-“LASCIALA!!!”- gridò Castle raggiungendo
Kate
e spintonando di lato Alec, che arretrò di qualche passo.
Kate aveva una mano sulla nuca. Le doleva la
testa a causa della botta presa contro l’albero.
-“Stai bene?”- chiese retorico Castle,
accarezzandole il viso, sentendo quanto fosse freddo.
Kate annuì semplicemente, non aveva voglia di
parlare, infreddolita com’era e un po’ spaventata.
-“Ma guarda! È arrivato Capitan America!”-
esclamò sarcasticamente Alec prendendo in giro Castle.
-“Veramente preferirei Batman!”- rispose di
getto lo scrittore, girandosi velocemente verso Alec, fulminandolo con
lo
sguardo.
Sapeva che era ubriaco, ma questo non
giustificava il fatto di aver messo le mani addosso a Kate, alla sua
musa.
E lui provava odio e repulsione, perché
nessun
uomo deve permettersi di toccare una donna contro la sua volontà.
Castle rivolse l’attenzione su Kate, ancora
mezzo stordita fra l’alcol e la botta.
Le passò un braccio intorno
alle spalle e capì che stava congelando.
Velocemente si tolse il suo cappotto e la
avvolse completamente, allontanandola da lì, fin quando anche Kate
avvertì ancora
il calore di Castle su quell’indumento.
-“Ehi Batman! Io e
lei non abbiamo ancora finito!”- esclamò.
Castle furioso fece sedere Kate sul taxi, e
ritornato verso di lui, che nel mentre si era pericolosamente
avvicinato, gli
disse:
-“Avvicinati di nuovo a lei, osa solo pensare
di sfiorarla o solo di guardarla da lontano, e ti giuro che neppure tua
madre
ti riconoscerà!”- ringhiò Castle.
Era vero: mai far arrabbiare una persona
innamorata.
Potrebbe diventare pericoloso.
Castle si voltò ma tre secondi dopo sentì
come
uno schiaffo arrivargli dietro l’orecchio.
Si girò verso Alec che si guardava curioso la
mano stretta a pugno come se si chiedesse se avesse colpito il punto
giusto, ma
sollevando lo sguardo sullo scrittore che si massaggiava l’orecchio, si
scagliò
nuovamente su di lui.
Castle respinse il primo colpo con il
braccio,
ma al secondo Alec scivolò cadendo di faccia sul marciapiede umido.
Castle poté vedere che alcuni fiotti si
sangue
gli uscirono dal naso e sicuramente se l’era fratturato.
Ma non gli importava. Quel tipo aveva quasi
fatto del male a Kate, quella era la giusta punizione.
Salì sul taxi e diede l’indirizzo di casa
della
detective.
Kate nel frattempo aveva mal di testa.
L’alcol
e il colpo all’albero non le avevano lasciato scampo.
Chiuse gli occhi e poggiò la testa sulla
spalla
di Castle, sperando che con il silenzio le fosse passato.
Castle la strinse a sé.
Era preoccupato e allo stesso tempo
arrabbiato.
Non capiva perché Kate avesse avuto il bisogno di bere così tanto.
Non era lei.
Non era la donna da cui aveva preso spunto
per
Nikki Heat.
Non era la donna forte, tenace e allo stesso
tempo dolce e delicata, che lui aveva preso come musa.
Questa non era la donna di cui si era
follemente innamorato.
Ma la cosa importante era che quel tipo non
le
aveva fatto nulla. Lei stava bene e lui si era soltanto spaventato a
morte.
Kate sonnecchiava tranquilla sulla sua
spalla,
mentre Castle le accarezzava pigramente i capelli morbidi.
Le sue dita si intrecciavano fra i suoi
boccoli. Li adorava. Adorava vederla con i capelli sciolti e mossi.
Kate era davvero esausta, ma quando Castle la
chiamò per svegliarla, le parve di aver chiuso gli occhi solo per
qualche
istante.
-“Siamo arrivati Kate!”- disse gentile Castle.
Kate sbattè le palpebre respirando
profondamente.
Non aveva nessuna voglia di staccarsi da lui
e
sapeva che, non appena si fossero separati, avrebbe avvertito un enorme
vuoto, sentendo
di nuovo freddo e solitudine.
Così come aveva immaginato, il distacco da
lui
fu duro, come se tutto il calore che provava le fosse stato strappato
via.
Aveva ancora bisogno che fosse lui a
stringerla
fra le sue braccia.
Castle pagò e scese dal taxi, porgendo la sua
mano a Kate per aiutarla a scendere.
Sostenendola ancora la accompagnò dentro il
suo
palazzo.
-“Grazie.”- mormorò Kate a bassa voce. –“Ti
restituirò i soldi.”- riferendosi al taxi.
-“Non ce n’è bisogno!”- rispose Castle freddo.
-“Invece si!”- rispose Kate guardandolo negli
occhi.
Castle non rispose, si limitò a guardarla fin
quando raggiunsero l’appartamento di Kate.
Continuavano
a fissarsi e Castle non sapeva se Kate l’avrebbe invitato ad entrare e
onestamente
non sapeva se lui avesse voglia di entrare.
Ma forse, dopo la sbronza, Kate poteva
sentirsi
male e avere bisogno d’aiuto e lui non se la sentiva di lasciarla sola.
-“Hai bisogno di una mano?”- chiese.
Kate non rispose.
Si limitò ad annuire e ad entrare in casa,
lasciando entrare anche lui.
Si sedettero sul divano. La testa di Kate
doleva ancora e istintivamente si portò la mano alla nuca.
-“Ti fa male?”-
-“Un po’.”- rispose massaggiandosi il punto
dolente e il collo.
-“Forse è meglio metterci del ghiaccio.”-
disse
lo scrittore andando in cucina e riempiendo uno strofinaccio con alcuni
cubetti.
Quando ritornò da lei, lo mise sulla nuca e
appoggiando la testa sul divano sospirò.
-“Grazie…per tutto quello che fai.”-
Castle non rispose. Era ancora arrabbiato.
Non
era successo nulla, ma lui si era spaventato davvero, e la fase
successiva allo
spavento è la rabbia.
Kate non sentendo risposta aprì gli occhi.
-“Sei arrabbiato?”- chiese insicura, ma
ancora
Castle non parlava.
-“Scusa mi dispiace di averti svegliato. Non
volevo esserti di peso. Sarei tornata con la mia macchina, ma il
carroattrezzi
me l’ha portata via e non c’erano taxi e…”- ma Castle la interruppe.
-“Non sei stata tu a svegliarmi.”- disse
brusco.
Kate aggrottò la fronte così Castle continuò:
-“Mi ha chiamato Lanie. Era preoccupata per
te.
Lei doveva andare via ma non voleva lasciarti sola.”-
-“Lanie?! Che ti ha detto?”- chiese un attimo
allarmata.
-“Tante cose Kate. Mi ha detto che non eri te
stessa, che non ti aveva mai visto così, e che hai bevuto tanto e me ne
sono
accorto anche io, quando non sei riuscita a difenderti da quel tipo.”-
rispose
acido.
-“Veramente mi ha fatto sbattere la testa ed
è
per questo che non riuscivo a levarmelo di dosso, ma prima…”- ma di
nuovo
Castle la interruppe.
-“Kate basta!! Hai bevuto così tanto che non
riuscivi a difenderti, e quel tipo… poteva farti del male, poteva
andare
peggio. E se non fossi arrivato eh?! Tutto per dimostrare cosa?”- disse
Castle
alzandosi dal divano, urlandogli in faccia tutta la sua preoccupazione
e la sua
rabbia.
Anche Kate scattò in piedi, ma alzandosi così
velocemente le fece girare la testa, ma non volle risedersi.
-“Cosa volevo dimostrare? Niente. Per una
volta
volevo solo divertirmi, lasciarmi tutto alle spalle, senza sentire il
bisogno
di portarmi tutto il peso del mondo addosso. E si ho bevuto! Ma non
sono
ubriaca. Prima che tu arrivassi mi sono difesa con quel tipo, ma lui mi
ha
fatto sbattere la testa, e poi sei arrivato tu!”-
-“Cosa? Non sei ubriaca? Lanie mi ha detto
che
hai bevuto! Perché l’hai fatto allora?”- continuò ancora più rabbioso.
-“Perché volevo per una volta non dovermi
preoccupare e divertirmi. Non ho bisogno di ubriacarmi per potermi
divertire.
Tu non sai cosa voglia dire vivere nella tristezza ogni santo giorno.
Non sai
cosa vuol dire arrivare su una scena del delitto e sperare che la
vittima non
sia stata accoltellata perché potresti ricadere in quel vortice.”-
rispose con
le lacrime agli occhi.
Come erano arrivati a discutere?
Castle scosse la testa:
-“Kate mi sono preoccupato da morire. Io… io
non ti capisco!”- affermò Castle confuso.
-“Ah tu non mi capisci eh?! Sono io che non
ti
capisco. Dici che mi vuoi aiutare, che ci sarai sempre, e poi quando ho
bisogno, quando ho davvero bisogno di te, mi urli in faccia la tua
rabbia.
Mi hai detto che mi avresti aiutato a seguire
il caso di mia madre, ma hai mollato con questa patetica scusa che ‘li
troveremo un giorno’.”- continuò Kate ormai furiosa anche lei, anche se
non
sapeva per cosa.
Perché lui non capiva che per una volta aveva
solo voluto svagarsi e diversi?
Perché era così difficile capirlo?
E perché era così arrabbiato?
Probabilmente aveva ragione a pensare che se
non fosse arrivato lui, Alec avrebbe combinato qualcosa di male, ma lei
era pur
sempre una poliziotta, sapeva badare a se stessa.
-“Che cosa dovevo fare? Se ti avessi lasciato
continuare ad indagare saresti di nuovo crollata, saresti finita di
nuovo in
quell’uragano che è l’omicidio di tua madre. Meno di un anno fa, ti
hanno quasi
ucciso davanti ai mei occhi, Kate. E ti ho vista morire in
quell’ambulanza.
Scusa tanto se mi preoccupo per te!!”- esclamò Castle, andando verso la
porta
con l’intenzione di andarsene.
-“Oh così te ne vai?! Quindi quell’Always,
quelle promesse che ci saresti
stato erano tutte una finta? Quindi anche al cimitero quando mi hai
detto che
mi amav…”- Kate si bloccò di colpo.
Era fatta, ormai l’aveva detto ed era certa
che
lui avesse sentito.
Castle si pietrificò all’istante. Si voltò
verso di lei e la guardò confuso. Aveva davvero sentito bene?
-“Cosa…cos’hai detto?”- chiese questa volta
un
po’ più calmo. Ma Kate non rispose, abbassò solo lo sguardo, colpevole.
Castle si avvicinò a lei e posandole
dolcemente
le mani sulle spalle chiese di nuovo:
-“Kate, ti prego, ripetimi quello che hai
detto.”-
-“Non posso.”- mormorò con un filo di voce,
sperando quasi che lui non sentisse.
Castle le sollevò il mento. Gli occhi della
bella detective erano lucidi.
Emozione? Rabbia? Paura?
Questo Castle non lo sapeva, sapeva solo che
aveva capito bene, e la reazione di Kate gli diede conferma.
-“Kate…”- la chiamò Castle.
-“I-io… io…”- Kate non sapeva cosa
rispondere.
Se gli avesse detto la verità lui se ne sarebbe andato e l’avrebbe
perso. Ma
non poteva mentirgli e vivere serenamente, non ci sarebbe riuscita.
-“Kate… ascoltami…”- iniziò Castle, ma fu
subito interrotto.
-“No Rick. Ascoltami tu!”- disse guardandolo
fisso negli occhi.
-“I lied… before.”-
-“What do you
remember?”-
-“I remember
everything!”-
-“Oh…”- non riuscì a dire altro. Castle, il
famoso scrittore con la battutina sempre pronta questa volta non
spiccicò
parola.
E poi una parola lo colpì veloce come una
freccia.
-“Aspetta che cosa intendi con ‘prima’?”-
Kate sbattè le palpebre velocemente. Sapeva
che
ora avrebbe potuto perderlo per sempre.
-“Quando… quando all’ospedale mi hai chiesto
cosa ricordassi, ti ho risposto nulla. Io… io ricordavo già tutto.”-
disse
abbassando lo sguardo sentendosi in colpa più che mai per avergli
mentito così
a lungo.
Castle rimase attonito.
Aveva capito le parole di Beckett ma per
qualche secondo era come se non le avesse realizzate appieno, come una
fotografia sfuocata.
E poi come se gli avessero dato uno schiaffo
in
piena faccia, si risvegliò da quello stato, e la rabbia lo avvolse.
-“COSA??! Tu mi hai mentito per tutto questo
tempo??”- tuonò.
-“Senti, lo so che sei arrabbiato…”-
-“Certo che lo sono!! Come hai potuto? Per
tre mesi
ti ho chiamata ogni giorno e tu non hai mai risposto, hai preso le
distanze da
me. Mi hai detto di non ricordare e io mi sono sentito male perché
finalmente
avevo avuto il coraggio di parlare e tu hai fatto finta di nulla. Come
sempre
del resto. Il bacio, il container, la discussione a casa tua. Come…
Perché?”-
chiese infine.
Kate era un po’ spaventata. L’aveva già visto
arrabbiato, anche contro di lei, ma questa volta sapeva di averla fatta
grossa.
-“Io non potevo dirti che ricordavo tutto.
Avevo bisogno di tempo per riflettere!”- esclamò Kate.
-“Riflettere? Kate hai avuto oltre cinque
mesi
per riflettere! Ti sei allontanata tutta l’estate per riflettere!”-
sputò
avvelenato Castle.
-“Ma non capisci che l’ho fatto per te, per
proteggerti?”- gridò Kate fra le lacrime.
-“Proteggermi da cosa?”- continuò lo
scrittore.
-“Da me!!”- urlò più forte questa volta.
-“Perché?”- gridò esasperato.
-“Perché io sono mentalmente incasinata e non
posso amarti come vorrei!”-
-“Questa è una bella scusa Kate. Tu non ti
metti in gioco solo perché hai paura di soffrire di nuovo. Preferisci
vivere
nell’inconsapevolezza di sapere cosa sarebbe potuto succedere, se fossi
stata
felice o no. Tu ti sei nascosta dietro l’omicidio di tua madre e non ne
sei mai
uscita. La verità è che tu non rischi perché hai una fottutissima
paura! Puoi
chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere, ma non puoi chiudere
il cuore
alle cose che non vuoi provare.”-
A quelle parole qualcosa scattò nella mente
di
Kate.
Lei aveva paura, era vero.
Gli aveva detto che non poteva avere la
relazione che voleva fin quando il caso di sua madre non fosse chiuso.
Ma ad ora, con tutto quello che era successo,
era disposta ad accettare di aspettare ancora per vivere?
Kate non lo sapeva ancora.
L’unica cosa che fu in grado di fare, fu
quella
di avvicinarsi a lui e baciarlo.
Sperava che lui non la mandasse via, che non
la
rifiutasse.
Castle venne colto di sorpresa. Tutto si
aspettava da lei, ma non che lo baciasse.
Per qualche secondo rimase bloccato,
paralizzato dal quel gesto, ma lentamente si lasciò andare. Lasciò che
Kate lo
baciasse.
Kate finalmente sentiva le sue labbra
muoversi
contro le sue, insieme, morbide e ruvide allo stesso tempo, causato da
quel
filo di barba appena accennato, e quando la detective cercava con
insistenza la
sua lingua, anche Castle si arrese, cingendole i fianchi con le mani
mentre lei
allacciava le sue braccia dietro il collo di Castle.
Si esploravano lentamente, senza fretta ed
entrambi sapevano che non si erano sentiti meglio in tutta la loro vita.
La danza fra le loro bocche continuò per
alcuni
minuti e quando si staccarono, entrambi avevano il fiato corto per
l’emozione.
Castle poggiò la sua fronte su quella di
Kate.
Era ancora arrabbiato con lei, ma non più come prima.
-"Perdonami.
Perdonami Rick… Mi spiace.. io.. io... io ti..”- ma Kate si bloccò.
-“Dillo
Kate. Ti prego dillo.”- disse chiudendo gli occhi e intrecciando le
dita delle
loro mani.
Kate
sapeva che se non l’avesse fatto, l’avrebbe perso. Quella era la
possibilità
che Castle le stava dando. Doveva sbloccarsi. Doveva fargli capire che
stava
facendo dei passi avanti.
-“Kate…”-
la implorò.
-“…Ti
amo,
Rick. E ho paura, perché non ho mai provato per nessuno ciò che provo
per te.”-
Castle
sorrise e avvicinò le labbra a quelle della sua musa.
Era
arrabbiato era vero, ma lei lo amava. Cosa ci poteva essere di
sbagliato in
questo da essere arrabbiato con lei?
Bocca
contro bocca le sussurrò:
-“Anche io ti amo, Kate.”-
ANGOLO MIO: Saalve... eccovi questo terzo ed ultimo capitolo.. in realtà ci doveva essere un quarto capitolo ma le idee erano finite!! xD
preciso che questa ff è stata scritta a
novembre 2011 qndi non sapevo come sarebbe finita la stagione.. ho un
pò inventato! xD xD
e bon.. ringrazio come sempre ki legge,
recensisce, ki legge e basta e ki come me ha sonno! xD *no questo
non c'entra nulla*
non penso che ci risentiremo presto... in parte perchè nn ho quasi + nulla pronto, e in parte xk non ho + tempo di scrivere.. e onestamente nn ho + nulla da scrivere.. :D quuuindi.. x ki deve tornare a scuola buon rientro.. x ki lavora buon lavoro e x ki ha sonno buona notte! :D
sbaciottiiii ;>