra di nuovo, e prenderti in giro per quella tua capigliatura stramba, rasata ai lati e folta e ribelle nel mezzo, rubandoti dalle labbra la tua sigaretta, per assaporarne il tuo intenso sapore al mandarino...
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CIAO

 

La brezza serale balla tra le palme, scivolando lenta fra i fili d’erba scuri.
Un soffio di vento smuove le nuvole nel cielo, permettendo allo spicchio di luna, che illumina la notte, di posarsi su di te, illuminandoti in tutta la tua stravolgente bellezza.
-Oh Bellmere…- sussurro sorridendo, emozionato come la prima volta che t’incontrai -… sei meravigliosa …-
Il vento muove leggero i petali dei fiori che ornano la tua semplice tomba, facendoli ondeggiare come onde del mare.
Mi siedo a gambe incrociate davanti alla croce di legno, estraendo da sotto il soprabito beige, una bottiglia di liquore. La faccio dondolare, ridacchiando, davanti al loculo, infossando con la mano libera il mio berretto con la girandola sull’occhio sinistro cieco.
-È per te, amor mio…- offro alla mia bella rossa la bottiglia -… con tutto l’amore di questo vecchio marine sfregiato…-
 

Magari un giorno avremo un posto anche nascosto
pur distante dalle tante stanterie
in cui riposano gli amori ormai in disuso
quelli non storici di cui nessuno parlerà.

 
Bellmere.
Il nostro non è stato un amore folgorante, di quelli struggenti di passione o romantici.
Era un semplice amore, un amore nascosto agli occhi di tutti, un amore di una donna pazza e bella, che aveva deciso di essere madre di due trovatelle senza casa, e di un marine scorbutico e imbranato, io, “il tuo Genzo” come amavi chiamarmi quando eravamo soli, lontani dai problemi quotidiani, seduti vicini, proprio su questa collina dove ora riposi, a fissare le stelle e il blu della notte, a sforarci appena con piccole carezze e baci nascosti, ad amarci nel nostro amore clandestino.
 

E rivela il tuo sorriso in una stella
se vorrai…per stasera andrebbe bene anche così.

 
Stappo con i denti la bottiglia, che borbotta schiumando.
-Promette bene…- ghigno, versandone metà sopra i fiorellini binaci della tomba, che ondeggiano ubriachi per il forte liquore.
Una piccola stella del cielo brilla ridendo, eco della tua risata dall’Al di Là.
Sorrido al ricordo della tua melodiosa risata, e anche se mi manchi, se vorrei con tutto me stesso che tu fossi qui, al mio fianco, a bere davvero con me, per stasera, ancora per questa notte, mi accontenterò dei ricordi…
 

E non servirà più a niente la felicità
più a niente anche la fantasia…
mi accontenterò del tempo andato

 
Perchè ho abbandonato ogni illusione su di noi.
Non perdo più ore a fantasticare su quanto la nostra vita, insieme, avrebbe potuto essere bella, a quanto avrei potuto renderti felice e quanto avremmo potuto amarci.
La felicità che conservavo in quei sogni, si è spenta con la tua vita, soffiata via da un vento irruente e inaspettato, che non mi ha lasciato il tempo di accorgermi della sua scomparsa, lasciandomi qui, solo, a vivere nei ricordi, a riviverli nostalgico di te, a curare e sfiorare appena il nostro amore nascosto…
 

Soffierà nel vento una lacrima
che tornerà da te…
per dirti ciao, ciao,
mio piccolo ricordo in cui nascosi anni di felicità…
ciao
e guardami affrontare questa vita
come fossi ancora qui.

 
Una piccola lacrima malinconica scivola dal mio occhio sano destro, asciugata in fretta dal vento notturno.
Vorrei che tu fossi ancora qui, amor mio, anche solo per dirti “Ciao”, per poterti vedere un’ultima volta, per accarezzarti ancora, per baciare le tue sottili labbra di nuovo, e prenderti in giro per quella tua capigliatura stramba, rasata ai lati e folta e ribelle nel mezzo, rubandoti dalle labbra la tua sigaretta, per assaporarne il tuo intenso sapore al mandarino. Vorrei poter rivivere i meravigliosi anni di felicità che abbiamo condiviso, beandoci delle nostre due figlie, orgogliosi di loro, della loro maturità. Vorrei tornare indietro nel tempo, e vederti ancora Bellmere…
E invece sei solo tu che puoi vedere me, nascosta dietro a qualche stella in queste notti in cui bevo in tuo onore davanti alla tua tomba, sorridendo nel vedermi affrontare la vita come se tu fossi ancora la mio fianco…
 

Magari un giorno l’universo accoglierà la mia richiesta
e ci riporterà vicini,
tra l’aldilà e il mio nido di città c’è molta differenza
anche se provo a non vederla.

 
A volte ho desiderato, ardentemente e disperatamente, di raggiungerti.
Di farla finita e poterti finalmente rivedere, per riprendere ad amarci come abbiamo sempre fatto, a bere e ridere come matti, a stare vicini nel nostro amore nascosto.
A volte, ho creduto che la morte mi avrebbe regalato la felicità, riportandomi da te…
Ma mi sbagliavo, perchè se mi fossi arreso, non avrei potuto vedere la nostra Nojiko crescere forte e coraggiosa, contro il mondo che la voleva solo veder piangere, ma che non è riuscito a schiacciarla, e non avrei mai potuto vedere Nami, la nostra piccola e ribelle Nami, riscattare il suo villaggio e la sua gente, liberandola da Aarlong, ridonandoci la libertà.
Si, nonostante tu non ci sia più, la vita mi ha regalato altri doni di felicità…
 

E giro il mondo, e chiamerò il tuo nome per millenni
e ti rivelerai quando non lo vorrò più…
e non adesso qui, su questo letto in cui, tragico, mi accorgo
che il tuo odore sta svanendo lento.

 
Bevo ancora il liquore, bagnandomi le labbra.
A volte, quanto il tuo ricordo pesa troppo e il dolore brucia più del sale, corro nel tuo agrumeto, e ci rimango per ore, fin tanto che il tuo odore non m’impregna la pelle, fin tanto che una parte di te non ritorna da me. E poi torno a casa, stanco, distrutto dai ricordi, e lascio che il tuo profumo di mandarino si mischi al mio sul letto in cui dormo, tornando ad abitare le lenzuola in cui ci siamo amati, cullandomi nel sonno, finché non mi addormento, per poi abbandonarmi ancora, lento e silenzioso, per tornare da te…
 

Soffierà nel vento una lacrima che tornerà da te…
per dirti ciao, ciao
mio piccolo ricordo in
cui nascosi anni di felicità…
ciao
e guarda con orgoglio chi sostiene anche le guerre che non può.

 
Bellmere, amore mio.
Nemmeno immagini quanto mi manchi, quanto mi renda infelice non averti più accanto a me, ma so bene che tu, da lassù, nel Paradiso in cui sei l’angelo più belo di tutti, con quei tuoi meravigliosi capelli rossi come il fuoco e incandescenti come l’alcol, mi osservi, e versi una lacrima per me ogni notte, affinché cada in questo mare e torni da me, a ricordarmi i nostri attimi di felicità, a dirmi semplicemente “Ciao Genzo”.
So che tu, da quel cielo infinito e azzurro, mi guardi orgogliosa, orgogliosa della guerra che io e le nostre figlie abbiamo combattuto per te.
Anche se non potevamo, perché indifesi e deboli, anche se tutto ci era avverso, noi abbiamo lottato, per te, solo per te, vincendo per un tuo ultimo sorriso…
 

E senza pace dentro al petto
so che non posso fare tutto…
ma se tornassi farei tutto e basta.
E guardo fisso quella porta
perchè se entrassi un’altra volta vorrebbe dire che anche io son morto gia…

 
Non credo che avrò mai pace per la tua perdita.
Ti amavo con tutto me stesso, e tutt’ora ti amo, e mentirei se dicessi che ora sono felice, perché avrei voluto finire i miei giorni al tuo fianco, e non a bere in compagnia della tua lapide notte dopo notte, rimpiangendo i giorni andati.
Ma so anche, che se potessi tornare indietro, non potrei evitare ciò che è successo, ma che comunque ci poveri, proverei a cambiare il corso degli eventi, e rifarei tutto e basta, dall’innamorarmi di te, al crescere le nostre figlie, al tenerti stretta tra le mie braccia ormai morta…
 

Ciao… e tornerei da te,
per dirti ciao, ciao… mio piccolo miracolo
sceso dal cielo per amare me.

 
Mi alzo dal prato umido di rugiada, mentre il sole albeggia, alzandosi dal confine col mare, arrossando il cielo. Mi avvicinò alla tua croce intagliata, versandoci sopra il liquore che ho avanzato.
-A te, amore mio…- brindo -… ricordati che ti amo…-
Muovo qualche passo, fissando la lapide, sorridendo malinconico.
-Ti amo anch’io…-
Mi volto di scatto al suono della tua voce, spalancando lo sguardo alle mie spalle. Tu sei lì, si, proprio di fronte a me, bella come sempre. Gli occhi grandi e scuri, i capelli raccolti in una coda rossa come fuoco, il sorriso sghembo e da maschiaccio.
-B-bellmere…?!?-
Una lacrima mi scivola dagli occhi. Un miracolo, davanti a me ho un miracolo, oppure ho bevuto troppo. Ti avvicini, pochi passi in cui voli, fino a raggiungermi e posare le tue labbra sottili sulle mie e baciarmi.
-Ciao, Genzo mio… ricordati che ti amo anch’io…-
Sorrido, per questo piccolo miracolo sceso dal cielo per amare me…
 

Ciao... e cadono i ricordi e cade tutto l’universo e tu stai lì.
La vita come tu te la ricordi, un giorno se ne andò con te.

 
-Ehi!!! Ehi!!! Genzo!!!!!-
Un continuo spintonarmi mi disturba, svegliandomi ostinato.
-Uffa!!! Genzo!!! Ma ti vuoi svegliare!!!!-
Uno scossone più violento, e apro del tutto gli occhi, puntandoli su Nojiko, la mia bella Nojiko, che mi fissa severa e disperata, alzando gli occhi al cielo mentre scuote il capo inginocchiata accanto a me.
-Ufff!!! Papà!!!! Ti sei di nuovo ubriacato davanti alla tomba della mamma!!!!- sbotta, aiutandomi ad alzarmi.
-Ma io… non… Bellmere!!! Dov’è?!? Dov’è?!?- mi agito, ricordando il suo bacio e la sua calda presenza. Non può essere stato tutto un sogno, no, lei era reale, era qui.
-Bellmere?!?- domanda stupita Nojiko –Ma è qui!!!-
Con un cenno della mano, indica la sua tomba, sorridendole alle prime luci dell’alba.
-Lei è sempre qui… con noi…- chiude gli occhi a mezza luna felice, prendendomi sotto braccio e abbracciandomi forte.
Ghignò abbassando la visiera del cappello a nascondermi una lacrima di felicità.
-Si…- annuisco, avviandomi con mia figlia verso casa -… lei è sempre con noi…-
Perché, che cada l’universo e cadano i ricordi, pesanti come macigni, Bellmere è sempre con noi, invisibile agli occhi, ma fissa nel cuore.
Mi volto ancora una volta verso di lei, fissa in quella croce di legno bagnata dall’alcol.
-Ciao…- sorrido ancora, ora più leggero e veramente felice -… ciao, amore mio …-
                          
   
 
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