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Autore: _fedss    08/09/2012    19 recensioni
Sono passati cinque anni da quel giorno.
Cinque anni dalla fine di quell'incubo e dall'inizio del grande dolore.
Cinque anni e Richard Castle ancora non riesce a darsi pace.
Continui incubi e tormenti popolano le sue notti.
Si sente seguito, spiato.
Ma non da poi tanta importanza ai suoi timori.
Ormai la donna che ama non c'è più.
E se non fosse così?
Se l'incubo non fosse ancora finito?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Everything will break.


 
 
La donna si guarda allo specchio e sospira, passa le dita sul vetro freddo e un brivido le scorre lungo tutto il corpo. Parte dalle orecchie e passa veloce per la sua schiena, prima di finire all’altezza delle caviglie.

Si pettina i capelli con movimenti lenti e precisi, cercando di sistemare quei boccoli che tanto le piacciono, ma che ha smesso di amare, a causa di quella tinta bionda che per lei è una tortura.

E’ costretta, non vede l’ora di tornare al suo colore naturale. Manca poco e tutto finirà.

Esce dal piccolo bagno con la spazzola in mano e va a posarla nella valigia. Tutti i vestiti sono al loro posto nel bagaglio, in un ordine quasi maniacale. Prende le ultime cose poggiate sul letto: due cornici e una collana.

Tiene le foto in mano. Una nella destra e una nella sinistra. Un uomo e un bambino, sorridono verso l’obiettivo in entrambe le cornici. Ne mette prima una nella borsa, per poi posare tutta l’attenzione sull’altra. Sfiora con l’indice  l’uomo raffigurato ed inizia a piangere.

Un pianto doloroso, ma forse, lì in fondo, c’è anche un po’ di gioia.

Lascia un bacio sulla sagoma del bambino e ripone anche questa foto. Poi, sempre molto delicatamente, afferra la collana. Una catenina d’oro fina e lunga, che tiene due ciondoli. Due anelli. Il primo è infilato in quella catenina da sempre. L’altro, è lì solo da cinque anni.

Al suo interno è incisa la parola ‘Sempre’.
 
 
«Papààààà! Io ho fameee!»

Lo scrittore smette di fissare il pentolino che sta sul fuoco, si riprende dallo stato catatonico in cui è caduto e finalmente, spegne il gas. Il latte è pronto.

Si gira verso il figlio che si sta accarezzando il pancino, cercando teatralmente di far capire al padre quanto sia affamato.

«Papààààà, il latte!»

Castle sbuffa, versa velocemente il liquido nel biberon e ci infila anche due grossi biscotti. Va verso il divano e vede suo figlio davanti al televisore, che sta aspettando la sua colazione.

«Ecco, tieni Roy James e smetti di lamentarti!» lo riprende. Gli porge il biberon sedendosi accanto a lui e continua a parlargli, pur essendo a conoscenza che al bambino interessano più i cartoni che le chiacchiere di suo padre. «E poi, basta lagnarti, Roy! Sei grande.»

«Si, grande» mormora il piccolo Castle.

«Oggi starai con la nonna, va bene? Papà ha delle cose da fare e anche Melanie…» Fa per andarsene ma il bambino richiama la sua attenzione, afferrandogli la manica della camicia. Batte la manina sul cuscino, lasciandogli intendere che lo vuole lì vicino, ha qualcosa di importante da dirgli.

«Papà?»

«Dimmi, amore mio.»

«L’altro giorno a scuola, Ben diceva che lui era un errore… La maestra non mi ha detto perché. Perché Ben era un errore? Che vuol dire?»

Castle prende un profondo respiro. «Ben non è un errore, nessun bambino è un errore. Forse pensava solo che i genitori non erano contenti di averlo.. ma sono sicuro che non...»

«Io sono un errore perché la mamma non mi voleva!» afferma Roy convinto, facendo comparire sul suo visino un espressione triste. Anche se è un piccolo attore fantastico, quel broncio è tutto meno che finto.

Rick Castle sente il suo cuore fermarsi all’improvviso.

«Chi ti ha detto questo, Roy?»

Una piccola lacrima si forma all’angolo dell’occhio del bambino e Castle si protende subito per asciugarla con il dito. Lascia scivolare la mano sulla guancia di suo figlio e poi lo stringe a se, facendogli poggiare la testa sul suo petto.

«Me lo ha detto Ben.. perché mamma se ne è andata a lavorare lontano, quindi io sono un errore!»

«Puoi dire a Ben, che tu non sei un errore. Sei la cosa più giusta del mondo e la mamma ti voleva tantissimo. Anzi, più che tantissimo!»

«Tanto così?» chiede il piccolo allargando le braccia dopo essersi scostato dal corpo del padre. Tiene le braccia aperte sulla testa, allungandole il più possibile.

«Oh molto più di così!» afferma Richard che, si protende verso di lui ed inizia a fargli il solletico sulla pancia. Il piccolo ride e quel suono è una pillola di vita che arriva all’orecchio dell’uomo e che lo fa stare un pochino meglio.

Guarda Roy dimenarsi sotto di lui e capisce che quello scricciolo è il motivo per cui riesce ad andare avanti.

«Basta papà, per favore!» sgattaiola via da sotto quelle grosse mani che lo stanno facendo impazzire e si posiziona in piedi, davanti allo scrittore, ancora seduto sul divano.

«Quindi se non sono un errore, la mamma torna.. ma quando torna?»

Richard sospira e pensa che forse è arrivato il momento di dire la verità a quell’ometto. Ha cinque anni compiuti, per quanto ancora la scusa del lavoro sarà credibile per la scomparsa di sua madre?

«Bambino mio…»

«Richard, io sono pronta!»

«Zia Mel!» Il bambino vede la donna e le corre incontro, il biberon sempre stretto nella mano destra. Non da tempo alla mora di realizzare ciò che sta accadendo, che subito le salta in braccio.

«Ciao piccola peste», lo saluta lei affettuosamente, stringendolo forte sotto gli occhi commossi di Rick Castle. Quella donna gli ha salvato la vita. Rimane sempre sorpreso nel vedere quanto si sia affezionata al piccolo Roy, lo tratta come fosse figlio suo.

È alta, mora e veramente bella. Gli occhi scuri da cerbiatto sono la prima cosa che ha visto lo scrittore. È diversa dalle sue ex mogli. È semplice, solare e generosa. Mai trovata una donna che pensa al prossimo più di lei. O forse si, ma in questo momento Castle non ci vuole pensare.

«Amore, ci sei?» La donna richiama l’attenzione del fidanzato, che ha la testa ovunque tranne nel loft. Da quando lo conosce è così, ma lei non se ne preoccupa. Sa a chi sono rivolti i pensieri dell’uomo, ma non le da fastidio. Non vuole assolutamente prendere il posto di Kate Beckett nella sua vita.

«Si, certo», risponde semplicemente. «La nonna è in camera sua, vai da lei così noi usciamo?»

«Va bene!» scende dalle braccia della donna  e si avvicina al papà. Lo invita ad inchinarsi, così da poter raggiungere facilmente il suo orecchio e sussurrargli qualcosa.

«Io so che giorno è, papà… ho una cosa per la mamma, gliela porti?»

Rick, visibilmente commosso, riesce solamente ad annuire.

Il bambino corre su per le scale, per poi ritornare dopo pochissimo con due fogli in mano. Li consegna entrambi al padre, gli dice di darli alla mamma e poi gli lascia un bacio sulla guancia. Saluta anche la zia Mel e corre su per le scale.

«Cosa sono, Richard?»

Castle li guarda e sorride. Sorride per non piangere, serrando poi le mascelle, impedendo alle lacrime di uscire.

«Ha fatto un disegno per la mamma, l’altra penso sia una letterina.»

Melanie va incontro all’uomo e lo fa tirare su. Lo bacia teneramente sulle labbra e gli sistema i capelli. «Non la leggere, mi raccomando. È una cosa fra lui e la madre.»

«Si, lo so. Tranquilla.. Forza, usciamo!»

Passa il braccio intorno alle spalle della donna e si avviano insieme verso la porta di casa, sorridendo, entrambi.

Richard sa di essere felice con Melanie, ma non è questa la felicità che lui aveva intenzione di provare, nel corso della sua vita.

 
 
Attraversa le porte del dodicesimo distretto con una tazza di caffè in mano. Scotta tantissimo, ha un odore così invitante.. Dentro l’ascensore, sicuro di non essere visto da nessuno, sorseggia quella bevanda scura ed è quasi sicuro di riuscire a sentire il suo sapore. Sapeva sempre di caffè. Sempre.

Quando esce dall’abitacolo e attraversa il corridoio della centrale, sente gli occhi di diversi agenti su di se ma, non se ne cura.
Arriva davanti alla solita scrivania, vuota, come è da cinque anni. Posa la tazza di cartone sul tavolo di legno, accanto alla cornice. La foto che sta all’interno è stata scattata in un parco. Rick ha una faccia buffa, mentre Kate sorride serena, con il piccolo Roy di appena un anno in braccio.

I bei tempi..pensa Rick, sospirando. Gli stessi pensieri ogni volta che vede quella maledetta foto.

«Signor Castle!»

Si gira e trova il capitano Victoria Gates appoggiata allo stipite della porta del suo ufficio. Indossa un completo nero, che sembra riflettere il suo umore. Il suo sguardo è serio, ma anche preoccupato.

«Capitano, buongiorno. Scusi il disturbo, ho solo portato il caffè a Kate, adesso vado via.. Volevo salutare Ryan e…»

Victoria sorride teneramente. “Ho portato il caffè a Kate”, quell’uomo non finisce mai di stupirla.

«Ryan ed Esposito sono ad un sopralluogo» lo interrompe lei. «Non si preoccupi per il caffè, è un gesto che apprezziamo tutti. Vorrei scambiare due parole con lei, le dispiace?»

Castle lascia un’ultima carezza sul legno del tavolo, per poi seguire la donna nel suo ufficio. Si richiude la porta alle spalle mentre la Gates si siede sulla sua poltrona. Lui si accomoda sulla sedia di fronte alla scrivania e congiunge le mani davanti a se, in attesa.

«Ha un’aria terribilmente seria, capitano. C’è qualcosa che non va?»

Victoria ignora la domanda e lo scruta meglio, fissandolo intensamente negli occhi, cercando di leggerci dentro le emozioni che attraversano Richard. Non ci riesce.

«Come sta, signor Castle?»

Lo scrittore sospira.

«Sto bene… diciamo. È strano, un attimo prima va tutto bene mentre quello dopo, il mondo sembra precipitarti addosso! Fortunatamente Melanie e Roy mi aiutano… e poi con Alexis lontano da casa è ancora più difficile.»

«Roy come sta?» chiede la Gates, piuttosto interessata. Castle si chiede perché tutte quelle domande su di lui e la sua famiglia.

«Sta bene, ma inizia a chiedermi qualcosa di più sulla madre e io penso che sia arrivato il momento di dirgli la verità. Di dirgli che non rivedrà più la sua mamma.»

L’uomo si rattrista e il capitano deve distogliere lo sguardo, mandandolo a posare sulle scartoffie che ha di fronte a se. Che situazione difficile. Non sarà facile uscirne.

 «Ho saputo che si sta per sposare…»

«Si, fra due mesi… all’inizio non pensavo fosse la cosa giusta, ma adesso…»

«Ma adesso?»

«Adesso che ho realizzato che Kate non tornerà più, sono sicuro sia la cosa giusta da fare. Sa, prima un minimo di speranza c’era, ogni volta che il campanello di casa suonava, speravo fosse lei.. oppure speravo di svegliarmi, speravo che questo fosse tutto un brutto sogno. E invece.. invece no.»

«Capisco… Kate l’amava.» Castle aggrotta la fronte, non capendo il perché di questo colloquio. La Gates si sistema gli occhiali sul naso e, dopo un profondo respiro, dice: «E sono sicura che, ovunque sia adesso, continui ad amarla.»

«Sta dicendo che non sia una cosa giusta da fare, risposarmi?»

«Non sto dicendo niente. La vita è sua, non mia.»

Richard non sa come controbattere, quindi rimane in silenzio.

«Signor Castle, adesso ho molto lavoro da fare. Ma, domani mattina, vorrei parlare con lei in privato, se non è un problema.» Si alza seguita da Castle, che allunga una mano per salutarla.

«No, nessun problema. A domani mattina capitano e.. grazie.»

La donna non risponde, stringe la mano di Rick e lo segue con lo sguardo, fino a quando non scompare fuori dal suo ufficio. Scuote la testa, non in segno di disapprovazione ma sicura che nulla tornerà come prima.

Si risiede e afferra il telefono, compone un numero e attende in linea.

«Pronto?»

«Domani mattina, giù in obitorio. Ci siamo quasi.»

«Sarà difficile?»

«Quasi impossibile, temo.»

Dall’altra parte della cornetta si sente un sospiro e poi la chiamata viene interrotta.

Meno di ventiquattro ore e, forse, questa situazione impossibile da sostenere finirà.
 
 
Angolino di Fede :
Mamma mia che ansia! Sto imparando ad essere sadica grazie a Marta, diciamo che è colpa sua.
“Marta, ma che ci aggiungo qualcosa?”
“No, meglio essere sadici, è divertente!”
Mi ha detto così, quindi prendetevela con lei u.u
Non aggiorno secondo un calendario preciso, aggiorno quando i capitoli sono pronti e non sono molto impegnata. Quindi, abbiate pazienza :’)
Cara Sofi, non è colpa mia se dormi di sabato pomeriggio, ti sei persa l’anteprima.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, pensavo di ricevere tanti commenti negativi, a causa della morte di Kate ma… non è stato così!
Un bacio, ci vediamo al prossimo.
Fede :)
 
 
   
 
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