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Autore: Nanda    24/03/2007    7 recensioni
A nessuno sono sconosciuti i sentimenti. Forse più nascosti, birichini e permalosi cercano di giocare a nascondino con i loro padroni, ma nessuno può dire di non possedere dei veri sentimenti. Perché per quanto si possa sembrare freddi e privi di emozioni, sempre la nostra valigia invisibile ci seguirà ad ogni nostro più minimo passo, facendoci crescere e assediandoci il cuore, anche quello più gelido.
Poi, bisogna solo saper giocare a nascondino con loro, e riuscire a scovarli in qualsiasi posto loro si siano nascosti.
Feelings plays with our life.
I sentimenti giocano con la nostra vita. Bisogna solo saper vincere.
E Draco, aveva finalmente vinto, come ogni Malfoy che si rispetti.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

CAPITOLO 1

 

FANTASMI DEL PASSATO

 

I caldi raggi del sole penetravano nel piccolo ma confortevole spazio, riscaldando qualsiasi cosa intralciasse il loro cammino. Colpivano il vetro tremolante per il movimento del treno, spandendo un pizzico della loro luminosità ed una briciola della loro serenità che fuse in una miscela esplosiva andavano ad insinuarsi nell’animo di tutti gli studenti che avrebbero dovuto riprendere o cominciare, a distanza di poche ore ormai, il nuovo anno scolastico nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

 

Pochi erano stati gli anni in cui il sole aveva accompagnato gli studenti a scuola, per non dire che in quegli ultimi sei anni mai i ragazzi avevano potuto godere della fine delle vacanze estive durante i loro primi giorni di permanenza a scuola. Dopo tanti anni, inconsapevoli spettatori di tragici eventi, morti, sangue e dolore straziante che dilania il cuore fino a farlo fermare lentamente e molto dolorosamente, sembrava quasi che lo splendere di quel sole nel cielo volesse indicare l’alba di un nuovo inizio, l’inizio della ricostruzione di un mondo migliore, senza la pesante ombra nera che impediva di vivere serenamente la vita ad ogni singolo abitante del mondo magico ed anche babbano.

 

Ginny!!!” la voce squillante di una ragazza dai lunghi capelli biondi, con in una mano un pesante baule e nell’altra una copia del “Cavillo”, risvegliò dai suoi cupi pensieri la rossa.

 

Come non riconoscere Luna!!! Il solo fatto che era l’unica ragazza che portava sempre in mano una copia del giorno del “Cavillo” la distingueva, anche se avesse cambiato colore di capelli.

 

“Ciao Luna!!!” la salutò affettuosamente Ginny. La bionda posò il suo unico bagaglio, e sedutasi di fronte all’amica, prese a parlarle dando poca importanza al giornale che teneva in mano.

 

Probabilmente lo aveva già letto tutto, si ritrovò a pensare la ragazza seduta di fronte a lei.

 

“Oh Gin, non sai cosa ho dovuto fare per trovarti…” cominciò il suo racconto sprofondando sulla poltrona rossa “ho aperto tutte le cabine del treno, per un momento ho pensato anche che tuo fratello Ron ti avesse rinchiuso a casa dopo l’avvenimento dell’anno scorso vietandoti di venire a scuola, poi però mi sono ricreduta…” disse prendendo a legarsi i capelli in una coda “uno, perché proprio mentre pensavo tutto ciò ti ho trovata, due, perché i tuoi genitori non ti avrebbero mai vietato di venire a scuola…” concluse, mentre l’amica seduta di fronte assumeva una strana aria cupa nel sentire le sue parole.

 

Dopo l’avvenimento dell’anno scorso…

 

*

 

Una bella ragazzina dai capelli vermigli camminava per i bui corridoi dei sotterranei, noncurante dei numerosi pericoli che una grifondoro del sesto anno potesse correre in un luogo così subdolo e poco rassicurante.

 

Ginny aveva appena finito la sua ennesima punizione affibbiatagli dal professore che di più odiava in tutta la scuola, Piton, e si stava affrettando a raggiungere la sala comune della sua casa per potersi andare a riposare tra le calde lenzuola del suo bel letto a baldacchino.

 

Era stata costretta a passare tutto il pomeriggio in quell’aula trasudante di liquidi viscidi di tutti i tipi, costretta ad inquinare i suoi perfettamente sani polmoni, almeno fino a quel momento, con almeno una migliaia di odori disgustosi e velenosi, e per giunta aveva sporcato con la sua pozione refrigerante mal riuscita la divisa appena lavata. In più i suoi nervi avevano subito una notevole scossa, era sicura di poter combattere contro un esercito intero di vampiri uscendo indenne dalla battaglia in quel momento, e fra qualche minuto era sicura che i suoi piedi non sarebbero stati più capaci di sorreggerla, facendola crollare a terra dalla stanchezza. Fortuna che c’erano i suoi nervi scossi, altrimenti sarebbe caduta a terra da un pezzo.

 

Improvvisamente si sentì cingere la vita, la borsa le cadde a terra rovesciandone tutto il contenuto sul pavimento di pietra, che a poco a poco stava già cominciando a spandere tutto il liquido della pozione e del calamaio sulla sua superficie, ed uno strano senso di paura l’avvolse. Poi l’unica cosa che sentì e che le fece dimenticare tutto il resto, dalla punizione di Piton, al calamaio frantumato, ai fogli della ricerca di storia della magia per cui aveva sgobbato un’intera giornata e di cui non aveva fatto una copia, che piano stavano fungendo da scottex babbano per l’inchiostro, furono delle morbide e calde labbra poggiate sulle sue ed una lingua che cercava di insinuarsi tra le sue di labbra, mentre due abili mani la stringevano facendola aderire a qualcosa che, senza dubbio, non sarebbe potuto essere il muro grezzo del sotterraneo che lei, grazie ad una allucinazione, aveva preso per un ragazzo biondo che sapeva baciare così bene da farti prendere T in storia della magia nonostante tu avessi sgobbato per una giornata intera sulla ricerca del professor Ruf.

 

Senza avere la più pallida idea che il suo lavoro si stesse a poco a poco auto-distruggendo, rispose al bacio, con tutta la passione che riusciva a trovare dentro. Affondò le sue dita affusolate nei suoi capelli cercando di memorizzare ogni imperfezione inesistente, ogni particolare di quel ragazzo che la faceva impazzire, e si strinse maggiormente a lui, mentre sentiva una mano calda e grande percorrerle tutta la superficie della gamba scomparendo sotto la sua gonna macchiata di pozione ancora fresca.

 

Continuarono a baciarsi a lungo, poi, per bisogno di ossigeno, si separarono.

 

Ancora ansimante, Ginny sprofondò il viso nel petto del ragazzo, riuscendone a percepire il battito accelerato del cuore. Lo strinse maggiormente a se, cercando di imprimere con estrema esattezza e meticolosità le sensazioni che le faceva nascere dentro, in caso un giorno per assurdo lo avesse dovuto abbandonare per sempre.

 

Lo strinse a se come se non volesse che quel bellissimo ragazzo svanisse nel nulla lasciando di esso solo un vago ricordo di un sogno sbiadito dal tempo e dal dolore, come se non ne avesse mai abbastanza di lui. Ed una lacrima di felicità le solcò una guancia quando lo sentì fare la stessa identica cosa, ovvero abbracciarla forte, farle affondare il viso nel suo petto mentre le labbra morbide che poco prima l’avevano fatta impazzire si poggiavano sui suoi capelli baciandole la testa e cercando di memorizzare come meglio poteva il suo intenso profumo di vaniglia che gli invadeva ogni volta le vie respiratorie, offuscandogli i polmoni già non molto sani ed impedendogli di poter percepire qualsiasi altro tipo di profumo.

 

La avvolse nel suo caldo e forte abbraccio, dietro quella colonna di pietra grezza che assieme al buio della notte oscurava i loro scambi d’amore segreti.

 

“Come hai fatto a trovarmi?” sussurrò sul suo petto la rossa, mentre gli accarezzava con estrema dolcezza la schiena, facendosi strada sotto il suo maglione e sentendo guizzare sotto le esili dita i suoi muscoli appena accennati ma ben definiti.

 

“Non è importante come lo abbia fatto, ma che lo abbia fatto e basta, non credi Ginevra?” le rispose con un angolo della bocca all’insù, sussurrandole all’orecchio, con il suo alito che andava a solleticarle dolcemente la guancia.

 

Lei si sentì strana nel sentire il suo nome pronunciato da quella lingua, uscito da quella bocca, che per anni non aveva fatto altro che chiamarla con il suo cognome, facendole pesare con a volte crudeli frasi taglienti la sua posizione sociale, facendole pesare persino di vivere, vomitando quasi il suo cognome quelle poche volte che la chiamava per offenderla.

 

Sentire il suo nome sulla sua lingua, seppur lo stesse sentendo da ormai molto tempo, le provocava una strana sensazione, a cui non riusciva ad associare un aggettivo specifico, riusciva solo a pensarla come una sensazione sconosciuta, un sentimento sconosciuto, strano.

 

Conosceva ovviamente l’amore, come poterlo dimenticare quel sentimento noto a tutti, o quasi, lo aveva provato quando si era follemente innamorata di Harry, il miglior amico di suo fratello Ron ed il cocco di sua madre sin dalla più tenera età si poteva dire, lo aveva provato, e di questi ultimi due non era molto sicura, quando stava con Michael, Michael Corner, ed ancora quando era stata con Dean, ormai, nonostante non fosse stata poi con così tanti ragazzi rispetto alle sue amiche, poteva pensare di sapere cos’era l’amore, di riuscire a riconoscerlo, ed in quel momento sperava ardentemente di non sapere un tubo di tutto quello, perché se lo sapeva riconoscere, poteva benissimo dire che quello che c’era tra lei e Draco Malfoy, non era amore… poteva essere attrazione fisica, semplice attrazione fisica, ma ogni volta che lo pensava si contraddiceva da sola, perché se quella era attrazione fisica, cos’era quel tremito nel cuore, quello sfarfallio nello stomaco che l’accompagnava ogni istante della sua giornata, più precisamente quando pensava a lui, cioè ogni istante della giornata?

 

Si!” gli rispose solamente, un attimo prima di guardarlo negli occhi, illuminati da una piccola torcia appesa proprio lì vicino ma incapace di illuminare abbastanza da far vedere a qualcun altro entrambi i ragazzi nascosti.

 

Su quel bellissimo sfondo grigio tempesta, quel grigio che solitamente preannuncia l’arrivo di una forte ed impetuosa tempesta, non vide più freddezza, cattiveria, come gran parte delle volte si era soffermata sui suoi occhi gli anni precedenti, semplicemente vi trovò uno sguardo indecifrabile, poi una venatura più chiara guizzò in quel mare tempestoso, per un attimo le parve di leggere qualcosa in quelle iridi capaci di ammaliare qualunque ragazza le puntasse più del dovuto.

 

E come per non darle il tempo di decifrare i suoi pensieri, un po’ intimorito dalla possibilità che Ginny ci sarebbe potuta riuscire se solo avesse mantenuto lo sguardo qualche altro secondo, prendendola alla sprovvista, la baciò di nuovo, assaporando il suo labbro inferiore mentre la sua mano destra affondava nella chioma fulva e quella sinistra si perdeva tra le dolci curve delle sua schiena sotto il fresco tessuto della camicetta che andava a solleticargli il dorso.

 

La baciò con passione e desiderio, fin quando non sentì un bacio che pian piano assumeva un leggero sapore di lacrime salate, ed il corpo della ragazza che abbracciava forte tra le braccia scuotersi, con qualche singhiozzo che di tanto in tanto scaturiva dalla sua gola.

 

E stranamente, per la prima volta nella sua vita, sentì qualcosa dentro di se, una strana sensazione che mai aveva provato, e di cui quindi non conosceva il significato proprio. Non sapeva ne voleva saperlo cos’era che in quel momento stava esattamente provando, semplicemente fece quello che l’istinto in quel momento gli stava suggerendo, ovvero staccò le labbra da quelle di lei, e l’abbracciò, un abbraccio diverso da quello precedente, neppure lui sapeva di saper abbracciare in quel modo, un abbraccio dolce e leggero, e poi sussurrò poche ma dolorose parole che la fecero piangere ancora di più, un momento prima di scappare da lui, per sempre.

 

“Noi non siamo nati per stare insieme, Ginevra!”.

 

*

 

Hey Ginny, stai bene?” per la seconda volta in tutta la mattinata, Luna risvegliò la rossa dai suoi ancor più cupi di prima pensieri.

 

Cosa? Ehm, si, tutto bene!” le rispose sorridendo, o almeno cercando di sorridere.

 

Portò il suo sguardo fuori dal finestrino, rimirando le dolci colline che passavano veloci sotto i suoi occhi, mentre si sforzava di dimenticare, dimenticare l’anno più brutto e bello della sua vita. Decise di non pensare più a quello che era, ma a quello che sarebbe stato d’ora in poi, senza di lui.

 

Quell’anno era sola, non c’era suo fratello che la spiava, Hermione che lo faceva assieme a lui ma che comunque si sforzava dal non saltarle addosso ogni volta che la incontrava per i corridoi, ed infine Harry, il suo primo amore, di cui ora non riusciva a ricordare nemmeno il motivo per cui se ne era innamorata, e poi, non c’era neppure lui, la causa di tutti i litigi che aveva dovuto sostenere a casa quando era giunta la notizia dalla bocca aperta di Ron. Aveva tutto un anno per dimenticare, cercare di riprendersi, e per l’estate che sarebbe giunta dopo il suo ultimo anno scolastico ad Hogwarts, sarebbe tornata la solita Ginny.

 

Si riscosse dai suoi pensieri nel sentire l’amica davanti a lei parlarle.

 

Hey Gin, hai saputo la notizia?” disse la bionda spuntando con la sua chioma folta dalla prima pagina del “Cavillo”.

 

Vedendo l’amica così cupa aveva senz’altro pensato bene di non parlare ulteriormente, prendendo a rileggere probabilmente per la decima volta il suo giornale.

 

Ginny corrugò appena la fronte, e questo piccolo comportamento di risposta che tradotto in parole Luna capì come “non ne ho la più pallida idea di cosa possa essere successo” non attese neppure che l’amica le dicesse effettivamente la risposta.

 

Quest’anno avremo un nuovo professore di pozioni!” sputò tutto d’un fiato la ragazza.

 

La reazione che susseguì fu esattamente come l’aveva immaginata, perché Ginny strabuzzò gli occhi e poi sorrise, un sorriso a 32 denti che si sarebbe visto anche ad un chilometro di distanza. Si alzò di scatto ed abbracciò quasi strozzandola l’amica di fronte a lei.

 

“Non ci credo, Piton finalmente se ne va, non sai quanto sono felice!” le disse poi tornata a sedere, anche se un po’ disordinatamente.

 

Questa si che era una notizia da prima pagina, aspettava questo momento da anni, ovvero da quando aveva messo piede nell’aula di pozioni ed aveva conosciuto per la prima volta il suo professore.

 

Vide Luna un po’ agitata, e questo la incuriosì abbastanza da chiederle il motivo.

 

Hey Luna, non sei felice?” la vide serrare le labbra come se avesse paura a continuare a parlare.

 

“No, non mi dire, ti sei innamorata di Piton??????” chiese perplessa la rossa.

 

Ma sei impazzita? Io innamorata di Piton? Ma piuttosto mi butto dal finestrino e mi sfracello al suolo…” scherzò la bionda.

 

Ed ora come faceva a dirglielo?

 

“Vedi Ginny, ho detto che avremo un nuovo professore di pozioni…” cominciò prendendo fiato la ragazza, gesto che avrebbe fatto di lì a poco anche Ginny “ma non ho detto che Piton se ne va… difatti il professor Silente ha pensato bene di trasferirlo alla cattedra di difesa contro le arti oscure!” concluse tappandosi le orecchie quando l’urlo “cosaaaaaa” di Ginny le rimbombò nelle orecchie.

 

Prese fiato come previsto, poi si rituffò sulla poltrona più afflitta di prima. Ecco il suo sogno che si sgretolava fino a scomparire nel nulla.

 

“Luna, parla chiaro con me, mi hai spezzato il cuore…” cercò di scherzare.

 

Ma se tu sei saltata come una pazza appena mi hai sentito, che cosa dovevo fare, pestarti la testa alla porta?”

 

“Si!” rispose Ginny, prima di scoppiare a ridere con Luna.

 

*

 

I fievoli raggi della luna piena di quella serata calma, illuminavano poco la stanza dei sotterranei dove un bell’uomo terminava di prepararsi. Aveva indossato semplicemente un mantello verde per l’occasione, e sopra vi aveva appuntato la spilla della sua casa di appartenenza quando frequentava la scuola.

 

Mentre osservava la sua figura allo specchio, non poteva fare a meno di pensare. Pensare che probabilmente quello era stato il più grosso sbaglio della sua vita. Sarebbe potuto rimanere nella sua bellissima e lussuosa casa, a non fare nulla, servito come un principe, ed invece, aveva deciso di accettare quando Silente gli aveva chiesto quel piccolo piacere.

 

Da quando in qua favoriva le richieste di Silente?

 

Per ben sette anni erano stati nemici, ed ancora adesso lo erano, l’unica cosa era che Voldemort era stato ucciso, proprio prima che lui diventasse mangiamorte, e così era scappato dalla sua fine tragica.

 

Ovviamente non aveva bisogno di quello stupido marchio per definirsi un mangiamorte, perché la sua preparazione era anche maggiore di quella di uno stupido uomo incappucciato, e poi lui non dipendeva da nessuno, neppure da Voldemort.

 

Si riscosse dai suoi pensieri quando udì il rumore sordo dei cardini della porta principale, susseguito da un vociare quasi assordante. I suoi futuri alunni erano arrivati, avrebbe fatto meglio a sbrigarsi.

 

Uscì dalla sua camera e percorse in fretta il corridoio giungendo presto all’entrata, affollata come tutti i primi di settembre a quell’ora. Si fece strada tra la folla, guardandosi senza troppa foga intorno, come a cercare qualcosa, o qualcuno, poi si avviò verso la sala grande, dove sarebbe dovuto essere già da molto tempo, e con uno strano battito del cuore che ricordava appena.

 

Stai calmo, pensò prima di ricomporsi ed acquisire il portamento che aveva solitamente, come un mantello cucitogli addosso fin dalla nascita.

 

*

 

Finalmente erano arrivati.

 

Dopo tutto quel tempo passato sul treno a sentire Luna parlare di uno strano animale che probabilmente il padre aveva avvistato in una delle sue innumerevoli allucinazioni, erano arrivati, ponendo fine a quella tortura quasi senza fine per la povera Ginny.

 

Non che definisse come la maggior parte della popolazione studentesca e non, il padre della sua amica pazzo, semplicemente non reputava fosse possibile che un lupo mannaro raro del sud america fosse in grado di parlare, come si discuteva nella prima pagina.

 

Ovviamente aveva reputato opportuno non rendere noto il suo punto di vista all’amica troppo impegnata a parlarle per chiederle cosa pensava di tutto quanto.

 

Appena entrata, le sue belle labbra si aprirono in un largo sorriso, nel vedere nuovamente Hogwarts, la sua seconda casa. La Mc Granitt giunse quasi subito dopo l’entrata dei ragazzi a raccogliere i primini, mentre i ragazzi più grandi, lasciati i bauli ai piedi della scala, si apprestarono a raggiungere la sala grande. Anche Ginny e Luna fecero lo stesso, certo non prima di controllare se Pix, il demoniaco poltergeist, fosse da quelle parti.

 

In effetti erano un po’ intimorite ma nello stesso tempo serene nel vedere che il fantasma non c’era. Questo perché da sempre, puntualmente, combinava qualcosa all’inizio dell’anno scolastico.

 

Ad esempio, l’anno precedente, aveva gettato sul pavimento un sacco di biglie, ed  il povero fratello Ron che era appena entrato fradicio di pioggia, era stato la prima vittima dello scherzo.

 

Ancora un po’ intimorite, decisero di seguire i loro compagni, per non rimanere sole e sotto il tiro del fantasma. Appena poggiarono il piede sullo scalino però, mentre Luna continuava a parlare senza sosta, Ginny intravide qualcosa, o per meglio dire qualcuno, attraversare frettolosamente la mischia di alunni.

 

Una chioma bionda si distinse tra tutti, un portamento regale e… no, non poteva essere lui, difatti subito dopo non lo vide più. Era come se fosse scomparso, come se fosse scomparso come una stupida allucinazione. Si, senz’altro aveva avuto un’allucinazione. Le faceva male pensare troppo, perché subito dopo prese a girarle forte la testa. Ora si che era a posto, se aveva anche le allucinazioni voleva dire che piano stava diventando pazza.

 

“Luna, hai visto…?” chiese all’amica per avere conferma.

 

Se lei non lo avesse visto, voleva dire che stava impazzendo, se lo avesse visto, si sarebbe gettata dalla torre di divinazione con piacere.

 

“Visto cosa?” chiese la bionda corrugando la fronte.

 

“Niente…” concluse definitivamente Ginny, tornando ad ascoltare i discorsi di Luna.

 

Maledetto subconscio, pensò mentre si dirigevano verso la sala grande. Continuarono a parlare e scherzare per tutto il tragitto, poi entrate, corsero a sedersi ognuna al proprio tavolo, non prima di darsi appuntamento alla fine della cena, davanti alla bacheca dove erano affissi gli orari.

 

Così la povera Ginny si ritrovò da sola, seduta al suo tavolo, con un petulante Colin Canon che non faceva altro che scattare foto a tutta forza senza distinguere bene l’oggetto dei suoi scatti, seduto proprio accanto a lei.

 

Per un momento sentì la mancanza di suo fratello, di Hermione ed Harry, a volte erano un po’ troppo protettivi, però la loro compagnia era piacevole, ed ora invece chi le faceva compagnia?

 

Sentì la voce autoritaria della Mc Granitt spandersi per tutta la sala, così, senza nient’altro da fare, si concentrò totalmente nel suo discorso. Notò con piacere di essere giunta abbastanza tardi nella sala, da aver saltato la canzone del cappello parlante, e così si gustò lo smistamento dei primini, tutti impauriti di fronte alla figura della professoressa.

 

Rise mentalmente al pensiero, perché lei aveva provato le stesse identiche sensazioni il suo primo giorno di scuola. Era oltremodo terrorizzata da quel mondo così diverso da quello che lei si era immaginata grazie ai pochi racconti dei fratelli più grandi.

 

“Lily Walker!” disse la Mc Granitt con fare professionale.

 

Serpeverde!” urlò dopo alcuni attimi di indecisione il cappello parlante.

 

La ragazzina, felice, corse verso il suo tavolo, andando ad abbracciare un ragazzo più grande che con una indubbia certezza Ginny pensò fosse suo fratello.

 

Subito dopo la professoressa disse un altro nome.

 

George Walker!” e poggiò delicatamente il cappello rovinato dal tempo sulla sua testa.

 

Dopo qualche secondo il cappello urlò nuovamente.

 

Grifondoro!” il ragazzino andò a sedersi impacciato e timido al suo tavolo, mentre un applauso simile a quello precedente si spanse nella sala.

 

La cerimonia dello smistamento andò avanti per un’altra buona mezz’oretta, fin quando l’ultimo ragazzino fu mandato al tavolo dei corvonero. Ginny stava quasi per addormentarsi quando la voce calma e serena del preside non le giunse alle orecchie facendola balzare. Sospirò nell’accorgersi che la cerimonia era finita, ora avrebbero dato inizio al banchetto e presentato il nuovo professore.

 

Non vedeva l’ora, non tanto per il professore, quanto perché stava morendo letteralmente dalla fame, e questo lo sapeva di per certo grazie ai rumori poco rassicuranti che provenivano dal suo stomaco irrimediabilmente vuoto.

 

“Auguro un caloroso benvenuto ai nostri cari ragazzi del primo anno, ed un bentornati a tutti gli altri…” disse Silente con un bel sorriso dipinto sulle labbra “sono felice di cominciare un nuovo anno scolastico con voi, miei cari studenti, non voglio sottrarvi altro tempo dal gustare le squisite prelibatezze preparate dai nostri elfi domestici, tutte le regole della scuola verranno rese note dai prefetti delle vostre case, volevo solo avere il piacere di presentarvi il vostro nuovo professore di pozioni, questo perché il vostro vecchio professor Piton è stato trasferito alla cattedra di difesa contro le arti oscure…” continuò lentamente.

 

Ginny stava fremendo, che bisogno c’era di presentarlo, il suo stomaco già protestava, aveva bisogno di cibo, o non avrebbe retto fino al giorno dopo.

 

Ebbene, sono felice di presentarvi il vostro nuovo professore di pozioni, Draco Malfoy!” concluse.

 

L’uomo entrò dalla porta posta dietro il tavolo dei professori, presentandosi con un leggero “buonasera”, mentre tutti i ragazzi della scuola lo osservavano a bocca aperta.

 

Dopo qualche secondo il tavolo dei serpeverde si riscosse dando il benvenuto con un applauso sonoro, che rimbombò nelle orecchie di Ginny con il doppio della forza.

 

Non poteva essere, lui, era sul serio lì, ed era il suo professore. Ricacciò alcune dolorose lacrime, cercando di apparire più forte di quello che era, poi si convinse a guardarlo in volto. E mentre lo fece, vide che lui stava facendo la sua identica cosa.

 

Non riuscì a guardarlo di più, mentre il professor Silente dava il permesso di mangiare ed i piatti si riempivano di cibo, Ginny si alzò di scatto, e corse via, corse via da quel bellissimo e bruttissimo sogno che stava rinascendo, corse via dal dolore, che continuava a inseguirla, e che alla fine la raggiungeva sempre, corse via… senza una meta da raggiungere, ma con una meta perfettamente definita da cui scappare.

 

Luna, che appena visto il ragazzo ex-serpeverde si era voltata involontariamente verso la sua amica, aveva scosso la testa tristemente, quell’anno sarebbe stato molto faticoso. E stava male per la sua amica, perché anche se non capiva perfettamente cosa provava, poteva provarci, ed il solo farlo la invitava a smettere subito.

 

Rimase ferma, senza inseguirla, sapeva che aveva bisogno di stare un po’ da sola, e pensare, pensare a cosa avrebbe dovuto fare d’ora in poi.

 

*

 

Era da circa un’ora che in sala grande si era cominciato a mangiare, ed ancora gli studenti non avevano terminato la cena.

 

Draco rimase allibito nel vedere con quale foga un ragazzo addentava la sua coscia di pollo, poi si riprese, infondo Tiger e Goyle, l’anno precedente, erano molto peggio, arrivavano addirittura a svuotare tutti i vassoi in meno di dieci minuti quando si mettevano di buona volontà. Automaticamente, si voltò verso il tavolo dei grifondoro, come per cercare qualcuno, e rimase deluso nel non trovarla.

 

L’aveva vista scappare via appena dopo che Silente aveva pronunciato il suo nome, e non era più tornata, neppure per mettere svogliatamente qualcosa sotto i denti.

 

Cercò di non pensare più a quella ragazzina, tu sei un Malfoy, non dovresti neppure pensare ad una insulsa babbanofila come lei, pensò assumendo quel suo sguardo rigido ed impenetrabile. I suoi ragionamenti mentali non facevano una piega, lui era un Malfoy, un mangiamorte anche se non proprio a tutti gli effetti, dato che gli mancava quello stupido tatuaggio sul braccio, era cattivo e viscido, e non doveva abbassarsi nemmeno a pensare ad una ragazzina grifondoro, stracciona, e per giunta Weasley.

 

Scusava il suo comportamento dell’anno precedente dicendo che l’aveva solo usata, si era un po’ divertito con lei e poi l’aveva crudelmente gettata via come faceva con la maggior parte delle sue ragazze, o per meglio dire con tutte le ragazze che aveva avuto fino a quel momento. Tuttavia, non riusciva a capire perché ogni volta che se la ritrovava davanti sentiva quella sensazione, quel sentimento a lui sconosciuto, quello strano movimento nello stomaco che avrebbe distinto come un leggero sfarfallio.

 

Decise di non pensare più a nulla, aveva la testa che gli stava scoppiando e per di più già odiava dover stare seduto accanto a Silente, se in passato non lo aveva mai minimamente sopportato, cosa gli faceva credere che lo avrebbe fatto ora?

 

  
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