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Autore: medahmalfoy_    07/09/2012    0 recensioni
Dal testo:
"Finalmente lo trovai, sorrisi. Era allegro, non l'avevo visto mai così. Stavo per avvicinarmi ma i miei piani furono bruciati da quella serpe di Lavanda Brown, che si avvicinò a lui pronta a scagliare il suo veleno. Lei si avvicinò, con la chiara intenzione di volerlo baciare. Pregai vivamente che Ron fosse abbastanza intelligente da non cascare in quel piano perverso e assurdo, ma il rosso ricambiò il bacio."
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lavanda Brown ebbe la brillante idea di approfittare della vittoria della squadra dei Grifondoro per mettere le sue untuose labbra su Ronald.

Il mio migliore amico.

La loro immagine mentre si avvinghiavano era dura da sopportare, gelida, come se mi avessero date ripetute e angoscianti pugnalate alla schiena e... al cuore.

Il rosso ormai era diventato il mio chiodo fisso e dovetti ammettere a me stessa che non lo vedevo più come un amico o il fratello che non avevo mai avuto. Ormai lo vedevo sotto altri occhi e non potevo più ignorare il battito del mio cuore ad ogni suo tocco, ad ogni suo sguardo o semplicemente quando sentivo il mio nome pronunciato da lui. Le farfalle che giravano fastidiosamente nel mio stomaco  davano segni evidenti che ero incondizionatamente innamorata, quindi dovevo lasciare che i sentimenti prendessero il sopravvento.

Lavanda ormai poteva essere benissimo considerata come la “ragazza” di Ron Weasley, il braccio destro del famoso Harry Potter.

Il fatto che Ron preferisse ragazze poco intelligenti , più attente all'aspetto esteriore che a quello interiore mi indignava, detestavo il fatto che un ragazzo così dolce e a talvolta immaturo fosse stato catturato nella trappola di Lavanda, la ragazza più stupida che Hogwarts abbia mai visto.

Volevo salutare Ron alla fine della partita, mi stavo dirigendo nella sala comune. Era stato bravissimo, con o senza la Felix Felicis. Ero in estasi e non facevo altro che tremare. Volevo abbracciarlo, stringerlo tra le mie braccia.

Raggiunsi il ritratto della Signora Grassa e dopo aver detto la parola d'ordine mi ritrovai nella festante sala comune dei grifoni. Gli studenti non facevano altro che festeggiare, volevo unirmi a quei festeggiamenti ma avevo solo un obiettivo in mente, raggiungere Ronald. Scrutai tutta la sala in cerca dle suo viso lentigginoso. Finalmente lo trovai, sorrisi. Era allegro, non l'avevo visto mai così. Stavo per avvicinarmi ma i miei piani furono bruciati da quella serpe di Lavanda Brown, che si avvicinò a lui pronta a scagliare il suo veleno. Lei si avvicinò, con la chiara intenzione di volerlo baciare. Pregai vivamente che Ron fosse abbastanza intelligente da non cascare in quel piano perverso e assurdo, ma il rosso ricambiò il bacio. Le sue labbra erano posate su quelle della ragazza, in modo quasi appassionante. Le accarezzava dolcemente i fianchi, mentre lei gli toccava con foga i capelli rossi. Non potevo credere ai miei dannati occhi.

Harry mi aveva vista. I suoi occhi verdi si posarono sui miei. Il suo viso era pallido, sembrava sconcertato dalla mia presenza, come se non dovessi neanche essere lì. Forse non dovevo essere lì, ma avrebbe comunque dedotto che ,essendo anch'io la migliore amica di Ron ,avrei contribuito ai festeggiamenti. Boccheggiava ma non riusciva a spiccicare parola.

Non avevo la minima intenzione di rivolgermi a lui. Avrebbe blaterato per ore e ore a difese di Ron. Odiavo il fatto che Harry difendesse il rosso a spada tratta per qualunque cosa sbagliata lui facesse. L'età infantile era passata e Ron poteva assumersi pienamente le sue responsabilità.

Il Prescelto si avvicinò a me, ma colsi l'occasione per scappare. Scelsi la via più facile ,ovviamente.

Desideravo non avere nessuno tra i piedi. Non avevo né il tempo né la voglia di essere compatita.
Le lacrime pizzicavano i miei occhi in modo fastidioso e chiedevano imploranti di scendere, le lasciai fare noncurante.

Trovai rifugio nel bagno femminile. Mi sedetti sul pavimento fretto, i miei occhi indugiarono sul soffito, lasciai la  mente correre e le  lacrime tramutarsi in singhiozzi dolorosi. Credevo di essere sola ma Mirtilla Malcontenta era di nuovo tra i piedi.
Possibile che non debba fare altro che lamentarsi in una maniera ossessiva?
La sua presenza non contribuì affatto a migliorare il mio umore, già tetro e dannatamente depresso. Una parte di me ardeva di cacciare Mirtilla fuori dal bagno, ma la lasciai incolume mentre si crogiolava nei suoi immotivati lamenti quotidiani.

Nulla aveva interesse per me dato che avevo perso ogni speranza di stare con l'unica persona che sapeva rendermi unica.

Smettila Hermione, lui non si innamorerà di te, sei una saccente sotuttoio e a lui magari piacciono le ragazze come Lavanda” disse una vocina nella mia testa.

Non potevo biasimare il fatto che Ron mi vedesse in quel modo, anche dopo tanti anni di lunga e solida amicizia.

Il mio orgoglio era il motivo della mia innaturale capacità nel conquistare un ragazzo. La povertà della mia vita sentimentale ne era una prova schiacciante.

Ero dannatamente insicura, troppo occupata a scusarmi per me stessa, per ficcare il naso nelle faccende altrui.

Quasi tutto il corpo studentesco pensava che fossi una specie di uragano di autostima e che l'intelligenza che possedevo mi rendesse arrogante e superiore. Forse solo Harry e Ron conoscevano la mia vera personalità, ma ci sono ancora molte cose che nascondo loro. Mio malgrado la creatrice di questo personaggio saccente ero io. Credevo che  assumendo l'aria di una ragazza  diligente avrebbe nascosto i  lati più deboli del mio carattere, ma invece mi ero sbagliata.

Se non fosse stato per il fatto che Harry e Ron mi avessero salvata mentre un Troll di montagna stava per ridurmi a brandelli al primo anno non avrei mai avuto amici ad Hogwarts.

Non mi sentivo affatto bella. Quasi tutte le ragazze del mio anno erano dotate di una spiccata autostima , di una bellezza folgorante, Ginny ne era un esempio. Era snervante essere amica di una delle bellezze più desiderate della scuola.

Io mi limitavo a fissarla di nascosto mentre baciava Dean Thomas per i corridoi , immaginando l'emozione che si provava quando finalmente si riusciva a stare con la persona amata e, invidiando la disinvoltura con cui sfoggiava le sue gambe snelle e affusolate sotto la gonna perfettamente accorciata.

Ginny mi consigliava quasi sempre di migliorare il mio aspetto, di sistemare i miei indomabili ricci e accorciare almeno di qualche centimetro la gonna per sentirmi più femminile, ma non la ascoltavo e il solo motivo della mia poca attenzione era il fatto che ,tutte quei consigli non mi interessavano e mi indignavo del fatto che una ragazza dovesse vendersi in quel modo solo per essere guardata dal sesso opposto.

Ero abbastanza anti-conformista. Non credevo che la bellezza fosse una delle priorità più importanti del mondo.

Ma ormai avevo rimosso quell'idea della mente.

Volevo essere anch'io guardata e ammirata, volevo anch'io avere un ragazzo essere spensierata e non pensare ai giudizi degli altri. Ma non riuscivo ad esserlo, anzi, mi crogiolavo nella mia tristezza personale e aspettavo solo che qualcuno mi desse una mossa per cambiare , invano.

Il mio amore forse era decisamente non corrisposto. E io non potevo farci nulla.

Mi alzai diretta verso la porta d'uscita. Sperai di risultare almeno presentabile.

Arrivata al ritratto della signora grassa, dopo aver detto la parola d'ordine fui risucchiata nella sala comune dei Grifondoro. Come se la giornata non potesse andare meglio di così, vidi Lavanda e Ron mentre i coccolavano amorosamente.

Tentavo di frenare il mio flusso di lacrime, ma non ci riuscii.

Erano sdraiati su un divanetto della sala comune. Il rosso le accarezzava i capelli mentre la ragazza aveva la testa posato sul suo petto. La gelosia stava mangiando qualsiasi parte di me. 
 
D'un tratto Ron mi vide. Non poteva nascondersi ormai. Doveva in ogni modo affrontare la situazione. Io sapevo tutto.

“Lavanda, amore, ci vediamo domani okay?” disse lui dolcemente alla ragazza. Lei alzò lentamente il capo e mi vide, e mi rivolse uno sguardo accigliato. Poi guardò il rosso, amorevole. Ron la baciò dolcemente sulle labbra e Lavanda andò di filato verso il dormitorio femminile.

Il rosso era innamorato di Lavanda, quella era la prova schiacciante. Ron si alzò dal divanetto, si avvicinò a me.

“Non provare ad avvicinarti Ronald” dissi lentamente. Lui di rimando non si mosse.

“Senti non volevo che tu lo sapessi in questo modo , te lo avrei detto comunque” disse lui, imbarazzato.

“Io sapevo sai, ho visto mentre vi avvinghiavate come due sanguisughe oggi pomeriggio” dissi con la voce rotta dal pianto.
Lui impallidì. Aveva il colorito di un fantasma ,il che non era poco.

Il suo sguardo continuava a sciogliermi, il mio cuore continuava a battere palpitante nella gabbia toracica come se volesse dirmi che ormai non reggeva tutto quell'amore che nascondevo per lui, ma una parte di me era nera di rabbia, di sofferenza e di delusione.

“Ronald come hai potuto?” dissi io, con una nota di risentimento, la mia voce era quasi un sibilo.

“Non è colpa mia se mi piace Lavanda” rispose , sulla difensiva.
Come al solito aveva l'indelicatezza di un bradipo. Non riusciva neanche a capire quanto mi facesse male la sua storia d'amore.
Indignata me ne andai diritta verso il dormitorio femminile. Mi diressi nel mio letto a baldacchino, e mi nascosi sotto le coperte lasciando che le lacrime facessero il proprio corso

  
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