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Autore: Grapes_    08/09/2012    12 recensioni
"Tra quanto si riprenderà?" domanda Eleanor agitata al dottore, mentre si torturava le mani guardando il corpo immobile del ragazzo sdraiato sul letto bianco dell'ospedale.
"Non ne siamo sicuri al momento, vede è che-"
La ragazza non li lascia terminare la frase "Io ho bisogno di certezze, al momento! E avevo bisogno di certezze anche un mese fa! È in stato vegetale da un mese ormai, non mi servono più i dubbi, voglio le certezze!" esclama disperata abbassandosi al livello del piccolo dottore brizzolato e con gli occhiali, scrollandolo per le spalle. Lui si dimenò facendo un passo indietro e pestando il piede a terra. Poi esclamò, "Signorina, si tranquillizzi! Non è colpa mia! Lo stato di coma è una cosa seria, anche se quello di Louis non è grave non sappiamo quando si riprenderà. Deve solo portare pazienza... attualmente le uniche certezze sono i dubbi."
O-s su Louis.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le uniche certezze sono i dubbi.
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"Tra quanto si riprenderà?" domanda Eleanor agitata al dottore, mentre si torturava le mani guardando il corpo immobile del ragazzo sdraiato sul letto bianco dell'ospedale.
"Non ne siamo sicuri al momento, vede è che-" 
La ragazza non li lascia terminare la frase "Io ho bisogno di certezze, al momento! E avevo bisogno di certezze anche un mese fa! È in stato vegetale da un mese ormai, non mi servono più i dubbi, voglio le certezze!" esclama disperata abbassandosi al livello del piccolo dottore brizzolato e con gli occhiali, scrollandolo per le spalle. Lui si dimenò facendo un passo indietro e pestando il piede a terra. Poi esclamò, "Signorina, si tranquillizzi! Non è colpa mia! Lo stato di coma è una cosa seria, anche se quello di Louis non è grave non sappiamo quando si riprenderà! – si rilassò, capendo che la ragazza ci teneva davvero, e che doveva essere difficile perdere qualcuno, anche solo in parte, come il coma può fare - Deve solo portare pazienza... attualmente le uniche certezze sono i dubbi." Continuò con calma.
 
**
 
"Dove mi trovo?" esclamo pensando ad alta voce.
Attorno a me il bianco.
Hai presente quando provi a non pensare a niente, e in realtà pensi che non devi pensare a niente e immagini il niente come un infinito spazio bianco? Ecco. Tipo così.
Osservo attorno a me. Che poi non c'è molto da osservare, è tutto bianco.
Sembra…….. il paradiso.
Sì, sono in paradiso.
Aspetta, sono MORTO?!
Non mi sembra.
Oh forse si?
Se sono in paradiso sono morto, per forza.
Ma come sono morto già? Non ricordo.
Batto un piede a terra e mi accovaccio per toccare il pavimento. Non riconosco il materiale.
Solo allora mi accorgo del mio abbigliamento.
Sono scalzo, ma indosso i soliti jeans blu e la maglietta a righe. Gli indumenti che avevo quel giorno.
Rimango in piedi e penso in generale. Devo capire dove sono, perchè sono qui, e chi mi ha portato ma sopratutto che giorno è oggi.
Pensa Louis pensa. Pensa pensa pensa.
Sembro molto winnie the pooh. Oh rabbia!
Allora, partiamo dall’inizio.
Sono Louis Tomlinson, nato a Doncaster e cresciuto lì, da bambino ero bellissimo,  - lo sono tutt’ora, - adorabile, simpatico e felice. Da ragazzino ero lo stesso. Da adolescente ero lo stes.. sono tutt’ora un adolescente. Ma non del tutto felice, ecco.
Riesco a ricordare che ho avuto giorni difficili all’età di 19 anni.
MMh.
 
**
 
"Marti!" pronuncio mentre entro con entusiasmo in casa e mi chiudo l porta alle spalle togliendomi con foga sciarpa, cappello, guanti e cappotto. Fuori fa freddo. Rimango con il leggero maglione blu con i disegnini arancioni ai bordi delle maniche e sul petto È vecchio ma lo adoro. "Marti non hai idea di cosa è successo!" esclamo ancora sistemando gli indumenti sull'attaccapanni.
"Indovina! Mi hanno preso! Oh, mi hanno preso! A x-factor! Non ci crederai mai, ho superato il provino iniziale!" dico con foga correndo in cucina e aprendo la porta. Ma lei non c'è.
"Marti? Dove sei? Oddio non immagini quanto io sia felice!" vado verso il bagno e apro la porta scorrevole. Ma non c'è.
"Capisci?! Questo potrebbe essere l'inizio di qualcosa di grande!" dico aprendo la porta della nostra camera.
Non è neanche lì.
"Martina? Ho una voglia matta di abbracciarti!" non riesco a smettere di sorridere, e arrivo in salotto. Deve essere per forza lì, ho fatto il giro delle camere! 
Apro la porta sorridente, ma tutto ciò si spegne quando lei non è neanche lì. Ma, ci sono i miei genitori, e i suoi genitori. Seduti sul divano.
La sua madre scoppia a piangere su suo padre che l'abbraccia.
"Louis, temo non potrai abbracciare Martina" mi dice mia mamma.
mi avvicino confuso.
"Come prego? Mi sono perso qualcosa?" annuisce flebilmente.
Mi inizio a preoccupare.
Che succede?
Dove è la mia ragazza?
"Lei..." inizia mia mamma.
"Lei?!" sbraito. Nessuno me la  deve aver toccata.
"Lei, non c'è più"
Il mondo mi crolla.
Anzi no, ho sentito male, naturalmente.
"È uno scherzo" dico sorridendo… poco convinto.
"No Louis, lei è morta." mi dice freddo mio padre.
Sgrano gli occhi, e automaticamente, in successione agli occhi lucidi che bruciano, delle grosse gocce scendono sulle mie guance.
"C-come?" Non ci credo.
"Stamattina, all'asilo, durante il turno di Martina è entrato un pazzo, con la pistola, e... ha iniziato a spaventare i bambini. E... dalle ricostruzioni hanno detto che si è messa in mezzo, ha cercato di chiamare la polizia, ma lui..ha premuto il grilletto. Su lei, e su l'altra maestra"
No, non è possibile.
É una cosa irreale. 
Non esiste.
"Questo quando?"  domando flebilmente mentre le lacrime non si fermano.
"Questa mattina, tu eri al provino"
Allora è colpa mia.
È tutta colpa mia.
Arretro.
"No...no.." dico.
"Louis.. dobbiamo essere forti" dice mia mamma.
"No!" urlo ed esco dalla porta.
Vado alla macchina, la apro e mi ci butto dentro. 
Metto in moto.
Non è possibile.
È colpa mia.
Io ero al provino, io non ero a casa, io dovevo portarla con me al provino, non dovevo lasciare che vada al lavoro. Dovevamo chiedere un giorno di permesso. Ho sbagliato. È colpa mia.
Inizio a girare a caso, velocizzo, metto il massimo e vado in  quinta per le strade.
Inizio a piovere, prima piano ma poi fortissimo. ma non trovo la forza di premere il pulsante per pulire il vetro.
Tanto comunque sia vedrei comunque appannato, tante sono le lacrime bloccato nei miei occhi che piano piano scendono in fila, una dopo l'altra.
Non è possibile.
Lei non può essersene andata.
È irreale. Non esiste. Nono. Lei è a casa che mi aspetta.
Stretta nelle solite leggins e nella felpa, mi aspetta con la tazza del caffe in mano, aspetta che io torno nel nostro appartamento per abbracciarmi e baciarmi.
Non può essersene andata.
Senza neanche salutarmi.
Inizio a singhiozzare, quando scorgo due fari venirmi in contro.
Sono in contro mano.
Il clackson di quella macchina risuona, ed è l'ultima cosa che sento prima del silenzio.
 
**
 
È stato il giono più brutto della mia vita.
Decisamente.
Guardo in basso. Una lacrima riga il mio viso, scende per le labbra, il mento, e cade sul pavimento bianco.
E quel giorno anche la speranza era svanita.
E ora che lei se n'è andata, che senso ha vivere adesso?
 
**
 
Apro gli occhi e sono ancora in macchina.
Mi tocco le mani, le braccia.
Sono ancora intero.
Tocco le mie guancie. Sono bagnate.
Ho pianto. 
Mi sfrego gli occhi.
Ho addosso il maglione.
Non è successo niente, sto bene.
Esco dalla macchina sotto le facce preoccupate delle persone, e sotto le pesanti gocce di pioggia.
Osservo la mia macchina nera. Sono ai bordi del marciapiede. Ora ricordo.
L'auto che mi era venuta incontro ha curvato e la parte destra della mia macchina ora è completamente ammaccata.
Ma io sto bene.
La gente mi guarda a bocca aperta.
Corro. Corro via. Scappo. Spintono i passanti e mi infilo in una via piccola e stretta. Mi appoggio al muro e scivolo a terra.
Incastro la testa tra le gambe e piango. Un tuono.
Un fulmine. La pioggia mi bagna.
Sono un coglione.
Uno stupido.
Lei non c'è. 
E io rischio di morire?
Sono finito a un passo dalla morte, poco fa.
Raggiungerla in cielo non è la cosa più intelligente che possa fare.
Una canzone dice "Lui non tornerà ma fa che sia orgoglioso", lei non tornerà da me.
E facendo le cazzate non la renderò orgogliosa.
Devo smetterla di piangere.
Mi tranquillizzo ma non mi alzo da dove sono.
 
**
 
Sono passato di fianco alla morte e l’ho presa per mano e le ho chiesto, “Hey, come stai? Posso venire con te?” Mi sono quasi suicidato, ho rischiato davvero di andare con la morte.
Sono passati due anni, due anni da quando è successo.
Quindi, se non sono morto per quello, perché sono qui?
Non c’è nessuno e neanche un rumore.
“Hey? C’è nessuno?”

“Dannazione io sono solo qui, possibile che non ci sia nessuno?!”
“Ciao Louis”
Mi sento chiamare, mi giro, e non c’è comunque nessuno.
Quella voce…
Mi batte forte il cuore e sento un calore e un groviglio salirmi per lo stomaco fino su per la bocca, portandomi un groppo in gola. Deglutisco rumorosamente. E se fosse…? No, non può essere.
“C-chi sei?”
“Lo so che sospetti e hai un’idea di chi sono, sai, qui in paradiso ogni tuo pensiero si può ascoltare.”
Minchia.
“Non pensare cose del genere!” mi sgrida.
Giro su me stesso e non vedo comunque nessuno.
“Scusa scusa. Ma, ti puoi far vedere?”
Detto fatto, si forma della nebbia davanti a me, ma della nebbia bianca, pulita.
Poi una nuvoletta, e poi esce una figura da essa.
È vestita con dei leggins color fango e una camicetta a maniche lunghe bianca.
Come era vestita l’ultima volta che la vidi.

**

“Buongiorno amore” Le sussurro schioccandole un bacio sulla guancia da dietro, era seduta a tavola a inzuppare i Biscotti nel latte. Sussulta a quel mio gesto.
“Louis mi hai fatto spavento” mormora mettendosi una mano sul cuore.
Mi siedo di fianco a lei, e la guardo.
Mangia i biscotti e intanto legge un giornale di moda.
La fisso.
Dio, è bellissima.
Capelli castani quasi biondi, mossi.
Occhi azzurri.

È struccata, è sempre stata una ragazza semplice, lo è ancora.
È già vestita, ha i leggins e una camicetta bianca.
Siamo giovani, 19 io e 20 lei eppure conviviamo e siamo felici… e io la amo e sento che lo farò per sempre. Niente, nemmeno il litigio più grande potrebbe separarci per sempre. Niente.
Alza lo sguardo e con la bocca piena mi guarda. “Che minchia guaddi?” dice.

Ridacchio, “Ti ho preparato il caffè” dice dopo aver ingoiato e me lo indica senza però alzare lo sguardo, continuando a leggere il giornale. seguo il suo dito e vedo la tazzina sul banco della cucina.
La prendo e mi risiedo, mi avvicino il barattolo dello zucchero “No ho già messo io. 2 cucchiaini.” Dice continuando a leggere il giornale e a non guardarmi.
Sorrido “Grazie” poi lo bevo.
“Sicuro che non vuoi che venga con te oggi?” mi domanda guardandomi.
Scuoto la testa “No tesoro”

“Davvero, potrei supportarti! E poi sono sicura che con me lo passi.” Ammicca e io rido.
“Non ce n’è bisogno, tranquilla”.
Mi fa il labbruccio.
“Martii…”

“Okok, la smetto” dice senza emozioni, si alza e fa la finta offesa, esce dalla cucina andando verso il bagno. Mi alzo e la raggiungo, l’abbraccio da dietro e lei si gira, i nostri corpi combaciano, mi avvicino al suo viso ma lei inaspettatamente muove le mani verso i miei fianchi e mi fa il solletico. “Ma che minchia..” ride, dio che risata, poi scappa e va in camera,
corro e raggiungo la porta, tiro verso di lei e quindi non riesco ad aprire, la sento ridere fragorosamente “Tanto ti prendo, dolcezza!” esclamo e lei ride, poi ad un tratto non tira più la porta, apro e balzo in camera. Non la vedo.
Faccio qualche passo avanti e mi gratto la testa confuso. Non può essersi nascosta così in fretta! Due mani mi afferrano i fianchi da dietro mi volto ma finiamo sul letto, io a pancia in su sotto, e lei su di me. Mi sorride poi mi avvicino e mi lascia uno dei suoi baci che mi mandano sempre in estasi. Si stacca. “Devo andare, devo andare o faccio tardi!” dice frettolosamente, poi torna indietro, mi bacia le labbra a stampo e scappa via ridendo.

Mi tocco il punto dove mi ha baciato. Ogni volta è come se fosse la prima.
 
**
 
La guardo con la bocca aperta.
Sento il cuore uscirmi in petto, la vista farsi appannata e gli occhi pizzicare. Si riempiono di lacrime. Me li sfrego velocemente cercando di non far vedere che sto piangendo.
Non può essere lei.
Eppure è uguale.
Mi sorride. Mi potrei ubriacare del suo sorriso…
Ma sono come un alcolizzato che da due anni non ha più la possibilità di bere neanche un goccio.
“Marti? Sei tu?”
Annuisce, “Louis. Quanto tempo”
 
**
 
In silenzio guardiamo la bara con sopra le rose bianche.
Sono passati 5 giorni e 4 notti eppure io ancora non ci credo.
Mi aspetto ancora che lei venga a casa, da me, e mi abbracci.
Guardo la rosa rossa che stringo in mano.
A casa ho tolto le spine.
Perchè lei era una rosa rossa ma senza spine.
Mi avvicino e la appoggio su quelle bianche.
Spicca tanto, più di tutte.
Il padre di Martina fa un segno e gli uomini iniziano a seppellire la bara, e a ricoprirla con la terra.
Molte persone sono venute.
Quasi tutte piangono.
Io no, però.
Mi ero ripromesso di non farlo.
La devo ricordare col sorriso, col sorriso che tanto la caratterizzava e non con le lacrime.
 
**
 
“Io… io sto sognando” sì, non c’è altra soluzione. Inizio a darmi pizzicotti dappertutto. Ridacchia “No, sei in paradiso”
Sgrano gli occhi. “Ah. Quindi questo è un sogno bello è buono, tu sei la ragazza più bella che io abbia mai visto, mi sei venuta in sogno, come più o meno ogni notte, e mi dici che sono in paradiso. Fantastico. Meraviglioso. Perfetto!” sbotto allargando le braccia.
Sorride e arrossisce. Perché lo fa? Lei dovrebbe saperlo che io la considero la più bella. Glielo ripetevo sempre. Ma questo è un sogno fatto da me, e tutto è strano ovviamente.
“No Louis, smettila di dire minchiate, è la realtà, sei in paradiso!” dice.
Perché minchia non si spiega meglio?
“Quindi sono morto?”
“Più o meno” come più o meno?! Mi aspettavo qualcosa tipo ‘No scherzo coglione, stai dormendo e questo è un sogno’.
“Che?!”
“Hai avuto un incidente, un mese fa. Davvero non ricordi?”
Ci pensai su.

**


“Ma io non voglio fare come fanno gli altri e dirti di tirare avanti, e di non pensarci. Tieni ben stretto il ricordo fallo ogni giorno, anche se farlo ti fa detestare il mondo.”
Grido – Sei come me


Dopo la chiusura delle olimpiadi, a cui abbiamo partecipato, i One Direction tornano a casa.
Eleanor, Danielle e Perrie, ci sono venute a vedere.
Milioni di persone ci guardavano. Da casa, in ogni parte del mondo, e a Londra.
Ne siamo onorati.
Ma in quei milioni di persone, io non vedevo quella che più mi interessava.
I ragazzi si cambiano nei camerini. Io no.
“Ragazzi devo andare a fare un giro, ci vediamo dopo” dico soltanto e li lascio lì, andandomene.
Mi avvio alla macchina. Ho bisogno di aria.
Sono passati due anni, due anni da quando è iniziato tutto, ed è finito tutto.
È iniziato tutto perché è iniziata la mia carriera da cantante. Un sogno che si realizza, insomma.
È finito tutto perché ho perso tutto.
Cerco di non dimenticare.
Solo la mia famiglia sa di Martina. Non l’ho detto a nessun altro… a parte Harry.
Tutti quelli che lo sanno mi dicono di non pensarci, di vivere la vita normalmente e di dimenticare il ricordo di lei.
Ma io non voglio.
Harry dice che devo onorarla, e pensare a lei ogni giorno.
Che sarà difficile farlo perché piangere, m’incazzerò, vorrò fare a pugni con il primo che capita, ma pensarla è la cosa più giusta da fare per non dimenticarla, io non voglio dimenticarla. È qualcosa di troppo importante per farlo.
E io concordo con Harry.

Salgo in macchina e metto in moto senza metà. Giro a velocità media in giro per Londra.
Però lo faccio con prudenza.
Non c’è quasi nessuno, sono tutti a vedere le olimpiadi.
Aspetto al semaforo che si faccia verde, è rosso.
Tamburello le dita sul volante.
Poi mi accorgo di non avere la cintura.
Me la allaccio, e quando alzo gli occhi è già verde. Forse da un po’.
Spingo sul pedale e accellero, ma mentre sto attraversando l’incrocio, diventa arancione, sono proprio in mezzo alla strada, guardo a sinistra sperando non ci fosse nessuno, ma vedo due fari, venire a una velocità disumana perpendicolarmente a me, puntando dritto alla mia macchina, posto del guidatore.

 
**
 
Ricordo.
“Quindi sono morto, in un incidente stradale alla chiusura delle olimpiadi?”
Si batte una mano sulla fronte “No Louis. Non sei morto. Sei qui momentaneamente, sei in coma”
Io sono in che?
“Cosa?!”
Fa qualche passo verso di me “Ti spiego da capo, hai avuto un incidente, un incidente abbastanza grave, e sei finito in coma. Adesso teoricamente sei all’ospedale, ma praticamente, intanto che sei fisicamente con il tuo corpo, senza coscienza in ospedale, ti trovi qui con la mente e mentre sei ‘morto’ in ospedale vivi qui per un periodo ancora che non si sa in paradiso. Ma ci sei arrivato solo oggi. Sei rimasto un mese senza pensare, parlare o avere contatti in nessun modo con il mondo… eri in stato vegetale, perciò fino a che non riprendi conoscenza con il corpo devi stare qui con la mente. Ma non decidiamo noi quando ti risvegli sulla terra, adesso mi hai capito?” mi spiega.
Sì, ho capito.
“Ma io sto sognando?” chiedo.
Mi da un pizzicotto, “Ahi!”
“Se stessi sognando, non sentiresti questo!” esclama.
Quindi, lei è vera.
Non è un sogno.
Non è una visione.
Non è un miraggio.
C’è davvero.
Le salto addosso.
“Mi manchi da morire Martina!” dico mentre la stritolo in un abbraccio.
“Anche tu Louis” mi abbraccia anche lei. Affondo il viso nell’incavo del suo collo.
“Ma perché te ne sei andata così?! Io avevo bisogno di te”
Sorride, “Louis non lo decido io quando andarmene. Si vede che era arrivato il mio momento”
“Sta minchia che era arrivato il tuo momento, eri troppo giovane, non hai fatto niente di male”
“Dio mi ha voluto chiamare al paradiso”
Era una persona troppo buona per finire all’inferno.
“Non è vero, un pazzo ti ha voluto mandare in paradiso”
Si slaccia i primi bottoni della camicia e si tira giù una spallina, mi mostra la sua spalla, nel punto vicino al reggiseno, c’è un buco rosso.
Oddio. “La.. pallottola?” chiedo titubante.
Annuisce “Sì, il proiettile. Sono esattamente nelle condizioni di quando me ne sono andata, non è cambiato nulla, e guarda, ho ancora il proiettile nel corpo” dice fissandomi negli occhi. Si ricopre la spalla. Deve fare malissimo.
“Io… io avevo bisogno di te. E ne ho ancora. Ti prego, torna da me” la supplico.
Scuote la testa “Non posso. Una volta qui non si torna indietro.”
“Ma ho bisogno di te come ho bisogno dell’ossigeno per vivere, mi manchi terribilmente.”
“Sono passati due anni Louis! Devi girare pagina, cambiare capitolo, chiudere il libro, devi trovare qualcun altro”
“Nessuna è alla tua altezza”
Ci pensa su.
“E quella Eleanor?”
Ah, Eleanor.
“Noi, noi non stiamo insieme”
“Lou, uscite da due anni ormai, lei è cotta di te, e tu non ti decidi a metterti con lei? A baciarla?”
È vero. Conosco Eleanor benissimo. È una bravissima persona, ma siamo semplicemente amici anche se usciamo insieme spesso. Non ci siamo mai baciati, non abbiamo mai fatto niente di tutto ciò. Eleanor mi piace, ma non la amo del tutto…
“Lei non è te…” mugugno.
“Dovrai abituarti, perché io non tornerò indietro”

**
 
"Ciao"
Alzo lo sguardo dai miei fogli con la canzone. Una ragazza carina con capelli mossi castani e occhi dello stesso colore mi sorride.
"Ciao" ricambio il sorriso.
Dopo il provino, sono passato al boot camp, uno dei giudici mi ha unito ad altri 4 ragazzi, e adesso siamo una band, e siamo arrivati a x-factor.
"Io sono Eleanor, piacere!" si presenta sorridendo e dandomi la mano.
Gliela do anch'io, "Louis" sorrido.
Sorride anche lei e si sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Ha un bel sorriso. Ma non bello quanto il suo
"Faccio parte del cast di x-factor, tu sei un cantante immagino" dice guardando gli spartiti che avevo in mano.
Domani sera sarebbe stata la finale. Dovevo essere pronto. E dovevo vincere x-factor, per lei che mi ripeteva sempre quanto fossi bravo. È ora di dimostrarglielo.
"Sì. Sono nei One Direction.." sorrido. 
E da lì inizia la nostra prima conversazione e il mio rapporto con Eleanor Calder.
 
**
 
“Non ce la faccio, e poi, chi ti ha detto che lei mi ama!” replico.
“È stata con te, ogni giorno, in ospedale per questo mese” spiega.
Davvero? “Davvero?” non ricordo nulla, io dormivo in fondo.
“Sì, davvero davvero, ti è sempre venuta a fare visita, e lo fa tutt’ora. Lei crede che tu ti possa svegliare” Ammirevole. Ma io non la amo.. almeno non quanto amo lei.
“Ma io, mi sveglierò?”
Alza le spalle, “Non lo so, forse sì forse no”
“Ti prego, se non svegliarmi vorrà dire rimanere qui con te, fa che non mi svegli più! Sono disposto a morire per stare con te e nessun’altro! Lo farei, davvero! Voglio solo stare con te, darei la vita per questo… sono pronto a rinunciare alla Larry, ai One Direction, alla mia famiglia, ai miei amici, ai miei fan e alla mia carriera, a tutto per stare con te. Ti prego, non svegliarmi più voglio rimanere qui con te… io, ti amo” bisbiglio le ultime due parole.
Abbassa lo sguardo. I suoi occhi si riempiono di lacrime e le lascia scendere.
“Non decido io Louis”
Anche i miei occhi diventano lucidi, e una lacrima scende, mi riga il viso con forza quasi come un graffio, è una lacrima potente, più di qualunque io abbia mai versato.
 
 
**
 
Una lacrima riga il viso di Louis sdraiato sul letto.
Eleanor ai piedi di esso è seduta su una sedia e li stringe la mano. 
Non ha perso le speranze.
Alza gli occhi per guardarlo, e vede che Louis sta piangendo. Lentamente perde lacrime. Non è possibile.
Le persone in coma non piangono!
Eleanor sgrana gli occhi e apre la bocca, portandola poi in un largo sorriso. Allora una possibilità c'è!
"Dottore dottore dottore!" strilla uscendo dalla stanza e andando dal medico.

**
 
Sono seduto a terra con le mani sulle ginocchia e la testa appoggiata alle gambe, Martina è seduta di fianco a me con la testa sulla mia spalla.
“Prolunga questo attimo per sempre, ti prego” sussurro.
“Vorrei, davvero”
“Te lo chiedo un ultima volta, convinci il grande capo per farmi rimanere qui per sempre, sei tutto ciò di cui ho bisogno” dico. Sarà la tre milionesima volta che lo ripeto, minchia.
“Quel minchia finale rovinava tutta la tua poesia, ammmore” esclama, cercando di sdrammatizzare.
Ah già, qui si leggono i pensieri delle persone.
Mi scosto e la guardo negli occhi sedendomi di fronte a lei a gambe incrociate nella sua stessa posizione.
“Ok senti, io ho passato due anni senza te, due anni infernali, due anni senza il tuo profumo, senza i tuoi ‘minchia’ le tue cazzate, le tue offese, i pochi ma intensi litigi che avevamo, i tuoi baci, il tuo modo in cui mi abbracci, il tuo modo in cui mi sussurri che mi ami, il tuo modo in cui mi fai sentire speciale. Nessuno mi fa sentire così. Sei la prima che mi provoca queste sensazioni, e anche l’ultima. Perché non amerò mai più qualcuno così. Io ti amo adesso e sento che ti posso amare per sempre, e se ritorni potremmo stare per sempre insieme, o posso rimanere io qui, i tuoi occhi, i tuoi capelli, il tuo calore,- le accarezzo una guancia sistemandole una ciocca di capelli dietro all’orecchio- non ho bisogno di altro,sei qualcosa di indispensabile, ma ho passato due anni senza, sono stato in coma non per un mese, ma per ventiquattro, senza te. Non ce la faccio più, ho un estremo bisogno di te. Sei necessaria per me. È forte quello che provo perché quando stavo con te, ridevo senza un motivo preciso, sorrido, mi sento bene, felice, quando sto con El non è la stessa cosa, lei mi piace sì ma non come te, e siete completamente diverse, e io voglio te e non lei, voglio te in tutti i sensi. Ti voglio mia ora.” I suoi occhi si riempirono di lacrime e iniziò a piangere a dirotto e mi distruggeva vederla così.
L’abbraccio, “Non piangere”
Mi spinge via “Come minchia faccio a non piangere di fronte a questo?! Di fronte a un ragazzo che mi dice, questo? Dio Louis, mi fai sentire perfetta anche se perfetta non sono, nascondi i miei difetti e mi sento qualcosa di completo con te. Mi completi. E.. e io mi sento in colpa minchia, ti ho lasciato così, ma sai benissimo che non ho scelto io di farlo, se fosse per me starei con te per l’eternità” Si asciuga le lacrime con il dorso della mano. L’abbraccio di nuovo.
“Allora fallo. Tornerai sulla terra?”
“Non lo so. Non credo che tornerò io, ma forse un giorno ci rivedremo”
“Dammi una certezza”
“Le uniche certezze sono i dubbi, nulla è sicuro”
Non riesco a trattenermi e mi sporgo per baciarla, faccio incontrare le nostre labbra, lei mi circonda il corpo con le gambe e io la stringo per i fianchi, siamo in un contatto che non avevamo da tempo ormai, schiude la bocca praticamente subito e io lo stesso, è tanta la voglia che abbiamo di fare qualcosa che per colpa del destino non facciamo più. Incontro la sua lingua e il cuore batte forte, sento confusione nello stomaco e nella testa, perché quel bacio mi fa perdere del tutto la funzione mentale. Prendo il suo viso tra le mani, e ci stacchiamo appena, i nostri nasi si sfiorano e sorrido sulle labbra.
 
** 
 
Eleanor, Harry, Liam, Niall e Zayn sono nella stanza di Louis.
Sono tutti molto ansiosi.
È da un mese che non sentono la voce dell'amico.
Liam è seduto sulla sedia con la testa tra le mani.
Zayn fuma alla finestra, è nervoso, e Niall sempre alla finestra saluta tutti i fan che sono sotto la finestra a urlare e a cantare per Louis.
Harry sta studiando i macchinari e i fili collegati al corpo dell'amico, e Eleanor è vicino a Louis che lo guarda e li accarezza il viso. I dottori li hanno detto che non è normale che il ragazzo pianga mentre è in coma. Perchè vuol dire che prova emozioni ed è sveglio, o dorme. Ma Louis è in coma. Eleanor è comunque convinta che Louis abbia quasi finito il periodo di coma,  e per quello provi emozioni.
Ad un tratto, Louis sorride.
Eleanor è sorpresa e si porta le mani davanti alla bocca.
"Oh mio dio ragazzi! Louis ride! Louis ride!" grida entusiasta, 4/5 dei One Direction guardano l'amico, ed Harry va a chiamare il dottore.
Eleanor si commuove, è convinta che Louis abbia sorriso perchè lei lo accarezzava, ma Louis non sente niente di quello che succede a Londra col suo corpo, Louis ride per altri motivi.
 
**
 
“Quindi… quando tornerò nel mio corpo?”
“Ah non lo so” mi risponde.
“Se non lo sai tu…”
“Se non lo sai, tu! Io come faccio a sapere quando ti senti pronto?
Giusto. “Come si capisce?”
“C’è una strana sensazione nella pancia”
Sento una strana sensazione nella pancia “Oddio, è il momento!”
Ci alziamo.
“Ricordati: bacia Eleanor. Stai con lei, e innamorati” esclama frettolosamente, con le mani tra i capelli.
“Ma io non voglio dimenticarti” dico accarezzandoli una guancia.
“Non ti sto chiedendo questo, ti sto chiedendo di innamorarti”
Annuisco flebilmente “Tornerai?”
“Non lo so, so solo che ci rivedremo”
“Ti aspetto” rispondo.
Mi lascia un leggero bacio sulle labbra e poi, piano piano, la vedo sempre di meno, acquisisco trasparenza e poi scompaio.
 
**
 
Louis apre gli occhi, confuso.
Vede Eleanor in fondo alla stanza su una sedia che si dondola e fissa fuori dalla finestra.
Ricorda tutto. Ricorda ogni cosa.
Ogni parola che ha scambiato con Martina nel paradiso. 
Louis si tira su sui gomiti  e cerca di mettersi seduto.
"Hey..." bisbiglia con poca voce.
Eleanor si gira di scatto.
Lo vede.
Apre gli occhi e la bocca dalla sorpresa, e li corre incontro e inizia a piangere.
"Louis! Grazie al cielo stai bene!" esclama saltandoli con le braccia al collo.
Louis si sforza di sorridere.
"El" ha la voce roca. "Grazie di essere sempre stata in ospedale"
"E tu come fai a saperlo?" li domanda lei confusa, lui per tutta risposta fa come li ha consigliato Martina, prende il suo viso con due dita e avvicinandolo al suo annulla la distanza e la bacia.
Lei ricambia, perchè lo ama, si lascia sfuggire qualche lacrima e schiudendo la bocca lascia libero passaggio alla lingua di Louis che presto si muove per incontrare quella di Eleanor.
Louis sente alcuni brividi nel bacio, ma non è affatto la stessa sensazione che prova quando bacia lei.
 
DOGO DOGO DOGO DOGO!
Ciiaaaooo.
Mia sorella sta leggendo un libro sui vampiri, Marked o qualcosa di simile, e c’è una ragazza in coma, che non ho idea di come si chiama, che però fisicamente non reagisce, ma intanto che è ‘morta’ sulla terra vive in un altro mondo dove incontra un ragazzo che era morto insomma una roba stranissima(?)
E me lo ha raccontato, e io ho avuto l’ispirazione haha
Quindi, i crediti per la cosa del doppio mondo vanno alla scrittrice della serie la casa della notte(?)
Grazie P.C e Kristin Cast.

Il banner fa un po' pena, la scritta è fatta con pxrl perchè gimp mi aveva abbandonato per scrivere, e poi mi sarebbe piaciuto da morire mettere una foto di Louis triste, ho cercato un sacco ma quel ragazzo sorride sempre, - lo amo anche per questo.

Cooomuuuuuuuuuuunque *muu con il verso delle mucche* spero che vi sia piaciuto, è un po' lunga e mi auguro di non averni annoiato cc
volevo scrivere qualcosa di drammatico, e spero di avermi passato i sentimenti che prova Louis.
Se non si era capitolo, le parti in corsivo sono i flashback del tempo passato, :)
Fatemi sapere con una piiccola recensione,
Se vi va passate dalla mia altra long:

Exception.

Un baaaciio.
 
Hasta la vista!

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