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Autore: REAwhereverIgo    07/09/2012    5 recensioni
E se un ragazzino biondo di nome Roxas si ritrovasse per caso a casa del singolare scienziato Axel Flame?
Per scoprire che cosa succederà non vi resta che leggere!
La storia è OOC, quindi chiedo scusa per eventuali cambi di caratteristiche dei personaggi... Buon divertimento!
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Litigio acceso

Quando entrò nella sua stanza, dopo due mesi di assenza, Roxas si sentì vagamente nostalgico. Posò lo zaino e la borsa con tutta la roba che si era portato dietro a terra e si buttò letteralmente sul letto.

Casa dolce casa” commentò. Ripensò alle parole di Kairi e al suo suggerimento e prese in mano il cellulare. “Lo chiamo?” si chiese. Scorse la rubrica fino a trovare il suo nome, ma non dette il via alla telefonata. Rimase semplicemente lì, immobile, a fissare lo schermo. “Che cosa potrei mai dirgli? Mi sento un verme” pensò scoraggiato. In quel momento suo fratello entrò, senza bussare, e si lanciò sul letto accanto a lui, quasi cadendogli sullo stomaco.

Ma sei scemo?!” lo sgridò il biondo, scansandosi.

No, sono Sora” rispose lui, ridendo.

Guarda che non faceva ridere” lo riprese.

A me sì” ribatté l’altro. Rimasero zitti per un po’ a fissare il soffitto.

Allora? Come stai adesso? Hai già chiamato Axel?” gli chiese il castano.

No, non ce la faccio. Mi sento uno stupido per aver dubitato di lui” rispose sconsolato.

Non sei uno stupido. Oddio, forse un pochino sì, ma nemmeno più di tanto

Sempre gentilissimo

Sai cosa intendo. Tutti avrebbero reagito come te, quindi non devi preoccuparti per questo. L’unica cosa che ti rende stupido è il fatto che non ci hai pensato subito, altrimenti avresti capito che quell’uomo stava facendo tutto solo per puro tornaconto personale. Come si chiama, Saix, giusto? Quindi non te ne devi fare una colpa, basta che tu adesso sia sicuro di ciò che Axel prova per te e, soprattutto, di ciò che tu provi per lui” lo consolò. Roxas rimase zitto, poi sospirò.

Sora?

Sì?

Ma tu chi sei e che cosa ne hai fatto di mio fratello?” lo prese in giro, ridendo.

Come sei cattivo!” lo accusò l’altro, salendogli sopra e facendogli il solletico.

Sei tu che sei troppo maturo per i miei gusti” ribatté il biondo, cercando di liberarsi.

Sì, certamente. Adesso te lo faccio vedere io!” esclamò il fratello.

Rotolarono nel letto come due bambini, facendo la lotta un po’ per finta e un po’ per davvero. Tutto si sarebbe aggiustato, in qualche modo.

Almeno, Roxas lo sperava tanto.

 

 

Il giorno prima della gara, finalmente, il biondo si decise a premere invio sul cellulare e a chiamare Axel. Aveva le mani che tremavano e si sentiva impaurito come non mai. “Uno squillo…. Due squilli…” al decimo squillo partì la segreteria telefonica, e lui rimase un po’ deluso, ma decise di parlare comunque.

Salve, qui è Axel Flame che parla. Lasciate un messaggio dopo il segnale e vi richiamerò… sempre se mi state simpatici disse la voce registrata. Il ragazzo rise forte, poi si zittì mentre aspettava il bip che gli diceva di poter parlare.

Ehi, ciao Axel! Sono io… cioè, sono Roxas. Forse dovevo chiamarti prima, ma sai, siamo rientrati e… abbiamo avuto da fare. Comunque volevo… volevo sapere se ti va di venire a scuola domani. Cioè, non a scuola nel senso entrare in classe, ma nel piazzale. Io e Sora sfidiamo la banda di Hayner e mi piacerebbe che tu ci fossi. Sai, ho bisogno di parlarti, perché dobbiamo chiarire. E io devo chiederti scusa. Potrei chiedertelo anche qui, ma non mi sembra adatto. Allora, se vieni richiamami, terrò il cellulare acceso anche stanotte. Ciao” disse. Poi ci ripensò.

Aspetta! Dimenticavo una cosa: ho messo il tuo bracciale, quello con la stella, e spero che mi porterà fortuna. Quasi mi sembra che tu sia con me, almeno. Ok, adesso ho finito davvero. Ciao” salutò, chiudendo la conversazione. Sospirò per cercare di calmare i battiti e di far fermare la mano tremante, poi si accasciò sul tavolo.

Sentì un rumore venire dalla porta e alzò lo sguardo incuriosito.

Oh, ciao papà” esclamò, sorridendo. L’uomo lo guardò un secondo, poi scosse la testa e uscì dalla stanza, lasciando Roxas basito. Aveva fatto qualcosa? Lo aveva ferito in qualche modo?

Ehi, papà, che c’è?” lo richiamò, alzandosi. Lui non rispose e andò in camera, dove si chiuse.

Papà!” disse di nuovo il ragazzo, bussando. Non rispose nessuno.

Tornò in cucina, sconsolato, e si sedette di nuovo.

“Ciao tesoro” lo salutò la madre, appoggiando le buste della spesa sul tavolo.

Ciao mamma” ricambiò lui tristemente. La donna lo fissò.

“C’è qualche problema?” si preoccupò, accarezzandogli i capelli.

Non lo so, dimmelo tu. Papà non mi ha nemmeno salutato, praticamente è da quando siamo tornati che mi evita. Ho fatto qualcosa di male?” chiese sconsolato. Lei si morse un labbro e distolse lo sguardo.

“No, figurati. Sarà solo stanco per il lavoro e non si sente bene” ipotizzò, tentando di consolarlo.

Ma con Sora ci parla, però. Sembra che ce l’abbia con me” ribatté lui.

“Perché mai dovrebbe essere arrabbiato con te? Secondo me sei tu che vedi problemi dove non ci sono” lo tranquillizzò.

Sicura?

“Certo. Ora forza, lavati le mani e apparecchia, tra mezz’ora mangiamo” gli disse sorridendo.

Rincuorato, il ragazzo si alzò e andò in bagno per lavarsi, lasciando la madre ferma a fissare la porta. “Questa cosa non finirà bene” pensò.

 

 

Durante la cena l’unico che parlò fu Sora, che non fece altro che raccontare della sua giornata.

E poi Kairi e io siamo andati al parco, dove c’era Riku, e siamo stati tutto il pomeriggio sul pontile a fissare l’acqua del lago. In realtà, Riku mi ci ha quasi spinto” ammise ridendo. Quando parlava del suo migliore amico e della sua ragazza, gli si illuminavano gli occhi e diventava incredibilmente allegro. Poteva essere successo di tutto, ma in qualche modo il pensiero di quei due lo rianimava.

Ah, Roxas, ho anche visto Hayner. Mi ha detto che domani ci stracceranno con lo skate, ma io gli ho risposto che saremo noi a stracciare loro. Ho fatto bene?” chiese.

Hai fatto benissimo” annuì lui, convinto.

Bene. E poi non voglio fare brutta figura di fronte a Kairi. Ha detto che verrà a vedermi. Axel viene?” s’informò. Nel sentire quel nome al padre cadde la forchetta di mano e fece rumore quando si schiantò nel piatto. I gemelli si voltarono a guardarlo, confusi.

Qualche problema, papà?” chiese il castano.

“No… nessuno” rispose lui, freddo. Fu a quel punto che Roxas iniziò ad avere dei dubbi.

Sei sicuro? Sembri pallido” continuò Sora, fissandolo.

“Ti ho detto che sto bene” ripeté l’uomo.

Se ne sei convinto tu. Che stavamo dicendo?

Mi chiedevi se Axel verrà a vederci” gli ricordò il fratello.

Ah, sì, giusto. Allora? L’hai chiamato dopo la festa?  domandò, realmente incuriosito.

Sì, l’ho chiamato” ammise lui. Vide il padre irrigidirsi con la coda dell’occhio e comprese il problema.

Ti ha risposto?

Certamente” disse. Poi decise di avere la conferma ai suoi sospetti.

In fin dei conti è il mio ragazzo” aggiunse.

La reazione arrivò nel giro di un solo secondo: l’uomo sbatté il tovagliolo sulla tavola e si alzò come una furia, andando a chiudersi di nuovo in camera. A quel punto il biondo fissò la madre, furente.

Nessun problema, eh? Meno male che non c’era nessun problema!” la aggredì. La donna sospirò e poi lo guardò addolorata.

“Ok, forse un piccolo problema ce l’ha, ma non volergliene” lo implorò.

Cos’è, gli fa schifo avere un figlio gay?” chiese arrabbiato.

“Non è questo! Santo cielo, Roxas, non dire una cosa simile. Solo che tu sei arrivato in ospedale con quel tipo, l’hai fatto stare a casa di tua nonna, non ci hai detto niente… tuo padre è un po’ confuso, tutto qui” provò a difenderlo.

La nonna sapeva benissimo chi Axel fosse, è lui che mi ha salvato quando mi son sentito male nel bosco, è lui che mi ha accudito. Quindi non ce lo vedo il problema nel fatto che io l’abbia fatto stare con me mentre il nonno moriva

“Però tu capiscilo… insomma, accettare che tu sia…” esitò e, se possibile, il biondo si infuriò ancora di più.

Cosa c’è, mamma, non riesci nemmeno a dirlo? Sono gay, capito? G A Y!” gridò. Lei sobbalzò quando lui sillabò la parola e si portò involontariamente una mano al petto.

Anche a te fa schifo, vero?” la accusò.

Roxas, fermo” provò a tranquillizzarlo Sora, ma lui batté una mano sul tavolo.

Sapete cosa fa schifo a me? Che se fosse arrivato Sora, magari con una ragazza che non fosse Kairi, e l’avesse fatta stare in camera con noi mentre eravamo in ospedale, questa discussione non sarebbe mai avvenuta. E sai perché? Perché lui è etero. Mamma, lo sai quanto io contavo sull’appoggio tuo e di papà?” le chiese. La donna rimase immobile.

Lo sai?” domandò a voce più alta.

“No, non lo so. Dimmelo tu, forza” lo inviò.

Ci contavo tantissimo. E ora capisco come mai io avessi tanta vergogna di me stesso: perché voi due, che siete le persone a me più vicine, non mi avete mai apprezzato. Lo sapevate che ero gay, l’avete sempre saputo, ma avete sempre cercato di non vederlo fino a che la cosa non è stata evidente” la accusò.

“Ok, adesso smettila, ragazzino” disse lei, alzandosi in piedi.

No, non la smetto! Avete problemi nel fatto che Axel è il mio ragazzo? Benissimo, ma sono problemi vostri. E sei quell’uomo deve dire qualcosa, che me lo dica in faccia!” gridò. La donna gli dette uno schiaffo e lui si zittì, incredulo. Si toccò il punto dove lo aveva colpito, come se avesse paura che non fosse vero.

“Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere, capito?” lo minacciò.

“Mai  più devi parlare di noi in questo modo, e non devi nemmeno avere la faccia tosta di dire che non ti abbiamo mai accettato. Sì, lo sapevamo che eri gay, ma no, non è vero che ti abbiamo disprezzato” ammise. Roxas rimase in silenzio, a guardarla.

“Tuo padre non è arrabbiato con te perché sei omosessuale. Non potrebbe mai esserlo, sei comunque suo figlio. Tuo padre è arrabbiato con te perché tu non hai avuto il coraggio di venire da noi per dirci che finalmente ti eri accettato per ciò che sei, senza vergognartene. Si è sentito ferito perché hai preferito arrivare da noi in un momento delicato come quello mano nella mano con un ragazzo mai visto né sentito, e non ce l’hai nemmeno presentato come il tuo ragazzo, per noi poteva essere chiunque. Ha dovuto spiegarcelo tua nonna chi lui fosse. Ti sembra giusto nei nostri confronti?” gli chiese. Il biondo strinse le labbra e si impose di non piangere.

“Allora? Rispondimi!” gli ordinò la madre. Lui continuò a stare zitto, e lei fece una lieve risata amara.

“Sai che ho ragione, vero? Per quanto mi riguarda sono d’accordo con tuo padre, quindi non mi sentirò in colpa se prenderò le sue difese d’ora in poi. Ma tu pensala come ti pare, in fondo siamo stati noi che ti abbiamo disprezzato per tutti questi anni” concluse, andandosene dalla cucina.

Sora rimase in silenzio finché non sentì la porta della camera dei genitori chiudersi, poi si voltò cautamente verso Roxas.

Stai bene?” gli chiese preoccupato.

No, per niente” rispose lui.

 

 

Quella notte non dormì bene, per niente. Axel non l’aveva richiamato, i suoi non si erano fatti vedere, era in pensiero per la gara con lo skate e, come se non bastasse, una volta che si era calmato suo fratello gli aveva detto che, probabilmente, avevano ragione mamma e papà nel dire che aveva avuto poco tatto.

Alle quattro del mattino si alzò, sconsolato, e andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua.

Trovò il frigorifero aperto e quell’immagine gli dette una sensazione di dèjà vu.

“Anche tu ancora sveglio?” gli chiese il padre, senza nemmeno alzare lo sguardo dal cassetto dei dolci.

Già” rispose lui, allungandosi verso la credenza per prendere un bicchiere.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi l’uomo sospirò e alzò la testa.

“Forse dovremmo parlare” esordì.

No, non dobbiamo dirci niente” negò Roxas, avviandosi verso la sua camera. Lui lo fermò, trattenendolo per un braccio.

“Ok, allora ti faccio semplicemente i miei auguri per domani. Siate bravi tutti e due” disse. Il ragazzo si voltò a guardarlo, poi esitò.

Grazie” rispose infine. Il padre sorrise.

“Fatevi valere” si raccomandò.

Il biondo rimase immobile con gli occhi bassi, poi alzò lo sguardo.

Scusa papà” esclamò, abbracciandogli la vita. Si era sentito un verme quando sua madre gli aveva spiegato come mai loro fossero arrabbiati con lui, e gli era difficile ammettere che aveva ragione, ma non ammetterlo avrebbe solo peggiorato le cose.

“E di cosa?” gli domandò l’uomo, ridendo.

Mi dispiace di non avervi detto niente, io me ne vergognavo” si scusò.

“Tu non devi vergognarti di quello che sei. Per noi sei sempre stato speciale, e se ami gli uomini o le donne non ci interessa. Ma non devi nasconderti mai” lo sgridò bonariamente.

Hai ragione” ammise Roxas, annuendo con la testa. Il padre ci lasciò sopra un bacio affettuoso e poi lo guardò.

“E ora vai a dormire, capito? Domani devi essere in forma!” si raccomandò. Asciugandosi gli occhi lucidi, lui sorrise.

Buonanotte, papà” lo salutò.

 

  
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