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Autore: AstridxAndros    08/09/2012    1 recensioni
-che la battaglia abbia inizio!- esclamò l’uomo vestito da gladiatore, noi iniziammo a sparpagliarci.
-seguite gli ordini e vinceremo!- sussurrai, le ragazze annuirono. Eravamo schiena contro schiena, sapevamo che il nemico ci avrebbe attaccate da un momento all’altro.
Una freccia sibilò a meno di un centimetro da me.
-sono qui!- esclamai, la lotta cominciò.
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piccola storia senza pretese. recensite!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-che la battaglia abbia inizio!- esclamò l’uomo vestito da gladiatore, noi iniziammo a sparpagliarci.
-seguite gli ordini e vinceremo!- sussurrai, le ragazze annuirono. Eravamo schiena contro schiena, sapevamo che il nemico ci avrebbe attaccate da un momento all’altro.
Una freccia sibilò a meno di un centimetro da me.
-sono qui!- esclamai, la lotta cominciò.


Correvamo a perdifiato da ore, la battaglia stava per finire.
-andate!- esclamai, io e la mia vice ci dividemmo dalle altre. I nostri nemici inseguirono noi.
-e così siamo rimasti noi quattro…- ghignò Eric, io guardai Martina i due si sarebbero dovuti scontrare.
-se io sconfiggo te la vittoria sarà nostra- ghignò Jake,
-non ci sperare, non ti farò vincere così facilmente…-.
Spada contro spada, iniziammo a lottare, Jake giocava sporco colpiva alle caviglie e subito dopo al cuore, facevo fatica a parare i suoi colpi micidiali.
“Ragiona! Ragiona! Sfrutta tutto il suo corpo per dare più forza, ma se io fossi abbastanza veloce da schivarlo forse…”
dopo un altro attacco scartai verso di lui, colpì la sua mano con l’elsa della mia spada. Lo feci sbattere al muro, alzai la spada sul suo collo strappandogli il colletto della maglietta. Era finita.


Un corno si sentì dall’alto della collina. Tutti ci riunimmo.
-oh sei stata fantastica!- mi acclamarono le mie compagne tenendo alte le bandiere. Io sorrisi, ma non davo loro attenzione, a qualche metro da noi i compagni consolavano Jake. Gli avevo strappato la maglietta inavvertitamente, e ora la stava rimpiangendo.
-tutti a pranzo, sta sera ci sarà il verdetto!- esclamò il solito uomo. Tutte ci dividemmo per andare ai nostri tavoli.
-ehi, dammi la maglietta…- sospirai davanti al tavolo, Jake mi guardò perplesso,
-so’ quanto tieni a quella maglietta, dammela- continuai. Lui come me era e pochi in quel campo era un orfano, quella maglietta era l’unico ricordo di suo padre.
-che vuoi farci? Ormai è troppo malandata, combatto sempre con questa, è sporca e bucata, lascia stare…- sospirò abbattuto, se avessi continuato mi sarei pentita, sarei stata lo zimbello dell’intero campo per l’intera settimana.
-ho detto di darmela, non si discute- lui di malavoglia si levò la maglietta, aveva il suo odore. Come previsto dopo quel gesto iniziarono le battute,
-dividetevi il mio pranzo, tanto non riuscirei a mangiare senza colpire qualcuno oggi…- fulminai con lo sguardo i ragazzi che ancora ridacchiavano.


Ero sul mio letto, rammendare quello straccio sembrava a tutte inutile, ma io sapevo che non era così, c’era tanto dietro a quel pezzo di stoffa. Tristezza, forza di volontà, lacrime. Solo io avevo mai visto le lacrime di Jake.  Solo lui aveva visto le mie. Quel giorno fummo abbandonati insieme, non eravamo parenti, ma arrivati al campo ci tenevamo per mano come due fratelli. Ora eravamo i più bravi, i più forti, i più sapienti. Lottavamo sempre contro. E nessuno sapeva ciò che realmente eravamo.

  
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