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Autore: Sulle orme del fantasy    08/09/2012    1 recensioni
Le mie emozioni, i miei sentimenti e la vita che purtroppo mi è toccata vivere.
Un padre che mi ha abbandonato, una made assente e tossicodipendente.
Figlia unica.
Mi sono chiusa in me stessa dalla partenza di papà, cambiò tutto quell'addio.
Non ho vita sociale già da un po', non parlo con la gente perchè temo non possa comprendermi.
Tutto è cambiato dall'inizio del liceo.
Io sono Gwen, ho 14 anni.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono sempre stata una ragazza silenziosa, timida, chiusa. Ero convinta che nessuno mi capisse mentre in realtà ero io che non mi facevo capire. Come biasimarmi, a quell'età senza un padre e con una madre assente.
Mi svegliavo la mattina, non perchè avessi voglia di alzarmi, ma perchè sentivo l'odore disgustoso del fumo. Mi invadeva il naso ogni mattina perchè mia madre entrava in camera a spalancare le tende per far filtrare al luce, così da svegliarmi e buttarmi giù dal letto, fumando una sigaretta consumata che non so cosa contenesse e neanche ci tenevo a saperlo.
Odiavo la scuola ma amavo studiare, sarei stata la prima della classe se non fosse per la mia allergia alla compagnia. Detestavo le interrogazioni alla cattedra, davanti all'insegnante e a tutta la classe. Quella classe...composta solo da deficenti disumani. Andavo alla grande agli scritti ma ciò non bastava, dovevo essere brava in tutto e sapevo che non ce l'avrei mai fatta. Le interrogazioni non mi spaventavano perchè avevo paura di non aver studiato abbastanza o per vergogna, ma perchè sapevo che qualcuno in mezzo ai miei compagni in quel momento avrebbe spettegolato di me. Già... cercavo di evitare certe situazioni, come stare al centro dell'attenzione, così la gente non si sarebbe ricordata di me e mi avrebbe lasciata in pace.
Tornavo a casa, al termine delle lezioni, percorrendo un bel tratto di strada a piedi, perchè era raro che mia madre venisse a prendermi e nessuno avrebbe mai accettato di darmi un passaggio. Lei diceva che il lavoro non le lo permetteva, non sapevo che lavoro facesse perchè di tanto in tanto lo cambiava ma secondo la mia opinione ogni donna trova il tempo per i propri figli.
A pranzo cucinavo da sola, con il poco che lei riusciva a sistemare nei mobili della cucina. La sera mi rifugiavo in camera mia a pensare a come sarebbe stata la mia vita se fossi nata figlia di Evline, la madre di Charlotte, una mia irritante compagna di classe che però riceve affetto ogni giorno sia dalla famiglia che dagli amici.
Amici. Non so neanche cosa voglia dire questa parola. La prima volta che ne ho avuto uno, a nove anni, mi ha abbandonato appena raggiunti gli 11. Si è trasferito in francia.
Da quando mio padre se n'è andato, lasciando mia madre e me a questa schifosa vita, le mie relazioni con le altre persone sono cambiate. Ho paura di parlare, quello che ho da dire potrebbe non significare niente per le altre persone della mia età, che pensano solo allo shopping, ai ragazzi... Da questo punto di vista ho dedotto di essere più matura di altri.

Tutto cambiò quando andai al liceo. Avevo solo 14 anni, eppure fu quell'anno che io iniziai a vivere la mia vita come doveva essere vissuta.
  
  
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