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Autore: The Cactus Incident    07/09/2012    5 recensioni
Stavo suonando con tutta me stessa per scaricarmi e non pensare a per quale cazzo di motivo non mi parlava se era stato lui a cominciare, quando la mano bianca e ossuta di Jimmy si posò sul mio polso che si muoveva freneticamente.
Alzai di scatto la testa, nervosa e lo trovai a mostrarmi un sorriso tranquillo che contagiava anche quelle iridi così azzurre nascoste dietro gli occhiali.
“Faccio troppo rumore?” “Non abbastanza da coprire quello del tuo cuore che si spezza e sanguina”
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sch chapter 17


Stacey P.O.V.
Andare a scuola era diventata una fottuta tortura. Faceva davvero troppo caldo.
Stare chiusi fra quelle quattro mura era davvero terribile.
La campanella suonò annunciando la pausa pranzo e mi diressi con passo stanco e strascicato fino alla mensa e una volta recuperato un pasto, al cortile.
Stavo camminando verso il solito posto quando intercettai al voce di Meg e Brian, stravaccati dietro un albero, dalla parte opposta da quella a cui arrivavo io, praticamente non mi avevano visto, ma riuscii a captare solo una parte del loro discorso.
"Si hai capito bene.... vuole farle qualcosa di speciale per il suo compleanno"
"Ok, ma questo! Povera JD, rischierà di rimanerci secca...."
"Ehi, mica Matt si chiama Nessie!"
"Ma vaffanculo Bee!"
M'intromisi nei bisbigli che avevo captato.
"Che si dice?" I due saltarono beccati a confabulare come due zitelle.
"JD! Ciao!" Disse Brian stiracchiando un sorriso e Meg gli fu dietro.
"Ciao Sty, che combini?"
"Che combinate voi due! Di che parlavate?" Si guardarono con gli occhi sgranati e in stereo dissero.
"Chi? Noi? Niente!" feci una smorfia per niente convita mentre guardavo quelle due facce di cazzo.
"Ah si..... non è che avvicinandosi la fine dell'anno scolastico, e di conseguenza il mio compleanno, state architettando qualcosa?"
"Naaaaah"
"Quando parlate in stereo non è mai un buon segno”
Si guardarono in faccia, prima di scattare in piedi.
“Beh, io vado, che ho il corso di recitazione, eh” annunciò Brina mentre correva via.
“E io ho arte!” E se la diedero a gambe levate.
Ok, questa volta mi erano scappati, ma le parole “Matt” e “qualcosa di speciale per il suo compleanno” mi avevano messo in guardia.
Diamine, speravo solo di non finire all’ospedale il giorno del mio compleanno.

Margareth P.O.V.
Una volta messami in salvo da JD che voleva rovinare la sorpresa del suo ragazzo, mi diressi al mio armadietto.
Il mio sguardo incontrò il plettro che avevo legato al collo, che mi aveva regalato Zack.
Erano tre giorni che mi evitava in tutti i modi possibili.
Ok, lo ammetto, il giorno dell’autolavaggio gli avevo dato buca, ma con tutta la storia di James avevo completamente dimenticato che dovevamo uscire.
Avevo provato a chiedergli scusa e lui aveva fatto finta di niente ignorando ogni mio tentativo di parlare.
Era dal pomeriggio di quel giorno che non mi parlava e io provavo in tutti i modi a farlo ragionare, ma sinceramente cominciavo ad averne le palle piene.
Dopo l’ora di arte, stavo tornando al mio armadietto, quando passai davanti al suo e mi ci fermai davanti, dietro un colosso di baseball che stava poggiato lì a chiacchierare con una.
Zack girò attorno al colosso e quando si trovò davanti me sbianco ancora di più, se possibile.
Sembrava stesse per andarsene, ma non fece in tempo.
“Adesso mi spieghi cosa cazzo c’è che non va” sbottai frustrata afferrandolo per un braccio.
Mi guardò a lungo negli occhi, poi lasciai cadere la presa e rispose.
“Mi da fastidio il fatto che passi tutto quel tempo con Brian” Spalancai gli occhi e aggrottai le sopracciglia. “Sei geloso di Brian? Ma dico, sei impazzito? E’ come se fossi geloso di mia madre!”
“Oh, questa menata del fratello maggiore forse va bene fino a 10 anni, ma a diciassette non ci crede più nessuno, Meg” Incrociai le braccia mentre lui apriva l’armadietto.
“Io si” dissi convinta e lui alzò gli occhi al cielo.
“Oh andiamo! Non puoi essere così cretina da credere che ti voglia bene senza secondi fini!”
“Peccato che vada avanti così da prima che riuscissi a legarmi le scarpe”
“E dovrei crederti?” fece scettico.
“Se non ti fidi è un problema tuo, io di certo non me la faccio con Brian, sarebbe disgustoso!”
“Oh si, guarda, ogni volta che gli parli hai il ribrezzo stampato in faccia” disse sarcastico e lo guardai, ferita.
“Sei un coglione Zack, davvero un coglione. Aveva ragione Brian” Stiracchiò un sorriso sarcastico.
“E chi salta fuori? Brian! Io voglio stare con te, non con te e il tuo amichetto” disse avvicinando il viso al mio in modo quasi minaccioso, mentre il suo dito indicava il vuoto, come se Brian fosse lì.
Senza muovermi di un millimetro piantai le mani sui fianchi.
“Allora dovrebbe infastidirti anche Jimmy, Justin, il cane di JD, Stacey, mia madre e già che ci siamo pure Johnny!”
“Oh, piantala di fare queste menate molto teatrali. Ok, forse tu non provi niente per lui, ma di certo non gli sei indifferente e se qua c’è un idiota quella sei tu che non vede le cose come stanno. O forse anche io, per essermi messo dietro a una con i paraocchi!” disse paonazzo per la rabbia.
“Bene!” urlai sbattendo il suo armadietto, prima di andarmene.
“Bene!” ripeté lui allontanandosi nella direzione opposta, quasi coperto dal suono della campanella.
Ma vattene a fanculo, và.
Un esaurito, mi ero messa con un esaurito che si spara i filmini mentali!
Brian dietro a me, tzè, per piacere. Sarebbe come mettersi dietro alla propria cugina, per carità!
Speravo solo che questa idea balzana passasse subito a Zack, perchè io di certo non volevo stare con una persona per litigarci per via di quello che faccio o di chi frequento.
Non si fidava di me? Fantastico! Mi chiedevo che ci facessimo ancora insieme.

seconda metà di giugno, 1999
Stacey P.O.V.

Uff.... quel giorno cominciavano gli esami al liceo. Di certo non per me o Meg, ma per Matt, Zack, Jimmy, Brian e Justin era il momento di sperare in un miracolo e superare i test con almeno il minimo dei voti.
C'eravamo messi d'accordo per accompagnarli, aspettare che finissero e poi andarcene tutti a bere una birra, per poi far tornare i cari cinque a studiare per il test dell'indomani.
Altra cosa davvero bella: il giorno del mio compleanno, ovvero il 26 giugno, avevano il penultimo test, quindi il 27 l’ultimo, ciò voleva dire che non avremmo potuto fare baldoria fino all'indomani perchè quegli stronzi dovevano essere almeno svegli mentre scrivevano.
Mi alzai, mi vestii, truccai e misi un elastico al polso per legare i capelli, ormai troppo lunghi, una volta fuori dalla pronta di casa. Se li avessi legati prima, i miei genitori avrebbero di certo notato il mio orecchio destro pieno di buchi che mi ero fatta da sola (ero abbastanza brava come piercer: i buchi fatti a Meg o Brian non avevano dato il minimo problema).
Mentre facevo colazione (fetta di anguria!! Adoro l'estate) bussarono alla porta. Mia madre andò ad aprire ed entrarono Meg, Jimmy e Sully, la cugina strafiga di Jim.
"Buongiorno ragazzi! Oggi è il grande giorno per qualcuno, eh?" disse mia madre osservando l'allegra combriccola. Jimmy annuì sorridendo e fece un cenno della mano.
"Eh si. Vedremo di dare il meglio" Magari studiare un minimo durante l'anno no, eh? Bah.
"Prego accomodatevi!" Andai a lavarmi mani e denti e mentre stavamo uscendo tutti da casa, Johnny suonò alla porta.
"Dai Seward, giusto in tempo" dissi battendogli una pacca sulla spalla.
"Altri due secondi e saresti venuto a piedi, nano" disse Jim guardandolo.
"Meglio a piedi che in cinque nel tuo rottame" bofonchiò il più piccolo. Jim scrollò le spalle.
"Nessuno ti obbliga. Puoi pure rimanere a casa" disse passandogli di fianco e noi ragazze dietro di lui.
"E dai ragazzi scherzavo!"
"Muoviti o il portabagagli non te lo leva nessuno!" urlò Meg che si era seduta al posto del passeggero.
Con tutti i finestrini aperti e gli Slayer a palla arrivammo fino alla Huntington Beach High School.
Inforcai gli occhiali da sole e mi legai i capelli prima di scendere e addentrarmi nell'afa più tremenda con cui avessi mai avuto a che fare.
Dannazione, si crepava di caldo! Gli altri sembravano un tantino più a loro agio, ma si stavano squagliando più o meno quanto me.
Sul cancello d'ingresso, all'ombra di un albero (che non era una palma, poco ma sicuro) c'erano Brian, Matt, Justin, Giusy e Zack. Ah, pure Michelle. C'era un tira e molla assurdo fra lei e Brian.... Bah, cazzi loro, valli a capire.
Maggie inforcò anch’essa gli occhiali da sole e a passo svelto si diresse fin sotto l'albero.
Poggiò la schiena vicino al muro fresco, dov'era poggiato anche Zack. Stessi occhiali da sole, stessa posizione e stesso incarnato cadaverico. Fatti l'uno per l'altra.
Come al solito parlavano per i fatti loro quasi bisbigliando, lanciandosi occhiate decisamente eloquenti pure se entrambi avevano gli occhiali da sole. Ultimamente però mi sembravano un tantino diversi dal solito....... sorridevano di meno e le effusioni erano sempre più rare, mentre le frecciatine velenose abbondavano. Boh, forse Meg me ne avrebbe parlato.
Per il momento lasciai perdere la questione Meg e Zack come il resto del mondo e mi concentrai sul mio ragazzo che mi mostrava un sorriso raggiante mentre mi stringeva appena le mani in vita.
"Buongiorno sunshine" Esordì Matt e io gli feci una faccia disgustata.
"Ti prego è orribile"
"Si, in effetti fa decisamente schifo. Meglio JD" si corresse e io annuii.
"Molto meglio JD" e mi baciò.
Dopo un pò fummo quasi costretti a separarci per via di tutti i fischi e simili che ci stavano investendo e così separai le labbra dalle sue, senza però spostare la mia posizione di un centimetro (che si fotta il caldo: ci sto troppo bene fra le sue braccia).
"Dai Sty, vieni a casa mia. Solo un saluto: devo darti il mio regalo" m'implorò Matt per l'ennesima volta, bisbigliando nel mio orecchio e io voltai gli occhi al cielo. Sarei andata di corsa a casa sua il giorno del mio compleanno, ma il signorino avrebbe avuto un test il giorno dopo.
"Devi studiare per i test" ripetei per l’ennesima volta.
"L'ho già fatto!" disse sorridendomi e alzando le mani come un bambino che vuole le caramelle e io lo guardai un tantino scettica, senza riuscire a trattenere un sorrisetto divertito. Alzai un sopracciglio.
"Dovrei crederti?"
"Si, ho studiato con Amy e Zack"
"Bah, diciamo pure che ti credo, uhm?"
"Grazie" Sfiorò appena le labbra con le mie, esultante e insieme agli altri esaminandi corse dentro l'edificio per fare il test di matematica.
Io, Meg, Johnny, Giusy e Sully restammo fuori ad aspettare insieme a parecchi altri studenti, nel cortile, a crepare di caldo. Michelle se ne andò non so dove con Dio sa chi e noi andammo ad occupare uno dei pochi tavoli con panche all'ombra, pronti ad un'attesa che sarebbe di certo sembrata infinita.
Passarono tre ore e ancora non si davano una mossa. Ammazzavamo il tempo cantando con la chitarra che Brian aveva abbandonato lì prima di entrare, mentre io portavo il tempo con due ramoscelli picchiettando su tavolo, panchina e la borsa di Meg che essendo piena di borchie e catene suonava.
C'è da dire che Sully era un'ottima cantante e una brava chitarrista, oltre ad essere una bellissima ragazza.
"Uff.... quanto ci mettono? Mi sono rotta le palle di stare qui!" Sbottò Meg scazzata. Fino a quel momento era rimasta seduta o stesa sul tavolo a cantare e dire cretinate con noi, ma non resisteva più.
Anche Alice tolse le mani dal manico della chitarra esasperata e Giusy ci guardò un tantino preoccupata da dietro i vetri degli occhiali da vista stretti e rettangolari a dispetto di quegli orrori rotondi che tutti portavano all'epoca.
"Cristo che palle!" sbottai io.
"Ci sonooooooo! Arriiiiivo!!!" Dal cancello del cortile arrivò correndo una furia che puntava diritto nella nostra direzione. Maglietta bianca e capelli insolitamente platino.
"Val che cazzo hai combinato?" disse Meg saltando in piedi e andando in contro alla diBenedetto che da un pò aveva completamente superato gli istinti omicidi nei confronti miei e del suo ex ragazzo.
Era tornata finalmente in squadra e ne ero ben felice, perchè era una ragazza fantastica e Michelle che provava a prendere il suo posto non la si poteva più reggere.
"Cambio di vita, cambio di look. Che te ne pare?"
"Sono stupendi! Ti stanno davvero bene" disse Sully sorridendo e Giusy asserì convinta. Le sorrisi e lei venne a sedersi sulla mia stessa panca, separata da me solo da Giusy.
"Allora... da quanto sono dentro?" Johnny controllò l'orologio
"Tre ore"
"E ancora non escono? Cazzo!" Scrollai le spalle.
"Forse staranno pregando ancora per un aiuto dall'alto" commentai sarcastica e Val sorrise.
"Matematica oggi, giusto?"
"Si, quelli messi peggio sono Jim e Zack" disse Meg.
"Juss se la cava, di sicuro gli avrà dato una mano" disse Giusy e Seward emise uno strano verso, scettico.
"Guarda che fa lo stronzo solo con te e altri pochi eletti" lo fulminò Meggie e il nano alzò gli occhi al cielo.
"Che culo" commentò sarcastico mentre provava ad accendersi una sigaretta.
Scrollai le spalle e tornai a guardare Val col suo nuovo colore di capelli. Qualche altro giorno e io li avrei fatti nero blu, ormai mancava pochissimo al mio diciassettesimo compleanno.
Quando i ragazzi uscirono, sembravano saltati fuori da un film horror proprio nell’attimo prima che venissero trucidati.
“Mio Dio, uccidetemi, un'altra giornata così non me la faccio” Annunciò Jimbo, uscendo per primo.
Tutti un po’ scossi, uscimmo dal cortile in massa e andammo a fare un giro, prima di sparpagliarci.

***
La sveglia suonò e aprii gli occhi, stranamente subito, ammutolendola.
26 giugno 1999.
Mi preparai e vestii con tutta la calma, quella mattina non avrei accompagnato Matt a fare gli esami perchè di certo il telefono avrebbe squillato tutta la mattinata perchè zia, zii, cugini, nonni e amici avrebbero chiamato per fare gli auguri. La famiglia Floor era più grande di quello che sembrava.
Stavo a telefono con mia cugina che aveva attaccato uno sproloquio spaventoso, quando suonarono alla porta. Andai ad aprire e trovai Meg con le braccia incrociate e la migliore espressione di scazzo che le avessi mai visto, e visto che Meg, beh, è Meg, posso assicurarvi che era davvero scazzata.
Quasi attaccai il telefono in faccia a mia cugina e Meg stiracchiò un sorriso.
“Tanti auguri! Ti ho portato un cupcake al cioccolato con gocce di cioccolato e il regalo che in pratica mi avevi chiesto”
Mi piazzò in mano una scatolina di carta di quelle delle pasticcerie e un pacchetto rettangolare non molto grande.
Aprii la scatolina di carta e c’era un cupcake con la glassa azzurra su cui era scritto “JD” col cioccolato fondente e c’era una scaglia di coccolato a mo di cartellino con su il numero 17.
“Oh, che carino, grazie” Misi il cupcake (abbastanza grande, in effetti) in frigo e scartai il pacchetto.
Tintura per capelli, neroblu.
“Ooooooh diamine! Grazie” Dissi abbracciandola e lei sorrise quasi sul mio collo, mentre mi abbracciava
“Se vuoi ti do una mano subito”
“Ma Zack?” Scrollò le spalle.
“L’ho accompagnato, i test mica glielo devo fare io” Aggrottai le sopracciglia.
“Avanti sputa il rospo, che succede?” Dissi mentre le facevo segno di salire al piano di sopra e andare in camera mia, magari per fare subito la tintura. Tanto i miei lo sapevano, di certo non avrebbero potuto rasarmi.
Si buttò quasi a peso morto sul mio letto, ancora gli occhiali da sole sul naso.
“Va di merda, JD, va proprio di merda, ogni volta che parliamo finiamo per litigare. Provo a risolvere e litighiamo ancora, non dureremo ancora a lungo. Allora, la facciamo questa tintura?” disse scattando in piedi, mentre mollava gli occhiali da sole sulla mia scrivania.
Nello scatolino c’era tutto l’occorrente, così, una mezz’oretta dopo, io avevo tutta la testa impiastricciata di una crema dall’orrore orribile e che mi pizzicava la cute.
“Quanto devo stare così ancora?” dissi dopo che già era passata una cifra di tempo.
“Uhm, ancora un oretta, l’hai detto a Matt?” Scossi la testa.
“Nah, ma gli piaceranno, spero”
“Mollata perché aveva cambiato colore di capelli, nah, Matt non è il tipo”
La voce di Meggie era smorta e stanca, come se al solo pensiero di dover parlare ancora, si sentisse stanca e distrutta.
“Già, non credo proprio, piuttosto, tu? Quando ti tingerai?” Scrollò le spalle.
“Quando non vivrò più con mia madre, prima di allora meglio non rischiare, vorrei evitare di sembrare una pecora tosata di fresco” disse scocciata, mentre se ne stava stancamente poggiata al bordo del lavandino.
“Diamine Meg, se devi stare così, lascialo, da quando sei diventata un cadavere pur avendo dormito?”
Meg abbassò il viso, mogia.
“Mio padre è tornato a Los Angeles e sta continuando a chiamarmi. Vuole che passi l’estate con lui, a Miami con la sua nuova moglie, ma sinceramente l’idea non mi alletta granché”
Non era molto che Meg mi aveva spiegato di suo padre, del suo lavoro e di come avesse abbandonato lei e la madre quando era piccola.
La sua insistenza era solo un’altro problema per Meg, in crisi con Zack.
“Sinceramente stavo pensando di lasciare Zack dopo il compleanno di Brian e poi andarmene a Miami, ma il solo pensiero di passare dei giorni con mio padre, mi provoca un tale disgusto che non immagini. E’ un persona viscida e ignobile che ti contatta solo quando ha bisogno di te o glielo impone il tribunale. Lo detesto, ho avuto troppi problemi per colpa sua. Se non fosse stato per il padre di Brian, che ha fatto anche un bel po’ il mio di padre, molte cose sarebbero andate peggio di come sono andate in verità” disse scrutando le piastrelle chiare del bagno.
Improvvisamente Jack che scappava e tornava dopo tre giorni, non era poi questo grande problema.
“Per questo sto così di merda con Zack, avrei bisogno di un minimo di… aiuto, di appoggio in un momento così e lui non fa altro che rinfacciarmi di tutto, soprattutto che ogni volta che litighiamo, vado da Gates. Insomma, lui c’era da prima che Zack venisse anche a conoscenza dell’esistenza di Matt, figurarsi di me e continua ad insistere sul fatto che ci prova con me. Ma lui non ci prova con me! E una vita che fa così, soprattutto nei periodi più di merda in cui non avevo nessuno a fianco che mi capisse.
Zack sta diventando soffocante, nevrotico e paranoico e sinceramente non ho nemmeno diciassette anni, non siamo sposati e non abbiamo figli, posso tranquillamente mandarti a fanculo, so vivere anche senza di te” disse nervosa e stanca, ma ero abbastanza convinta che non pensasse del tutto quello che aveva detto.
Meg voleva davvero bene a Zack. Certo, quasi sicuramente non era l’amore della sua vita, ma stavano insieme da sei mesi ormai e nel mondo degli adolescenti sono comunque un po’ di tempo.
Ma se doveva stare così per quel coglione…..
Continuammo a parlare per tutto il tempo, fino a quando non giunse il momento di rimuovere quello schifo che mi stava uccidendo. M’inginocchiai davanti alla doccia e Meg, ancora con i guanti, mi lavò i capelli da tutta la tintura.
Quando mi tirai in piedi, osservai il mio riflesso nello specchio. Lunghe curve che da bagnate sembravano completamente nere, ma con tantissimi riflessi blu, anche nella luce innaturale del bagno.
Una volta asciutti, saltarono fuori molti più riflessi. La tintura aveva preso bene sui miei capelli castano chiaro che adesso erano di un blu scuro poco nero che al sole avrebbe di certo avuto una miriade di riflessi.
Finita l’opera, abbracciai Meg e dopo essermi scrutata nello specchio con i capelli finalmente asciutti, se ne andò, dicendo che doveva pranzare con sua madre e che avrebbero dovuto parlare di un paio di cose.

Dopo pranzo mi arrivò un messaggio sul cellulare.
-Allora? Così impegnata a festeggiare senza di me che mi hai completamente dimenticato?
Che ne dici di fare un salto a casa mia? Non c’è nessuno <3-
Uuuuuuh uh! Arrivo, Matt.
Mia madre mi obbligò a portare un pezzo di torta ai Sanders e dopo aver fatto il pacchetto, presi in prestito la sua auto per l’ennesima volta e guidai spedita fino a casa del mio ragazzo.
Da fuori sembrava vuota, il garage chiuso, nessun auto sul vialetto.
Sicuri che ci fosse qualcuno?
Mi avvicinai alla porta e la trovai aperta.
La spinsi e nell’ingresso non c’era nessuno, così mi addentrai in cucina chiamando ogni tanto il nome di Matt.
“Matt? Dove sei?”
Mi si parò di scatto davanti, prima che entrassi in cucina, bloccandomi un’eventuale ingresso con le mani. Aveva la faccia sporca di farina e su una guancia aveva quello che sembrava colore azzurro.
“Ehi tesoro, come mai già qui?”
“Appena mi hai mandato il messaggio sono corsa, ma tu che stai combinando?”
“Niente, piuttosto tu, i tuoi capelli” disse divertito, osservando la mia chioma.
“Ti piacciono? Ok, sono un po’ insoliti, ma mi sembrava una bella idea…”
“Sono perfetti, davvero fantastici” sospirò prima di chinarsi a baciarmi.
Mentre giocavo con le sue labbra posai le mani sul mio viso e mi accertai che quella che aveva sulla guancia fosse panna con del colorante azzurro.
“Matt che combini? Le tue labbra sanno di zucchero e hai della panna sulla faccia”
Sospirò e poi si allontanò, per poi spostarsi di lato e permettermi di entrare.
Sul grosso tavolo di legno della cucina, una torta al cioccolato veniva decorata con della panna azzurra, ma era stata lasciata a metà.
“Credevo che avrei finito, ma mi manca ancora un po’…. quasi sicuramente fa schifo, ma ci ho provato, lo ammetto, mi ha aiutato Amy, ma l’ho tirata fuori dal forno da solo e anche io l’ho tagliata e farcita, difatti è storta e leggermente informe, ma mi avevi detto che oggi i tuoi genitori lavoravano, quindi tua madre avrebbe comprato una torta quindi ho provato a fartene una io, ma sono abbastanza sicuro che non sia il mass…..” Come al solito, quando s’innervosiva cominciava a parlare senza fermarsi e diceva tutto quello che gli passava per la testa, così gli posai un paio di dita sulle labbra e lo guardai negli occhi.
“E’ perfetta, ok? Adesso la finiamo di decorare e poi la mettiamo in frigo. Qui ho un pezzo di quella che ha comprato mia madre, la metto in frigo?”
“Si, dai pure a me” Mentre lui sistemava la torta, mi legai i capelli e afferrai la spatola che stava usando per sistemare la panna azzurra e continuai quello che stava facendo lui.
“Ok, lo fai meglio tu di me”
“Nah, non credere che poi sia molto più brava….. Piuttosto, sembra buona, con cosa l’hai farcita?”
“Panna al Baileys e gocce di cioccolato, è stata una mia idea, visto che ti piace tanto…” disse imbarazzato e gli sorrisi.
“Non credevo fossi tipo da fare una cosa del genere”
“Nemmeno io, poi ho pensato: ‘Ehi, perchè non gli fai una torta! Potrebbe essere divertente!’, ma fortunatamente è intervenuta Amy, perché stavo già facendo un mezzo schifo”
“Dai, sopravvivremo”
Finito con la panna blu, lasciai che fosse lui a decorarla e a scrivere col gel alimentare blu scuro “Auguri JD” in cima e mettesse le gocce di cioccolato.
Una volta finito, facemmo qualche foto con la sua macchinetta e la mettemmo in frigo.
Si sedette su una sedia e io mi misi in braccio a lui, prima di mangiare la panna avanzata a cucchiaiate fino alla nausea. Ne era avanzata un po’ troppa.
“Credo sia il miglior compleanno che abbia mai avuto”
“Mi dispiace che non possiamo festeggiare come facciamo di solito con i compleanni…. questi dannati esami sono una piaga, ci saremmo divertiti un sacco. Avremmo fatto una mega festa alla capanna con una cifra d’imbucati che non conosceva nessuno a parte Jimmy o Dameon e avremmo bevuto fino allo schifo, per poi scendere sugli scogli e tuffarci in piena notte da otto metri, completamente ubriachi, rischiando la vita” disse triste.
Gli misi le braccia intorno al collo e lo guardai sorridendo.
“Rimandiamo al tuo compleanno? Tanto è solo un mese” Subito si aprì un sorriso sulle sue labbra.
“Si, si può fare” Stava per baciarmi di nuovo, quando sembrò ricordarsi improvvisamente di una cosa.
“Diamine il tuo regalo!”
“Non bastava la torta?”
“Certo che no, quella verrà mangiata e non ti rimarrà niente, tranne che un brutto mal di pancia, visto che quasi sicuramente farà schifo. Puoi tranquillamente mettere una mano nella tasca destra dei miei pantaloni”
Sorrisi e gli sfiorai la gamba dal ginocchio fino ad arrivare alla tasca ed estrarne una scatolina ti cartone spesso, nera.
“E’ una sciocchezza, ma ci tenevo a regalarti qualcosa”
Aprii lo scatolo e rimasi a guardarne il contenuto.
Era una delicata catenina d’acciaio con un ciondolo rotondo di metallo su cui erano stampate le lettere JD in un a scrittura gotica, in nero. Ai lati del ciondolo c’erano due anellidi di decorazione in metallo con dei delicati decori blu.
“Wow Matt, che bello!”
“Se lo giri c’è una M. rossa e una S. blu, con la stessa scrittura. Allora, che ne pensi? Il tipo in gioielleria credeva lo prendessi per il culo quando gli ho chiesto le iniziali JD e di incidere su tutti e due i lati”
“E’ davvero fantastica. Mi aiuti a metterla?”
Gli passai la catenina e gli diedi le spalle, dandogli modo di chiudermela.
“Oh, è perfetta” dissi osservando fra le mani il ciondolo di metallo e osservando la seconda incisione i cui parlava.
“Diamine, potrebbe essere una pubblicità occulta alla MS” disse di botto Matt e io sorrisi.
“Matt, è perfetta, davvero e nessuna pubblicità occulta, sono solo le nostre iniziali” sospirò e mi sorrise, mentre avvicinavo la testa alla sua.
“Buon compleanno Sty”
“Grazie tante, Matt”





“PRESTO DOSI MASSICCE D’INSULINA! LA STIAMO PERDENDO! LA STIAMO PERDENDO!!”
Buonsalve v.v
Quei due mi manderanno all’ospedale per coma iperglicemico, santodio.
Ma come ve la passate? :D
Tutto bene? :D
Questa volta sono stata rapida dai v.v
Questo è un po’ un capitolo di passaggio, in attesa del prossimo v.v
Lì ne succederanno davvero di tutti i colori, ve l’assicuro v.v
Ci accingiamo a raggiungere la conclusione della prima parte di questa storia v.v
Si, la prima è più lunga, di tre v.v
Oh, ma quanto ho adorato le vostre recensioni! *-*
Mi rendete felice, davvero! :’)
Un bacio! :D
The Cactus Incident
  
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